Un bel post

postato il 1 Ott 2011 in Main thread
da ad.6

Un bel post sulla carta

 

Sì, è una sciocchezza, ma qualcuno doveva farlo! E visto che nessun ardito si è fatto avanti, eccomi qui.

Non c’è niente da dire, se non che è proprio un bel post ed è pure sulla carta. Non voglio star qui a far notare come il post non sia effettivamente sulla carta, perché altrimenti non potreste vederlo sui vostri pc, né insisterò sul fatto che proprio questa pubblicazione e questo argomento rappresentano in qualche modo una piccola finestra di supremazia del mondo odierno sul cartaceo. Che storia effimera, che storia transeunte (!). La carta (e si parla di carta scritta e da scrivere) è una storia di utilità e di affetto, la Storia, una storia auto-celebrativa di carta che scrive di storia e di carta, una storia che ironicamente trova un miglior cantore di se stessa, al contempo suo più grande distruttore.

Canta di me che canto, tu che sai farlo, e cantando così sopprimi il mio cantare, che è basso, e con esso la ragione stessa del tuo canto. Ingrato.

 

 

 

 

 

 

Storie di carta

postato il 27 Set 2011 in Main thread
da freeronin

Di fatto la carta è in via di estinzione. Già sono completamente scomparse, e da tempo, le lettere, anche le cartoline sono sulla buona strada, e forse prima o poi verrà il turno dei libri e dei quotidiani.
Ma la carta ne avrà di storie da raccontare.
La mia vita, ad esempio, continuamente e inesorabilmente si riempie di carta. A cominciare dal fatto che l’anno scolastico non inizia se la mia casa non è stata sommersa da cartoni delle Copie-Saggio, che inviano a ogni professore, di nuove edizioni (per lo più identiche alle precedenti) di manuali di letteratura latina e greca.
Da quando ho iniziato a studiare, poi, le cose sono decisamente degenerate.

In particolare, appena entrata al liceo classico, ho incontrato il mio primo grande cumulo di carta: il Dizionario Greco-Italiano di Lorenzo Rocci.
Certo, potremmo chiederci a lungo se le traduzioni di Lorenzo Rocci siano più incomprensibili quando sono in latino o in toscano arcaico, tuttavia in questo caso penso sia più esplicativo presentare il mostro dizionario nel suo aspetto cartaceo.
Il Rocci è un volumone enorme e pesantissimo con la rilegatura blu in cui sono stampate molte parole in un carattere straniero di piccolissime dimensioni. Talvolta, come se non bastasse, lo studente deve anche portarselo dietro fino a scuola e ritorno, che ci siano trenta gradi o la pioggia. Altre volte, invece, lo studente è costretto a distinguere spiriti e accenti (fondamentali!) posti sopra i caratteri della dimensione di cui dicevo.
E poi ci sono le mille possibili combinazioni con cui si può disporre il libro con la versione, il quaderno e il vocabolario su un banco sistematicamente troppo piccolo. Ho anche conosciuto una persona che sedeva in una certa maniera per sovrastare il vocabolario e sentirsi più tranquilla, avendo l’impressione di dominarlo.

Neanche il tempo di riporre il buon Rocci, che fanno irruzione altri due importanti cumuli di carta: il Codice Civile e il Trabucchi.
L’incontro degli studenti del primo anno con il Codice Civile si svolge sempre più o meno nella stessa maniera. Il professore vuole leggere l’articolo del Codice e, appunto, ne dice il numero. Seguono consultazioni tra ogni studente e gli studenti che siedono vicino (“ha detto 1351?”, “ma no! Ha detto 1251”, “eh?!”…). Appurato il numero dell’articolo (ovviamente né 1351 né 1251, bensì, generalmente, 2043) si inizia a cercarlo. A questo punto, però, il professore ha già finito di leggere la norma e sta continuando a spiegare.
Ma la cosa peggiore è quando poi alzi la testa e vedi il Codice che lui ha appena chiuso: un volume giallastro completamente logoro e consunto, più e più volte sfogliato, annotato in tutti i modi, solitamente inzeppato dei fogliettini – e pacchi di fogliettini – con cui i professori sono soliti aggiornare i Codici (perché le leggi cambiano, le copie del Codice Civile dei professori no).
A quel punto, con un po’ di timore reverenziale e di apprensione per la piega che potrebbero prendere gli studi futuri, ti chiedi “ma pure il mio sarà così?” e ti rispondi da solo quando vedi che anche la copia del Codice del giovane dottorando non è messa molto meglio…
Un po’ come la profonda differenza nel modo di vedere la vita che c’è tra il ragazzino quattordicenne che ha appena sostenuto una spesa di tipo 100 €, e che quindi tiene il vocabolario nuovo nuovo con cura e dentro la custodia (integra, ma ancora per poco), e il diciottenne che ha disintegrato la custodia, logorato il vocabolario e tappezzato le pagine esterne con declinazioni e regole di grammatica di ogni tipo (che aveva iniziato a scrivere prima di scoprire di non saperle comunque usare).
E poi c’è il Trabucchi… beh, quello è cattivissimo.
“Ma quanto cattivo potrà mai essere?”, direte voi. Beh, io qui dico solo che è un grosso volume con una copertina cartonata che cambia colore a ogni nuova edizione (se volete saperlo, a me si è presentato con un triste blu, sì, come il Rocci), con le pagine sottilissime e un infinito corredo di note. Per una trattazione più approfondita della tematica rimando a Deluded Wiseman, L’Ignobile Ignoto, Blognudeln, 15/4/2011.

Infruttuosi scambi di carta

postato il 20 Set 2011 in Main thread
da Cerbs

La carta che tutti noi usiamo più frequentemente è sicuramente (no, basta, le battute sulla carta igienica hanno smesso di fare ridere! Zitti!) il danaro. Con esso mi è capitato di pagare le cose più disparate: occhiali con naso e baffi finti, strani futti messicani rossi con degli aculei, un cappellino con l’elica, un chilo di ghiande da Gay Odin, una puttana, e via così: l’elenco comprende anche libri, cioè altra carta.
Vi parlo oggi delle 5 volte che più ho rimpianto di aver effettuato un siffatto scambio cartaceo.

Partiamo dal basso:

NUMERO 5: HARRY POTTER E I DONI DELLA MORTE


So già che fra voi si annidano alcuni fan, e che storceranno il naso davanti a tanta novità: ma invece io lo dico, questo è proprio un libro di merda. Quando conclusi la lettura del sesto episodio della saga, ero pieno di aspettative: “Accipicchia, che tenZione! Quanta suspance! Che accadrà? Piton è dunque un gaglioffo di infima levatura?” Ed invece mi ritrovo un libro dove -SPOILER ALERT!- nel primo capitolo muore la civetta (che bisogno c’era?!? Perchè?!), successivamente crepa una media di 2 personaggi/capitolo, ed alla fine c’è un super massacro dove tira le cuoia persino uno dei gemelli Weasley, Harry Potter si improvvisa Gesù e torna dal mondo dei morti mentre si apprende che Silente aveva chiesto l’eutanasia. Cribbio che bruttume! Alla fine Harry non ha manco la decenza di chiamare il figlio Sirius. Però, almeno, dopo 7 anni qualcuno si cucca Hermione.

NUMERO 4: WIZARDS OF MICKEY II, L’ETA’ OSCURA


Che copertina fica,eh? Non è errato dire che lo comprai quasi solo per questo motivo. E BENE AVREI FATTO AD ASTIPARMI I SOLDI! La prima serie di questa tanto pubblicizzata (dalla Disney,eh) saga era stata, come gran parte delle storie che il Topolino sta purtroppo sfornando negli ultimi anni, una delusione. Tuttavia, ecco la novità! Ecco finalmente l’elemento che conferisce sapore alla vicenda, rendendola accattivante anche per un pubblico maturo (?) come me! TOPOLINO DIVENTA CATTIVO. Guardate quanta fighitudine, mentre siede su quel trono con quell’ascia minacciosa! E poi il mantello nero, lo sguardo! Questo sì che poteva essere un grande spunto, questo sì che poteva rendere il tutto interessante!
Topolino tornava buono al terzo numero.
Cielo, quanto dolore vedere una così buona idea sprofondare nella tristezza e nello squallore della banalità dopo tre soli numeri.

NUMERO 3: QUALCUNO CON CUI CORRERE


“Un libro eccezionale!”
“Una storia bellissima sull’amore fraterno!”
“Che autore!”
“Io l’ho divorato!”
Queste sono solo alcune delle recensioni che mi avevano illuso che questo fosse un buon libro. Vi dico solo qualcosina.
1) La trama: un ragazzo di Gerusalemme deve salvare la sorella, mi pare, dal racket dei suonatori ambulanti.
2) Il modo in cui è scritto: le scene si susseguono senza alcun senso, o forse è impaginato male, non so, comunque fattostà che ogni tanto controllavo se per caso non ci mancasse qualche pagina.
3) Le scene nonsense: ad un certo punto lui va col suo amato cane nel deserto e trova una villa privata (???) con piscina. Cosa più saggia da fare, si getta in acqua, sicchè arrivano dei tizi e lo picchiano. Si risveglia altrove, senza cane (mi pare di ricordare). La domande è: “COSA? Ma perchè?”. Boh.

NUMERO 2: QUANDO AI VENEZIANI CREBBE LA CODA


Questo piccolo (per fortuna) capolavoro ce lo diedero da leggere alle medie. Mi hanno costretto a leggerlo, ma va comunque nella classifica perchè ho dovuto spendere soldi per comprarlo. Credo che la descrizione sul retro valga più di qualsiasi mio commento: “…un romanzo fiabesco pieno di invenzioni e di sorprese, i cui protagonisti sono due bambini di diversa religione (uno ebreo e l’altro cristiano), i loro eccentrici angeli custodi e una Befana un po’ brilla, che si lascia scappare un incantesimo destinato a mutare la vita della città. Per colpa di quell’incauta magia, infatti, a tutti i veneziani crescono code d’ogni specie: a chi di porcello, a chi di puzzola, a chi di gatto o di caimano… Le conseguenze saranno divertenti, ma anche pericolose, visto che qualcuno cerca di dare agli ebrei del Ghetto la colpa dell’accaduto. Ed è una fortuna che bambini e angeli stiano all’erta, decisi a risolvere il mistero delle code una volta per tutte…
Gli angioletti si chiamavano Pissi e Pussu. Ci diedero da leggere, a noi che eravamo alle medie, che parlavamo di tette e fica ogni minuto della nostra vita, una storia con degli angioletti che si chiamavano Pissi e Pussu. Ma vaffanculo, va’. La cosa peggiore fra tutte fu che metà della classe si beccò questo (indovinate chi c’era fra gli sfigati?), mentre l’altra metà ebbe da leggere un giallo BELLISSIMO che solo a sentire la trama mi venne un moto di invidia. Triste destino.

ED INFINE IL NUMERO 1: PENSIERO CRITICO NELLE SCIENZE DELLA SALUTE

Di questa pietra miliare nella storia dello squallore voi vedete qui nell’immagine l’edizione fica: io manco questa c’avevo, perchè per risparmiare comprai quella schifosa in carta rosa (con stampati su i miei dati personali) in modo da evitare che ci si potessero fare le fotocopie.
Ovviamente il numero 1 della mia classifica non poteva che essere lui, il libro di Giani. Per una esauriente quanto soddisfacente escursione nel meraviglioso mondo che il professor Umberto G. (così si firma e così difatti mi ha firmato il libretto) ha creato per gli studenti dovreste leggere tutto il libro, per una esperienza ai limiti della conoscenza e della tolleranza. Vi riuscirò a dare solo una piccola impressione di tutto ciò che questo libro cela dietro la sua elegante copertina brossurata (che manco avevo, come vi ho già detto).
1) Il libro è un romanzo, e per di più un giallo, in cui lui è il protagonista/detective geniale che risponde al fantasioso nome di Professor Stat, in quanto insegnante di Stat-istica (come lui stesso dice). Il romanzo finisce e non dice nemmeno chi è il colpevole.
2) Si da’grande peso al critical thinking nella nursing diagnosis della post modern society illness narrative sickness evidence based cutpoint randomized trial disease. Mio dio, quanto inglese inutile in quel libro! Quante sigle inutili!
3) C’è un personaggio che si chiama Gionatan. Scritto così. Per di più cambia sesso da maschio a femmina, perchè, essendo tra l’altro il libro infarcito di errori di grammatica, non c’è stata evidentemente revisione delle bozze. Per di più, tutte le parole greche, di cui il libro è infarcito essendo culturalmente così elevato da permettersi di attingere alla classicità per spiegare gli arcani del mondo moderno, sono scritte male e/o con/senza accenti e/o spiriti sbagliati/assenti.
4) La parola “allorquando” viene usata almeno una volta a pagina.
5) E’ impaginato male. Nel 4° capitolo compaiono i personaggi di Mariella e Sor Pampuri (facce conseguenti–> O__O ), che saranno presentati solamente nel 6° capitolo.
6) Le parti inutili. Nel capitolo 3 passa un numero di pagine indicibile a parlare di nazisti, e di come (qui cito) “…forse, senza la statistica, il regime nazista avrebbe avuto difficoltà ad affermarsi.” E poi Gesù, pagine piene di esperimenti di cui non c’è traccia su internet, episodi e personaggi sconosciuti al mondo intero.
7) Mentre i personaggi parlano fra di loro nell’ambito della storia, citano grafici. Da dove li hanno cacciati? Li hanno proiettati? E scrivi almeno che avevano carta e penna!
8) C’è un personaggio che si chiama Garibaldi. Arrossisce ogni pagina in cui compare, sulle 3 volte.
9) C’è un personaggio laureato in chimica, in teologia e adesso anche medicina. Ma chi è, superman? (no,non è manco vecchio).
10) “Mi sono rimaste impresse quelle lezioni così diverse dal normale”      “Solo ora comprendo la profondità di quei capitoli”     I personaggi nel libro elogiano Stat, che sarebbe lui. Triste.

Carta, tu che sei giallastra e componente, color dell’ocra.

postato il 11 Set 2011 in Main thread
da Deluded Wiseman

Sto per scrivere una cosa molto nerd. E un po’ creepy. Insomma, una cosa che non mi rende molto cool, ma non fa niente(Dante, ti prego aiutami o fammi fuori). Si tratta di carta, ovviamente, un tipo di carta specifica con la quale ho un rapporto particolare. No, non è la carta igienica, o comunque non è quella ciò di cui voglio parlare. Si tratta, e lo dico con un grasso e unticcio orgoglio nerd, della carta dei fumetti vecchi, mi riferisco in particolare a quella che, negli anni ’70 aveva il privilegio di ospitare le colorate e innocentemente fighissime avventure dei supereroi Marvel, per gentile(?) concessione dell’Editore Corno, il primo editore italico a portare nello Stivale le suddette colorate vicende(non voglio sminuire i rispettabilissimi fumetti d’altro genere, dal cowboy al porno, che pure, appartenendo a quell’epoca, odorano similmente. Però non li ho mai letti molto, o comunque non li ho mai annusati con particolare zelo, quindi sticazzi). Anche la carta dei libri vecchi è bella, ha quell’odore penetrante e quel giallino cultura austera che anche il manuale dei panzarotti ha l’aria di un trattato di filologia sumera. Però a me la carta dei fumetti prende di più, ci sono più legato per vari motivi e soprattutto per uno in particolare: le parole del libro le leggi sulla pagina, ok, ma l’azione poi, a meno che tu non abbia la fantasia di un cardo, si svolge nella tua mente, la pagine col testo è solo l’imput. Nel fumetto invece no, è tutto lì sulla  carta: la descrizione, il dialogo e l’azione stessa, si stampano nella testa esattamente come sono nell’albo, e non c’è nessuna operazione di immaginazione(il che è tanto un pregio, quanto un difetto). Il libro puoi anche ascoltarlo, il supporto fisico serve solo ad avere un’esperienza di lettura più intima e vicina al testo, il fumetto se non stringi la pagina fra le mani non è nulla. E’così legato al suo supporto fisico, che per quanto mi riguarda molte delle storie vecchie, ristampate in edizioni nuove perdono metà del loro fascino: sembrano solo delle avventure fuori dal tempo, troppo semplici e variopinte per sopravvivere al fianco delle loro discendenti, più serie e mature, almeno quelle fatte bene. Però se l’edizione è originale il discorso cambia; certo, niente trasformerà “I Fantastici 4 contro l’Uomo Impossibile” in  ”Watchmen”, ma per quanto mi riguarda bastano quella colorazione zingara e imprecisa resa ancora più ignorante dall’alternanza pagine colorate-pagine bianco e nero (poi soppiantata, con profondere di annunci tamarri “Tutto a colori”) e quell’odore inimitabile a conferire a quelle vetuste vignette un senso di ingenua e immaginifica epicità, come quella di pitture e incisioni antiche che ci affascinano ancorché rozze e rudimentali, e rendere godibile qualunque baggianata anni ‘60. Ma poi l’odore, devo ripeterlo. Mi sa che questo è il punto nerd&creep: a me il profumo delle ingiallite pagine dei fumettazzi anni ’70 piace proprio, è inimitabile. Non lo so perché è diverso dal generico (e comunque esaltante) odore di pagine vecchie. Boh. Saranno i colori zingari, le manine unticce di tre generazioni di nerd che le tocchicciano e le accarezzano, sarà che sono stampate su fogli di carta igienica riciclata. Non lo so, però trasuda storia, e storie. Miste: odore delle storie dei supertizi in calzamaglia, della storia di dell’intrattenimento leggero, degli epici viaggi di quell’albo fra cantine e scaffali, e delle storie di tutti i gonzi che lo hanno posseduto, lasciandoci un segno, una macchia di caffè, un nome, una macchia di caffè che non ci pare tanto, ma una macchia marrone SICURAMENTE altro non può essere, e facendoti chiedere cosa cazzo spinga un uomo a spendere L.200 per fare i baffi a Capitan America, o per colorare il costume dell’Uomo Ragno di lillà e azzurro. Chiuderò in bellezza, raccontandovi di quando mia madre mi aveva comprato il glorioso “Fantastici 4 n.56” per natale, impacchettandolo solo dopo averlo inscatolato per non farsi sgamare subito, fallendo perché io già in macchina esaminando i regali come tutti i bravi bambini fanno avevo percepito l’odorazzo di fumetti vecchi. Lo so, è un incesto fra un aneddoto e uno spoiler, ma non avevo il cuore di narrarlo cristianamente.

No amici, non ve ne andate! È un feticismo socialmente accettato, chiedete pure a tutti gli appassionati in quelle le fiere del fumetto che non ho MAI frequentato!

C’è a chi piacciono i piedi, a chi le scarpe, a chi le carrozzerie cromate, a chi le tette. Bè, a me piacciono le tette i fumetti vecchi, carta compresa, sì.

 

 

PS:servirà un post per spiegare il titolo.

 

Che mondo sarebbe senza la carta? Aka, il nuovo argomento

postato il 1 Set 2011 in Main thread
da Iroquis`

Come i più arguti avranno potuto sicuramente notare, il nuovo argomento è la carta. Anche al plurale.
Pensateci: come potreste guadagnarvi il pane senza la carta? Come potreste impiegare la vostra terza età senza andare con i vostri amici vecchi e rincoglioni a giocare per strada? Come potreste pulirvi il culo? Cosa vi sareste lanciati durante le ore di lezione? (to be continued)

 

Solo per veri eroi: aggiungere, a fine post, una vostra personalissima interpretazione su come sarebbe la vostra vita senza la carta.

 

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