Segni di pace

postato il 8 Gen 2013 in Cazzi e mazzi personali
da Vobby

In natura come in civiltà, la velocità è strumeto di offesa e difesa. L’evoluzione ha prodotto predatori sempre più specializzati nell’eseguire rapidissimi scatti e agguati, o capaci di estenuanti inseguimenti, tali di sfiancare la più caparbia delle prede. Allo stesso modo queste ultime, le vittime designate di leoni e lupi d’ogni genere, hanno preso a […]

Leggi l'articolo per intero

Philadelphia-L.A., sola andata.

postato il 9 Dic 2012 in Main thread
da Deluded Wiseman

 

 

 

Non ho mai avuto una vita “normale”. La mia vita è sempre stata dura, sporca, violenta e immorale. Ma almeno era la mia, e il diavolo sa se volevo che finisse a gambe all’aria, capovolta per sempre.

Sono cresciuto a West Philadelphia, nei sobborghi. Allora non ce ne fregava molto di studiare o lavorare per fuggire di lì, non avevamo idea dello schifo a cui andavamo incontro. Così passavo le mie giornate a bighellonare per strada, giocando con la palla. Qualche sera, se riuscivamo a non farci vedere, ci intrufolavamo nel cinema a vedere qualche pulp o qualche poliziesco. Dev’essere così che mi è venuta voglia di entrare in polizia… avessi saputo lo schifo che mi aspettava, avessi saputo che non sarebbe stato come nei film con Bogart, forse ci avrei pensato due volte.

Ma non si può dire che io non abbia fatto il mio sporco lavoro, diamine, questo no. Anzi, forse l’ho fatto anche troppo, a giudicare da com’è andata a finire la mia ultima indagine.

Inizia come tutte le notti, con un whisky e una paglia a casa, ascoltando la radio. Poi giù, via. Stavolta è al campetto da basket, quello fra la 15esima e Madison. Arrivo di soppiatto, e mi trovo davanti quello che aspettavo: la banda di Soapy ha un appuntamento importante, e io lo sapevo: le informazioni nelle bettole costano alcol e sangue, ma sono affidabili, e io so procurarmele.

E’ un incontro discreto: da lontano vedo solo Soapy, un paio di sgherri, e altri tre uomini che mi danno le spalle. So che si vedono qui perché è territorio neutrale per tutte le gang, ma non so chi siano gli altri. E continuo a non saperlo: avvicinandomi mi sono buttato dietro un cassonetto, e non vedo un beneamato. Però sento. Sento che si accordano per qualcosa di grosso: una partita di droga dal Medio-Oriente, pronta a inzozzare le strade per benevola interecessione di qualche testa di cazzo dell’esercito che ha ben pensando di arrotondare spacciando roba dall’Afghanistan. Vendendo questa roba quei segaioli di Soapy e dei suoi faranno un bel salto di qualità. Complimenti. Cerco di capire luogo ed ora, voglio essere lì ad aspettarli con qualche amico. Quello che invece non mi aspettavo, è una botta fortissima giusto dietro la nuca.

E’ quello che ricevo.

Forse sono stato un coglione a non immaginare che ci fosse qualcuno che controllava la zona, o forse no. Non ho il tempo di chiedermelo: ho giusto il tempo di vedere il bestione nero che mi ha offerto il primo giro, e poi me ne regala un altro dritto sul muso mentre chiama gli altri, e io smetto di vedere e capire. Sento solo l’asfalto ruvido e sozzo grattarmi la faccia, e rumore di pistole e coltelli sguainati. Urlano, mi vogliono fare secco. Cerco di rialzarmi, ma ricevo un calcio in pancia. Sputo sangue sul trench e sulle scarpe. Poi sento una voce, dice che ci devono andare piano, dice di darmi una lezione ma di non farmi tirare le cuoia, perché hanno bisogno di discrezione. Dev’essere l’altro stronzo, lo sconosciuto che ancora non riesco a vedere, e mi ha appena salvato la vita. Non mi salva dalla lezione: mi pestano di brutto per venti minuti, credo mi minaccino di mandarmi al Creatore, ma io ormai sono per metà da Belzebù, e neanche capisco quello che dicono. Alla fine qualcuno mi solleva sopra la testa, mi fa fare un paio di giri in aria e mi lancia contro il cassonetto. Urlano qualche altra cosa e se ne vanno, lasciandomi lì, ricoperto di sangue e sputi.

Non le ho mai prese così, mai.

“William, hai tirato troppo la corda”, mi dice il commissario qualche ora dopo “Alla prossima cazzata che fai, qualcuno ti ammazza. Vattene. Cambia città, ti possiamo trovare un posto. Ricomincia.” E se io fuggo con la coda fra le gambe, chi lo finisce il fottuto lavoro, qui? Forse lui o quei damerini culi lardosi della procura/qualche? Glielo dico, ma lui mi ignora. “Da cadavere non servirai per un cazzo. Non fare lo stronzo: c’è un distretto a Los Angeles, hanno bisogno di uomini. Aspettano solo te”. A quel punto, mi insospettisco, e iniziano a girarmi. So bene che chi fa onestamente il suo mestiere in polizia non va a genio molti politici con le mani immerse nel miele fino ai gemelli d’oro. Gli faccio: “Ma che premuroso. Non è che invece ho rotto le palle una volta di troppo a qualche alto papavero degli amici tuoi? Che mi dici, caro il mio commissario in carriera del cazzo?.”

Forse ho centrato il bersaglio. O forse gli ho dato del corrotto ingiustamente. Comunque sia, mi guarda male e mi dice di avere rispetto per chi vuole il mio bene, di levarmi dai coglioni prima che cambi idea e smetta di cercare di salvarmi la pelle, puttanate del genere. Dice che non ho scelta, che se non vado via mi sbatte a dirigere il traffico fin quando qualche sgherro non mi trova e non mi fa fuori sul posto. Francamente non lo ascolto. Probabilmente lui non c’entra niente, lo conosco da vent’anni e in fondo è un poliziotto onesto. Però sa, e ormai l’ho capito anche io, che questa volta ho pesato i piedi al figlio di puttana sbagliato, e rischio di compromettere, oltre al mio culo, anche il mio lavoro. Meglio non insistere.

Accendo la paglia, e capisco che è meglio sgommare.

Non lascio molto, qui a Philadelphia . Parenti non ne ho, e con gli amici di un tempo ho perso i contatti.  Con quelli che non si è portati via l’alcol, la droga, la mafia o il glorioso esercito degli Stati Uniti d’America, intendo. Al lavoro, non sono mai andato a genio a molti. Poco male,neanche loro andavano a genio a me. Un’ultima sbronza con i derelitti da  Franky’s, e sono pronto. Non saluto Charlene ,e probabilmente è meglio così anche per lei. In fondo, per me il lavoro era tutto, e se a Philadelphia per me non ce n’è più, tanto vale andare, e arrivederci a questa fogna senza troppi rimpianti. Non sono un sentimentale. Forse s’era capito.

Il problema è che io nella fogna ci sguazzavo a meraviglia. Sono nato lì, cresciuto lì, è lì che ho preso i primi pugni sul muso, ed è in quei vicoli che ho imparato a rispondere a ginocchiate nelle palle. Philadelphia, almeno la mia Philadelphia, è un posto di merda, chiariamo. Lurido, violento, insensibile. Ma non ha pretese di essere meglio di quanto non sia. Ed io sono fatto per lei, almeno quanto lei è fatta per me. Neanche io sono un tipino raccomandabile, ma non mi sono mai creduto diverso. Los Angeles, invece, è bugiarda. In mezzo ai lustrini, alle luci e alle feste, strisciano il crimine e la corruzione in tutte le loro forme. Con crimine e corruzione ci so fare, con i lustrini e le feste no. Odio gli ipocriti, e LA è probabilmente la città più ipocrita del mondo. Ci sono film di Hollywood molto più veri di Los Angeles.

Salgo in aereo e realizzo che, non so perché, ma mi hanno messo in prima classe. Facce belle, abbronzate e vuote; credo sia un’anteprima di quello che mi aspetta. Mi servono aranciata in bicchieri di cristallo, chiedo all’hostess se  posso avere un po’ di whisky in bicchiere di plastica, e le rido in faccia quando per un bicchiere mi chiede il prezzo di due bottiglie della riserva di Franky. Sarà orribile.

Uscito dall’aereoporto chiamo un taxi, e mi avvio sotto il dannatissimo sole della California verso la mia nuova vita, e guardando la città dal finestrino mi ricordo che L.A. e Hollywood non sono la stessa cosa. L.A. è anche ghetti di ispanici, gang di strada, droga nei parchi per bambini, miseria. Questo potrei gestirlo, è roba mia. Neanche il tempo di finire la paglia, e mi rendo conto che la cosa non mi riguarda: io non vado a Compton, non vado a Venice. Quando inizio a vedere i cancelli delle ville e i giardini vorrei dirgli di fermarsi, che questo non è il mio posto e sta sbagliando. Probabilmente mi prenderebbe per pazzo.  In fondo mi ricordo di averglielo detto proprio io entrando in auto:

“Portami a Bel-Air.”

E non conta quanto dello sciacquabudella infimo che ho nella fiaschetta dovrò mandare giù per sopportare l’idea. Gli dico l’indirizzo esatto, e lui mi ci porta. “Che sventola di commissariato”, penso mentre accendo l’ennesima paglia di una giornata che sta iniziando a sapere troppo di catrame persino per le mie abitudini. Il palazzo è pulito, sistemato, tranquillo; nessun via vai di teppisti in manette e volanti a sirene spiegate. Il mio commissariato puzzava di vecchio, di sigaro, di caffè. Questo odora di disinfettante. Bè, ormai che sono in pista, meglio ballare, e cercare di farci l’abitudine. Willy Smith, ispettore, distretto di Bel-Air. Suona strano.

 

Ualà

 

 

 

 

 

 

Che ruota di trasferta..

postato il 4 Dic 2012 in Cazzi e mazzi personali, Il rubricone musicone rotolone
da Bread

[In questi giorni riascoltando a caso i chillers e i uait lais ripensavo agli ultimi concerti che sono andato a vedere fuori e mi è venuta voglia di radunare due o tre persone a caso per prendere il primo treno per un concerto qualsiasi in un qualsiasi posto. Questo post sono una serie di banalità […]

Leggi l'articolo per intero

Chi siete? Cosa fate? Sì, ma quanti siete? UN FIORINO!

postato il 3 Dic 2012 in Main thread
da Spasko

L’era del digitale! L’era dei computer domestici anche per cucinarsi la colazione! L’era della pirateria! L’era dello streaming! Dove sto arrivando? Ai telefilm! Questo virus dagli effetti letali che si sta espandendo a macchia d’olio in tutto il mondo. Si sentono sempre più spesso frasi come “oh ma hai visto nell’ultima puntata quello che.. blabla.. CHEFFIGATA!”, oppure “mamma mia come è finita di merda questa serie…”, oppure ancora “ma hai visto che gnocca che è la tizia che sta con il cugino di secondo grado della zia del co-protagonista”.

Posso affermare a giusta ragione di non conoscere nessuno che non stia seguendo ALMENO un telefilm. Io per primo ne seguo 3 o 4, ed inoltre non esito a rivedermi le puntate di quelle serie che mi hanno riempito intere giornate di nullafacenza (o che mi hanno tolto preziose ore da dover invece passare chino sui libri).

Indubbiamente tra i lettori, ed ancora di più tra gli autori in questo blog, sono sicuro di trovare terreno fertilissimo affinché una tematica del genere possa suscitare interesse.

L’argomento che vorrei proporre non so se è definibile in una maniera sintetica, poiché si traduce in una, anzi… due domande: alla luce dei telefilm che sono passati con i loro fotogrammi davanti ad i vostri occhi strafatti, in quale personaggio vi potreste riconoscere? Ed inoltre, in quale telefilm vi piacerebbe vivere?

Esposto così può sembrare il classico tema di scuola elementare, e di sicuro verrò ricoperto di insulti per questa scelta (o anche per la mia esistenza, a seconda), ma magari può essere un buono spunto affinché tutti possano dire la loro…

Non so se ti ricordi…

postato il 26 Nov 2012 in Cazzi e mazzi personali
da Azazello

[Ricordare è una responsabilità. Ricordare qualsiasi cosa: la Storia e le storie sono il manuale di istruzioni per la società del futuro. Ciascuno contribuisce all’intreccio di vite che dà forma al mondo in maniera unica ed equivalente: come già ho detto un atto di cortesia buttato lì o un gesto d’affetto possono cambiare la giornata […]

Leggi l'articolo per intero

Lo scioperato o la riappropriazione del capitale finanziario

postato il 21 Nov 2012 in Main thread
da Vobby

Guidati dal valoroso ******, detto il Rosso, famoso rivoluzionario di professione, il folto gruppo di Minatori si appropinquava alla casa di *****, noto Scioperato.
Era costui un individuo davvero particolare, che aveva scelto di vivere ai piedi di una collina, ai margini della civiltà, a causa di alcuni problemi di socializzazione: non si spiegava affatto perché la gente si ostinasse a lavorare qualcosa che non fosse la terra. Ai suoi occhi, in effetti, niente di diverso dal cibo, dal sonno o da altri bisogni basilari era degno di nota.
Il Rosso era amico di vecchia data della famiglia dello Scioperato, che si era distinta per alcune eroiche imprese compiute nei tempi andati, come quando diversi suoi membri di erano impegnati per scacciare dall’estremo occidente le multinazionali del carbone o in occasione della temibile invasione degli Sciacalli, avvenuta in seguito all’esondazione del fiume orientale, cui opposero strenua resistenza.
Le intenzioni del Rosso furono subito chiare: il suo proposito era di reclutare lo Scioperato in un’azione rivoluzionaria di cruciale importanza, destinata a cambiare le sorti della regione. Si trattava di una missione che sarebbe stata svolta da soli avanguardisti scelti, ovvero il gruppo dirigente del sindacato dei Minatori, il Rosso (la cui presenza era però richiesta anche su altri fronti di lotta) e lo Scioperato stesso.
Quest’ultimo, in principio, era piuttosto scettico: non aveva mai avuto remore nel vantarsi dell’eroismo dei suoi antenati, ma non ne aveva mai dato prova egli stesso. Il Rosso, tuttavia, insisteva nel volerlo includere, mosso da un’inspiegabile fiducia in lui.
Il richiamo dell’avventura prevalse. D’altro lato, essa si prospettava straordinaria, ed era impossibile non aderire alla giusta causa dei sindacalisti: il loro nemico, una potentissima banca d’affari proveniente dalle capitalistiche lande del Nord, si era impossessato dell’impresa pubblica M.O.M., Miniera d’Oro della Montagna, la cui gestione era precedentemente organizzata secondo i progressisti criteri della Mitbestimmung. I manager della Banca, corrompendo il burocrati locali e finanziando alcuni sindacati gialli, avevano dapprima diffuso perizie false sull’esaurimento dei filoni e, successivamente, sulla base di esse avevano convinto il governo a intraprendere la strada della privatizzazione, di cui si era ovviamente avvantaggiata, distribuendone la proprietà ai suoi soci. Appropriatasi della Miniera con l’inganno, la Banca aveva poi finanziato l’acquisto di nuovi, distruttivi impianti e macchinari altamente inquinanti, che avevano letteralmente divelto la Montagna permettendo comunque all’azienda di licenziare tre quarti dei dipendenti, incrementando ulteriormente i profitti. Infine, la Banca aveva speculato sull’attivo della miniera, vendendo derivati e cartolarizzando eventuali esternalità negative, piuttosto che reinvestire i profitti che in attività che avrebbero permesso ai Minatori licenziati di tornare a lavorare. I vari manager ormai si erano disinteressati della miniera, passando gran parte del loro tempo a contare le pile di denaro che continuavano ad accumularsi nei loro forzieri, che avevano imparato a conoscere a menadito, godendone avidamente.
Insomma, un gran brutto affare multimiliardario.
La faccenda forniva però un’inaspettata occasione ai nostri sindacalisti rivoluzionari: se fossero riusciti a violare il caveau della Banca, situato nella profondità della Montagna stessa, i cui cuniculi essi conoscevano come le loro tasche, avrebbero potuto impossessarsi di una ricchezza straordinaria, destinata a finanziare per decenni la lotta di classe nel paese.
Le difficoltà che i nostri eroi dovettero affrontare non possono essere raccontate in dettaglio, ma meritano almeno una rapida carrellata.
Durante il viaggio di andata verso la Montagna, essi si trovarono a dover combattere le temibili orde dei Crumiri (che certe saghe successive chiameranno “Crumiretti”), i quali continuavano a lavorare nelle montagne nonostante lo sciopero generale indetto dai sindacalisti rivoluzionari, ricevendo così piccoli favori dai padroni.
Grandi difficoltà ideologiche furono date loro dall’incontro con extracomunitari di colore, che pure continuavano a servire i padroni pur di ottenere un salario da fame, per nutrire le loro povere famiglie. I sindacalisti opposero loro una rocciosa resistenza.
Grandi problemi furono dati loro dagli Hippie, ecologisti profondi che vivevano nei fitti boschi nei pressi della Montagna, i quali riuscirono a trattenere a lungo i minatori, corrompendo il loro fiero spirito con le loro feste a base di liquori artigianali e cannabis, tutta naturale e coltivata indoor.
In tutti questi frangenti fondamentale fu il ruolo dello Scioperato il quale, inaspettatamente, seppe trovare un proprio ruolo risvegliando l’eroismo del suo sangue. Il suo aspetto innocuo lo tenne sempre alla larga di sguardi indiscreti, dandogli così la possibilità di reperire quante più informazioni possibili sui sistemi di difesa che la Banca utilizzava per proteggere il suo tesoro. Venne così a conoscenza di una grossa falla nelle difese informatiche della banca stessa, che avrebbe potuto fornire ghiotte occasioni di attacco da parte dei Minatori, se solo essi fossero stati abili a muoversi nella rete.
Essenziale si rivelò quindi l’alleanza con ****, un popolare giovanotto con la passione della pirateria informatica.
Fu lui a violare le difese che la Banca, troppo sicura di sé, da tempo dimenticava di aggiornare. Inutile dire che la sua partecipazione all’impresa contribuì non poco a rinsaldare l’alleanza fra le organizzazioni tradizionali di lotta e il mondo dei social network.
La vittoria dei Minatori, del Rosso e dello Scioperato sulla malvagia Banca d’affari diede i risultati sperati: come insegnano le appendici di saghe più recenti, il capitale di cui i minatori si erano riappropriati fornì effettivamente un sostegno non indifferente alla rivoluzione mondiale, consentendo di erigere più solide difese di fronte al Male che, presto, si sarebbe riaffacciato all’orizzonte.

A loaf that attempts to twist its own fate

postato il 19 Nov 2012 in Cazzi e mazzi personali
da Azazello

La reciprocità non è del tutto naturale. Non è ovvia, anche se spesso si commette l’errore di agire come se lo fosse, e questo ci mette nella strana posizione di comportarci male con le persone che ci trattano bene -e viceversa- pur essendo completamente in buona fede. Ma questo ci serve solo a capire dove […]

Leggi l'articolo per intero

Compilation random: canzoni che mi fanno mangiare il cazzo.

postato il 8 Nov 2012 in Cazzi e mazzi personali, Il rubricone musicone rotolone
da Deluded Wiseman

Come un elenco telefonico in quei programmi strani con uomini nerboruti che stabiliscono record improbabili, il mondo si divide in due categorie. Non cascherò nel facile gioco delle citazioni Leoniane, ma andrò dritto al punto. “Il mondo si divide in due categorie: chi ha la pistola carica, e chi scava. Tu scavi.” Chè, ci credevate […]

Leggi l'articolo per intero

E finalmente eccolo!

postato il 5 Nov 2012 in Main thread
da Lalla

Buonasera a tutti!

Dovete sapere che nell’ottocento gli Arabi non avevano ancora sviluppato veri e propri romanzi. Allora hanno pensato di tradurre quelli occidentali, così, tanto per imparare a farne di loro. I traduttori, però, si sforzavano di “adattare” le opere originarie al pubblico arabo. E, insomma, traducendo traducendo, un po’ come avviene giocando al telefono senza fili, creavano nuove storie che con l’originale avevano ben poco a che fare. Spesso solo un breve accenno di trama permetteva di risalire all’originale, quando il traduttore non riusciva, per incapacità o scrupolo di coscienza, a far passare l’opera per sua (già). Insomma, per farvela breve, pur di andare incontro al gusto del pubblico e alle esigenze meramente materiali dell’editoria poteva capitare che trasformassero romanzi di 1000 pagine in racconti di una ventina. O che eliminassero da Robinson Crusoe tutti i riferimenti alla morale calvinista, giusto per non far arrabbiare quei vecchi inturbantati. O, ancora, poteva capitare che fraintendessero il senso dell’opera, scritta in un contesto così diverso dal loro.

Vi starete chiedendo il perché di questa lezioncina. Ed eccovi la risposta: l’argomento del mese sarà “tradurre tradire”, ovvero le traduzioni appezzottate. Vi chiedo di fare vostra l’idea di un libro, di un film, un fumetto, un manifesto visto per la strada e crearne ciò che più desiderate.

In brevi semplici passi:

1)     Prendete un’opera, una qualunque: la Divina Commedia, Topolino, American Pie o QUALUNQUE altra cosa.

2)     Trasformatela in QUALUNQUE cosa vogliate. Non c’è alcun limite. La Divina Commedia potrebbe diventare una hit dubstep, Topolino un’opera lirica e American Pie un thriller.

Proporrei anche di non esplicitare l’opera originale.

Potremmo tutti cercare di scoprirlo!

 

Buon lavoro e buona lettura!

Un film blasfemo

postato il 23 Set 2012 in Cazzi e mazzi personali
da Vobby e freeronin

Vobby: «“Il Manifesto” continua a parlare del “film blasfemo” e dell’“offesa al profeta” a proposito del film Innocenza dei musulmani. Sono l’unico a pensare che non sia il linguaggio adatto per un quotidiano comunista? Se si è atei il film può essere brutto, fuori luogo, ignorante, ma che il contenuto sia blasfemo e offensivo dovremmo lasciare […]

Leggi l'articolo per intero
 

Fatal error: Class 'AV\Telemetry\Error_Handler' not found in /membri/.dummy/apps/wordpress/wp-content/plugins/altervista/early.php on line 188