Similitudine tra gli ultimi due argomenti del mese

postato il 9 Ago 2010 in Main thread
da Viandante Solitario

L’argomento di questo mese sembra un continuum di quello del mese scorso. “Simbolo” in greco significa “mettere insieme (parti diverse)”, quindi creare un collegamento, un collegamento, però, condiviso da un gruppo sociale. Questa è una delle maggiori differenza tra simbolo ed allegoria, che ha, invece, un carattere più soggettivo.

A questo punto, dopo questa premessa, dovrebbe esserci il post vero e proprio. E invece no. Il mio post di oggi termina così per due motivi: 1) non sono particolarmente inspirato; 2) il post si limita alla semplice costatazione di cui sopra. Vi lascio con una domanda: come mai, secondo voi, questi due argomenti sono così simili?

Così parlò il viandante solitario

I collega-menti di Don Squallore.

postato il 27 Lug 2010 in Main thread
da Nigredo

Il nostro (ma soprattutto vostro) eroe più sgradito torna a popolare i rotocalchi digitali con questa singola, laconica immagine, che mirabilmente esplica un senso dei collegamenti che ancora nessuno di voi ha osato (o saputo) cogliere ed/o immaginare:

Il Collega-mento di Don Squallore. Mirabilmente banale nella sua essenza, è in realtà l’emblema dei collegamenti a cazzo, incomprensibili, ma pretenziosamente seri che troppi fanno. E che cos’è una persona che pretende di far passare per intellettuali, profondi e giustificati collegamenti che altro non sono che uno stralcio di flusso di coscienza malamente coltivato, se non un nuovo, fantastico Don Squallore? Mi riferisco in particolare a quei collegamenti che sembrerebbero profondissimi per toni e retorica, se non fosse che sottendono una logica (la sottendono?) completamente a caso, o comunque errata, o comunque fantasiosa e imprevedibile se nessuno ce la spiega “a priori”.

Mi spiego meglio: “Ti lascio perché ti amo troppo.” Considerando quante persone hanno detto questa frase, reputo impossibile che non ci sia una qualche logica di base che il 90% di noi mortali non riesce a cogliere, o magari coglie solo in particolari stati d’animo. Se l’interlocutore ha un minimo di stima in se stesso, a sentirsi dire una frase del genere non potrà che giudicare coglione chi gliela rivolge. Ed è qui che servirebbe uno squallologo, qualche temerario che non abbia paura di addentrarsi nelle meningi del fecale retore per comprenderne i comportamenti e le mistiche meccaniche, che mai altrimenti troveranno luce e senso agli occhi di quella banale umanità dispensatrice di pragmatismo e poetessa di nulla che tutti noi altri siamo. Stesso ragionamento si applica per tutte quelle frasi del tipo “Mi sento confusa”, “Ho bisogno dei miei spazi”, “Mi piace troppo stare con te ma non andremo mai d’accordo” et similia. Da notare che l’ambito amoroso, in questo senso, costituisce una florida miniera di collegamenti squallidi che spesso, anche da vate dello squallore quale io sono, non mi sognerei mai di pensare. Insomma, ciò che dei collegamenti mi preme dire, come già qualcun altro ha sottolineato, è la loro totale vacuità di senso: un collegamento infatti presuppone una qualche logica di fondo, che stabilisce quali collegamenti siano “fattibili” e quali no. Senza esplicitare questa, tutto, e davvero dico tutto, può divenire collegamento, fantastico o ben posto. È il caso ad esempio di mettere a confronto i collegamenti della logica ZFC, di uso comune nella matematica, che voi intendereste come rigidi vincoli razionali, con le libere associazioni che vengono fuori in una seduta psicanalitica. Se da una parte abbiamo che 2+2 fa 4, dall’altra abbiamo che Ombrello = Pisello o altre cose del genere, e ci parrebbe quantomeno strano che entrambi gli asserti possano avere senso, che non si “escludano” mutuamente nell’ambito dell’umano raziocinio preso in senso generico. Quindi, va sottolineato che ogni collegamento perde di senso se non è specificato il contesto logico (razionale, artistico, clinico) in cui esso opera. Tra l’altro, dato che quasi tutti noi siamo in grado di comprendere e apprezzare più discipline disparate chiaramente operanti su livelli logici diversi, mi viene da pensare che nella mente dell’uomo convivano più logiche differenti, su vari livelli, che condividano tra loro soltanto dei principi fondamentali, come potrebbe essere, ad esempio, il tertium non datur o l’ex falso quodlibet. Anche se, col passare del tempo, si è pienamente constatato che a livello razionale questi principi non sono più strettamente necessari, dubito che qualcuno riuscirebbe a prescindere da essi nella vita di tutti i giorni, il che avvalora proprio la mia tesi. E ciò che è più bello, giustifica l’esistenza di personaggi inqualificabili quali le donne, i preti scenziati, la fede in Dio di Bernard Riemann e i Teodem. Quindi, in definitiva, la mia tesi è che:

Le persone ci sembrano tanto incomprensibili perché governate allo stesso tempo da più logiche diverse e spesso incompatibili, agenti su vari livelli e che spesso pongono vincoli tra loro stesse, rendendo la comprensione dell’umano agire inconoscibile agli occhi di chiunque, compresi i reggenti delle stesse anime che ci si accinge a studiare.

Notare che, a mio parere, su quale livello operi quale logica e il come queste si influenzino a vicenda è un fatto che dipende dall’esperienza esistenziale di tutta una vita, nonché da una serie interminabile di fattori. Per farla breve, direi che queste iterazioni siano governate dal caso, e che la nostra attività di comprensione può darci solo magri macroindizi che ci permettano di collocare a grandi linee certe logiche su certi livelli, tenendoci comunque nascoste le iterazioni più fini tra le stesse, che guarda caso sono quelle che de facto governano il comportamento nelle sue dettagliate sfaccettature. In questo caos indeterministico, una logica coerente, frutto della saggia combinazione del tutto su menzionato, c’è, ma è inconoscibile. Ed ecco che la gente ci sembra strana e noi, per quieto vivere ed amore verso noi stessi, facciamo la cosa più saggia che uomo vivente possa fare: Ce ne fottiamo.

Rizoma

postato il 19 Lug 2010 in Main thread
da Lellida

La parola “collegamento” mi ha subito fatto pensare ad un concetto molto interessante, in questa era alter-moderna: il Rizoma. Botanicamente parlando il rizoma è un corpo che si estende orizzontalmente sotto il terreno ed ha la funzione di radice e serbatoio di nutrienti per la pianta, per esempio, lo Zenzero qui riportato.

Ma ciò che è interessante, è la presenza di multipli nodi e  snodi. Lo zenzero(come altre piante) si espande sotto il terreno, e da ogni nodo parte un pezzetto di “tubero” (non è corretto, ma non mi andava di fare una ricerca troppo accurata). Insomma, questo COSO si espande in modo non organizzato e sistemato come delle comuni radici di alberi. ( e qua parte il collegamento) E a proposito di alberi, si potrà ricordare come Descartes abbia organizato il sapere in una forma arborea, le cui radici fossero la metafisica, la fisica il tronco, e le altre scienze i rami. La conoscenza, il sapere, ma anche i procedimenti logici classici a partire dal sistema dicotomico, al sillogismo, al metodo scientifico (proprio quello di cartesio) sono rappresentabili sotto forma di piramidi o strutture lineari organizzate e ben definite; che partono da un concetto, a cui segue un altro (uno!) , per esempio: evidenza, analisi, sintesi ed enumerazione. Così, in modo organizzato e sistematico, può procedere il pensiero razionale (almeno credo). Ma una diversa rappresentazione del pensiero l’hanno avuta Deleuze e Guattari, due filosofi contemporanei che si sono ispirati al rizoma, per definire una modalità diversa di pensiero, multipli snodi: da ogni punto puoi arrivare ad ogni punto. <— ecco una cosa del genere. Il linguaggio, secondo loro è rizomatico, in quanto non esiste un “assoluto linguistico”, bensì molteplicità di dialetti e parole , un linguaggio può essere analizzato se lo si considera insieme a tutto ciò che è collegato (!) ad esso. Il linguaggio è molteplicità, e ingloba altre molteplicità. Ci sono molteplici linee, molteplici segmenti, e molteplici piani. Questi piani possono contenere e collegare qualsiasi idea o concetto, e il criterio di collegamento può variare. Come i link di internet, gli ipertesti. Forse per chi ha familiarità con l’informatica l’esempio che calza è l’ipertesto. I link sono ovunque e noi non ne possiamo fare a meno, li utilizziamo anche inconsapevolmente, e magari cliccando cliccando, ( ecco la magia di internet) da una pagina sulla filosofia di questi due che se si vogliono abbreviare ricordano un famosa griffe (D&G), si può arrivare a una pagina di un progetto musicale che si chiama J2O, e così via… Un’altra cosa interessante sempre su questi due tipi è che considerano  (ovviamente) la struttura rizomatica in maniera positiva poichè evade strutture “totalitarie/totalizzanti”. Loro fanno l’esempio del nomade che essendo in continuo movimento, non ha un territorio fisso, e non è confinato in alcun sistema politico o ideologico. Io ho personalmente trovato interessante l’dea che i concetti possano andare di qua e di là non in maniera circolare o concatenata, non avere un unico punto di partenza, ma molteplici; in maniera diversa dal sillogismo che parte da un concetto e arriva ad un altro (uno). E’ una apertura totale alle possibiltià infinite che si presentano, essere sempre nel “mezzo” e non avere né capo né coda… Non so cosa pensate di questo argomento… magari Viandante Solitario né saprà qualcosina in più!

La mensola.

postato il 18 Lug 2010 in Main thread
da Vobby

La mensola che sta sopra il mio letto collega fra loro i temi più disparati: essa indaga audacemente il mondo dell’incubo e dell’ignoto, affronta il problema dell’interpretazione della mitologia classica, racconta storie di paesini di campagna travolti dal progresso economico e tecnologico, ha una discreta formazione classica e  studia con la stessa attenzione le diverse posizioni del kamasutra come i sistemi politici succedutisi fra l’età moderna e quella contemporanea.

Un modo come un altro per dire che regge un fumetto di Dylan Dog, il libro di Marcél Detienne “il mito: guida storica e critica”, Pane e Tempesta di Stefano Benni, l’Antigone , Sesso e sentimenti- lui di Etienne e infine un libro di educazione civica, Questa Repubblica, di Gustavo Zagrebelsky.

(Per quanto riguarda le scienze sperimentali ha diverse lacune, ma almeno ha imparato qualcosa riguardo la genesi e l’evoluzione delle forme viventi (“La straordinaria storia della vita” di Piero e Alberto Angela))

Questi diversi elementi presi singolarmente hanno poco in comune.  Si può dire che Antigone ha a che fare sia con l’educazione civica che con il mito, in senso molto generico, ma a parte questo si scade nei CACCA (chi non sa di che sto parlando è pregato di leggere i post precedenti).

Di fatto il collegamento più solido che hanno questi autori e i loro libri è proprio la mia mensola, cioè la loro partecipazione alla mia esistenza, ai miei momenti di svago come alla mia formazione. Essi fanno parte di me più delle stesse dita che sto usando per scrivere, dal momento che le loro cellule  saranno sostituite da altre, mentre Benni , Zagrebelsky e Sofocle  (perfino Dylan) saranno sempre presenti,  nella mia cultura e nella mia memoria, (o quantomeno nel mio inconscio) e  quindi avranno un’inevitabile influenza sulle mie scelte e su tutta la mia vita.

Citando Azazello: “Cos’è, infatti, il pensiero razionale se non la capacità di formare collegamenti tra concetti conformemente ad un insieme di regole chiamato “Logica”? E spingendoci oltre: cos’è il pensiero stesso (razionale, irrazionale o burro che sia) se non la capacità di formare collegamenti tra concetti? Ma poi, che ragione d’essere avrebbero i concetti stessi, se non potessero essere collegati fra loro? La vita stessa, in tutte le sue forme, dipende da collegamenti sempre più elaborati tra cose diverse”.

Indipendentemente dalla volontà degli autori i racconti, le opinioni, i problemi e le soluzioni trattate nei loro libri sono ormai elementi organizzati di un unico sistema che è la mia mente. Ognuno di essi ha il proprio piccolo o grande posto nella mia identità, e sono perciò destinato ad agire seguendo i loro consigli.

L’insieme delle informazioni assimilate e delle esperienze vissute ( la lettura si colloca in posizione equidistante da questi due insiemi, e allo stesso tempo li lega) definiscono il bagaglio culturale di un individuo, ed è esattamente questo che sto cercando di definire.

La mia opinione è che sapere e ricordare dei fatti o comprendere dei concetti è cosa diversa dall’assorbirli, renderli propri e , come dicevo prima, partecipi della propria esistenza.

Per concludere: accumulare concetti non rende una persona colta, saggia o altro ma solo erudita. La cultura invece è tale nella misura in cui induce all’azione.

Perì tou anthropou

postato il 17 Lug 2010 in Main thread
da Viandante Solitario

Quando penso al collegamento, istintivamente penso a ciò che unisce, a ciò che permette l’unione di vari elementi, alla creazione di un insieme omogeneo che contenga in sé somiglianze e differenze. Dato che faccio parte di un gruppo di amici, ovviamente il mio primo pensiero va a voi ed ai miei amici più cari, ma prima di costituire un gruppo formato da vari elementi, varie menti e varie sensibilità, noi facciamo parte di una grande comunità: la comunità dell’uomo.

Il caro Diogene di Sinope, nella filosofia classica, è forse colui che ha posto di più l’accento sulla ricerca e sulla definizione di “uomo”, definizione che con Socrate, Platone ed Aristotele raggiunge il suo acme, per poi decadere con la filosofia medievale. Sarebbe interessare capire come l’uomo si è evoluto, cosa ci permette di affermare:”Sono un uomo” (inteso non come maschio, ovviamente). Non voglio creare un post che possa minimamente risultare noioso, quindi mi limiterò a tracciare un breve percorso che permetta però di far emergere il mio parere al riguardo. E poi, la filosofia è dialogo, è riflessione e dibattito con un interlocutore, quindi credo che sia più stimolante parlare di certe cose di persona, come è capitato spesso d’altronde.

Kant, attraverso le tre Critiche, ha delineato un ritratto dell’uomo molto interessante. L’uomo è quell’ente che non solo riesce a conciliare il mondo dell’esperienza con le  facoltà a priori di cui è dotato, ma che ha la facoltà di rielaborare l’ente esperito dandosi delle regole logiche, morali o riguardanti il mondo della sensibilità e dell’arte. Grande importanza ha la nozione di sensus comunis, ovvero l’idea di una facoltà a priori che permetta di discorre e comunicare con qualcuno riguardo qualcosa; l’uomo pensa e riflette se c’è un interlocutore che legittimi la sua attività di pensatore, anche quando riflettiamo in realtà parliamo col nostro animo. La comunicazione è il ponte tra l’uomo e l’altro.

Con Einstein, Freud, Pirandello e Gadamer viene sottolineato un altro aspetto molto importante. Il giudizio su qualcosa è un giudizio non solo condizionato dall’hic et nunc, ma è un’interpretazione; ovviamente un giudizio del genere è un giudizio relativo, che cambia, vive e cresce con noi come fa la nostra ombra;”l’unica verità è che la verità cambia” come cambiano gli eventi e come cambiano noi.

A questo punto possiamo dire che l’uomo è un ente pensante, che ha delle facoltà a priori ed è capace di interpretare e reinterpretare il mondo in cui è immerso. A questo punto mi si potrebbe dire che ho dimenticato di menzionare la fitta rete di emozioni e sentimenti che condizionano la vita dell’uomo. Anche se non sono un biologo, credo che anche alcuni animali, se non tutti, abbiano la capacità di provare sentimenti, anche se quelli dell’uomo sono a mio parere più complessi e profondi. Per ragioni di tempo non mi soffermerò sul complesso mondo delle passioni umane, anche se le ho incluse in quel sostrato metasensibile, quel mondo dell’io che distingue l’uomo dagli altri animali. Ovviamente l’interpretazione è data dall’azione combinata di pensiero pensante e mondo interiore.

Bene, l’uomo è, come abbiamo visto, un ente complesso. Ma come mai? Secondo me è il bisogno di porsi delle domande e di creare e seguire un cammino a rendere l’uomo ciò che è; paradossalmente è la sua caducità, la sua fragilità a renderlo infinitamente potente (e spesso pericoloso), e, se volete, speciale. Questo cammino, a mio parere, diventa realmente efficace nel momento in cui l’uomo arriva alla massima consapevolezza di sé, vera forza e strumento che egli da a se stesso per ricongiungersi ad un mondo da cui per troppo tempo si è separato.

Qualche tempo fa ho scritto una poesia al riguardo, anzi più di una. Se vi interessa posso postarla. E’ una poesia a cui tengo molto, forse la più importante che ho scritto. E poi, anche io cerco l’uomo come Diogene.

Così parlò il viandante solitario

Do you know where we can get some coke?

postato il 16 Lug 2010 in Main thread
da Deluded Wiseman

Collegamenti. Uhm. Mi collego da “collegamenti” ad un episodio che mi è accaduto ieri, e che secondo me merita di essere narrato.Ero al Neapolis Festival, a vedere un gruppo di musica elettronica-dance-rock-mazurca dal nome geniale, i “Does it offend you, yeah?”. Ebbene, dopo il loro concerto, mentre girovagavo per il prato, in attesa di assistere alla penosa scena di quella cariatide Mick Jones che rovina la memoria dei Clash(dei quali era il chitarrista) storpiando i loro pezzi con la sua vocetta,he ricorda un pò quella del tipo  di “Bobbe Malle”, ho incontrato i membri del suddetto gruppo di ellettro-mazurca, mentre cercavano di accalappiare qualche pollastra partenopea, missione che, peraltro, si è rivelata per loro un totale successo. E allora cosa potevo fare, io, esaltato fan, davanti ad una così ghiotta occasione?
 “Chiedere un autografo?” , direte voi.
E che me ne faccio, so mica come fanno di nome?                                         
“Fare una foto con loro?” 
Si,vabbè, poi che ci faccio, mi ci masturbo?
“Fargli un pompone?”
Non esageriamo, care voci nella mia testa. Eppure mi stupisco di voi, la risposta giusta è ovviamente: offrirgli una canna!!! Sicchè dono un pò di fuorismo(perchi non conoscesse il termine “fuorismo”, è consigliata la visione de “Lo Svarione degli Anelli”) al cantante del gruppo, il quale declina gentilmente, passando la palla al tastierista, che comincia, allegramente, a sfumacchiare, inconscio del fatto che la fama di un musicista è direttamente proporzionale alla quantità di fuorismo che egli  può rubarti, e che, quindi, essendo loro ggiòvani e poco noti, io e i miei compagni ci saremmo riappropriati del manufatto poco dopo. Ma questa è un’altra storia. La cosa  interessante è che il chitarrista del gruppo (che vedete immortalato, sotto, mentre pratica del sesso orale ad un droide), dall’alto della sua maglietta a strisce di colori pastello(yeah!rock n’roll!!), mi avvicina e mi chiede se ho della cocaina, o se so dove reperirla. Seppur tentato di raggiungere il vicino bar per procurarmi dello zucchero da smerciare, poi, al povero ragazzotto inglese, gli rispondo di no e mi allontano.Fine della storiella.

A questo punto, mi collego all’argomento del mese. Come mi collego? Semplice, il chitarro della band ha fatto, prima di chiedermi la coca, il seguente collegamento: possesso di fuorismo===>possesso di coca. Non è un buon modo di collegarsi all’argomento, dicono le vocine nella mia testa, quelle che riferiscono gli eventuali commenti di eventuali lettori. No, non lo è.  Ma i professori del liceo, quelli che alle interrogazioni vogliono sentire il collegamento fra Montale e Giggin o’fruttajuol perchè entrambi parlano di limoni, o fra Star Wars e la coscienza di Zeno, per l’importanza della figura paterna,  e i compagni che nelle tesine per la maturità collegano i terremoti al “De ira” di Seneca, perchè rappresentano l’ira della Terra, ci mostrano l’esistenza di un tipo di collegamento spesso snobbato, ma non meno dignitoso degli altri: il collegamento campato in aria, tecnicamente “Collegamento Assolutamente, Completamente Campato in Aria”(CACCA). Essì, cari miei. Quello subdolo, cattivo, tirato per i capelli, che non è che non ha senso, il senso ce l’ha, ma è un senso  tristo e insipido, un senso che svaluta i veri collegamenti, i quali costituiscono, spesso, l’unico modo di avere una visione organica della cultura e del sapere. Ebbene, per riprendere il filo dopo questa riflessione post(ehi, questo è un post! Mi sono collegato !!!!!11lol)-liceale, anche il collegamento fra la mia storiella e l’argomento del mese è un buon esempio di tale tipo di collegamento tirato per i capelli: effettivamente il chitarrista, che chiamaremo Matt(in effetti, è proprio il suo nome),prima di andare trovando da me la sua pippata pomeridiana, ha fatto un collegamento mentale, quello di cui sopra: sto tipo ha una canna===>sto tipo ha della coca; però a questo punto avrei potuto anche raccontare di come, mercoledì, essendo io andato a mare, mia madre la sera mi abbia cucinato  primo e secondo, facendo il seguente collegamento: Deluded Wiseman oggi si è cibato solo di un panino====>DW stasera avrà fame e vorrà primo e secondo. E potrei anche farlo, sarebbe un bel collegamento campato in aria. Allo stesso modo, potrei narrare un qualunque aneddoto, visto che dietro ogni gesto umano c’è una serie di collegamenti mentali. Peròpperò, in effetti, il collegamento(ricordiamo che, com’è noto, il ripetere più volte possibile la parola “collegamento”, aumenta il prestigio del post) fatto dal nostro fattòne inglese(lol, fatto/fattòne, un collegamento!!!11), è meritevole di attenzione: in effetti, è un pò campato in aria anche lui. Infatti, se il possesso di una droga leggere implica quello di una droga pesante, a questo punto, il possesso di un cibo leggero potrebbe implicare quello di un cibo pesante: hai un pacchetto di crechers===>avrai sicuramente del cinghiale arrosto. Potreste dire che il collegamento fatto dalla testolina drogata di Matt non è del tutto campato in aria, dato che  la percentuale di fumatori di spinelli che hanno o sanno dove reperire della coca è più alta di quella di gente che gira con dei crechers e dei cinghiali arrosto in borsa, e io potrei anche darvi parzialmente ragione, soprattuto considerando il fattore Rc (Rota di coca), che si inserisce nel ragionamento di Matt con la prepotenza di un naso in una striscia, da grande senso, il senso della Speranza, al suo ragionameno(penso che il post abbia raggiunto un prestigio tale da permettermi l’utilizzo di un sinonimo). Eppure, fatto sta che io di polvere non solo non ne avevo, ma, con mio grande rammarico, non sono nemmeno stato in grado di aiutare il buon pippador, quindi tanta ragione poi non aveva. Vabè. Penso che non sia il caso di dedicare altro tempo a cercare di capire se questo si tratti di un caso di CACCA o meno, se vi interessa approfondire le varie tipologie di CACCA, forti anche dell’esperienza liceale, che di CACCA ne è ricolma, non vedo l’ora di sapere il vostro parere.Io, dal canto mio, vado a cercare del cinghiale in cucina, che ho visto dei crechers sul tavolo.

Les liaisons ont été écrites!

postato il 15 Lug 2010 in Main thread
da ad.6

{O mio Dio! Quando ho visto l’argomento del mese ho capito subito un inevitabile assurdo: l’argomento di questo mese contiene tutto e lo contiene in maniera assolutamente banale!
Ora vi spiego:
Ovviamente quando si parla di un argomento vengono alla mente subito due possibilità, ossia quella di parlare dell’argomento e quella di parlare del non-argomento. È ovvio che se si può parlare di entrambe le cose, che sono complementari, si potrà raggiungere tutto, ma il limite viene posto dal buonsenso dell’autore e dalla facilità con cui, dall’una e dall’altra scelta si possano estrarre concetti. Per esempio da “non-due” è abbastanza difficile estrarre il concetto di panda, no? Ecco, tutto questo non accade per “collegamento” che, oltre a racchiudere da una parte tutto l’inerente, dall’altra contiene tutto ed in modo estremamente semplice, per il solo fatto di “non essere collegato“! Capite la tragedia? Quindi ho cercato di farmi promotore del buonsenso parlando di questa cosa per primo e contando sul vostro desiderio di originalità [ovviamente direte subito “lol quale buonsenso?” e scriverete le peggiori assurdità anche solo per il fatto di non ascoltare una così assennata critica o anche solo per il fatto di non ascoltare un così assennato commento ad una così assennata critica, ecc.].}

Ok, adesso, però, dato che comunque voglio parlare di cose collegate e non di cose scollegate ci sarà comunque il mio post! Yeah!

Il padre e la figliola
Piccina a tonda sfera
Andavan dietro e vola
La palla il dì e la sera
Ben lieta d’ogni giorno
Al far già morta e nata
Più nera è di contorno
Per la corte dorata
Del Sole è sempre in festa
Gloriosa e mai Fetonte
Rende tapina e mesta
L’aurea corona in fronte
Al licio Apollo in trono
Gradita e uguale e cara
A lui, fu data in dono
Qual premio all’alta gara
Di tiro e d’arco è indetta
Da re d’antico regno
Ch’appresta la vendetta
Sopra il fratello indegno
Del re è ormai scappato
Con lei felice, sola,
Di rimirar nel prato
Il padre e la figliola.

Bene, mancano molte virgole per chiare ragioni.
Poi, suggerimento: tra i vari collegamenti presenti, il collegamento logico è ogni quattro versi, dove, qualunque cosa stesse facendo, adesso l’ultimo sostantivo (rilevante) è il soggetto o l’argomento degli altri quattro.

(Comunque, sentite: se avete letto questo post perché è il primo in alto -unico ed universale criterio di lettura dei post dei blog-, allora leggete anche quello qui sotto, perché potrebbe essere ingiustamente trascurato per il fatto di essere passato al secondo posto dopo pochi minuti!)

Ad onta di ciò

postato il 15 Lug 2010 in Main thread
da Azazello

[Eccoci qui: il mondo è in rovina, le cose non sono sotto il nostro controllo e spesso non vanno come ci piacerebbe; siamo fregati.]

Mi sembrava doveroso e importante concentrarci su questo argomento almeno per il breve lasso di tempo che possiamo dedicargli: infatti esso è, in tutti i sensi, la colonna portante della nostra società — anzi, che dico: della nostra stessa realtà!

Le cose da dire sarebbero (sono) infinite, come, d’altra parte, per la stragrande maggioranza degli argomenti, anche se solo poche risulterebbero degne di un simile privilegio… ma torneremo anche su questo punto: come dicevo, le cose da dire sono infinite ed io, onde evitare di sbagliare nella selezione, lascerò a qualcun altro, con la solita mancanza di fantasia che mi contraddistingue, l’arduo compito di scegliere quali riportare (non vi dico chi).

1. Il collegamento nel piano delle cose materiali

Anni fa ricordo di aver cercato, con ad.6 e forse Nigredo, di concepire un mondo senza inerzia: inutile dire quante e quali stramberie ne siano venute fuori! un mondo simpatico, tutto sommato, dinamico e vivace. Ma che mondo sarebbe, senza collegamento! Anche senza arrivare a orrende disquisizioni di fisica delle particelle che non mi competerebbero, è facile per il più stolto studente di scuola media inferiore comprendere come le interazioni tra gli atomi siano alla base della materia stessa! E, diciamolo, senza materia la realtà non sarebbe altrettanto divertente! Naturalmente il collegamento delle particelle è figurato, ma non per questo meno valido: così veniamo al secondo aspetto di questo importante elemento.

2. Il collegamento nel piano delle cose immateriali

Cos’è, infatti, il pensiero razionale se non la capacità di formare collegamenti tra concetti conformemente ad un insieme di regole chiamato “Logica”? E spingendoci oltre: cos’è il pensiero stesso (razionale, irrazionale o burro che sia) se non la capacità di formare collegamenti tra concetti? Ma poi, che ragione d’essere avrebbero i concetti stessi, se non potessero essere collegati fra loro? La vita stessa, in tutte le sue forme, dipende da collegamenti sempre più elaborati tra cose diverse: a partire da quelli tutto sommato semplici e, in un certo senso, meccanici tra le diverse reazioni in una cellula, passando per quelli più complessi e ramificati che costituiscono l’istinto animale e arrivando alla capacità di creare intricate maglie di collegamenti fra concetti nell’uomo. Un esempio banale dell’importanza del collegamento: sul mio libretto ci sono un 27 e un 30 e lode. Questa informazione, di per sé, non ha alcun significato! senza soffermarci sull’enorme quantità di collegamenti che vengono fatti solo per comprendere il concetto di “esserci”, di 27, di “lode”, di “libretto” eccetera eccetera, veniamo al punto: 27 e 30 e lode, se collegati al solo concetto che 30 è il massimo voto possibile a un esame, lasciano presupporre una buona carriera universitaria, ma formando un altro collegamento possiamo facilmente comprendere che un 27 e un 30 e lode sono buoni voti, ma perdono gran parte della loro validità se spalmati in due anni invece che in tre mesi; spingendoci ancora più avanti, possiamo collegare questa informazione alle galline, rendendo questo esempio una perfetta analogia del modo in cui l’uomo usa il collegamento per formulare pensieri incompleti, consapevoli e coerenti, o del tutto irrazionali.

3. Il collegamento nel piano del blog

In quanto terzo autore, volevo scegliere un argomento che fosse sintesi dei precedenti, ma non per questo banalmente riconducibile ad essi e credo di esserci riuscito: che senso avrebbe il Due senza poter essere confrontato all’Uno, ai Molti o ai Deltaplani? e cos’è una scatola se non ciò che collega concettualmente (pur essendo, fisicamente, l’elemento che li divide) il dentro col fuori?

Spero che questa introduzione possa servire a tutti per cogliere un barlume della straordinaria rilevanza che il collegamento ha nel nostro piano di esistenza e confido che i miei colleghi sapranno ben colmare le enormi lacune di questo povero elaborato con la loro saggezza ed esperienza.

Buona lettura

 

Fatal error: Class 'AV\Telemetry\Error_Handler' not found in /membri/.dummy/apps/wordpress/wp-content/plugins/altervista/early.php on line 188