Cos’è questa improvvisa voglia di scrivere?

postato il 7 Ago 2011 in Cazzi e mazzi personali
da VaMina

E’ mio padre che dice -con parole diverse ma equivalenti- che se non è per studiare è inutile che stia in un posto, e che scrivo a fare su quello stupido coso, è il maledetto caffè bruciato che continuo a bere perché tanto lo brucio sempre, è sicuramente questa canzone, o anche questa, il letto da fare, la voglia di andarmene tipo in Brasile. E’ che scrivere è un’attività approvata dal mio psicologo, perché è fare qualcosa, e fare qualcosa va bene, ma non so se intende anche scrivere cazzate, utilizzando un’anafora alquanto banale, un sacco di anafore, perché quello è facile, non ci vuole impegno, e non so se lui pensava a un impegno. Che oltretutto io non metto impegno in quasi niente di quello che faccio, ma una grande serietà e gravità sì, quindi finisce che mi preoccupo un sacco per una cosa che ho scritto in due minuti, o che scrivo in due ore qualcosa di superficiale e privo di contenuti come un video di rapper pieno di gnocche col culo da fuori. Non so se scrivo per noia o per bisogno, per bisogno di scacciare la noia, per bisogno di fare la pipì. Ma se fosse per noia potrei fare un sacco di cose tipo spanciarmi sul divano a guardare la tivvù come una lobotomizzata che poi non è davvero fare qualcosa, almeno non qualcosa di approvato dal mio psicologo, tipo suonare il basso, ma è così lontano, nella custodia, devi aprirla, devi prenderlo, devi accordarlo, devi sopportare padre che dice ma se sei venuta per suonare il basso parole che in genere non ascolto perché me ne vado, tipo grattarmi la testa, fare il letto, lavarmi i piedi. Forse è solo per inerzia, perché tanto sto qui davanti, a non fare una ceppa, parlo come una persona depressa? Non sono depressa, grazie ho smesso, ho solo mal di testa. A me piace il mare, la sua vicinanza, l’odore, il rumore, guardarlo, sguazzarci, starci con il culo a bagno, leggere in sua presenza, camminare con l’acqua alle caviglie, ma lasciatemi in città.

[Motivo della pubblicazione: un blog pieno invoglia a scrivere, parola di Azazello]

I don’t mind the weather..

postato il 15 Feb 2011 in Main thread
da VaMina

Il tempo oggi è bello. E sono felice.

No, non è vero. Sono abbastanza stressata. In realtà era un modo arguto per introdurre l’argomento, cioè le persone pseudo-meteoropatiche. Non voglio parlare della meteoropatia, che esiste, me lo ha detto Wikipedia, ma di tutta quella gente che in tono lamentoso dice “Sono di malumore, sai, oggi il cielo è grigio e io sono meteoropatico”. Va bene, nessuno direbbe proprio così, ma il concetto è quello.* Ammetto che anche io entravo nella categoria, poi nella mia stanza è entrato uno gnomo con una padella, mi ha picchiato e sono rinsavita. Ora sono depressa perché vedo gli gnomi. Se uno DECIDE da prima che quando il tempo fa schifo DEVE essere depresso, è evidente che il problema non è del sole che ha deciso di non farti un favore.
Uno si sveglia la mattina, vede che piove e pensa “Toh, ora la giornata deve andare male e io devo essere profondamente triste”.. ma che senso ha?
Un senso ce l’ha sicuramente, ma nella sua testa. Insomma, il problema è il suo (e Vamina ha fatto la scoperta dell’acqua che bolle a 100°). E’ la stessa cosa di quando mi sveglio, non studio per un’ora, e decido che tutta la giornata non studierò più,o meglio non “riuscirò” più a farlo. Non è una cosa reale.
Ci sono anche persone che si sentono felici quando piove e depresse quando c’è il sole, ma alla fine è uguale, forse sono collegate telepaticamente con gli orti e i campi, non lo so, non mi interessa. Il succo della faccenda è che è una questione psicologica. Ok, ma perché?
E’ una scusa per rintanarsi in casa e non affrontare l’esistenza?
E’ una buona occasione per rispondere male a tutti? (Questa è più improbabile, anche se divertente)
E’ una motivazione da addurre al tuo malumore e per sguazzarci dentro?
E’ una carenza di ombrelli in casa?

Questo post si limita ad una superficialità sconcertante, ma io sinceramente non posso addentrarmi nei meandri del problema, prima cosa perché mi rompo di mimare qui i meccanismi psicologici dei vari blocchi all’azione e tristezze e poi non ho tempo (ahah!) e anche perché non sono capace di analizzarli, posso solo dire prendete un ombrello e andatevi a fare un giro. O chiamatemi, io vi mando lo gnomo, ora vive nel mio armadio e mi sgrida quando dico che sono grassa.

Dato che ho risolto il problema del post sul tempo con questo simpatico escamotage, producendo uno scritto breve e stupidino, mi impegno comunque ad affrontare brevemente la questione del tempo cronologico.

Time

Ticking away the moments that make up a dull day
You fritter and waste the hours in an offhand way
Kicking around on a piece of ground in your home town
Waiting for someone or something to show you the way

Tired of lying in the sunshine
Staying home to watch the rain
And you are young and life is long
And there is time to kill today
And then one day you find
Ten years have got behind you
No one told you when to run
You missed the starting gun

And you run, and you run to catch up with the sun, but it’s sinking
Racing around to come up behind you again
The sun is the same in a relative way, but you’re older
Shorter of breath and one day closer to death

Every year is getting shorter
Never seem to find the time
Plans that either come to nought
Or half a page of scribbled lines
Hanging on in quiet desparation is the English way
The time is gone
The song is over
Thought I’d something more to say

Home, home again
I like to be here when I can
When I come home cold and tired
It’s good to warm my bones beside the fire
Far away across the field
The tolling of the iron bell
Calls the faithful to their knees
To hear the softly spoken magic spells

Dopotutto è sempre un punto di vista. Ed è bella.

*E’ normalissimo, certo, che uno possa preferire una certa situazione climatica, non parlo di questo, ma di depressioni a priori. Ah comunque è normale una preferenza, ma a meno che non ci sia il tuo matrimonio all’aperto deprimersi è abbastanza …sciocco?

 

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