Tornate a giocare con le vostre Barbie

postato il 15 Lug 2010 in Main thread
da Adrio

Devo ammettere che mi avete stupito, mi compiaccio di come abbiate saputo sfruttare un argomento assolutamente superfluo ed inconcludente come quello da me proposto. Vi ho messi alla prova, fornendo un argomento suggeritomi dalla prima cosa che mi ero trovato davanti mentre ci pensavo e alla fine l’esito è stato soddisfacente! Non so come dirvelo, ci sono molti modi per esprimere ciò che sto pensando, ma purtroppo il modo migliore, cioè una sprezzante e grassa risata, è inesprimibile attraverso un freddo pc.

Ma come vi è venuto in mente??? Era un’argomentazione talmente assurda che questo blog avrebbe dovuto chiudere per la vergogna e voi vi sareste rintanati nei vostri buchi per la figura meschina che avreste fatto! E invece no! Sebbene il mio piano originale fosse la privazione totale di qualunque tipo di dignità alle vostre insignificanti signorìe, anche l’idea che vi siate lasciati abbindolare così facilmente da una scatola chiusa è piuttosto divertente.

Ebbene ragazzine, sappiate che non c’è nulla di peggio di post presuntuosi che cercano di dire qualcosa, mentre invece non dicono nulla e quel nulla lo dicono pure male! Mi disgustate profondamente, ma malgrado tutto in questo momento vi abbraccerei volentieri uno ad uno! Sono curioso di vedere con cosa lascerete trascinare il vostro conformismo da domani in poi. Forse dalla moda, dai tanga che stanno così bene su quei vostri pantaloni a vita bassa che vi piacciono tanto, o meglio ancora dalla musica, dalle vostre boy-band preferite, di quelle che vi fanno battere il cuore! La sola cosa certa è che dovete farvi una bella analisi di coscienza o una rettoscopia che vi facciano capire quanto siete belli dentro e quanto possiate fare a meno di certe cose!

V.V.B.!

L’Involucro – Quando il contenuto non conta

postato il 13 Lug 2010 in Main thread
da ad.6

“Il mio corpo non è che un involucro atto a contenere il mio tesoro più grande, ovvero la mia mente” – Daniele Marrone

Sarà qui esposta una mia personale esperienza riguardante il viaggio metaforico che ci induce a distogliere i sensi dal nostro contenitore materiale per proiettarli verso quegli altri mirabili contenitori che sono i nostri simili. Si tratterà quindi in breve di un contenitore particolare, del Contenitore, dell’Involucro.

Ci si immagini, per un momento, di intraprendere un avventuroso viaggio verso l’ignoto, con la sola consapevolezza di essere partiti e senza alcuna sicurezza sull’arrivo, solo un grande dubbio. Prendiamo le mosse da noi stessi, come sempre, dalla nostra consapevolezza oscura, e spostiamoci fuori di noi, utilizzando la scatola che ci racchiude quasi come fosse realmente una nostra parte. Così utilizziamo quel capo e quegli occhi per ispezionare l’ambiante circostante alla ricerca del nostro obiettivo: tutto è diverso da noi, alcune cose non si muovono, altre lo fanno, ma non hanno due occhi, altre ancora sembrano proprio fatti dal nostro stesso stampo! Molti di questi esseri vivono, agiscono, interagiscono e le loro risposte all’ambiente sono personali, per quanto prevedibili. Ma ecco che tra tali esseri che, immagino, definiremmo simili a noi e quindi “umani” la nostra attenzione viene attirata da una certa anomalia, una stranezza, un codice eccessivamente facile da decodificare. Ecco finalmente la meta della nostra indagine, la fonte del dubbio, l’incognita, è lei! Eccola che agisce secondo tutti i più immediati ed elementari stimoli esterni, percorsa da emozioni, da sentimenti non suoi e da questi sconvolta nel profondo, visibilmente. Ma siamo ormai all’esterno, nel mondo, e tutto quello che vogliamo è trovare qualcosa di familiare, che ci somigli: questa presenza ci turba un poco. E allora apriamo quel contenitore, scoperchiamo quell’involucro per trovare, come troveremmo cercando in noi stessi o in altri, quella cosa che veramente ci somigli! Ebbene, mistero e sgomento, perché questo è ciò che ci si presenta dinnanzi:. Non il punto fermo, che sta ad indicare il muro contro cui ci imbattiamo alla fine della ricerca, e men che mai i due punti, che indicano l’ingesso nell’ispezione come nella spiegazione. Non è, dunque, nemmeno uno spazio vuoto, nulla di tutto questo. Nulla. Solo in questo istante ci rendiamo conto che ogni riferimento a “lei” era fondamentalmente errato, perché l’unica cosa presente, l’unica entità appellabile è il solo involucro e giammai mente o coscienza. L’Involucro.
Ecco dunque svelato il dubbio! L’Involucro, del tutto umano, per la sua intrinseca vanità accoglie in sé le sensazioni dell’ambiente, quelle della gente, così canalizzandole in sé e fuori di sé risultandone in questo modo deformato. Piangerà quando la gente sarà triste, riderà quando sarà allegra, il tutto senza alcuna perseveranza né controllo (di chi, d’altronde?). A tale osservazione ci viene anche spontanea l’analogia con il neonato: non ancora del tutto formato, incosciente, essere puramente strutturale (in buona approssimazione) è un recipiente che accoglie in sé le sensazioni del mondo, le espressioni delle persone, le cause e gli effetti, spesso ripetendoli specularmente, ridendo al riso e piangendo al pianto. Ma quello non è un recipiente abbastanza giovane eppure è capace di percepire senza trattenere, di vedere senza guardare, di mostrare senza volere. Ed ecco allora lo scienziato esclamare: “Percepire e mostrare! Ecco un buono strumento di misurazione!”; ma è purtroppo gravemente in errore perché, sebbene l’individuo in esame sia solo un involucro vuoto, gli è comunque stata impressa dalla famiglia, dalla scuola, dalla società una certa qual forma tale da renderlo, per esempio, distinguibile, nei modi e nelle espressioni, da un ragazzo o da un albatro. È quindi una scatoletta con qualche semplicissimo orpello e qualche comunissimo nastrino, fatta con un materiale davvero banale, ma per il contenuto sappiamo bene che vana sarebbe una ricerca più accurata di quella appena svolta, semplice e gravida di significato.
Questa è stata dunque, per tratti per la cui brevità mi perdonerete, la mia indagine, volta ad inquadrare un individuo tanto singolare, tanto rilevante antropologicamente, tanto emblematico per riassumere in un solo tratto quello che siamo stati e quello che forse ancora siamo: contenitori riempiti di concetti ed impressioni che abbiamo elaborato, in maniera semplicissima od in maniera molto complessa, e fatto o creduto nostri.

[Ah, comunque, per chi non lo sapesse l’Involucro esiste davvero e diciamo che per discrezione non ne do un ritratto più particolareggiato. Se volete ulteriori particolari posso darvi nome, numero di telefono, carta d’identità e di credito. È stata, ad ogni modo, un’esperienza formativa ed interessante. Già!]

La regina delle scatole.

postato il 13 Lug 2010 in Main thread
da Nigredo

Dato che l’argomento del mese sta per finire (mi pare di capire che sia bisettimanale) posto il mio secondo ed ultimo articolo riguardo le scatole. È qualcosa di bene o male noto a tutti i miei colleghi bloggers, eppure ce la stavamo dimenticando. Lei, la buffa, misteriosa, in una sola parola TOTALIZZANTE scatola intelligente, si fa per dire.

Amabilmente divertente, suscita attrazione e desiderio di possesso in chi la vede, pur essendo totalmente inutile.

Ah, dimenticavo, due dei commenti più belli al video:

3 sett. fa
It’s like a woman. You turn it on and it turns its self off right away.
3 sett. fa
Am I the only one here who is totally mindfucked by this piece of shit?

Un mondiale in scatola

postato il 12 Lug 2010 in Main thread
da Viandante Solitario

Da quando la Spagna ha battuto la Germania, ogniqualvolta si parla del polipo Paul mi viene da urlare: “QUELLO SFACCIMMA DI POLIPO!!” A quanto pare ha azzeccato il pronostico, di nuovo. Com’è possibile che un’animale possa conoscere in anticipo il risultato di un evento?

Mi torna in mente il mio corso di filosofia teoretica, precisamente le ultime lezioni. Vi è un tizio, un certo Taleb, che insegna scienza dell’incertezza all’università del Massachussetts. Per spiegare l’inatteso, l’imprevisto, si serve della metafora del cigno nero; nessuno si sarebbe mai aspettato di vedere un cigno di colore diverso dal bianco, tant’è vero che questa convinzione era diventata un attributo del cigno. Poi, un giorno, nacque l’inatteso. La Harendt prima di Taleb ci aveva già detto che ad una determinata causa non corrispondeva necessariamente un determinato effetto, ma col cigno nero si assiste al crollo di un verità di fatto. Sembra impossibile determinare fin dall’inizio il segno di un evento; si possono fare calcoli ed osservazioni, ma non si può più dire:”Sicuramente succederà questo”, non dopo il cigno nero.

La Spagna era la favorita fin dall’inizio ed erano stati gli Europei a suggerircelo. Gli addetti ai lavori ed i tifosi si sono fatti calcoli su calcoli, classifiche, statistiche, pronostici, ma è sempre stato il campo a svelare l’esito di un evento. Ci si poteva solo avvicinare alla risposta, e chi ha osservato meglio si è avvicinato sempre di più. Ora, noi uomini, dotati di facoltà superiori, abbiamo faticato per capire cosa si celasse dietro questo anomalo mondiale; sono stati molti gli imprevisti e chi ha seguito questo mondiale più di me lo sa bene. E allora perché a Paul è bastato scegliere tra due teche di vetro? Come può aver indovinato tutto il mondiale, partita per partita? Ovviamente una risposta non c’è anche se ho una mia interpretazione al riguardo . Mi è capitato spesso di sentire:”E’ tutto scritto, è tutto scritto”. Non sono d’accordo con queste osservazioni, siamo noi che scriviamo passo passo la nostra storia; certo siamo condizionati dall’imprevisto e dall’inatteso, ma la scelta spetta a noi. Per quanto mi riguarda Paul è un cigno nero, è un’imprevisto che ha determinato l’effetto di una serie di eventi trascendendo da pronostici e previsioni. Nulla di più.

Ad ogni modo, una parte del mondo festeggia i suoi nuovi campioni. Faccio i complimenti alla Spagna, anche se la finale è stata un pò noiosa.

Così parlò il viandante solitario

Scatole videoludiche…

postato il 11 Lug 2010 in Main thread
da Spasko

Quelle a cui mi riferisco non sono propriamente delle scatole, quanto piuttosto delle casse…ma tanto sempre contenitori sono no? Ebbene, mentre la mia voglia di studiare va scemando sino ai minimi storici, la mia mente è andata casualmente spostandosi verso uno dei videogiochi che più ha segnato la mia tarda infanzia. Sto parlando di Crash Team Racing, gioco tra l’altro in cui tutt’ora mi ritengo particolarmente forte xD. Mi sono tornate alla mente le grandi sfide del passato, in cui ad ogni gara si incontrava spesso la caratteristica fila di 4 casse, contrassegnate tutte da un grande punto interrogativo. Il punto interrogativo su una scatola…la lotteria del contenuto…”non sai mai quello che ti capita”, citando doverosamente Forrest Gump, e ricordando che questo mese già qualcuno di voi l’ha già fatto prima di me xD. Mi è tornato in mente l’entusiasmo nello scoprire la distruttiva arma che il gioco ha riservato per noi, o la voglia di sbarazzarsi repentinamente della pessima arma capitata, al fine di ottenerne una nuova quanto prima. Bei tempi in cui una scatola poteva decidere l’esito di una sfida intera, e quindi talvolta di un lungo intervallo di minuti (che volete fare…talvolta la sfida diventa una questione di vita o di morte).

Che bei ricordi…

P.s. Ovviamente non ho dimenticato il mitico Super Mario, ma nella mia vita ha avuto molto meno spazio rispetto a CTR…

Scatolificio Doppia Onda

postato il 6 Lug 2010 in Main thread
da Cerbs

Oggi ho visto un esercizio commerciale che si chiamava così.

Si trova in quell’ameno e ridente luogo che è Scampia, in cui mi sono ritrovato (per motivi a me ignoti) a dover fare l’esame pratico per la patente A. Sorvoliamo sul fatto che ho conosciuto un tizio che affermava di aver iniziato a portare la macchina a 12 anni (con conseguente primo incidente a 13) grazie agli insegnamenti del nonno, e poniamoci invece le seguenti domande:

1) Uno scatolificio inscatola i propri prodotti?
2) Loro producono scatole di ogni misura e le vendono oppure posso recarmi direttamente lì e commissionare una scatola fatta apposta per l’occasione, magari a forma di icosaedro?

“La Scatola” Codesto sconosciuto. Riflessioni metafisiche.

postato il 5 Lug 2010 in Main thread
da Nix

Innanzitutto vorrei ringraziare il “fondatore” per avermi accounteggiato su questo blog di sublime interesse socio-politico nonchè pratico! (il che non vuol dire un cazzo) E in particolare di avermi fornito una password che non potrò mai dimenticare  :°D

Le scatole. Riflettiamo. “Mi hai rotto le scatole”. Ecco e qui siamo già al punto della discussione, anche se a voi non sembra, è proprio così.

Da dove vengono le scatole, cosa sono le scatole e quale è la definizione che meglio le definisce. A parer mio scatola è ciò che è fatto per contenere qualcosa di contenibile . Un contenitore. Di cazzate per l’appunto. quindi, forse, anche questo blog potrebbe essere definito una “scatola” , insomma, in senso lato, secondo questa ultima accezione. Questioni da froci.

MA.

Come possiamo intendere  le scatole. Esse sono solo un costrutto dell’individuo, un’artefatto, una costruzione puramente fisica e utilitaristica, o c’è dell’altro. esiste un concetto “scatolo” del concetto di scatola. IL  PROTOTIPO, dov’è il PROTOTIPO!! Dove si nasconde!

ecco. E’ qui che ci torna utile Darwin e la riflessione sullo sviluppo filogenetico dell’ individuo durante i millenni.

Il Prototipo é LO SCROTO! nulla di più semplice di un sacchetto di carne e muscoli che racchiude, contiene il seme della vita.

Ecco quindi che possiamo giungere a comprendere l’origine metafisica della scatola ciò che introdotto inconsciamente il concetto di scatola e ne  ha permesso la costruzione.

Concludendo. Questa è la scoperta dell’acqua calda in quanto questo senso è già racchiuso nella frase del senso comune ” mi ha rotto le scatole”; non a caso è come dire” Mi hai rotto i coglioni”. Eh. Pensateci.

“La vita è come una scatola di cioccolatini… Non sai mai quello che ti capita”   F.Gump.s icuramente una delle più Belle citazioni in ambito di scatolame.

Nix (per l’occasione: “Tonno In Scatola”)

Scatole virtuali…

postato il 4 Lug 2010 in Main thread
da Spasko

Beh mi meraviglia che nessuno abbia pensato alla grande innovazione, per giunta suggeritaci reciprocamente, per facilitarci lo scambio di qualunque tipo di contenuto multimediale che ormai infesta irrimediabilmente i nostri possenti PC. Si può senz’altro annoverare tra le scatole più capienti di cui un essere umano può disporre, nonché tra quelle in cui risulta particolarmente semplice trovare velocemente ciò che occorre momento per momento…

Ebbene si…parlo proprio di lei…DROPBOX!

La magica scatola di Georg Cantor.

postato il 4 Lug 2010 in Main thread
da Nigredo

∅ Questo è il niente.

{∅} Questa è una scatola informe che contiene il niente, ovvero una scatola vuota.

{∅, {∅}} Questa è una scatola che contiene il niente e una scatola vuota, ovvero che contiene solo una scatola vuota.

Reiterando il processo all’infinito, possiamo mettere una scatola dentro l’altra infinite volte, senza che nessuna di esse contenga effettivamente qualcosa che sia diverso da scatole che contengono altre scatole, una scatola vuota o il niente. A questo punto, agli occhi di chi identifica la scatola con il suo contenuto, appare naturale che questa infinita serie di scatole non contenga nulla. Tuttavia essa è molto utile, perché costituisce il fondamento della matematica moderna. Più precisamente, con i concetti di “niente”, di “scatola” e di “contiene” si possono assiomatizzare i numeri, come segue:

0 = ∅
1 = {0} = {∅}
2 = {0,1} = {∅, {∅}}
3 = {0,1,2} = {∅, {∅}, {∅, {∅}}}
4 = {0,1,2,3} = {∅, {∅}, {∅, {∅}}, {∅, {∅}, {∅, {∅}}}

Etc.

Il bello è che queste scatole – e di conseguenza i numeri – sono tutte ordinate: sappiamo che 0 è più piccolo di 1, poiché la scatola dell’1 contiene il nulla. Quindi, nel nostro scatolame, dire 1 < 2 vuol dire che la scatola del 2 contiene quella dell’1.

Il tipo di costruzione che genera la sequenza di cui sopra può essere portata avanti molto “oltre” definendo in questo modo quelli che Cantor chiamava ordinali transfiniti. Supponiamo di aver definito tutti i numeri naturali nel modo suddetto e facciamo un ulteriore “passo”: consideriamo – di nuovo – la scatola contenente tutte le scatole definite fino ad ora e la chiamiamo ω:

ω:={0,1,2,3,…}

Omega è anch’esso naturalmente dotato di una struttura ordinata come i suoi predecessori (l’ordinamento è dato, come prima, dall’inclusione: in poche parole Omega contiene tutti gli insiemi precedenti e per questo possiamo dire che è “più grande” di loro). Se prima avevamo gli ordinali finiti ω è il primo ordinale transfinito.

Ma possiamo andare ancora avanti: definiamo

ω+1:={0,1,2,3,…,ω}

che è ancora una scatola totalmente ordinata, ovvero confrontabile con tutte le altre scatole (prese due scatole qualunque, da 0 a  ω+1, posso subito confrontarle e dire qual’è più grande dell’altra) , poi

ω+2:={0,1,2,3,…,ω,ω+1}
ω+3:={0,1,2,3,…,ω,ω+1,ω+2}

Otteniamo così una nuova sequenza infinita. Osserviamo che anche la scatola degli ordinali che abbiamo costruito finora è dotata naturalmente di una struttura di scatola ordinata, più precisamente abbiamo:

1<2<3<4<…<ω<ω+1<ω+2<ω+3<…

Di nuovo possiamo andare “oltre” e dare un nome all’insieme di tutti questi ordinali:

2ω=ω+ω:={0,1,2,3,…,ω,ω+1,ω+2,ω+3,…}

E si può andare avanti come prima considerando ad ogni passo l’insieme di tutti oggetti costruiti fino a quel momento… ma vale la pena soffermarsi un attimo ad analizzare la sequenza di scatole che stiamo costruendo.

Nello schema esposto fin qui si procede alternativamente in due modi:

  1. dato un ordinale α precedentemente costruito, si aggiunge al suo interno un nuovo elemento dato da α stesso. La nuova scatola è quindi \alpha \cup \{\alpha\}, è una scatola ordinata ed è chiamata ordinale successore di α;
  2. data una sequenza ordinata e infinita di ordinali α123,…αn,…. di cui il successivo include il precedente si costruisce una nuova scatola come unione delle scatole della sequenza \alpha_\infty:=\cup_n \alpha_n. La scatola \alpha_\infty così definita si chiama ordinale limite della sequenza {αn}.

Con queste due regole si può continuare la sequenza definendo gli ordinali

3ω:={0,1,2,3,…,ω,ω+1,ω+2,ω+3,…,2ω, 2ω+1, 2ω+2, 2ω+3, …}
4ω:={0,1,2,3,…,ω,ω+1,ω+2,ω+3,…,2ω, 2ω+1, 2ω+2, 2ω+3, …,3ω, 3ω+1, 3ω+2, 3ω+3, …}
nω:={0,1,2,3,…,ω,ω+1,ω+2,ω+3,…,2ω, 2ω+1, 2ω+2, 2ω+3, …,3ω, 3ω+1, 3ω+2, 3ω+3, …,(n-1)ω,(n-1)ω+1,(n-1)ω+2,…}
ω×ω=ω2:={1,2,3,…,ω,…,2ω,…,3ω,…,nω,………}

Questo ci da una precisa idea di cosa siano i numeri, e di come li si possa contare. Ma ciò che è più divertente, con procedimenti più raffinati si possono contare anche gli infiniti, arrivando a stabilire come un infinito sia più o meno infinito di un altro. :D

Non sto a dilungarmi su come si sommino gli ordinali, vi basti sapere che succedono cose strane, del tipo: 4 + ω = ω, ma ω + 4 è diverso da ω :D, ma il concetto che con questo lungo preambolo mi premeva di esprimere, è che le scatole, quindi, sono responsabili di uno dei più grandi divari tra Matematica e Filosofia. La Filosofia infatti tende a concepire l’infinito come un assoluto totalizzante, un qualcosa che “includa tutto”, cosa che la Matematica non fa: Ci sarà sempre un infinito “più infinito” che includerà l’infinito di partenza. Ma ciò che è davvero infinito in questa trattazione è la potenzialità umana. Come spiegavo a Trudi l’altra volta, questo è un tipico esempio di “problema dall’infinita Potenza (intesa in senso aristotelico)”: Sebbene il processo in se non sia Atto, perché non concreto, inattuabile, completamente astratto e fine al nulla, esso da la possibilità di estendersi in ogni modo e in ogni direzione, potendo essere generalizzato o localizzato a seconda del contesto, e utilizzato come meglio ci pare. Eppure, nel momento stesso in cui lo utilizziamo, ne distruggiamo l’infinita Potenza, perché abbiamo operato una scelta: nel momento in cui cominciamo a contare abbiamo distrutto una conquista immensa: sapendo che prima o poi dovremo fermarci, abbiamo escluso dalla nostra visione quella totalizzante idea di infinito che finalmente, con l’aiuto delle nostre scatole, eravamo riusciti a concepire. Questo sistema estende le potenzialità della mente oltre ogni limite, rendendo immaginabile (e nitidamente, per giunta), l’inattuabile.

Luoghi dell’anima

postato il 4 Lug 2010 in Main thread
da Vobby

Come è giusto che fosse, data la maestà del tema, il precedente argomento del mese ha prodotto elucubrazioni filosofiche di altissimo livello. Per quanto riguarda l’argomento attuale invece, mi sembra che esso si confaccia a trattazioni che ricorrano ad atmosfere minimaliste e all’esperienza personale.

Sotto il letto di mia sorella ci sono due cassettoni. Il primo contiene (contiene! come una scatola! yeeee) oggetti inutili, come vestiti e lenzuola, mentre l’altro , ai miei occhi, sarebbe riduttivo definirlo contenitore.

Esso contiene solo agli occhi di qualcuno diverso da me, e contiene delle scatole, che a loro volta contengono giocattoli.

Per me invece questa scatole non contengono, esse SONO, e sono dei veri e proprio luoghi dell’anima, in cui riposano, ancor vivi, i sentimenti già vissuti, in attesa di essere provati ancora.

Il cassettone è come il porto di una città di confine, che collega la costa a un arcipelago, e ogni scatola è una nave che trasporta il cuore e la mente su una delle isole, i giocattoli, che altro non sono se non i ricordi che portano con sè.

L’isola dei Bio Combat è  Capri vista da un bimbo dell’asilo che gioca sul balcone.

L’isola delle macchinine è la cameretta di un ragazzino che costuisce una pista Hot Wheels con il papà.

L’isola dei Gargoyles è la cucina di una nonna che porge un regalo al nipotino.

L’isola dei Bey Blade è un giardino in cui si svolge la festa di un undicesimo compleanno.

L’isola dei Pokèmon è la casa di un amico d’infanzia.

L’isola delle sorpresine Kinder è il salotto di una mamma che vede studiare il figlio per la prima volta, e gli da una merendina.

E l’arcipelago è grande, e di certo è stata ormai dimenticata la rotta per alcune delle isole.

Se quindi la scatola ha un ruolo, esso varia a seconda della persona. Per gli altri le mie scatole contengono, per me conservano e custodiscono. Ed è importante che esistano, perchè in esse sono conservati e custoditi frammenti di passato, melodie di sensazioni, niditamente udibili, se solo si toglie il coperchio.

Fine

 

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