Volevo chiarire un paio di cose sul post precedente, visto che rileggendolo oggi mi sembra dire esattamente il contrario di quello che penso:
1. Non penso che il comportamento dell’ospedale in questione sia scandaloso, tutt’altro. Immagino che non potessero fare altrimenti, vista l’unione col Policlinico nonsoche che aveva politiche diverse
2. L’articolo ovviamente ha più lo scopo di fare scena che non di informare, come al solito
3. Sono cosciente del fatto che l’aids sia frequente tra le persone che hanno o hanno avuto rapporti omosessuali (così sembra essere, perlomeno)
4. Non penso che donare il sangue debba essere un diritto insindacabile
5. Non penso che la scienza medica debba essere subordinata a criteri etici e politici a scapito della sicurezza, per cui ritengo la scelta di quale sangue prendere una scelta di carattere prettamente scientifico
TUTTAVIA, il punto che volevo fare (e che sicuramente non ho fatto) nel post precedente è che il criterio di selezione basato sulla sessualità è, a mio avviso, molto poco scientifico, o perlomeno troppo banale e poco efficiente, e che si potrebbe (dovrebbe) pensare a un criterio più preciso, al fine di aumentare la qualità del sangue donato e forse anche la quantità di donatori (sani) accettati e che, accidentalmente, sia anche eticamente più condivisibile.
Se il problema in questione è l’AIDS, per esempio, ci sono due aspetti da considerare::
1. Il sangue viene comunque controllato, prima di entrare nella banca, quindi quello proveniente da persone che hanno contratto la malattia non verrebbe comunque usato;
2. Esiste la possibilità che il sangue sia infetto (nel senso che contiene il virus) ma che la persona da cui proviene non abbia ancora sviluppato una reazione anticorpale, per cui il sangue risulterebbe negativo al test di sieropositività (non so nemmeno che test vengano fatti, quindi sto andando per un’idea). In questo caso, però, sono abbastanza sicuro che le domande “Hai avuto rapporti omosessuali?”, “Sei una prostituta?”, “Hai abitualmente rapporti non protetti con persone di dubbia provenienza?” (che già sono in ordine crescente di convenienza, a mio avviso, e sul cui inserimento nel questionario per i donatori non sono informato) potrebbero essere sostituite dalla più efficiente domanda: “Hai avuto rapporti sessuali non protetti nell’ultimo *inserire una valutazione statisticamente valida sul tempo massimo che ci vuole per la maggioranza delle persone a sviluppare una reazione anticorpale riconoscibile*?”;
Non so quanto di questo sia vero, ma la penso così e ovviamente i lettori sono invitati a spiegarmelo se la situazione è diversa. Come dicevo, il punto della mia indignazione non è il fatto in sé, che è indipendente dalla volontà dei gestori dell’ospedale in questione, ma il fatto che politiche così vaghe di selezione possano ancora essere considerate valide, quando basterebbe (sempre se non mi sbaglio) riformularle in modo che siano generalizzate e pertanto più specifiche per la malattia in questione, risultando oltretutto meno discriminatorie agli animi suscettibili degli omosessuali o di chi è sensibile ai loro problemi sociali.