Post poco connesso e senza sforzi di un uomo molto assonnato

postato il 1 Apr 2012 in Main thread
da ad.6

Ore 5:18. Una cosa è certa: ho molto sonno. Direi che è uno status di vita, ma ora ne ho un po’ di più. Certo, me ne è venuto anche oggi, in auto, mentre andavamo con una tale onorevole parlamentare di sinistra a mangiare una pizza a Torre del Greco (credo) assieme ad un giovane prete che ha, fondamentalmente, sposato una prostituta (avventura positiva e commovente che non si può ridurre a questo), ma non potevo dormire. In effetti è brutto quando hai sonno e non puoi dormire, perché inizi a sconnettere, a vedere cose che si muovono, lampi qui e lì, esseri, essenzialmente a fallire tanto in più campi. La cosa dev’essere anche associata al fatto che di solito quando non dormo per tanto, tanto tempo succede che sto sveglio stancandomi in modi disparati, che spesso implicano me che giro su me stesso, più o meno vorticosamente. Davvero. Poi dicono “Nec in sommo quies” (citazioni dal dipartimento) ed è chiaro cosa vogliono dire (tanto più che l’immagine è corredata di una testa cubista o forse futurista con pensieri e ingranaggi e cose che le volano fuori, almeno credo), ma è proprio la quiete che cerchiamo nel sonno. Tanta quiete. Ma, ecco, cosa cerchiamo nel sonno? O, anche, cosa cerchiamo col sonno? Wikipedia darà una risposta concreta a questa domanda che nulla ha a che vedere con i nostri bisogni di risposte ai “perché” e ai “per come”.
Quindi metto qui qualche simpatica lista.

Italiano:
Bruxismo
Clinofobia
Sonnambulismo
Dissonnie
Insonnia
malattia del sonno o Tripanosomiasi africana
Sonnofilia parafilia sessuale riguardante il sonno
Polisonnografia
Shift work sleep disorder
Narcolessia

Inglese:
Cortisol awakening response
Microsleep
Morvan’s syndrome
National Sleep Foundation
Polyphasic sleep
Power nap
Sleep architecture
Sleep disorder
Sleep medicine
Somnology
Sudden infant death syndrome
Sudden unexpected death syndrome

Tedesco:
La pagina web non è disponibile

Ok. Mi è saltata la linea (ho provato, ma non risponde più niente). Peccato, perché stavo per entrare nel vivo, tra giapponese e islandese! Però questa è un’occasione ottima, che non posso perdere. Infatti questo è l’insegnamento migliore di oggi: anche questo è il sonno, ovvero perdere la voglia di vivere. La connessione ad internet (ma proprio la connessione generalizzata al sistema di input output biologico) è la vita ed io ho talmente tanto sonno che mi sto lasciando andare verso la non-vita, la non connessione. E non importa più niente. Sì, casomai lo faccio perché per vivere bisogna anche dormire e lo so (e, soprattutto, lo so a livello primordiale, “rettile” – immagino che la suddivisione tra rettile, mammifero e corteccia, inculcatami forse da Esplorando il Corpo Umano™, sia ormai superata, negata, denigrata, sempre che non lo fosse già al tempo -), ma però è anche un lasciarsi scivolare. Viene un po’ in mente, insomma, il “Resta sveglio! Resta sveglio! Manca poco! Non addormentarti!” degli scalatori agli amici morenti chi sa per quali dolorose ragioni tra le nevi eterne. I morituri (perché, sì, moriranno) hanno poche forze, sono stanchi e un po’ vorrebbero non pensare e non soffrire, un altro po’ vorrebbero usare quella panacea che è il sonno, lodassimo da chiunque. Credo che lo dicesse anche Rose a Leonardo Wilhelm DiCaprio (sì, certo, a lui, non a Jack).
Il che, d’altronde, fa pensare ad una curiosa analogia. Il sonno come gemello della morte, il sonno come cura e la morte come cura… Ok, detto così non sembra un’analogia molto solida, ma fino ad un attimo fa avevo in mente una cosa migliore, che in una serie di passaggi simpatici arrivava alla domanda “e allora la morte può essere una cura alla vita?”, che poi è un concetto che ha le sue radici nella concezione della vita come breve passaggio tra la morte e la morte, qualunque cosa sia (che poi, ancora una volta, è un modo per fantasticare sul nulla). Ma è tutto lasciato qui, tutto di getto, niente viene pensato due volte, perché altrimenti verrebbe sofisticata l’azione del sonno.
Compresa nella suddetta azione è anche l’improvvisa decisione che niente ha più importanza del mio sonno adesso, per cui, visto che il mondo continua ad essere disconnesso da me, credo che risponderò a tono disconnettendomi anch’io per un po’. Domani (ovvero almeno tra tre o quattro ore) copierò e incollerò il tutto as it is.
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Quella storia per cui il sonno della ragione genererebbe mostri

postato il 31 Mar 2012 in Main thread
da Vobby

Avevo in mente un certo articolo, non avevo in mente di scriverlo ora, alle fottute 3 di notte quando ho un treno fra 3 ore, eppure. Magari se sono svelto dormirò un’ora perché, no, non dormirò in treno, perchè (sì, ho deciso che non ce la faccio a mettere é al posto di è alla fine del perchè, è troppo pesante) se ho capito bene e se il tipo di cui avrei dovuto capire bene il comportamento leggerà un biglietto davanti camera sua, nel suddetto treno dovrei stare in compagnia.
Questo post, dicevamo.
“Il sonno della ragione genera mostri (El sueño de la razón produce monstruos) è un’acquaforte e acquatinta realizzata nel 1797 dal pittore spagnolo Francisco Goya e facente parte – è il foglio n° 43 – di una serie di 80 incisioni ad acquaforte chiamata Los caprichos (I capricci) pubblicata nel 1799” (Wikipedia) e, secondo me, è qualcosa da porre in termini problematici piuttosto che accettarla passivamente.
Cerchiamo di visualizzare l’immagine (facile): un uomo, che rappresenta la ragione, addormentato sulla scrivania, è circondato di pipistrelli, gufi e, sembrerebbe, una lince.
Per prima cose bisognerebbe far notare all’osservatore disattento che nessuna di queste creature è un mostro, anzi, gufi e felini per la loro capacità di vedere al buio, per l’intensità del loro sguardo e per altra roba sono stati considerati da diverse culture come simbolo di saggezza. Poi sono simpatici, dai, tutti amano gufi e pantere varie. I pipistrelli no, lo ammetto, sono sorci volanti, posso accettare che vengano considerati mostruosi (si vedano le geniali origini di Batman), ma ricorderei che hanno anche un radar che tutta la ragione di Goya non avrebbe mai capito, alla sua epoca.
Poi vorrei soffermarmi un minuto sulla figura della ragione: perchè è maschio? La razòn è femminile anche in spagnolo. La verità secondo me è che Goya, che un paio di cose di letteratura classica le conosceva, aveva consapevolmente deciso di porsi nel solco della tradizione greca, all’interno del cui pantheon la dea che rappresentava la ragione strumentale, Atena, era nata per gemmazione dalla testa del Dio Padre. Questo fatto fece infuriare Hera e altre divine donzelle, e giustamente, perchè una ragione nata in questo modo fondava esplicitamente una cultura, uno spirito del tempo, che aveva deciso di tagliare i ponti con ogni passato fondato sulla femminile maternità della terra. La ragione maschile, quella appisolata nell’immagine di Goya, è una ragione certamente efficace e portatrice di progresso (ma di quale progresso, sarebbe il caso di chiederci, e in effetti ci chiederemo tra un po’, se mi ricordo, ma spero di sì), ma porta i gravi difetti di una presunzione che sfocia nella tracotanza, che può evitare di chiamarsi Hybris solo perchè ha una fondazione divina. Atena nata dal cervello del padre è dea di una ragione che deliberatamente dimentica sentimenti e sensazioni, a causa di eccessiva lucidità. Non è una dea della conoscenza, divinità tali sono Dioniso e Apollo, e entrambi in fin dei conti preferivano comunicare attraverso la musica, il dialogo e l’ebbrezza, collettiva nel primo e privata, sacerdotale, nel secondo caso. Atena appisolata su quel tavolino è più che altro la logica, dotata certamente di enorme dignità, ma incapace di vedere l’insieme delle cose. Gufi, linci e pipistrelli, non a caso, appaiono alle sue spalle e nel buio. La loro, evidentemente, è una ragione diversa (lo so che la Nottola sta sulla spalla di Minerva/Atena, ma che ci posso fare, forse Goya non la sapeva tanto lunga come dicevo prima…).
Quindi, di che ragione stiamo parlando? Quale civiltà è generata dal suo trionfo? Quale progresso? Ma sì, è evidentemente la luminosa ragione dell’illuminismo, altrimenti non si capirebbe perchè i mostri sono solo creature associate alla notte. La ragione illuministica che spazzò le tenebre del misticismo e della tirannia (cit. 300) dal nostro glorioso Occidente, ecco il nostro eroe. E’ uno strano eroe, il nostro bell’addormentato: volle eliminare dagli ordinamenti degli stati tutto ciò che non fosse conforme a ragione, a quel certo tipo di ragione strumentale, in sè stessa economica ed economicista, che voleva un mercato autoregolato dalla ragione dei suoi attori integrato in uno stato razionalmente ordinato da burocrazie efficienti e impersonali. Una grande macchina, si ridusse ad essere il nostro ormai ben sveglio eroe, una grande e sconfinata macchina insieme organizzativa e tecnologica, strategica e potente, capace di muoversi con tutta la forza del fuoco e dell’acciaio, con tutta la decisione e la chiarezza dell’ordine scritto e formalizzato. Una macchina così potente e pervasiva da fare degli individui i suoi veri ingranaggi, capace di annichilire, piuttosto, ciò che di umano e illogico c’era negli umani.
Sì vostro onore, ma stavo semplicemente eseguendo gli ordini.
Cos’era in fondo Eichmann, se non il perfetto ingranaggio inconsapevole di una macchina che a sua volta era inconsapevole di cosa la spingesse? Quanta lucidità nel suo agire, quanta perfetta logica nella burocrazia dei suoi atti?
Tanta, tutta.
Alla luce di questo, chi è il mostro ora?

Un post senza pretese

postato il 7 Mar 2012 in Main thread
da Cerbs

Nei miei passati interventi in questo blog ho sempre cercato di insaporire i miei post con una vena burlesca, per dilettare il pubblico e rendere più accette le mie stronzate (celando spesso evidenti mancanze di contenuti di fondo).
Questa volta però voglio semplicemente porvi una domanda.

Vi siete accorti che non sapete perchè si dorme?

Non si sa con certezza perchè il sonno esista e che funzione abbia di preciso. E’ un meccanismo universale, di cui l’evoluzione non sembra essere riuscita a fare a meno, tanto da servirsi di buffi espedienti pur di garantirlo: ad esempio, i delfini ed alcuni uccelli migratori dormono con metà cervello alla volta perchè necessitano di essere continuamente vigili mentre nuotano o volano.
Certo,voi direte: “Il sonno serve a riposarsi”. Bene, ma allora, cos’è che si riposa?

Per quanto riguarda l’attività muscolare, si sarebbe potuto ugualmente riposare in una veglia quieta. Il sonno è un apparente controsenso evoluzionistico, perchè ci rende inermi ed esposti ai pericoli, per cui sarebbe stata molto più saggia la seconda scelta: riposare le membra restando pur vigili. Forse allora il sonno serve a proteggerci da eccessive fatiche: ma anche in questo caso, sonno e veglia quieta non differiscono molto in termini di consumo energetico. Sarebbe bastata lei.

Tutto ciò induce a pensare che il sonno sia importante per il cervello. Ma le cellule neuronali non si “disattivano” affatto: al contrario, si instaurano particolari attività elettriche, così particolari che hanno permesso di dividere il sonno in fasi (ma non è mia intenzione annoiarvi con la loro descrizione specifica). Si potrebbe pensare che il sonno allora serva a ricostituire le riserve di alcuni metaboliti cerebrali, cioè, per dirla in modo più semplice, a ridare gli zuccheri, ad esempio, alle cellule, per farle funzionare di nuovo una volta svegli. Questo però succede solo in alcune specie animali e solo in alcune zone cerebrali. Altre ipotesi secondo cui esso potrebbe favorire il recupero dell’attività mitocondriale (i mitocondri, se non lo ricordate, sono organelli delle cellule), la sintesi proteica e rimaneggiamenti delle membrane cellulari sono suffragate solo da dati correlativi.

In una fase del sonno, la famosa fase REM, le cellule del cervello intraprendono una attività elettrica tale da essere estremamente simile a quella della veglia! Da qui il soprannome dato al sonno REM di “sonno paradossale”. Ciò ha qualche significato?
L’alternanza, quando si dorme, delle varie fasi del sonno (cioè,quando dormite, dormite prima in fase Non REM, poi in fase REM, poi di nuovo Non Rem e così via per 4-5 volte), ha significato? La risposta della scienza per ora è “Boh!”.

Il tempo trascorso a dormire cambia nel corso della vita, così come la sua composizione (le fasi del sonno, cioè, variano di durata nel corso della vita). Ciò ha significato? La risposta è nuovamente “Boh!”.

Sicuramente invece il sonno è associato con la memoria, ma non si sa bene se favorisca il consolidamento di ricordi nuovi (appena acquisiti) o dei ricordi vecchi. Una recente ipotesi sostiene che la funzione principale del sonno sarebbe quella di “mantenere sotto controllo” il numero e l’efficacia totale delle sinapsi (cioè le connessioni fra i neuroni), che si potenzierebbero durante la veglia. Per poter sempre funzionare, il nostro cervello non può potenziare le proprie sinapsi a suo piacimento: la funzione del sonno sarebbe dunque quella di “depotenziarle” per evitare una saturazione.

Ovviamente non vi ho detto tutto quello che si sa e che non si sa sul sonno, però spero di aver generato in voi una sana curiosità intellettuale riguardo questo misterioso sonno.

Vi lascio intendere che sono stato aiutato nello scrivere questo post dall’aver fatto da poco Fisiologia II.

Trypanosoma Brucei Gambiense

postato il 2 Mar 2012 in Main thread
da Azazello

Suona bene, vero? Ha una sua potenza espressiva, con quella sfumatura tribale a dargli un’aria tra il mistico e il minaccioso. Invece è una bestiolina lunga forse una quindicina di micrometri, così piccola che probabilmente non riuscireste a schiacciarla se ce l’aveste fra la suola della scarpa e il pavimento. Non che la cosa costituisca in alcun modo un impedimento per l’animaletto, qualora una mosca dovesse decidere di recapitarlo al vostro apparato circolatorio, nello svolgimento del suo principale ruolo nell’universo: guidarvi verso una morte orribile e piuttosto lenta <3

Ma sarei disonesto se vi lasciassi pensare ancora a lungo che è di questo che voglio farvi parlare per un mese. Sarei disonesto anche se volessi davvero farvene parlare, a dire il vero, per cui lasciamoci alle spalle questa parentesi sfortunata e veniamo al punto: c’è una cosa che ha a che fare con Trypanosoma brucei gambiense, con il fatto che questo post sembra non avere né capo né coda, con le diverse ore che ho passato a giocare a Final Fantasy IX tra ieri e oggi e quelle che ho passato studiando nei giorni passati. Siamo tutti accomunati dalla sua presenza e la maggior parte di noi ha in comune la sua insufficienza, per alcuni è un trofeo e per altri è una seccante necessità, ma è comunque una cosa a cui tutti dedichiamo una quantità di tempo paragonabile solo a quella che passiamo respirando, ragionando o percependo (ufficialmente la parola più brutta della storia).

Giuro che pensavo a questo argomento da diversi mesi, ma è più che mai appropriato che lo sfrutti proprijjjjkkkkjkjkkkjkjkkkkkkkkkkkkjkòòòòòòòòòòòòòòòò

 

 

 

 

 

 

 

 

Molecologi

postato il 11 Feb 2011 in Main thread
da Azazello

[Questa volta l’argomento è il tempo e siamo stati invitati a parlarne in modo soggettivo. Io, un po’ per spirito di contraddizione e un po’ perché del mio soggetto non credo possa interessare granché a nessuno dei lettori, ho deciso di parlare del tempo di tutti]

[Il titolo di questo post si legge “Molecològi”]

[Questo post è lunghissimo. MI DISPIACE. Ho veramente cercato di scrivere solo lo stretto necessario, e ho comunque la sensazione di non aver detto molte cose essenziali. SCUSATEMI! Per accorciarlo ho messo sotto spoiler una parte (piuttosto lunga) che consiglio di leggere solo a chi non ha per niente idea del ruolo di DNA e proteine nel funzionamento delle cellule e del corpo umano]

[spoiler]Il DNA (Acido 2-DesossiriboNucleico) è una molecola che potete immaginare come un lungo filo sottile abbastanza da stare, avvolto, dentro il nucleo delle cellule, costituito da una sequenza di nucleotidi, che per l’appunto sono le unità di cui questo filo è costituito. Ai fini di quello di cui voglio parlare, dovete pensare al DNA come a una lunga riga di lettere (circa 3 miliardi nell’uomo) ognuna delle quali rappresenta un nucleotide; i nucleotidi possono essere di 4 tipi: A (Adenina), T (Timina), G (Guanina), C (Citosina), quindi tutta la riga sarà costituita da una ripetizione (all’apparenza) più o meno casuale di queste lettere, per esempio: …AGTCGATGATCGGATCGATCGATTAGCTAGA…, che potrebbe tranquillamente essere una sequenza di DNA. La funzione del DNA è quella di contenere, conservare, duplicare (durante la riproduzione) e rendere disponibile il cosiddetto patrimonio genetico, vale a dire tutte le informazioni necessarie per lo sviluppo e il mantenimento in vita dell’organismo. Queste informazioni sono codificate attraverso il cosiddetto codice genetico e servono tutte per la costruzione di una grande raccolta di proteine, che fanno praticamente tutto ciò che c’è da fare, dal dare una forma alle cellule (e per estensione al corpo) a farle muovere, mangiare, digerire, crescere, riprodursi, morire; ogni proteina ha una funzione estremamente specifica. Le proteine sono composte di amminoacidi, 20 tipi in totale, che potete immaginare come tante palline con attaccato una protuberanza diversa per ciascun tipo; una catena di amminoacidi costituisce un peptide e quando questa catena si ripiega su se stessa raggiungendo una conformazione più o meno stabile in grado di svolgere una qualsiasi attività a livello molecolare, abbiamo una proteina funzionante (se queste proteine catalizzano, ovvero accelerano, una qualche reazione chimica, sono dette enzimi). Il passaggio dall’informazione codificata nella sequenza di nucleotidi del DNA alla catena di amminoacidi nelle proteine viene detto sintesi proteica ed è costituito dalla fase di trascrizione, in cui viene formata, grazie alla funzione della proteina RNA Polimerasi una molecola complementare alla sequenza di nucleotidi che viene trascritta da usare come stampo per la produzione delle proteine, e dalla fase di traduzione in cui questo stampo viene “letto” e quindi “tradotto” attraverso un sistema complicato in una proteina. Lo stampo di cui stiamo parlando si chiama mRNA (messenger RNA) e non credo che vi serva sapere granché su come è fatto, vi basti sapere che è simile al DNA nel senso che è fatto di nucleotidi, ma che al contrario del DNA i filamenti di mRNA sono corti e hanno lo scopo di trasportare solo le informazioni necessarie, ancora codificate, dal nucleo al citosol (il resto della cellula), dove vengono tradotte. Insomma, per semplificare (ulteriormente): ogni proteina è prodotta a partire da una sequenza di DNA, per cui esiste una correlazione diretta fra sequenza di DNA e funzione specifica che verrà svolta in seguito alla trascrizione e successiva traduzione della sequenza. L’ultima cosa che voglio dire è che la trascrizione delle sequenze di DNA è regolata attraverso diversi meccanismi, di cui ce ne interessa uno in particolare: esistono delle proteine chiamate fattori di trascrizione che sono capaci di legarsi ad una sequenza specifica di DNA (detta regolatoria) e in questo modo di influenzare se la sequenza adiacente deve essere trascritta o meno; ovviamente, per la ragione che ho scritto poco più su, se una certa sequenza di DNA a cui corrisponde una specifica proteina viene trascritta, la cellula potrà svolgere la funzione associata a quella proteina, se invece non verrà trascritta questa funzione mancherà. Le varie regioni di DNA che contengono una sequenza codificante per una proteina e sequenze regolatorie per questa regione sono dette geni; possiamo quindi immaginare il DNA come una lunga serie di lettere, raggruppate in geni, che codificano ciascuno a. informazioni per svolgere una specifica funzione attraverso la sintesi proteica e b. sequenze regolatrici per permettere di svolgere quella data funzione (stimolazione o attivazione) solo quando serve, tenendola bloccata (inibizione) se è inutile. ULTIMA COSA, prometto, tutte le proteine hanno un tempo limitato, unico per ogni proteina, per cui esistono e sono funzionali prima di essere degradate. Questo vuol dire che, a meno che la sintesi di una proteina non sia continua, quando viene inibita la sintesi, dopo un po’ di tempo la proteina già sintetizzata viene degradata e scompare dalla cellula.[/spoiler]

Qualcuno di voi si sarà chiesto, nel corso della propria vita, come mai determinate funzionalità del corpo umano siano associate a specifiche ore del giorno, con una periodicità più o meno precisa. Cose di questo tipo possono essere avere sonno la sera, essere più “svegli” e concentrati al mattino (la parola inglese è “alertness”, al momento mi sfugge una traduzione migliore – ammesso che ci sia), temperatura corporea più alta in determinati momenti del giorno etc. La prima domanda che ci si pone di fronte a un fenomeno periodico di cui vogliamo conoscere il meccanismo è: la periodicità è intrinseca o indotta? Nel caso del comportamento periodico più evidente dell’uomo, il sonno: abbiamo sonno di sera perché un fattore esterno (come potrebbe essere il buio) fa scattare qualche sistema per cui ci viene sonno o succede perché, indipendentemente dalle condizioni esterne, periodicamente dopo x ore di veglia siamo indotti ad avere sonno? Chiaramente sarebbe tutto molto comodo se il primo caso fosse vero (meno roba da studiare), ma a quanto pare non è il nostro caso. Chiunque di voi abbia percorso in aereo una sufficiente distanza lungo l’asse est-ovest avrà sperimentato il cosiddetto “Jet lag”, il cui sintomo più evidente è proprio l’alterato ciclo sonno-veglia, che non si spiegherebbe se quest’ultimo fosse regolato solo dal susseguirsi di ore di luce e ore di buio – ma ci torneremo.

È venuto fuori da studi sia sugli umani che sugli animali, in particolare la ben nota a chiunque abbia avuto a che fare con la biologia “Drosophila melanogaster”, anche detta in termini più scientifici “Moscerino della frutta”, che esistono dei meccanismi biologici per cui certe attività sono regolate periodicamente. Con grande fantasia questi ritmi sono stati definiti “Circadiani” e sono caratterizzati da tre caratteristiche fondamentali:

  1. Sono capaci di ripetersi in totale assenza di stimoli, ad esempio nel buio perpetuo (e, beh, direi che questo si spiega da sé)
  2. Sono indipendenti dalla temperatura¹
  3. Si possono resettare con determinati segnali esterni, detti “Zeitgebers” (parlando sempre del jet lag, dopo un po’ il disturbo va via da sé proprio per questa ragione)

Sia l’uomo che la Drosophila hanno cicli sonno-veglia che rispecchiano queste caratteristiche (ometto la spiegazione di come hanno capito che i moscerini della frutta dormono) e in entrambi i casi il ciclo dipende da un processo che avviene a livello della trascrizione di alcune proteine specifiche, meglio caratterizzate per Drosophila ma di cui sono stati trovati vari omologhi anche nel DNA dei mammiferi. Nel caso della Drosophila esiste almeno un centro di cellule che svolge questa funzione di orologio, anche se sembra che ci siano altri gruppi di cellule in grado di regolarsi indipendentemente dal primo gruppo, mentre nel caso dell’uomo esiste un pezzettino di cervello (che conosco solo di nome e collocazione, Cerbs saprà senz’altro dirvi di più! 28! vergogna!) chiamato SCN o Nucleo Soprachiasmatico, deputato appunto a svolgere questa funzione.

Il meccanismo molecolare che regola la periodicità dei ritmi circadiani non è dei più complicati che riesco a immaginare, ma non è nemmeno particolarmente ben studiato, quindi potrebbero esserci delle sorprese domani, dopodomani o fra tre giorni (metà delle cose che ho letto hanno già 10 anni), e coinvolge (nel caso di Drosophila) 2 geni (e le 2 proteine a loro associate) e 2 fattori di trascrizione. I geni sono tim (da timeless)² e per (period) (le proteine associate si chiamano TIM e PER, visto che è costume chiamare i geni con lettere minuscole e le proteine con le maiuscole) e i fattori di trascrizione sono dCLK (dCLOCK) e CYC (CYCLE), che formano un dimero (una proteina composta di due diverse catene di amminoacidi unite fra loro) e attivano la trascrizione di tim e per. Ora, la cosa curiosa di questo processo, che tra poco vi spiegherò sommariamente, è che in genere l’azione di proteine o enzimi si svolge in un lasso di tempo piuttosto breve, quando non si tratta di cose particolarmente complicate o su larga scala, mentre l’intero ciclo di trascrizione, funzionalità e degradazione di TIM e PER dura, in media, 24 ore e qualche minuto (11, dicono), per cui si rivela particolarmente adatto a svolgere la funzione di giornologio (bella parola, vero?). Il ciclo funziona pressappoco così:

  1. verso mezzogiorno dCLK e CYC dimerizzano e il complesso dCLK/CYC attiva la trascrizione di per e tim (nel nucleo, ovviamente) e i loro mRNA sono trasportati nel citosol
  2. in serata, soprattutto subito dopo il tramonto, gli mRNA di per e tim sono alla massima concentrazione (rispetto al ciclo) nel citosol e il gran numero di proteine PER e TIM tradotte da questi mRNA favorisce la formazione del complesso PER/TIM (le due proteine si uniscono), sempre nel citosol
  3. verso mezzanotte il complesso PER/TIM entra nel nucleo
  4. a questo punto TIM viene degradata (rotta, distrutta, insomma: non esiste più) e nel nucleo rimane solo PER che è in grado di inibire la trascrizione dei geni per e tim (per cui i livelli di PER e TIM nel citosol si abbassano)
  5. infine, dopo qualche ora (dopo l’alba) PER (nel nucleo) viene degradata e il ciclo riprende dalla trascrizione di tim e per, che non è più inibita e può ricominciare

Eccovi un pratico schema, preso dall’articolo che ho usato come referenza, che spiega la cosa:
Molecologio!

P = PER, T = TIM, DBT non vi interessa. I trattini col | alla fine significano “inibisce” (—|) e i trattini con la freccia indicano il movimento o la diretta conseguenza di qualcosa.

Ora, questo processo è ciclico, ovvero si ripete, ed è periodico, quindi lo fa a intervalli regolari, il che è quasi tutto quello che ci serve. Quello che manca, ora, è un modo per questo ciclo di interagire col resto del corpo per indurre i processi che ci interessano e un modo per essere resettato in caso il ciclo giorno/notte si desincronizzi rispetto al ciclo veglia/sonno (cambio di stagione, viaggi intercontinentali…). Nel caso dell’uomo l’SCN interagisce con altri organi attraverso il sistema nervoso, non so bene quali e onestamente indagare sarebbe fin troppo specifico per questo post, ma quello che mi interessa fare presente è che l’SCN invia il suo “segnale orario” al momento giusto, tra le altre cose, alla ghiandola pineale (yo Cartesio yo), che risponde secernendo un ormone (che per puro caso è anche un antiossidante) chiamato melatonina, che tra i suoi effetti ha di indurre sonnolenza. Chiarito come l’SCN influenzi il resto del corpo, possiamo passare ai simpatici Zeitgebers, ovvero “datori di tempo” (che orrore), il più importante dei quali è sicuramente la luce, che hanno la capacità di influenzare il ciclo di TIM e PER. L’SCN riceve un segnale dalla retina (occhi) che, sembra, induce la degradazione di TIM nel citosol, rendendo più lenta la tappa 2 del ciclo (formazione del dimero TIM/PER). Questo, e sto speculando perché non ho trovato informazioni precise, potrebbe essere un sistema per “allungare” il giorno, nel senso che la tappa 2 di per sé avviene di sera (quando fa buio) per cui, se al momento in cui dovrebbe avvenire c’è luce, la degradazione di TIM rallenta questa tappa impedendo che il ciclo proceda subito verso quello che per lui dovrebbe essere “notte” (ma che in realtà, essendoci luce, non è ancora notte).

Cose interessanti da dire sull’argomento ce ne sono a miliardi, ma vorrei concludere con due cose in particolare:

  1. A quanto pare la luce blu è uno Zeitgeber particolarmente efficace, per cui capita che alle persone che devono riprendere un normale ciclo sonno/veglia sia consigliato, di sera, di portare degli occhiali che schermino la luce blu. Naturalmente anche spegnere le luci e gli schermi retroilluminati è altrettanto (anche più, probabilmente) efficace;
  2. Sembra che tutto questo meccanismo si sia sviluppato, nell’evoluzione, molti (MOLTI) anni fa per proteggere i batteri dalla luce ultravioletta (che può creare danni) durante la duplicazione del DNA. A quanto pare ci sono dei lieviti che ancora oggi regolano questo processo in modo da farlo solo al buio;

¹Sembra che il punto 2 non sia vero. Ho trovato informazioni contrastanti in merito, ma il senso generale è questo: qualsiasi reazione chimica avviene più in fretta a temperature più alte, quindi anche il ciclo che regola i ritmi circadiani ne dovrebbe essere affetto. In passato si credeva che dovesse esserci un meccanismo per evitare questa cosa, ma, a quanto ho capito, non c’è e il ciclo cambia effettivamente periodicità a seconda della temperatura xD

²Per qualche tempo, e credo anche oggi in certi casi, tra i biologi c’è stata la moda di chiamare i geni con la condizione che si verifica se mancano, quindi potete capire che il gene tim(eless) si chiama così perché gli insetti in cui non funzionava per qualche motivo apparivano incapaci di gestire le cose inerenti al passare del tempo. Altri capolavori del genere sono hunchback, giant, bicoid, tailless

 

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