Il segno della sconfitta

postato il 1 Mag 2011 in Main thread
da Azazello

[Vorrei fare presente ai lettori e agli autori che Bread finisce sempre per scegliere l’argomento in periodi vacanziferi, col risultato che le sue idee non vengono mai sviluppate come si deve. E che diamine!]

In questi giorni ho avuto tempo di pensare ad una maniera per onorare degnamente l’argomento propostoci dal buon Bread. Purtroppo, il tempo da solo non solo non è stato sufficiente a raggiungere lo scopo, ma addirittura mi ha lasciato la libertà di dimenticare quale fosse di preciso, così ho concepito un post per un argomento leggermente diverso da quello effettivo, non abbastanza da scartare il prodotto delle mie fatiche ma abbastanza da essere tristemente fuori traccia. Descriverò comunque qui il processo che mi ha portato a scegliere il personaggio che ho scelto, anche nella speranza di aiutarvi a capire la sua grandezza.

Volevo innanzi tutto scegliere un personaggio non troppo ovvio, possibilmebte qualcuno che fosse in qualche modo legato a me, alla mia storia personale, per poter trasmettere la mia partecipazione emotiva al meglio. Così mi sono trovato a scavare nella memoria, soprattutto quella del periodo infantile, cercando di capire se qualcuno avesse avuto un ruolo particolare nella mia formazione, se ci fosse un eroe (positivo o negativo) che più di altri mi aveva plasmato, qualcuno nella cui persona avevo potuto riconoscermi, e devo dire che l’ho trovato senza troppo sforzo. Anticipo che si tratta di un personaggio molto sfaccettato di cui sono state date diverse interpretazioni, soprattutto in base alle sue diverse caratteristiche salienti, e che io tendo a considerare determinati aspetti della sua personalità piuttosto che altri.

In particolare io mi riferisco alla lotta.

Stiamo parlando, infatti, di un personaggio in continua lotta con la condizione avversa che è un po’ tutta la sua vita, come Wile E. Coyote che tenta disperatamente di mangiare il Dio del suo mondo e perisce nel tentativo. Costui ha avuto TUTTO contro: la sorte, tanto per cominciare, i parenti e i conoscenti, perfino la sua stessa natura pigra e iraconda, eppure è stato talmente determinato da combattere, battaglia dopo battaglia, una guerra che non ha mai potuto vincere vincere, solo per il piacere di una serata in compagnia della donna che amava o per la soddisfazione di avere riconosciuto un merito. In quest’ottica non so se sia stato paradossale o naturale che la sua strada l’abbia portato verso la lotta al crimine, partita da un puro desiderio di vendetta contro una società corrotta e culminata in un vero e proprio sacrificio alla Batman (la versione che ne fornisce il film “Il cavaliere oscuro”), la rinuncia e l’abbandono conseguenti alla consacrazione della propria vita ad un ideale più alto, una missione più grande.

Eppure non è nell’eroe che mi ritrovavo, quando da piccolo sfogliavo la storia di questo orfano cresciuto da uno zio avido ed egoista: era proprio nei suoi stenti quotidiani che io vedevo me stesso, nella sua disperata ricerca del riconoscimento e della felicità, nella sua lotta strenua contro la sorte nemica e una società spietata; sì, proprio in quel piccolo, insignificante, svogliato e bistrattato Paperino io ho trovato le scuse per lamentarmi, la lucidità per comprendere il mondo che mi circondava e, soprattutto, la forza per andare avanti incurante delle avversità.

Carl von Clausewitz

postato il 1 Mag 2011 in Main thread
da Vobby

Posto in cazzi e mazzi personali perchè sono in ritardo.

A prima vista questo piccolo borghese prussiano, a parte vivere in un’epoca piuttosto turbolenta partecipando ad un paio di guerre importanti, non ha fatto granché.

Nasce nel 1780, figlio di uno dei pochissimi ufficiali prussiani non nobili. A dodici anni segue già le orme del padre, ed entra nell’esercito. Come era normale per il figlio di un ufficiale (ma in generale, era abbastanza normale per chiunque non fosse un servo della gleba arruolato a forza), a 14 anni diventa ufficiale a sua volta, per il momento di basso rango.
La sua carriera compie un vero balzo in avanti nel 1806, quando il giovanotto conosce il generale Scharnorst il quale, colpito dalla sua intelligenza, si fa suo protettore e lo introduce a corte.
Peccato che quello stesso anno lui abbia partecipato alla fallimentare battaglia di Jena, contro l’esercito napoleonico; viene catturato e fatto prigioniero, per essere liberato solo dopo la pace di Tilsit del 1807.
Lui, Scharnorst e altri della sua cerchia sono accomunati da un fervente patriottismo, sentimento piuttosto raro nella prussia che si era felicemente lasciata stringere dalle catene francesi. Oltre che un generale, Scharnorst é un politico, e in questo periodo riveste importanti cariche dell’amministrazione militare (dopo pochi anni sarebbe diventato ministro della guerra, cioè capo di un ministero da lui ideato e creato); il suo principale obiettivo politico è quello di riformare l’esercito, introducendo il servizio militare obbligatorio per tutti i cittadini di ogni classe, introducendo criteri meritocratici per la scelta degli ufficiali (fino ad ora i nobili prussiani erano ufficiali per diritto di nascita e amicizia del re) e, coerentemente con ciò, si adopera per istituire scuole militari che potessero formare un corpo ufficiali formato da professionisti, che avessero una formazione di tipo scientifico sulle questioni militari, concetto completamente nuovo in Europa, almeno dalla scomparsa dell’esercito romano in poi. Compito di questo esercito sarebbe stato quello di ricucire i rapporti fra forze armate e società civile, e in questo modo battere Napoleone. Ovviamente fu ostacolato dall’inerzia e dal carattere timoroso del re ( il ridicolissimo Federico Guglielmo III), e dagli aristocratici, vittime di una concezione medievale della guerra, che non avevano nessuna intenzione di rinunciare alle loro prerogative in campo militare. In breve, riuscì nel suo intento e Napoleone venne sconfitto.
Anche Clausewitz ebbe il suo ruolo nella vittoria sull’imperatore francese: si arruolò nell’esercito russo nel 1812, esprimendo la sua opposizione alla linea filofrancese che la Prussia seguiva dal 1807, e partecipò ai negoziati fra le potenze conservatrici che spinsero il suo paese ad abbandonare la coalizione napoleonica. Tornato nell’esercito prussiano, partecipa alla grande battaglia di Lipsia del 1813 e a tutta la relativa campagna ed ebbe l’onore di combattere anche la definitiva battaglia di Waterloo del 1815.
Fu promosso generale nel 1818, e divenne poi direttore dell’accademia militare di Berlino.
Muore nel 1831 in Polonia, dove era arruolato come capo di stato maggiore, ucciso dall’epidemia di colera che fu fatale anche per Hegel.
Un ultimo onore, quello di morire insieme a una delle più celebri menti della Prussia e della storia.
Fine? No, ora viene la parte interessante!
Se non lo conoscevate prima di questo post, vi starete chiedendo perchè io ne stia parlando. C’è tanta gente più fica e importante, specialmente fra i condottieri militari.
Acnhe se non lo conoscete, avete probabilmente letto o sentito frasi come :”La guerra è la continuazione della politica con altri mezzi”, “la guerra ha una sua grammatica, non una sua logica” o “La guerra è l’impiego illimitato della forza bruta”.
Queste frasi così fiche non sono state semplicemente pronunciate in momenti di particolare ispirazione, bensì furono scritte nel libro, pubblicato ancora incompleto dalla moglie negli anni ’30, che prende il nome di “vom Kriege”, della guerra. Questo saggio è probabilmente il più importante mai scritto nel campo militare, oltre ad essere praticamente unico nel suo genere, almeno nell’europa del tempo.
Tutti gli stati europei hanno contribuito a modo loro all’arricchimento della cultura occidentale, e alla Prussia va il merito di aver inventato l’esercito professionale. Tale innovazione, che assorbe in sé lo studio scientifico della guerre e la subordinazione di questa alla politica, è di una portata simile, per quanto riguarda l’ambito della scienza militare, a quella del Principe di Machiavelli per quanto riguarda la scienza politica: la fonda. Clausewitz stesso è un ammiratore di Machiavelli, e un suo attento lettore. Ma più che dal Principe, la sua convinzione della necessità di costituire un esercito autenticamente nazionale, formato da cittadini e non da mercenari è mediata dall’esperienza delle guerre napoleoniche.
Più che il contenuto del libro, è bene descrivere il suo significato, il suo messaggio alla storia: la guerra non è un’arta, è una scienza. Gli aristocratici, prima e dopo la rivoluzione, continueranno a concepire la guerra come un’attività dello spirito, come frutto di abilità innate di una certa classe, selezionata dalla storia per dominare sulle altre. A concepire l’attività militare come appannaggio della nobiltà. Concezione feudale. Clausewitz trasporta la guerra sotto il governo della ragione, sostituisce l’ideale del guerriero coraggioso con quello dell’ufficiale disciplinato, il cavaliere con lo stratega, l’arte con la cultura.
Rende la guerra una scienza positiva.
Tutto questo meriterebbe una trattazione molto più approfondita, cosa che infatti sto facendo nella tesina, che sfortunatamente non è ancora conclusa… per cui saluti a tutti, e scusate il ritardo.

Vegetable Man

postato il 1 Mag 2011 in Main thread
da Bread

E’ giunto il momento di chiudere l’argomento corrente e di scrivere il mio post; sono un po’ di giorni che penso di postare su questo figuro, è un po’ che cerco idee su come farlo, ma oggi è ‘ultimo giorno, è l’una e quaranta, ed io ho appena iniziato a scriverlo.Ho sonno. Vorrei morire ora.

Ho deciso di scrivere su questo personaggio perché è esattamente l’incarnazione di tutto ciò che mi affascina e mi terrorrizza al contempo, di tutto ciò che sperimenterei se solo non temessi di finire come lui. Ovviamente vi sarete resi conto che sto parlando di un drogato terminale che prende a martellate i lavandini e scrive canzoni su elefanti effervescenti.

Cenni biografici sul signor Roger Keith (Syd) Barrett:

Nasce. Comincia a scrivere e a disegnare. Inizia a suonare l’ukulele, poi il banjo (sorprendentemente ancor prima di darsi alla droga). Accortosi del fatto che suonava due strumenti del cazzo decide di comprarsi una chitarra. Si droga. Si droga. Si droga. Vede i dragoni. Si droga. Vede i dragoni. Tra un dragone e l’altro trova il tempo di iniziare a scrivere le prime canzoni. Inizia a suonare con Roger Waters. Forma vari gruppi di cui cambia il nome ogni due giorni. Vede altri dragoni. Fonda i Pink Floyd. Durante le sedute di registrazione e i concerti sta sempre più Live @ Male a causa dell’LSD che gli trivella il cranio. Si rifornisce di droga da uno spacciatore che si faceva chiamare capitano Bob. Inizia ad alternare fasi di totale assenza (due mesi dopo l’uscita dell’ultimo album incontra David Gilmour e non lo riconosce) a fasi di quasi lucidità ( si fa per dire) in cui riesce ancora a scrivere e a suonare con i Floyd. Impazzisce completamente. I Pink Floyd lo appendono. Fa due album da solista. I Pink Floyd gli dedicano Wish you were here. Si ritira nel suo squallore e comincia ad appicciare i vestiti della findanzata, questa ovviamente lo appende e lui torna a vivere con mammà (e coi dragoni).Muore.

Ho omesso i vari aneddoti sui trip e sulle manifestazioni di follia perché non basterebbero trenta pagine per raccontare i più divertenti.

Ciò che è affascinante in questo bizarro figuro è come sia, nella sua totale pazzia, l’espressione massima di tutto ciò che è psichedelico, fluido e fuori dagli schemi ( per l’epoca, poi è diventato banale anche quello). Syd Barrett è un trip vivente, sebbene nei primi tempi in molti credevano recitasse solo una parte, impersonando l’anticonformista che ai concerti si sedeva in un angolo a scordare la chitarra; lui era completamente immerso nella sua follia psichedelica. Viveva come a metà tra due mondi: quello degli esseri umani e quello dei Dragoni, dei coniglietti e degli arcobaleni.Col passare del tempo si avvicinò sempre di più al secondo. Non era, però, solo la droga a generare un personaggio del genere: se tutti gli acidomani fossero Syd Barrett il mondo della musca sarebbe migliore; bisogna riconscere il talento e il genio musciale di Syd a prescindere dagli psicoattivi: i suoi pezzi sono musicalmente straordinariamente interessanti e sposano benissimo con i suoi testi assolutamente privi di senso.E’ piena espressione di un’epoca: nperiodo prima di sbroccare del tutto, ammalarsi e morire solo, Syd Barrett è gli anni ’60.

PS:Dopo tutto questo post vi sembrerà strano, ma io ad ogni modo prefersico i Pink Floyd del dopo Syd BarrettXD.

Il super-mito di Vamina

postato il 30 Apr 2011 in Main thread
da VaMina

Premetto che posto in ritardo perché ho pensato molto a questa cosa: qual è un personaggio che mi ha colpito molto, che potrei definire il mio mito?
Dopo un lungo scavo interiore nella mia anima e giorni di riflessione intensa, ho concluso che il mio mito, se esiste, è Dio, come creatore dell’universo. Ovviamente se esiste ma sono tanti, sono gli Dei tutti, sempre se hanno creato l’universo.
Credo che non ci sia nulla da aggiungere, a questo punto.

Il Duca

postato il 22 Apr 2011 in Main thread
da ad.6
Occhio ch’è nulla e all’infinito anela,
Bronzea città del cuore al suo mattino,
Si staglia eterna, il sole, il tempo cela,
Bianca beltà, sembiante adamantino.

Qual è l’incorruttibile e incorrotto
Demone che dal suo grandioso seggio
Poi che ‘l granito in carne ebbe ridotto
Forgiò costui, a voi celesti il chieggio,
Che ogni può svilir Bernini e Giotto
Di tal fattura indomita al dileggio?
Chi può? Non io, non voi, non altri puote
Capir questioni al noto cielo ignote.

Sicché ci si rivolga all’evo odierno,
Pronto a narrar di come all’orizzonte
Ei volga il guardo sciente dell’inferno
Ch’invase a torre l’anime non pronte
De’ suoi sodali, aprendolo all’interno.
Marchese e duca e poi barone e conte
D’allora fu nomea per lui e noi
Prostrati siamo a quei valenti eroi.

Ed eccolo che lì troneggia fiero,
Ai piedi suoi son pie Cariddi e Scilla,
Solingo dio nel vasto suo maniero,
Quando negl’occhi bui la lama brilla
Dell’arcinobiltà del mondo intero
Che all’ottimo la Terra dissigilla.
Se un posto trovi, nel tuo mondo spazio,
Non mancheremo di innalzarti dazio.

Occhio che nulla face omai paventa,
Bionda maestà d’un mondo al suo declino
Che sei lucerna all’uomo: l’ebbe spenta
All’albeggiar e in te v’è ‘l suo mattino.



Occhio ch'è nulla e...



Endeca perché non ho tempo, versi e linguaggio perché si adattino al meglio all’uomo e all’argomento. Spero sia di vostro gradimento.

Uomini Illustri

postato il 17 Apr 2011 in Main thread
da Bread

Chiedo umilmente scusa ai lettori (agli autori no, puzzano) per il ritardo con cui cambio l’argomento corrente, purtroppo sono stato trattenuto da importanti impegni d’affari a Los Angeles (si legga: mi sono completamente dimenticato che era il mio turno di cambiare l’argomento).
Nel breve lasso di tempo che va da quando ho realizzato che dovevo cambiare l’argomento (vale a dire quando Azazello me l’ha fatto notare, altrimenti avevate voglia di aspettare) ad ora sono riuscito a pensare ad un argmento che mi sembrava interessante.Se vi piace, bene. Se non vi piace, mi dispiace per voi tanto per due settimane dovrete sorbirvelo comunque.

Ora parte l’introduzione, quella vera..

Gli esseri umani vantano diversi millenni di storia, questi anni, colmi di eventi memorabili che hanno cambiato drasticamente la vita dell’uomo e il corso della storia stessa, hanno visto susseguirsi sulla scena una pletora di personaggi di spicco. Quando a scuola studiavate la storia sarete stati certamente affascinati, incuriositi da alcuni personaggi o eroi (alcuni erano solo dei miti, altri invece erano reali). Orsù scoprite le carte: chi era il vostro preferito? Qual’è il personaggio storico che avete stimato di più (o di meno)? Parlateci un po’ di lui, usando la forma che preferite (ovviamente) raccontateci la sua vita, dialogateci, fate un po’ come vi pare pare insomma per raccontarci perchè siete stati colpiti da quel personaggio.

L’argomento ovviamente non ha nessun tipo di limitazione temporale (se il vostro preferisto è un australopiteco siete liberissimi di parlarne). Non ci sono neanche limitazioni riguardo alla fama del personaggio: se il vostro uomo non è illustre per davvero andrà bene lo stesso (ovvero se il vostro mito sin da piccoli era Tanino il salumiere va benissimo, ma fossi in voi mi preoccuperei).

PS: Se il post è scritto in maniera un po’ confusa e poco leggibile prendetevela con i Videomind :°D

 

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