Le coraggiose scelte del nostro eroe immaginario

postato il 21 Dic 2010 in Main thread
da Bread

Nonostante la mia totale mancanza di tempo, di voglia e di idee, ho scelto di fare un post sull’argomento corrente. Ho scelto di farlo perché trovo interessante l’argomento “scelta”, o potrei anche dire l’argomento scelto (da Spasko). E si.. ho scelto di fare mille giri di parole inutili e con ben poco senso per infilare le parole scelta/o e affini quante più volte possibile nel post.

Faccio presente ai lettori che possono scegliere di leggere questo post, oppure di non farlo. Bene se volete leggerlo continuate a leggere di sotto; se non volete farlo andate a cagare!!

Ma ora la si smetta con queste corbellerie, e si cominci con il post vero.

Meditando sull’argomento della scelta, e su cosa avrei potuto postare a riguardo, mi è tornato alla mente “un gioco” che amavo molto da fanciullo. A dire il vero non ero neanche tanto piccolo. Perdevo un sacco di tempo a giocare a questo gioco, dove per giocare intendo scegliere, dato che il gioco (nelle sue versioni più elementari) consisteva proprio nel fare delle scelte, niente di più.

Questo gioco, o meglio, questi giochi (che alcuni di voi sicuramente conosceranno) erano dei libri “interattivi” di una collana che si chiamava (non so se esiste ancora) “libroGAME”. I libri/giochi consistevano fondamentalmente nella narrazione di una storia più o meno elaborata e divertente, divisa in vari paragrafi alla fine dei quali il protagonista doveva fare una scelta.
Questa scelta era affidata al lettore. A seconda della scelta fatta bisognava proseguire leggendo un paragrafo od un altro.
Ne esistevano molti, ed erano diversi sia per genere che per struttura: andavano dalla fantascienza, al fantasy, all’horror; e ve ne erano alcuni in cui bisognava semplicemente scegliere, ed altri, più elaborati che erano una specie di gioco di ruolo in cui si poteva persino combattere tramite delle tabelle poste in appendice al libro. Il mio preferito era uno di questi ultimi: una collana chiamata: “lupo solitario”.
Sono convinto che lupo solitario abbia molto contribuito a minare la mia sanità mentale e a trascinarmi nel tunnel dei giochi di ruolo. Tuttavia era un passatempo molto divertente, ed inoltre mi permetteva di nerdare senza che mia madre urlasse perché passavo le ore al pc.
Purtroppo o per fortuna (dipende dai punti di vista) dopo un po’ abbandonai quei libri per tornare ai libri veri, ma qualcosa di quei libri mi è rimasto ancora, in particolare, i libri stessi. Sono ancora qui ad occupare spazio nella libreria e non so dove infilarli, d’altra parte mi dispiace buttarli XD.

PS: per curiosità… quanti di voi sono riusciti a non perdere leggendo il mio post?

postato il 15 Ott 2010 in Main thread
da Vobby

E’ sempre bello riscoprire, ricordare, rivedere i vecchi giocattoli, ci scatenano antiche e nuove sensazioni allo stesso tempo. Osservandoli ci sembra di aver perso quei tempi spensierati, di essere stati privati di qualcosa di semplice come divertirsi inventando qualcosa, come immaginarsi qualcuno o qualcosa di diverso, ci si sente malinconici e forse ci si accorge lì, che il tempo è passato e che siamo cresciuti. Ma sul serio abbiamo perso la capacità di giocare? di emozionarci per cose stupide? di creare mondi da plasmare a seconda dell’umore della giornata, di fare tutto ciò che vorremmo? o anche soltanto di immaginarci vivere un’altra vita?

Sapete penso che giocare non sia una facoltà che abbiamo perso, in fondo è solo cambiato il nostro balocco, non abbiamo più bisogno di immaginarci avventure con i personnaggi dei lego, oramai i nostri balocchi siamo noi stessi. Se guardiamo un soldatino pensiamo con malinconia e nostalgia alla nostra “infanzia felice” alla nostra spensieratezza, ma in fondo la voglia di fare, di cambiare noi stessi, di vivere avventure, che era alla base dei nostri giochi non è scomparsa, è sempre lì, e a volte riusciamo a riscoprirla, e ad avere il coraggio di giocare ancora.

Se prima proiettavamo ciò che desideravamo su un balocco, che ci impersonava, o che creava per noi un’altra personalità o un’altra realtà, ora siamo cresciuti, e abbiamo il potere di essere ciò che vogliamo, abbiamo guadagnato la possibilità di essere noi stessi il “nostro balocco”, che resterà per sempre però il simbolo di tutti gli altri molteplici noi che saremmo o no (ahimè penso che pirata non potrò mai diventarlo!) potuti essere.

E ora dopo questa breve riflessione posso tornare a giocare…..

Balocco…o non solo?

postato il 6 Ott 2010 in Main thread
da Cerbs

Questa tavola (che potete leggere cliccandoci su ed ingrandendola), tratta da quell’immenso capolavoro che sono i fumetti di Calvin & Hobbes, riassume quello che è il mio pensiero sui giocattoli.
Due semplici oggetti, così diversi fra loro come un dinosauro ed un aereo, nella mente di un bambino diventano associabili in qualsiasi modo, ancorchè inverosimile, ed accendono il variopinto fuoco della Fantasia.
Questa meravigliosa peculiarità del balocco lo distingue dai “giochi” propriamente detti, come il nascondino o l’acchiapparello (che sono comunque capisaldi nella vita di qualsiasi fanciullo perchè giocabili in compagnia), con le dovute eccezioni ( “Facciamo che…”); ma in particolare lo distingue dai videogiochi. Ora, essi sono una mia grande passione, tanto che la mia tesina della maturità puntava a mostrare come molti di essi non siano solo meri passatempi, perchè affrontano a modo loro tematiche molto care alla filosofia ed al mondo intellettuale; ma non posso non riconoscere che essi presentano al giocatore un prodotto “già fatto”, non dissimile da ciò che accade con i film ed i libri, su cui egli può solo limitarsi a riflettere senza partecipare alla sua costruzione.
Il balocco è sì un prodotto già fatto, ma plasmabile dalla infinitezza della mente delle persone a proprio piacimento: un personaggio buono può diventare malvagio, se così ha deciso di architettare la nostra fantasia, così come Paperino può diventare un agente segreto, per citare il post precedente.
In questo modo, si scopre che tutti noi abbiamo veicolato attraverso i balocchi quelli che erano i nostri progetti, le nostre emozioni, le nostre impressioni, architettando di volta in volta stupefacenti mondi in cui perderci felicemente; ad essi abbiamo affidato anche la risoluzione dei nostri problemi e delle nostre paure ( cfr. il classico orsacchiotto che il bambino stringe nel proprio letto), perchè essi trascendono il loro essere un semplice oggetto.
Mi sento libero di affermare che, mentre i giochi sono una opportunità per fare conoscenza e giocare in compagnia, e mentre i videogiochi sono un prodotto da apprezzare e con cui divertirci, il balocco diventa un SIMBOLO.
E quel che è più bello, può essere simbolo di qualsiasi cosa.
Il giocattolo è lo specchio su cui si riflettono la nostra fantasia e la nostra immaginazione.

Vi lascio con una canzone, tratta dall’album di Kevin Ayers “Joy of a Toy”. Potete ascoltarla, se vi sentite nostalgici.

My oh my oh my
Do you really have to cry?
Crying like a summer rain
Lady let me ease your pain.
Why oh why oh why
Don’t you spread your winds and fly?
Flying like an autumn wind
Lady did you lose a friend?

Don’t be sad and down

Take another look around
Maybe what you’ve lost you’ve found.

Don’t be sad and down
Take another look around
Maybe what you’ve lost you’ve found.

 

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