Storie di carta

postato il 27 Set 2011 in Main thread
da freeronin

Di fatto la carta è in via di estinzione. Già sono completamente scomparse, e da tempo, le lettere, anche le cartoline sono sulla buona strada, e forse prima o poi verrà il turno dei libri e dei quotidiani.
Ma la carta ne avrà di storie da raccontare.
La mia vita, ad esempio, continuamente e inesorabilmente si riempie di carta. A cominciare dal fatto che l’anno scolastico non inizia se la mia casa non è stata sommersa da cartoni delle Copie-Saggio, che inviano a ogni professore, di nuove edizioni (per lo più identiche alle precedenti) di manuali di letteratura latina e greca.
Da quando ho iniziato a studiare, poi, le cose sono decisamente degenerate.

In particolare, appena entrata al liceo classico, ho incontrato il mio primo grande cumulo di carta: il Dizionario Greco-Italiano di Lorenzo Rocci.
Certo, potremmo chiederci a lungo se le traduzioni di Lorenzo Rocci siano più incomprensibili quando sono in latino o in toscano arcaico, tuttavia in questo caso penso sia più esplicativo presentare il mostro dizionario nel suo aspetto cartaceo.
Il Rocci è un volumone enorme e pesantissimo con la rilegatura blu in cui sono stampate molte parole in un carattere straniero di piccolissime dimensioni. Talvolta, come se non bastasse, lo studente deve anche portarselo dietro fino a scuola e ritorno, che ci siano trenta gradi o la pioggia. Altre volte, invece, lo studente è costretto a distinguere spiriti e accenti (fondamentali!) posti sopra i caratteri della dimensione di cui dicevo.
E poi ci sono le mille possibili combinazioni con cui si può disporre il libro con la versione, il quaderno e il vocabolario su un banco sistematicamente troppo piccolo. Ho anche conosciuto una persona che sedeva in una certa maniera per sovrastare il vocabolario e sentirsi più tranquilla, avendo l’impressione di dominarlo.

Neanche il tempo di riporre il buon Rocci, che fanno irruzione altri due importanti cumuli di carta: il Codice Civile e il Trabucchi.
L’incontro degli studenti del primo anno con il Codice Civile si svolge sempre più o meno nella stessa maniera. Il professore vuole leggere l’articolo del Codice e, appunto, ne dice il numero. Seguono consultazioni tra ogni studente e gli studenti che siedono vicino (“ha detto 1351?”, “ma no! Ha detto 1251”, “eh?!”…). Appurato il numero dell’articolo (ovviamente né 1351 né 1251, bensì, generalmente, 2043) si inizia a cercarlo. A questo punto, però, il professore ha già finito di leggere la norma e sta continuando a spiegare.
Ma la cosa peggiore è quando poi alzi la testa e vedi il Codice che lui ha appena chiuso: un volume giallastro completamente logoro e consunto, più e più volte sfogliato, annotato in tutti i modi, solitamente inzeppato dei fogliettini – e pacchi di fogliettini – con cui i professori sono soliti aggiornare i Codici (perché le leggi cambiano, le copie del Codice Civile dei professori no).
A quel punto, con un po’ di timore reverenziale e di apprensione per la piega che potrebbero prendere gli studi futuri, ti chiedi “ma pure il mio sarà così?” e ti rispondi da solo quando vedi che anche la copia del Codice del giovane dottorando non è messa molto meglio…
Un po’ come la profonda differenza nel modo di vedere la vita che c’è tra il ragazzino quattordicenne che ha appena sostenuto una spesa di tipo 100 €, e che quindi tiene il vocabolario nuovo nuovo con cura e dentro la custodia (integra, ma ancora per poco), e il diciottenne che ha disintegrato la custodia, logorato il vocabolario e tappezzato le pagine esterne con declinazioni e regole di grammatica di ogni tipo (che aveva iniziato a scrivere prima di scoprire di non saperle comunque usare).
E poi c’è il Trabucchi… beh, quello è cattivissimo.
“Ma quanto cattivo potrà mai essere?”, direte voi. Beh, io qui dico solo che è un grosso volume con una copertina cartonata che cambia colore a ogni nuova edizione (se volete saperlo, a me si è presentato con un triste blu, sì, come il Rocci), con le pagine sottilissime e un infinito corredo di note. Per una trattazione più approfondita della tematica rimando a Deluded Wiseman, L’Ignobile Ignoto, Blognudeln, 15/4/2011.

L’Ignobile Ignoto!

postato il 15 Apr 2011 in Main thread
da Deluded Wiseman

Attualmente per me l’ignoto ha un nome. E un cognome. E una forma fisica. E un numero di pagine. E anche una copertina. Avrete capito che parlo di un….libro, sì! Dieci punti a Grifondoro! Non giudicatemi come un azzeccato, abbiate pietade. E’ che ero seduto qua a confrontarmi con la mia innioranza sul da scriversi sull’innioto, quando ho visto con la coda dell’occhio fare bella mostra di sé, nella sua vocabolarietà, il mio libro di Diritto Privato, Albertone Trabucchi, anche detto “O’bambiniell”. Automaticamente mi è sovvenuta la drammatica cifra della mia esistenza, che forse qualcuno di voi poveri studenti riconoscerà come essere anche propria: con tutte le belle cose ignote che ci sono nel mondo, e di cui si potrebbe parlare, e di cui si potrebbe voler conoscere la natura, attualmente il mio maggior problema riguardo l’ignoranza e l’ignoto è costituito dal fatto che di quelle milleduecento pagine delle quali io dovrei conoscere il contenuto, ho provato a conoscerne solo un terzo, e forse manco un terzo di questo terzo(un nono del totale!) mi è effettivamente noto. Come forse avrete intuito, vivo la cosa con una certa drammaticità,  che magari per ora somatizzo ridendoci e guasconandoci su, ma presto potrei arrivare ad esser fonte d’ispirazione per il miglior Sofocle. Già ora sono preoccupanti le somiglianze che ravviso fra il mio libro di cotale materia e l’idea stessa di Ignoto. Ecco, se dovessi immaginare proprio l’idea di Ignoto, ma proprio Plato-style, capite, sarebbe una palla nera, di un nero becero, impenetrabile; in mezzo a tutte le simpatiche idee fluttuanti(ricordo che nel mio sistema filosofico le idee delle cose sono delle palle con l’immagine più scontata della cosa in questione dentro. Es:l’idea della sedia è una palla con una sedia dell’Ikea, color fòrmica, dentro), c’è questa sfera nera come la pece. Impenetrabile, sì, ma non troppo: nel senso che, fondamentalmente, l’uomo nella sua storia non fa altro che cercare di guardarci dentro, spronato dai più vari motivi(necessità biologica, curiosità, ruota di femmine), e ogni tanto effettivamente riesce a illuminarne un pezzo e butta qualche occhiata dentro. Però per quante occhiatone anche ragguardevoli vi siano state buttate, c’è sempre il nucleo dell’Ignoto, il gustoso cuore di tenebra che rimarrà sempre, appunto, Ignoto, per quanto l’uomo gli rosicchi intorno. Per esempio, dopo anni abbiamo finalmente scoperto che è stato Obi-Wan a sfregiare mortalmente Anakin Skywalker, ma non potremo mai sapere cosa ha spinto il maestro Jedi a prendere i voti e diventare Padre Pio! Per dirne una. Scusate. Ed ecco, allo stesso modo, guardandomi intorno vedo un sacco di cose che, suppergiù, posso dire di conoscere: i miei fumetti, le mie casse, il mio accordatore, la home di Youporn, quei demo che girano su Fb, sempre loro, da quindici anni, e poi lui: questo parallelepipedo blu che, invece, ignoro nel profondo. Posso provare a gettarci occhiate dentro, sì. Un po’ l’ho fatto. Ma esso è sostanzialmente impenetrabile: se provo ad aprirlo, così, in una pagina a caso, sarà un po’ come gettare lo sguardo nell’abisso di pece dell’Ignoto stesso! Esso mi respinge, mi spaventa, e allo stesso tempo mi attrae, mi cattura, come l’Ignoto ha fatto per millenni con l’uomo, perché è proprio lì che c’è la conoscenza che ci serve! La devo pur pigliare sta laurea, mannaggia bìmbùmbàm. E potrò anche conoscerne un po’, per carità. Ma un po’. Per esempio, sicuramente potrò imparare che il matrimonio si può intendere in due sensi, come atto giuridico(matrimonium in fieri) e come rapporto giuridico “matrimonium in facto”. Ma potrò mai sapere chi cazzo se ne frega? Ignoto, ragazzi, ignoto.                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                      Però alla fine lo so, lo dicevo anche prima, che è un peccato che con tutto quel ben di dio che c’è nella suddetta palla nera, la mia attenzione, almeno mentre scrivo questo coso, sia focalizzata sulla quarantesima quarta(sic) edizione di “Istituzioni di Diritto Civile”. E dire che ci sono sicuramente molte cose di gran lunga più attraenti, che pure siano ascrivibili all’insieme delle cose “ignote”. La verità sull’origine dell’universo, su Dio e la vita dopo la morte e tutto,  il codice della carta di credito del nostro Premier, le fattezze ignude di Robin di How i met blabla, l’ubicazione del Graal, il vero trucco di Superman per non farsi riconoscere(il ricciolo non basta, dai), la cura per il cancro, la vera identità del Milite Ignoto, e via dicendo, per fare qualche esempio.                                                                                                                                                                       Magari fra dieci minuti mi passa, ma ora è così. Me ne dispiace, eh, altro che no, potrei perdere delle occasioni importanti; pensate se fossi stato Adamo, anzi Eva. Sarebbe potuta andare in questa squallida maniera:                                                                                                                                                                                                                                         Serpente: “Yo, Eva. Se mangi il frutto proibito, conoscerai il Bene e il Male.”                                                                                                                                                                                             Io: “Ah.”                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                       S.: “Conoscerai la verità sull’Universo che ti circonda, sulla vita, sulla morale, sul giusto e sullo sbagliato, sul Disegno di Dio, sul finale di Lost  e altre meraviglie sconosciute!”(ai tempi dell’Eden non era ancora finito, sapete)                                                                                                                                                                                                                        Io: “Ho capito.  E il Diritto Privato?”                                                                                                                                                                                                                                                                               S.: “Non lo so..penso si possa ricomprendere in “Male”, ma sinceramente non saprei..”                                                                                                                                                                       Io: “Vabbè, allora non so.”                                                                                                                                                                                                                                                                                                     S :”Però sarai padrona della tua vita, e della conoscenza! Non più cieca marionetta a spasso lungo il sentiero che Dio ha disegnato per te, ti ergerai, torreggiante, sull’Universo che ti circonda, travalicando gli angusti confini per te predisposti dal tuo tirannico Creatore!”                                                                                                                            Io: “E pensi che potrebbe fare buona impressione sul Professore?”

E tipo così. Tipo che se ero Socrate, che sapevo di non sapere,  se guardavo il Trabucchi mi facevo pigliare per pazzo e piangevo per giorni, che manco le ragazzine emo di Piazza Dante(che mo invece sono indie con la reflex. Mah. Ignoto.)Non son cose belle, no.                                                                                                                                                                Ma devo dire che ci sono cose peggiori…potrebbe piovere. Oppure potrei pensare al futuro, che è un po’ l’ignoto jolly, quello con la IGN maiuscola. Quello sul quale forse varrebbe la pena postare, e disquisire, dico io! Però mi sa che non è arte mia. Vi dico solo che se dovessi fare un post su quello che mi passa per la testa quando penso al mio futuro, le tag sarebbero “guerra e povertà globali”, “sventure letali e imprevedibili” “disoccupazione/insoddisfazione” ,“muoio solo”, “muoio in compagnia ma povero e un po’ troppo presto”, “forse era meglio morire subito dopo aver perso la verginità”, “vergogna”. Se, invece, tanto per rimanere in tema di grandi interrogativi, facessi un post sulle scelte della mia vita e su ciò che si cela dietro quelle proverbiali porte che non ho aperto, le tag sarebbero “era sicuramente meglio colì”, “ma chi me lo ha fatto fare” , “rimorso”, “vergogna”, “almeno non pioveva”. Ehi, e mo che ci penso, lo avevo davvero rimosso, un post sul futuro l’ho fatto! Chi lo ha letto ricorderà l’immagine di totale sconforto e pesantezza che trapelava da quello scritto! Ohohoh, pare proprio che non mi leggerà più nessuno!

No, non fatelo, è solo che certe volte mi deprimo. Se fate i bravi , sotto vi linko una barzelletta. La verità, ve ne sarete pur resi conto è che io ho una fottuta paura di sta roba. Probabilmente perché la conoscenza è potere, l’ignoranza è totale mancanza di controllo. E il sapere di essere totalmente impotente sulla cosa più importante, il mio stramaledettissimo futuro, mi riesce difficile da accettare. Mi è sempre riuscito difficile accettare le cose sulle quali sono impotente, come dicevo l’altra sera, fra le lacrime, mentre si parlava di sesso. Alla fine il problema di quella grossa palla nera è che ci viviamo dentro, immersi fino al collo nella pece e cosparsi, per sfregio, di piume. E io ho qualche problema con questo.                                                                                                                                                                                                                                                             A questo punto, che vado trovando, ci potrebbe chiedere? Di sapere dov’è che vado a parare con la vita, cosa mi aspetta dietro a ogni curva, e di cacciare l’ignobile ignoto dalla mia vita? No(al massimo vado trovando di sapere dove vado a parare con questo post), che sfizio ci sarebbe se no? Ci sono un tot di cose, un bel tot, che han da rimanere sconosciute, in primis il futuro. Altrimenti, ci pioverebbe addosso un esplosivo mix di perdita di voglia di vivere, di possibilità di trarre piacere da quei rari momenti felici,  e soprattutto una vagonata di ansia tremenda per i momenti brutti. Non c’è bisogno che ve lo dica io: li abbiamo visti quei film dove, per esempio, il tizio sa che la sbarba morirà cadendo dallo sgabello della cucina mentre cucina i Teneroni Rovagnati, e allora mette i pavimenti morbidosi e i puff ovunque, e lei si affoga proprio col Tenerone Rovagnati. Non dico che è il destino, ma sappiamo tutti che conoscere il futuro potrebbe provocare più problemi che altro. Va da sé che anche la conoscenza totale del presente non avrebbe giovato all’uomo come specie. Ma se qualcuno potesse fare qualcosa per il Diritto Privato, io non mi formalizzerei. Questi ultimi righi di ovvietà per dire? Che non so di cosa mi sto lamentando. Non ho niente da obiettare alla sana ed efficiente divisione dello spazio e del tempo in Noto/Ignoto. Fondamentale e sacrosanta. Però, io provo davvero un senso di sgomento la maggior parte delle volte che cerco di pensare a quello che sta al di la del patetico cerchio di luce che ho intorno, quello che sembra fatto da un Geomag fosforescente che non piglia sole da tre giorni. Alla fine, penso sia un problema comune un po’ a tutti, chi più chi meno.  Bè, mi congratulo coi “meno!”. C’è chi si preoccupa poco, e si guarda intorno con speranza e fiducia, e chi è come me, che si guarda intorno con speranza e fiducia(non è che passo il a piangere nell’oscurità!). Mi guardo intorno con fiducia, e dico :”Cazzo, và quante bellle cose che mi può riservare il domani! Và quante belle cose da conoscere ed imparare!” Vi giuro che lo faccio. Poi però penso: “Oh cazzo, potrebbe andare tutto a puttane! Oh cazzo, non so praticamente nulla di quello che mi gira intorno! Non so nemmeno cosa mi gira dentro!”. Da qui le vagonate di ansia che riverso su di voi allorquando un post me ne offre l’occasione.                                                 E lo sapete qual è un’altra grande cosa che veramente ignoravo quando ho iniziato a scrivere questo post? E’ che alla fine avrei concluso decidendo che il mio libro di Diritto Privato, come attuale raffigurazione e simbolo di quello che è per me l’Ignoto, è davvero la meno shockante fra le varie alternative papabili!

PS: La barzelletta di cui sopra.

 

Fatal error: Class 'AV\Telemetry\Error_Handler' not found in /membri/.dummy/apps/wordpress/wp-content/plugins/altervista/early.php on line 188