Autore: Azazello (aka Cho Teko)


Biografia

Nato nel 1990 a Heidelberg (Germania) si distingue da subito tra i suoi colleghi della scuola materna per le eccezionali doti di latin lover, così, compiuti i 7 anni, spinto dall'esigenza di approfondire gli studi sull'argomento, decide di trasferirsi in Italia, patria della posteggia riconosciuta a livello internazionale. All'età di 8 anni abbandona la strada del machismo per dedicarsi ad attività più alte: approfondisce la chimica, la fisica e la matematica, la cui conoscenza, acquisita prevalentemente in questo periodo, gli sarà utile per il resto della vita. Verso i 9-10 anni inizia un percorso spirituale che attraverso la scuola media inferiore (completata in soli tre anni) lo porterà a un nuovo livello di consapevolezza, soprattutto mediante l'immersione nel mondo dei Pokémon, che non abbandonerà mai. Il periodo adolescenziale è coronato di successi: il giovane autore, nel giro di 2-3 anni, scala la gerarchia amministrativa acquistando una posizione di rilievo in ben due forum di pokémon e si qualifica tra i migliori giocatori di TCG del suo isolato. Gli anni immediatamente successivi sono dedicati prevalentemente allo studio dell'effetto di alcolici e sostanze stupefacenti sul corpo di adolescenti tra i 16 e i 18 anni che però non producono i risultati sperati, spesso finendo per crisi da parte delle cavie di laboratorio e portando, infine, alla conclusione prematura della ricerca. Non si sa bene a cosa siano dedicati gli anni successivi, ma di recente sembra che si stia occupando di un blog, in collaborazione con altri intellettuali di simile fattura.


Contatti

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Tutti i post di Azazello


Non so se ti ricordi…

postato il 26 Nov 2012 in Cazzi e mazzi personali
da Azazello

[Ricordare è una responsabilità. Ricordare qualsiasi cosa: la Storia e le storie sono il manuale di istruzioni per la società del futuro. Ciascuno contribuisce all’intreccio di vite che dà forma al mondo in maniera unica ed equivalente: come già ho detto un atto di cortesia buttato lì o un gesto d’affetto possono cambiare la giornata di qualcuno e questo può avere le ripercussioni più bizzarre. Ricordare è importante, quindi, anche se si tratta solo di ricordare un sorriso.]

 

 

Siamo qui riuniti per ricordare la nostra…

Ho ricordi frammentati di Tiziana. Non si può dire che occupi un posto quotidiano nella mia memoria, anzi, ho passato gli ultimi anni completamente dimentico della sua esistenza, eccezion fatta per quando, un paio di settimane fa, mi sono domandato che fine avesse fatto. Fotografie in cui tutto è più grande, più lontano, più difficile, scattate dalla retina di un bambino di neanche dodici anni.

…addormentata nella luce del Signore…

Ricordi frammentati. Un viso nascosto dagli occhiali da sole più larghi che avessi mai visto. Una chioma scura illuminata dalla luce di un primissimo pomeriggio estivo. La fretta durante un’attesa interminabile di fronte al portone di casa di un mio amico. La conversazione di una mattina di luglio sotto la mia scrivania, una tavola di legno con tutte le ammaccature possibili. I commenti (non proprio lusinghieri) dei miei amici sul suo fondoschiena.

…il Signore sia con voi…

Il dubbio che non fosse scortese stare tutto il tempo a parlare coi miei amici sulla via di casa. Il conforto nel sentirmi dire che sarei stato perdonato dall’amico che avevo trattato male. Una strana, ma più probabilmente normalissima, conversazione sulla musica di cui non ricordo l’inizio, la fine, né l’argomento. La notizia dell’acquisto di una macchina, quella di mia nonna. Una telefonata di auguri.

…benedetto sei tu, Signore…

Ricordi frammentati. Che c’entrano con tutte queste persone? Che diritto ho di stare qui? Non so nemmeno quanti anni ha adesso. Aveva. Qualche giorno fa. Non so nemmeno se era sposata, fidanzata… non so nemmeno che tipo fosse. Che ci faccio qui? Sono all’altezza del dolore di tutte queste persone? Delle loro lacrime? Il mio dolore è all’altezza? Il mio stupore. Diciamo la mia incredulità. I miei ricordi sono all’altezza?

…versato per voi e per voi tutti….

La mia indignazione lo è. Era giovane, nessuno merita di morire così presto. Nessuno merita di morire di cancro. Nessuno.

…come noi li rimettiamo ai nostri debitori…

Disagio. Colpa. Non è abbastanza. Sono fuori posto qui, sono un intruso. Devo andarmene.

…andate in pace.

Rendiamo grazie a Dio.

 

Folla. Movimenti. Sospiri. Principi di un vociare sussurrato.

Un anziano signore, traballante, con un discorso.

 

…quando ci preparavamo per un’udienza…

Ho imparato più su Tiziana in questi cinque minuti che da tutto ciò di cui ho memoria. L’immagine di lei al lavoro in uno studio che non ho mai visto e che immagino cosparso di mobili antichi in legno scuro, una stanza non troppo piccola, piena di libri. Tarda sera, una ragazza con gli occhiali scuri e la chioma bruna illuminata dal sole pomeridiano (paradossale) appoggiata su un braccio alla scrivania disordinata, tra carte e volumi, intenta a leggere e parlottare con un signore anziano seduto di fronte, su una grossa sedia nera di pelle imbottita. Conversazioni amene con colleghi dall’aspetto definito, ma del tutto casuale. Un gesto di affetto. Una risata.

…una creatura dalla semplicità straordinaria…

Questo me lo ricordo. Una persona semplice. Dolce. Mi piaceva, Tiziana. Ci sapeva fare coi bambini, ci sapeva fare con me. Questo me lo ricordo. Un frammento. Ho imparato qualcosa dalle parole di quest’uomo.

…dovete essere fieri…

Ho ricordi frammentati di Tiziana. Io. Voi non la conoscete con i miei occhi di bambino, ma è un bel ricordo, ne vale la pena. Un’attesa interminabile, una conversazione estiva, il sole, gli occhiali, i jeans, una figura rassicurante mentre parlate coi gli amici, una telefonata di auguri. Ci sapeva fare con me. Ci sapeva fare con voi.

…non mi applaudite. Solo un momento per ricordare intensamente Tiziana.

Sì. Solo un momento. Solo un frammento. Gli occhiali da sole. Sotto, un sorriso.

A loaf that attempts to twist its own fate

postato il 19 Nov 2012 in Cazzi e mazzi personali
da Azazello

La reciprocità non è del tutto naturale. Non è ovvia, anche se spesso si commette l’errore di agire come se lo fosse, e questo ci mette nella strana posizione di comportarci male con le persone che ci trattano bene -e viceversa- pur essendo completamente in buona fede. Ma questo ci serve solo a capire dove andrò a parare, perché io pensavo di parlare solo di dove vado a parare, il che ovviamente significa che non vado a pararci, ma parlo proprio di quello, quindi andrei a parare altrove… insomma: questa premessa serve a rendere l’argomento del post anche la sua conclusione, dando coerenza a quello che ho scritto nella premessa. Ovviamente se non l’avessi messa non si sarebbe posto il problema, ma poi il post sarebbe stato breve e insomma, uno posta una volta ogni sei mesi, almeno lo deve fare per bene.

La reciprocità non è del tutto naturale. Siamo tutti concentrati su noi stessi, ovviamente, e questo ci porta a non notare dei piccoli gesti troppo impercettibili per superare la nostra soglia di obbligo a ricambiare, ma che magari invece bastano a cambiare una giornata. Non preoccupatevi, capita anche ai migliori, e in fondo il senso di questi gesti è proprio quello. Ma ci arriveremo.

La reciprocità non è del tutto naturale. È difficile ricambiare l’entusiasmo di qualcuno o un gesto fatto a distanza di tempo e spazio. A volte nemmeno ce ne sarebbe bisogno. Ma si può facilmente ricambiare qualcosa di carino che il mondo ha fatto per te facendo qualcosa di carino per il mondo!

Ecco, siamo venuti a parare qui. Tra le cose più apprezzabilmente sorprendenti della mia breve vita ricordo: una ragazza che dispensava un’infinità di sorrisi dolcissimi in gita scolastica; l’entusiasmo per le più piccole fesserie di un chitarrista stonato come una campana; un biscotto inaspettato. E allora perché queste piccole cose che mi hanno tanto rallegrato, e che sono completamente gratuite da dare e da ricevere, non dovrei fornirle al mondo che le ha fornite a me? Se un sorriso è bastato a mettere di buon umore me, perché non sorridere sempre a tutti?

Vi giuro che funziona. La giapponese a cui ho offerto un biscotto quest’estate, in cima alla discesa che ci avrebbe portato alla penisoletta di Cabo Finisterre (Fisterra per i fanatici del galiziano), mostrava una gioia tutta particolare, un misto di stupore, diffidenza, vera gratitudine… E a me non è costato niente. D’altra parte io sono sempre alla ricerca di modi per contribuire al benessere della società che siano il meno invasivi possibile per la mia misantropia difensiva e per la mia timidezza, e si direbbe che questa strategia funzioni. Che storia.

Trypanosoma Brucei Gambiense

postato il 2 Mar 2012 in Main thread
da Azazello

Suona bene, vero? Ha una sua potenza espressiva, con quella sfumatura tribale a dargli un’aria tra il mistico e il minaccioso. Invece è una bestiolina lunga forse una quindicina di micrometri, così piccola che probabilmente non riuscireste a schiacciarla se ce l’aveste fra la suola della scarpa e il pavimento. Non che la cosa costituisca in alcun modo un impedimento per l’animaletto, qualora una mosca dovesse decidere di recapitarlo al vostro apparato circolatorio, nello svolgimento del suo principale ruolo nell’universo: guidarvi verso una morte orribile e piuttosto lenta <3

Ma sarei disonesto se vi lasciassi pensare ancora a lungo che è di questo che voglio farvi parlare per un mese. Sarei disonesto anche se volessi davvero farvene parlare, a dire il vero, per cui lasciamoci alle spalle questa parentesi sfortunata e veniamo al punto: c’è una cosa che ha a che fare con Trypanosoma brucei gambiense, con il fatto che questo post sembra non avere né capo né coda, con le diverse ore che ho passato a giocare a Final Fantasy IX tra ieri e oggi e quelle che ho passato studiando nei giorni passati. Siamo tutti accomunati dalla sua presenza e la maggior parte di noi ha in comune la sua insufficienza, per alcuni è un trofeo e per altri è una seccante necessità, ma è comunque una cosa a cui tutti dedichiamo una quantità di tempo paragonabile solo a quella che passiamo respirando, ragionando o percependo (ufficialmente la parola più brutta della storia).

Giuro che pensavo a questo argomento da diversi mesi, ma è più che mai appropriato che lo sfrutti proprijjjjkkkkjkjkkkjkjkkkkkkkkkkkkjkòòòòòòòòòòòòòòòò

 

 

 

 

 

 

 

 

Una forza insolita

postato il 8 Feb 2012 in Main thread
da Azazello

La forza di decidere, tanto per cominciare. Con cui intendiamo, naturalmente, non solo la capacità di costringere se stessi a scegliere tra diverse possibilità, quanto la forza materiale di supportare questa scelta e quella psicologica di rivendicarla con orgoglio – perché una scelta che non possiamo giustificare innanzi tutto a noi stessi sarà sempre una scelta sbagliata, indipendentemente dalle alternative tra cui l’abbiamo selezionata.

Poi la forza di accettare. Accettare la realtà per come è, senza lasciarci influenzare dalla sbiadita immagine di un sé ideale, ma soprattutto liberi dalla paura di non poter dimostrare a noi o agli altri la realtà di cui abbiamo preso atto. Un’accettazione attiva, che non sia mossa dalla disperazione per l’insuperabilità di un’inadeguatezza, ma dalla propulsione a edificare su una solida base di oggettività e consapevolezza un futuro che sia vivibile con serenità, un futuro accogliente.

Quindi, la forza di ammettere. Non un’ammissione sociale, ma formativa, che corrisponda al superamento della barriera opposta da pigrizia e modestia all’accettazione di noi stessi. Un’ammissione universale, ma anche specifica in ogni suo aspetto, che sia proiezione nel mondo della coscienza di sé e solo incidentalmente pubblicità per un pubblico poco introspettivo.

A questo punto, la forza di agire. Il vero e proprio superamento dell’inerzia, distruzione della cappa di stasi che si mostra tanto più placida e rassicurante quanto più deve nascondere i nodi con cui lega ogni cosa in una fermezza assoluta. Capacità, quindi, di superare l’illusione di stabilità continuamente presentata dallo status quo; di discriminare il futuro, ignoto perché ancora privo di definizione e limiti, dal prossimo presente, ignoto per ignoranza o per il rifiuto di accettarlo, e di scegliere il primo con forza, apprezzandone l’incertezza con il proposito di direzionarne lo svolgimento qualora necessario, senza il vincolo della pigrizia e dell’insicurezza.

Infine, la forza di essere. Perché non è facile costruire un futuro che sia soddisfacente o un sé che sia comodo, ma più che mai è difficile essere ciò che si è, al di là del tempo e dell’umanità. E senza essere, come si fa a diventare?

Compilation random vol.2 : Inizi.

postato il 14 Gen 2012 in Il rubricone musicone rotolone
da Azazello

[Volevo postare qualcosa qui dentro, in particolare volevo postare QUESTA cosa qui dentro, quindi sono felice di essermi deciso a farlo. Ascoltando Death dei White Lies mi sono detto varie volte: questo è uno dei modi migliori in assoluto di iniziare un album. Dopodiché mi sono detto che probabilmente questa sarebbe stata l’unica occasione per i White Lies di finire in qualche classifica “assoluta” come “I migliori 10 qualcosa della musica”, per cui ho deciso di dar loro questa soddisfazione stilando una lista di migliori inizi di album della storia. Purtroppo, vista la scarsità di materiale su cui lavorare, la lista è prima diventata “I migliori 10 inizi di album della mia libreria di iTunes” (o anche “Tutti gli inizi di album particolarmente fighi della mia libreria di iTunes, che non sono molti più di 10”); poi, viste un po’ l’ambiguità dei criteri in base a cui scegliere e un po’ la grande distanza del mio gusto personale dall’opinione comune, è diventata “I 10 inizi di album che mi piacciono di più nella mia libreria di iTunes”; poi, visto che mi sono accorto di non avere alcune canzoni molto famose e molto belle che non potevano non essere perlomeno prese in considerazione in quanto oggettivamente troppo fighe, è diventata “I 10 inizi di album che mi piacciono di più nella mia libreria di iTunes dopo aver confermato che alcune canzoni che mi mancavano erano la traccia 1 del proprio disco e averle scaricate”; mi sono anche sentito molto in colpa a eliminare certe canzoni importantissime in base a criteri assolutamente inventati, per cui mi sento in dovere di dire che è una lista de “I 10 inizi di album che mi piacciono di più nella mia libreria di iTunes dopo aver confermato che alcune canzoni che mi mancavano erano la traccia 1 del proprio disco e averle scaricate, esclusi alcuni pezzi veramente importantissimi che ho tolto per far spazio ad altri meno importanti in base a criteri che non saprei definire bene, ma giuro che dopo ci scrivo anche quelle che ho omesso perché sono troppo importanti”. Godetevela!]

I 10 inizi di album che mi piacciono di più nella mia libreria di iTunes dopo aver confermato che alcune canzoni che mi mancavano erano la traccia 1 del proprio disco e averle scaricate, esclusi alcuni pezzi veramente importantissimi che ho tolto per far spazio ad altri meno importanti in base a criteri che non saprei definire bene, ma giuro che dopo ci scrivo anche quelle che ho omesso perché sono troppo importanti

 

Prima di iniziare devo metterci la numero 11, una canzone veramente fighissima e con un inizio spettacolare che NON SONO RIUSCITO A METTERE IN CLASSIFICA sebbene abbia deciso di farla solo per potercela infilare:

 

11. White Lies – Death (To Lose My Life) (link)

Sì, è ridicolo. La cosa triste è che se dovessi davvero fare una classifica con più di 10 posti probabilmente non sarebbe nemmeno in top 15 o top 20, viste le cose che ho escluso, ma vabbe’. L’importante è che il mondo sappia quanto è bella e che inizia un ottimo album con la giusta grinta <3

 

10. Litfiba – El Diablo (El Diablo) (link)

Ok, lo so, lo so. È una bellissima canzone, ma forse metterla tra i 10 inizi più belli della storia è troppo, soprattutto considerato che non sono un grande fan dei Litfiba e che il resto del disco l’ho sentito molto approssimativamente, avete ragione. È così. Però inizia con quella specie di rutto/ruggito/rantolo di morte estrema e poi si apre subito… parlando di atmosfera i Litfiba, per il poco che li tratto, sono maestri, e questa canzone ti mette subito nell’ottica giusta. E poi è un tributo a un certo saggio deluso che ci sta tanto simpatico.

 

9. White Stripes – Seven Nation Army (Elephant) (link)

Dai, ci sta! è uno dei riff più famosi dell’universo, anche o soprattutto grazie ai mondiali del 2006, è una bella canzone anche se non si apre subitissimo, loro mi stanno simpaticissimi, e un cd che inizia così, soprattutto dopo il 2006, non può che catturarti subito.

 

8. The Who – Baba o’ Riley (Who’s Next) (link)

Ok, sì, sto mettendo tutte canzoni di gruppi che mi piacciono poco e conosco pochissimo, ma non c’è bisogno di conoscere a memoria la discografia degli Who per innamorarsi di qualsiasi pezzo di plastica tiri fuori questo brano come prima cosa quando lo infili in uno stereo. Potrebbe tranquillamente essere una delle canzoni più belle della storia! Ma prometto di non stilare una classifica per dimostrarlo, ho paura che finirei per non potercela mettere! xD

 

7. Guns N’ Roses – Welcome to the Jungle (Appetite for Destruction) (link)

Premesso che per quanto sia una canzone eccezionale non mi ha mai entusiasmato in modo particolare e che avevo deciso di escluderla dalla lista, ho scoperto ricontrollando che quella che volevo mettere qui non è in nessun album, quindi non sapendo bene cosa infilarci delle altre opzioni possibili ho optato per questa, che se non altro è (sempre ricordando le parole di un certo saggio deluso) con ogni probabilità il miglior inizio di disco & discografia della storia.

(se fossi una persona leggermente più coraggiosa qui ci sarebbe IN UN GIORNO DI PIOGGIA per la stessa ragione :X:X:X)

 

6. Foo Fighters – Bridge Burning (Wasting Light) (link)

Questa canzone inizia con un bel riff malaticcio che pian piano si apre e svela una batteria cattivissima. Già così sarebbe un inizio fantastico per un cd. Poi all’improvviso compare quel pazzo di Dave Grohl che ti sbraita con tutte le sue forze: “THESE ARE MY FAMOUS LAST WOOOOOOOOOOOOOOORDS”. Cavolo, mi viene voglia di alzarmi, dimenarmi e urlare come un pazzo solo a scriverlo!

 

5. AC/DC – Hells Bells (Back in Black) (link)

Campane. Questa canzone inizia con dei rintocchi di campane. Gli strumenti, la chitarra per prima, si aggiungono piano e ordinati in quello che, a mio avviso (almeno in questo preciso istante) costituisce il miglior crescendo della musica moderna (sìsì blabla iperbole blabla). Dopo 13 rintocchi la canzone ormai è avviata e a completare quest’intro spettacolare c’è il primo RAUCHISSIMO verso che, non per dire, recita: “I’m rolling thunder, pouring rain”.

 

4. The Prodigy- Invaders Must Die (Invaders Must Die) (link)

Quando inizi a sentire questo disco, e quindi questa canzone, soprattutto se già conosci i Prodigy, hai appena il tempo di chiederti: “Vediamo dove vanno a parare con questo basso” che già ti si presenta un pezzo con un bel riff e un sottofondo di suoni cattivissimi. Poi c’è un negro pazzo e dall’aria criminale che ti ricorda: “We are THE PRODIGY”. E scopri che non avevi capito niente. E il resto del disco si tiene assolutamente all’altezza. NESSUNO mi convincerà che non dovrebbe stare qui, esattamente a questo posto in classifica.

 

3. Queen – We Will Rock You (News of the World) (link)

Non mi vergogno di dire che il disco non l’ho mai ascoltato e anzi, a dire il vero non sapevo nemmeno che esistesse. Non mi ero neanche mai posto il problema di quale fosse la provenienza di questa canzone, che tanto è molto più un’icona che un brano musicale, come possono esserlo Yellow Submarine o Knockin’ on Heaven’s Door. Detto ciò, trovatemi un posto nell’universo dove sia arrivato la musica moderna in cui, date le giuste condizioni di atmosfera e possibilmente disinibizione, se un povero diavolo comincia a battere le mani al ritmo di questa canzone non gli vanno tutti dietro. Se l’avete trovato, è un posto di merda.

 

2. AC/DC – Thunderstruck (The Razor’s Edge) (link)

Confesso di avere un debole tutto folkeggiante per le canzoni in cui il pubblico costituisce una componente rilevante degli strumenti, per cui forse mi sto facendo influenzare, ma prendete un pezzo con un’intro già fighissima di suo per velocità, suono e melodia (e forse anche difficoltà tecnica di esecuzione?), aggiungeteci un crescendo di batteria e una folla di scalmanati che gridano “AaaAaaAA – THUNDER!” ogni tanto, continuando come supporto a una voce che trascende l’umano per quanto è sporca e graffiante. Fate questo, mettete il tutto all’inizio di un cd e ditemi quale pazzo non sarebbe ansioso di sentire il resto (se solo non fosse troppo impegnato a riascoltare la prima canzone in loop!)

(tra l’altro gli AC/DC sono delle merde, perché anche Highway to Hell meriterebbe un posto in questa classifica, ma non posso occupare 3 posti su 10 con loro! drogati!)

 

1. Led Zeppelin – Whole Lotta Love (Led Zeppelin II) (link)

Ti svegli il 23 ottobre 1969. Un tuo amico si presenta a casa tua con un vinile comprato il giorno prima, tutto euforico e ansioso di condividere il suo entusiasmo. Tu lo prendi non con diffidenza, per carità, ma con una sorta di apatica idea che, in fondo, è comunque solo un disco. Abbassi la testina del giradischi e inizi l’ascolto dei 41 minuti e 21 secondi più influenti del rock¹ senza sapere che stai ascoltando la storia prendere forma. Ma ti bastano 14 secondi per rendertene conto. Non è nemmeno la mia preferita di queste in classifica, ma è troppo la prima!

 

¹Sì, ok, forse non sono I QUARANTUNO MINUTI PIÙ INFLUENTI, ma sono sicuramente nei 400 più influenti. Devo fare una classifica anche per questo? Mi piace parlare per iperboli, affanculo!

 

In ordine sparso le canzoni che non ce l’hanno fatta (miste a quelle che invece ce l’hanno fatta), ovvero

Lista delle canzoni che a) sono bellissime, b) sono la prima del loro disco secondo il tag che hanno sul mio iTunes e c) sono state notate da un me che a occhio cercava dei piccolissimi ‘1’ accanto ai titoli delle canzoni alle due di notte e che pertanto d) sono state prese in considerazione per la classifica qui sopra

Whole lotta love

Death

New Born

Uprising

Take a Bow

Sunburn (sì, i Muse hanno fatto 5 cd di cui 4 iniziano con pezzi fenomenali. Manco fossero gli AC/DC, un po’ di contegno!)

In un giorno di pioggia

Dark Chest of Wonders

Invaders Must Die

Bridge Burning

Doctor Online

Dancing with the moonlight knight

El Diablo

Seven Nation Army

Welcome to the Jungle

London Calling

Hells Bells

Highway to hell

Thunderstruck

House of the rising sun (non sono riuscito a capire se è davvero la prima di un disco)

VI Sitter I Ventrilo Och Spelar Dota

Rain Wizard

Blowin’ in the wind

Your spirit’s alive

The Pretender

Becoming Insane

L’ombelico del mondo

Enter Sandman

Can you forgive her?

Dark side of the moon

We will rock you

Sympathy for the devil

Paint it black

The sound of silence

Tubthumping

Sunday Morning

Bittersweet Symphony

Baba O’ Riley

A proposito del cambiamento

postato il 25 Dic 2011 in Main thread
da Azazello

La cosa più importante che gli eventi della mia breve vita mi hanno insegnato e che ogni tanto, per fortuna, mi ricordano, è che non c’è quasi niente di definitivo. Il discorso si può estendere molto, anche più del dovuto, ma io mi riferisco soprattutto alla crescita personale e soprattutto alle persone della mia età. È facile, crescendo, trovarti all’improvviso ad essere sia fisicamente che mentalmente in una condizione molto diversa dallo status quo a cui eri abituato: d’un tratto certe attività risultano più semplici, una sensazione accentuata dal contrasto con i genitori che invecchiano e che, soprattutto per stanchezza e mancanza di tempo, ma un po’ anche per effettiva riduzione delle capacità motorie e per l’insorgere di condizioni inevitabili per chi entra nella seconda metà della propria vita, non possono più svolgere al meglio determinate mansioni di cui si erano sempre fatti carico; da un momento all’altro scopri di avere una cultura e una personalità, così cominci a definirle, soprattutto alla luce di altre persone come te, e i primi rapporti che intrecci sono molto forti: adori le persone o le detesti, ti fai delle opinioni radicali su tutto e finalmente scopri che tutto quello che hai fatto, letto e imparato puoi usarlo per decidere che persona sarai. Hai una definizione e una valutazione per tutto, sai che posto hanno le cose nella tua vita e cominci a catalogare persone, oggetti, idee finché non ti adagi sulle tue convinzioni e vivi per un po’ nella certezza di essere arrivato a qualcosa.

All’inizio è disarmante scoprire che, ovviamente, non sei da nessuna parte. Ma mettersi in discussione è l’attività più nobile in assoluto per un intelletto vivace: basta una canzone che ti eri sempre rifiutato di ascoltare, un sapore che non avevi mai apprezzato, il coraggio di fare una capriola quando ti viene consigliato o, perché no, quel tanto di fiducia nei tuoi maestri (o in te stesso) che ti permetta di non abbandonare un hobby scoraggiante, per scoprire un mondo nuovo in cui niente è tabù, meno che mai la contraddizione, e che non c’è bisogno di diventare qualcun altro per ridefinirsi. Il cambiamento diventa parte di te e tu prendi parte al cambiamento del mondo: stai crescendo, ne sei cosciente, e sei ben felice di sapere che fra 5 anni potrai essere qualsiasi cosa, ma non sarai mai uguale al te stesso impreparato, spelacchiato e presuntuoso che sei ora. Se non per il fatto che sarai ancora impreparato, spelacchiato e presuntuoso!

Un uomo in mare

postato il 28 Nov 2011 in Senza categoria
da Azazello

All’ascoltatore occasionale consigliamo di soffermarsi soprattutto sulla fisarmonica *_*

 

Dopo giorni di tempesta il mare piatto si girò
in un blu costaricano mentre il sole si trovò
col cuore in mano
E fu per libero arbitrio e una certa sobrietà
saltò fuori dalla nave in fuga dalla civiltà
UN UOMO IN MARE
UN UOMO IN MARE
Verso la sua libertà
Figlio dell’immensità
UN UOMO IN MARE
Nuota con caparbietà
E la nave se ne va… già…

A Nettuno son graditi sacrifici e naufraghi
ma quel giorno fu tradito da commossi brividi
PER L’UOMO IN MARE
UN UOMO IN MARE
Verso la sua libertà
Figlio dell’immensità
UN UOMO IN MARE
Luci e fanfare
Nuota con caparbietà
e la nave se ne va… già…
Fuochi e clamore e coriandoli!
Fuochi e clamore e coriandoli!
LA LALLALLA’LALLALLA’ vado dove porterà
la mia forza e la voglia di vivere
LA LALLALLA’LALLALLA’ ma ho qualcosa che non va se mi fermo a pensare..cos’è la libertà?

Fino a sera

postato il 1 Nov 2011 in Cazzi e mazzi personali
da Azazello

Dove sono?

Quando ti svegli e intorno a te c’è solo il buio, è questo che ti chiedi. Poi ti rendi conto di essere steso, senti un suolo duro sotto la schiena e sai di non essere nel tuo letto. Allunghi una mano, vuoi capire cos’hai intorno, ma una parete di legno interrompe prematuramente il gesto. Col movimento ancora impresso nei muscoli ritrai il braccio e esiti per un secondo, poi, palmi spalancati, colpisci con forza la parete nera davanti a te, riprovi in altre direzioni, agiti i piedi e provi ad alzare le gambe, sbatti le ginocchia, ti dimeni, cerchi in ogni modo di allungarti in ogni microscopica frazione di spazio a tua disposizione. Urli.

Poi ti fermi con qualche graffio e un po’ di coscienza in più: sei rinchiuso. Arrivano lo sgomento, la paura, l’orrore. La rassegnazione no.

Non ti muovi, o se lo fai non te ne accorgi. Chiudi gli occhi. Sei solo. Lo capisci. Pensi ai tuoi amici, ti ricordi dei tuoi appuntamenti, anche i più inutili, pensi ai libri che stavi leggendo. Sei solo. Riapri gli occhi.

Luce.

Sei nel tuo letto, stai bene, vedi le lenzuola, puoi sentire il materasso sotto di te, avverti il rumore di fondo delle grandi città, le urla sporadiche dei negozianti al di là della tua finestra. È tutto al proprio posto: allunghi la mano, prendi il cellulare e guardi l’ora. Ti alzi, senti i tuoi genitori urlarsi qualcosa nell’altra stanza, cerchi di fare un riassunto e di ricordare a che punto sei della tua vita. Fai un po’ di confusione – a volte ti trovi più avanti di dove sei, ma più spesso sei un po’ indietro, giusto di qualche giorno. Ridisegni rapidamente una mappa dei tuoi luoghi, ti siedi, fai qualcosa di estremamente quotidiano senza nemmeno accorgertene. Ti colpisce quell’unico raggio di sole che riesce a infiltrarsi tra il palazzo di fronte alla tua finestra, le serrande un po’ abbassate e le tende. Chiudi gli occhi per non essere abbagliato. Li riapri per gettare un rapido sguardo al cellulare, allo schermo del computer, all’orario, ai messaggi, alle chiamate perse. Guardi il mondo girare senza di te, richiudi gli occhi e dormi.

Dove sono?

Solo.

Gli imbuti, questi sconosciuti

postato il 2 Ott 2011 in Main thread
da Azazello

[Edit: sembra che questo post fosse prematuro! il succo rimane, ma con meno astio :*]

 

Visto chi ha scelto l’argomento, e che argomento, non mi sento di giurare che ci sarà mai un post introduttivo, per cui mi permetto di farlo io.

 

L’argomento di questo mese saranno gli Imbuti. L’argomento del mese prossimo, invece, sarà “Dovremmo cacciare a pedate gli autori che non scrivono mai, ma vogliono cambiare l’argomento, e che quando lo fanno non solo non lo introducono nemmeno, perché è così insulso che manco loro sanno cosa dire in proposito, ma lo scelgono in base a un pessimo video di un tizio che fa pessimo rap e non in base a un qualsivoglia criterio che non faccia ribrezzo?” e,  visto che voglio portarmi avanti col lavoro, anticipo il mio post del mese prossimo che sarà:

“Sì”

Lettera

postato il 26 Set 2011 in Cazzi e mazzi personali
da Azazello

[Questo post è stato scritto in pullman in una maniera perversa per cui non vedevo ciò che scrivevo, quindi perdonerete eventuali errori attribuibili alla cosa. Era anche un momento un po’… non saprei dirlo, ma comunque non ho avuto il coraggio di rileggerlo per controllare che non facesse schifo, però so che è importante per me e quindi lo posto ugualmente!]

Quelli che mi conoscono meglio tra i nostri due o tre lettori (ciao ma’, ciao pa’) probabilmente sanno che ruolo ha rivestito un uomo di nome Francesco Guccini nella mia vita. La cosa interessante, o forse triste, del mio rapporto con lui è che ho iniziato ad apprezzarlo molto prima di avere delle buone ragioni per farlo, più perché la mia mente di bambino era ignara dell’immenso panorama musicale in cui avrei potuto pescare le mie passioni infantili che non per effettivi meriti della sua musica, forse. Tutto è cominciato con un CD che si chiamava “L’Italia del Rock”, forse parte di una serie uscita in edicola, una compilation di brani che avevano (o non avevano poi tanto) fatto la storia della musica italiana, grazie al quale mi sono innamorato delle prime due canzoni di Guccini che abbia ascoltato: “La Locomotiva” e “Un altro giorno è andato”. Certo, sono stato colpito anche da altre canzoni di altri autori, come “Pablo”, “Stalingrado”, “Ho visto un re”, “Vengo anch’io!”, “El Pueblo Unido”, “Tammurriata Nera”, “Contessa”, ma quelle due erano tutto ciò che mi serviva per rendere sopportabile, anzi piacevole, le 17 ore di auto che separavano la mia casa di Heidelberg da quella di mia nonna a Napoli, un altro classico della mia infanzia.

Per alcuni (pochi) anni la situazione è rimasta quella: “L’Italia del Rock” era la mia principale se non unica fonte di musica e quelle due canzoni bastavano a soddisfare qualsiasi esigenza potessi avere in merito. Poi mia madre ha compiuto 40 anni ed ha ricevuto in regalo due dischi di Guccini: “Guccini Live Collection”, in due CD, e “D’amore, di morte e di altre sciocchezze” (c’è chi dice che “Radici” sia il più bel disco di Guccini, lui compreso. Queste persone non hanno capito niente e, chiaramente, non hanno mai ascoltato “D’amore, di morte, e di altre sciocchezze”. Lui compreso). Con queste due nuove fonti la mia esperienza in materia si è più che decuplicata, facendomi scoprire nuovi brani che avrebbero occupato i più bei minuti musicali della mia tarda infanzia (e della mia vita). Anche in quei momenti non capivo cosa stavo ascoltando, anche se se in certi casi potevo avvertire l’atmosfera che la canzone voleva dare, il suo senso: la placida dolcezza di “Vorrei”, l’incedere del tempo di “Lettera”, l’amarezza celata nel riso del “Matto”. Ho cominciato a crescere e a capire qualcosa di più di ogni canzone, sempre durante i lunghi viaggi in macchina coi miei genitori, poi ho potuto apprezzarne di nuove quando mia madre ha comprato “Stagioni”, “Parnassius Guccinii”, “Ritratti”. Ora, a tanti anni di distanza, amo ancora Guccini come un padre, al punto che ci sono sue canzoni che ascolto da una vita e che non conosco, non capisco e non mi sforzo di capire, perché sono lì da sempre, parte della mia famiglia, finché non mi accorgo di non sapere nemmeno di cosa parlano e provvedo.

Ma che gioia è stata scoprire, a partire da quegli anni, che l’uomo che tanto amavo per un affetto irrazionale, per imprinting, si trovava a buon diritto nella classifica dei miei musicisti preferiti!

Da capo, un’altra volta, mi sono innamorato della sua lirica così variabile nello stile, ma sempre unita nella chiarezza dei periodi, da una rustica sincerità narrativa. Ancora una volta l’ho sentito vicino, questa volta non come un padre con le sue favole, ma come un amico che mi raccontava di sé, dei temi che sentiva più vicini, dei suoi amori, delle sue delusioni, di come l’avanzare dell’età gli portava via forza, amici, gioie, amori, ma di come riusciva a superare queste cose, di come si può -e si deve- invecchiare serenamente, accettando il passare del tempo come necessario e naturale. Di come la vita meritasse di essere vissuta per le cose davvero importanti: l’amore, il sogno, la fantasia, la compagnia. Con lui ho reinterpretato eventi, riletto grandi romanzi romantici e non, da lui ho imparato, o forse in lui ho rivisto, un modo di vivere l’amore più quotidiano, meno irrazionalmente passionale, ma non per questo meno romantico. Con lui ho parlato di politica, ho rivissuto la vita dei grandi eroi della rivoluzione e ne ho scoperto la parte umana, ne ho vissuto il sogno e di esso mi sono emozionato, mi sono lasciato infervorare e sono tornato coi piedi per terra, sempre con lui. Nelle sue canzoni ho visto vasti paesaggi e grandi storie, ma anche l’intimo piacere di un momento a letto con la propria compagna, di una serrata al bar con gli amici. Ho provato la cosa più vicina a quello che può significare essere padre.

Dalla verità e l’incorruttibilità di Guccini ho imparato che si può dire no ai compromessi inaccettabili, ho scoperto che l’amore può non essere solo un dolore oscillante tra il petto e lo stomaco, ma un gioco, un tenero scherzo, per il solo giovamento degli amanti. Ho imparato ad aspettare con ansia l’incontro con una vecchia amica.

 

Ma forse la cosa più importante che ho capito ascoltando Guccini è che quasi tutto alla fine si risolve, in una maniera o nell’altra, e che vale sempre la pena di restare per vedere come va a finire.

 

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