Chi era?

postato il 16 Mar 2011 in Main thread
da Vobby
Comincio dicendovi che ho già scritto due post in merito a questo argomento, solamente che sono invisibili ai nostri occhi. No, non sono nascosti e non si possono trovare ed ora vi spiego il perché. Il primo partiva da una premessa semplicissima (diciamo…): il mondo è perfettamente simmetrico. Sarebbe un simpaticissimo gioco di specchi? Ci sarebbe un altro sistema solare e tante altre cose assolutamente uguali a noi dall’altra parte di questa immaginaria linea di simmetria? Eh, no. La risposta è: proprio NULLA. O meglio nulla di gradevole o di sensibile. Se il mondo fosse perfettamente simmetrico, all’inizio le uguali quantità di particelle ed anti-particelle si sarebbero vicendevolmente annichilite, lasciando tutto l’universo ridotto ad un numero incredibile di fotoni che viaggiano in tutte le direzioni, memori di tanta massa che ormai è energia pura. (Tutto per gentile concessione di chi sta sviluppando queste teorie che teorie rimangono ancora, per l’appunto). Da cui la mia impossibilità a scrivere.
La seconda sarebbe sicuramente iniziata con “il mondo, nel suo caotico procedere, quel giorno non mi generò né, d’altronde, lo fece mai” se mai fossi nato per scriverla. Ma sono tristi mezzi per scrivere di meno in meno tempo.
Così ecco che inizio il post (e Dio mi maledica se mi ricorda qualcosa) e lo finisco con una sola simpatica storiella, breve quanto mi permette di rispettare i tempi e ancora più breve, data la coscienza dell’incompletezza di qualunque altra trattazione di qualsivoglia lunghezza.


Ecco quindi l’abbozzo di una rinuncia
Klara era nella modesta casa di Weitra e come ogni ragazza di quindici anni che si rispetti, in un paesino tanto modesto, cardava la lana seduta su uno sgabello. Il giorno volgeva quasi al tramonto e Klara aspettava con la solita discrezione che la madre terminasse la semina, per quel giorno, e che il padre, assieme ai fratelli di lei, riconducesse le poche pecore che possedevano nell’ovile, per tornare finalmente in casa. Ma, stranamente, tardavano entrambi e la cosa ebbe parziale spiegazione allorché fecero il loro ingresso entrambi i genitori che, con movenze goffe e gentili, imbarazzate e felici, facevano accomodare nel migliore dei modi un signore composto e ben vestito, tanto più rispetto al semplice vestiario contadino. “Entra, entra pure! È un po’ stretta, soprattutto per te che sei uno di città, ma accomodati pure! Questa è Klara, te la ricordi? Sì, sì, era piccolissima e adesso è cresciuta, eh? Che fai lì, Klara? Non ti ricordi di zio Alois? No, ma era piccola. Su, saluta!”. Klara si alzò in fretta e furia, pur senza perdere il giusto contegno e lo salutò a modo. Non ricordava molto di lui, anzi, assolutamente nulla. Una volta che furono scambiati i convenevoli e quando si fu riunita tutta la famiglia si sedettero attorno al tavolo, più piccolo che mai, e mangiarono una cena vistosamente più abbondante del solito, in onore dell’ospite. Una volta terminata, dopo aver discusso come sempre si fa in queste occasioni del più e del meno, ecco che Alois pronunciò la frase che avrebbe potuto cambiare il mondo: “Sapete, la questione è… avrei tanto bisogno di una domestica, lì a Braunau, e così era questo che volevo proporvi”. Il padre di Klara pensò un attimo e capì che la figlia era sicuramente la più adatta ad un mestiere del genere, in casa di un parente, giovane ed abile com’era. Chi sa quali possibilità aveva visto in quella proposta, per sua figlia o forse per la famiglia. “Klara ne sarà lietissima, cugino, ne sono convinto”, disse con malcelata enfasi. “Per me andrebbe assolutamente bene: è pur sempre tua figlia!” Così l’accordo era praticamente preso e alla ragazza, in effetti, non sarebbe dispiaciuto nemmeno più di tanto, se non fosse stato per l’immenso attaccamento che da sempre aveva avuto a quella casa e a quella famiglia, per non parlare della paura che le provocava il solo pensiero della città, della vita frenetica, della vita. Si nascose il volto tra le mani, ma non disse niente. Ed ecco, bizzarria dell’animo umano, che ciò che non viene detto nemmeno in silenzio a parole viene urlato a gran voce dal corpo che, nel caso della povera ragazza, non tardò ad ammalarsi di un’inspiegabile febbre. Alois, con tutta la buona volontà, aveva una certa fretta di trovare un’insierviente che badasse un po’ alla casa un po’ alla nuova moglie cagionevole di salute e così, un po’ a malincuore, decise di chiedere ad altri parenti, augurando, ad ogni modo, nel commiato, una pronta guarigione alla nostra Klara Pölzl.


E poi una breve storiella mendace e verissima
È il 15 marzo ed un uomo in toga non si sente al massimo delle forze, la moglie, quella notte, ha fatto sogni terribili e sconsiglia vivamente al marito di andare al lavoro. L’uomo è lì, davanti all’ingresso della curia, e non è mai stato così serio, triste e determinato. Nota, con un ultimo moto di misuratissima desolazione, che Marco Antonio, che lo accompagnava, viene stranamente trattenuto fuori da Gaio Trebonio: adesso è certo che quella voce che egli avrebbe castigato con le sue stesse mani era vera. Entra così nella curia e, ad un suo gesto, i soldati irrompono da ogni dove, bloccando i senatori accusati di complotto. Ecco le armi. Quoque tu, Brute, fili mi!
Questo l’inizio dell’Impero, fondato sulla fondata invincibilità di un solo uomo. La sua storia inizia col tradimento, con la stabilizzazione e con la spedizione contro i Parti, vittoriosa da ogni punto di vista, col ritorno nella gloria e con l’annessione “spontanea” e sincera dell’Egitto. Da allora la Storia scorre come scorrono tutte le Storie: è un susseguirsi di tiranni e di re illuminati, di sicurezza e di invasioni, di religioni e di scienza, di rivoluzioni e di restaurazioni, di progresso e di progresso. È così che l’uomo arriva, dopo secoli e secoli, a conquistare il cielo, la luna e i pianeti; è così che l’uomo comprende i propri limiti, pur decidendo di non accettarli; è così che l’uomo non sarà più uomo e vi arriverà, con le migliaia di migliaia di anni, verso orizzonti che più non si configurano nella Storia. Ed ora eccoci qui, dopo 6 miliardi di anni:
Vega: “Guarda il Sole come si sta espandendo, ormai”
Deneb: “Sì, anche lui. Il terzo pianeta vi si è appena schiantato. E pensare che un tempo era così strano”
Vega: “Già, non molto attivo (quasi per nulla a dire il vero) ma tanto particolare”
Deneb: “Sì. Certo ce ne sono stati altri, ma il terzo pianeta del Sole…”
Vega: “Tra l’altro… sei sicura che fosse il terzo?”
Deneb: “…o che non fosse il Sole…”
Vega: “Già, chi ricorda più, se davanti a noi è tanto il tempo!”
Deneb: “Però che bello che è, così rosso, il Sole”
 

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