Quello che mi è venuto in mente quado ho letto che l’argomento era “Due”.

postato il 11 Giu 2010 in Main thread
da Deluded Wiseman

I due video qui sopra fotografano egregiamente, a mio parere, l’odierna situazione della musica italiana, nettamente divisa in due: da un lato, una nuova ondata di musica intelligente, ben scritta e ben suonata, che spazia dal rock pesante allo sperimentalismo, e che negli ultimi anni ha travolto, o ha tentato di farlo, il Belpaese. Non parlo di uno o due gruppi, ma di un vero e proprio esercito, che annovera anche un buon numero di cagnacci(penso a due gruppi in particolare), ma anche due o tre nomi davvero forti; dall’altro lato, i soliti due o tre immortali vegliardi, e una folta schiera di fenomeni passeggeri che, a gruppi di due o tre, invadono sistematicamente radio e televisioni attraverso i soliti due o tre festival-programmi televisivi, propinandoci due o tre tormentoni, e sparendo nel nulla. Inutile dire che, in un (bel)Paese gia di per sè spaccato in due, con una manichea (termine un pò forzato: il Male è manifesto, ma il Bene latita) semplicità quasi disarmante,  anche il pubblico degli italici ascoltatori è oramai diviso in, indovinate, due ben contrapposte schiere. Ordu(e)nque, tornando ai vidii, tutti e due i pezzi hanno a che fare con il  “Due”, ma solo uno dei due è un ottimo rappresentante dell’ondata musicale di cui sopra: il testo non è scontato, la musica, miracolo!, non smoscia la uallera, è addirittura ben suonato!; l’altro, invece, è il solito pezzo insipido e già sentito, con un testo scontato e sgrammaticato e cantato da un personaggio spuntato dal nulla, senza arte (o forse sì, ma meglio tacere riguardo il genere di arte), nè parte. E, ancora, solo uno dei due non ha fruttato abbastanza  danaro al/la suo autore/ice, tanto che, incapace di sostentarsi con i proventi della propria arte, è costretto/a a servire ai tavoli in un’osteriola presso Venezia. L’altro, invece, ha fruttato un bel pò di dindi a chi lo canta, tanto da permetteregli/le una vita agiata e lussuosa, perennemente sotto i riflettori dei tabloid scandalistici (non che sia un guadagno, eh). Guarda caso,dei due, il pezzo intelligente è propri quello che ha tirato su due soldi, e, sì, quello scontato è quello che ha gonfiato più di un portafoglio(almeno due). Indovinate quale dei due è l’uno,  e quale è l’altro? Fatto? Il primo(i primi due, và) che azzecca la risposta, vince un calzino. O forse due.

PS: Sì, volevo scrivere 22 volte 2, ma non sono sicuro di averci azzeccato.

Edit: dark vuole sapere quali sono i gruppi che considero scarsi, e quali quelli forti..bè, moltheni(che in realtà non è un gruppo), e le luci della centrale elettrica mi fan abbastanza caghèr, i Ministri e Il teatro degli orrori mi piacciono davvero tanto.

Alla scoperta di “DUE”

postato il 10 Giu 2010 in Main thread
da Bread

Mi sentivo in dovere di fare un topic sull’argomento del mese, dal momento che è il primo; però sul “Due” ero a corto di idee. Per quanto l’argomento scelto mi sembrasse interessante non avevo idea di cosa scrivere a riguardo. Così sono andato a cercare un po’ in giro (in giro = Google/Wikipedia) ed ho scoperto un sacco di cose interessanti. Si direbbe che mi si è aperto un mondo!

Attenzione! Questo topic non è solo sul numero due, ma sulle miriadi di cose/siti/follie che ho trovato riguardanti le lettere “d”, “u” ed “e” messe in quest’ ordine.

Cominciamo…  ..forse nuon tutti sanno che:

– Due (2) è il numero civico in cui a P.zza Filangieri a Milano è situato il carcere di San Vittore. Il suddetto carcere ha anche un net magazine intitolato, appunto, “ildue”; la cosa divertente è che sull’home page c’è una foto di un mazzo di chiavi ed una scritta “ENTRA” che mi risulta abbastanza inquietante. http://www.ildue.it/

-Il Due (proprio come il sito del carcere) è anche un “Blog italiano per stranieri”. In sostanza un blog di insegnati di Italiano per stranieri che si lamentano di essere sottopagati e sfruttati in un blog che nessuno legge se non gli stessi insegnati sottopagati che non possono far nulla per cambiare la propria condizione (poveracci).   http://www.ildueblog.it/

-DUE è una sigla che sta per DNA Unwinding element  ovvero delle sequenze specifiche di basi che si strovano all’inizio dello svolgimento della doppia elica del DNA durante la duplicazione (se ho ben capito: un sito mi dice una cosa, uno un’altra.Io non l’avevo mai sentito prima, ergo sono assolutamente ignorante in materiaXD)

-Due è un tristissimo programma televisivo italiano dove ogni sera (grazie a Dio hanno fatto solo tre puntate!)  si incontrano due grandi della musica del calibro di Tiziano Ferro e Laura Pausini, Laura Pausini e Tiziano Ferro, ed ancora Tiziano Ferro e Laura Pausini(probabilmente per fare ironia sul termine “varietà” con cui è etichettato il programma). Lo so, era triste, ma dovevo farla.

-Due..cioè dai due… vabbè esiste questa cosa:  http://daidueaustin.net/

-DUE è ancora una volta una sigla, che sta per Drug Utilitation Evaluation

-Due è un numero. Ma credo che questo lo sapevate già.

Bene. Spero il mio rendervi edotti su idiozie che esistono e che girano in rete e che avreste potuto scoprire senza legere un noioso e delirante post vi abbia reso felici. Al prossimo argomento, sperando che abbia idee migliori.

Bread

Mewtwo, ovvero il dramma esistenziale derivante dall’essere ontologicamente dipendente da una palla di pelo rosa.

postato il 10 Giu 2010 in Main thread
da Vobby

Ammetto che mi aveva sfiorato l’idea di parlare dello gnosticismo, di come esso deriva più dall’orfismo che dal cristianesimo e di come affronta il problema del dualismo ontologico fra il divino e l’umano,fra  il mondo spirituale e quello materiale, ma poi mi sono reso conto che il due è un tema che si presta alla trattazione di argomenti di grande attualità (come i pokèmon), quindi dello gnosticismo mi limiterò a ricordare l’unico tratto che presenta una qualche attualità : una corrente di questa setta (di cui non ricordo il nome) affermava che dal momento che non esiste nessun punto di contatto fra i due piani dell’esistenza, l’umano e il divino, in nessun modo il comportamento degli uomini sulla terra, la nostra vita mortale, ha a che fare con la nostra salvezza. Quindi, darsi al sesso, alla droga , al vino , ai pokèmon, è un’ottima idea.

Questro tratto dello gnosticismo mi permette di introdurre, come vedete, l’argomento del post.

Riassumerò in breve la storia di Mewtwo per gli eventuali lettori profani (mf) : Il Team Rocket, i cattivi, sono entrati in possesso del dna di un pokèmon antico ed eccezionalmente potente, Mew, e quindi decidono di creare un suo clone da usare per i loro loschi fini, e lo chiamano Mewtwo. Lui si sveglia in questo laboratorio, capisce di non essere nient’altro che un esperimento, la cosa lo infastidisce, uccide e distrugge tutto e tutti. Poi arriva il capo dei Rocket (che si chiama nientemeno che Giovanni, ricordiamolo) e lo convince a lavorare per loro. Chiaramente lui si scoccia di nuovo e fugge, si crea una base segreta su un’isola sperduta e decide di crearsi un esercito personale di cloni con il quale, si suppone, conquistare il mondo, e così liberare i pokèmon dall’umiliante schiavitù che li lega agli umani. Per creare i cloni gli serve materia prima, quindi invita sull’isola gli allenatori più forti del mondo per clonare i loro pokèmon.     Gli va tutto bene finchè, mentre i  cloni al suo servizio stanno massacrando i pokèmon ancora fedeli ai loro padroni, appare mew, rinato di recente, intenzionato a mettere i bastoni fra le ruote al suo clone. I due combattono finchè Ash Ketchum, l’eroe, si mette fra i due cercando di fermarli venendo così colpito da entrambi i contendenti, rimanendo così pietrificato. Quando però tutti i presenti fra pokèmon, umani e cloni si commuovono, permettendo, col potere delle loro lacrime, di far tornare in vita Ash, Mewtwo si rende conto che ciò che lega i pokèmon agli umani è l’affetto, la fraterna e cameratesca amicizia, il puro sentimento dell’amore. Quindi si redime. O forse no?

Nessun dubbio sul fatto che le sue intenzioni fossero giuste e che fosse di gran lunga più forte di Mew (era stato creato con l’intento di essergli superiore).

(Non sono del tutto sicuro che la trama fosse esattamente questa..)

Comunque, è il momento delle riflessioni: Non si può in nessun mondo ritenere Mewtwo un cattivo: è stato creato da criminali che volevano servirsi di lui come di un’arma, non ha conosciuto nient’altro che violenza dal primo momento di vita eppure comprende che c’è qualcosa di sbagliato nelle sue azioni e mette a punto un piano che non ha niente a che fare con la vendetta, bensì con l’emancipazione di un’intera specie. Nell’atto della clonazione dunque, gli scienziati hanno involontariamente riprodotto anche la purezza e la bontà che caratterizzano il Mew originale. Solo il fatto che sia grigio, nero e scolpito invece che rosa e batuffoloso potrebbe erroneamente farci ritenere Mewtwo malvagio, per non parlare dell’inquietante abitudine di parlare senza muovere la bocca, e di quello strano tubo che gli spunta dalla nuca. Ciò che lo rende duro e spietato nel perseguimento dei suoi pur giusti fini, è senz’altro il dramma esistenziale derivante dall’essere ontologicamente dipendente da una palla di pelo rosa. Come già Pitagora aveva osservato, propria del numero pari è l’infinità privativa, l’indefinitezza. Per un essere vivente quale Mewtwo è, derivare da una singola creatura  (piuttosto che dall’unione volontaria di due) lo obbliga a vedere in essa un alter ego più che un genitore, qualcosa da distruggere per emanciparsi, secondo un ragionamento in parte simile a quello del post precedente. Se il figlio è sintesi dei genitori, il clone è antitesi dell’originale ,ma fra originale e clone non è possibile sintesi alcuna,  solo conflitto, in modo tale che si ritorni alla situazione iniziale in cui esiste una sola creatura uguale solo a sè stessa, unica.

Infine, io credo, Mewtwo riesce a superare il suo dramma esistenziale  comprendendo che esiste in ogni caso un elemento che può diversificarlo da Mew, ovvero l’uso della propria esistenza. Mew viene presentato come “buono”, ma in realtà cosa ha fatto per i suoi amici pokèmon? E’ solo intervenuto in un momento difficile, con atteggiamento caritatevole e paternalistico, non ha mai lottato per liberare i suoi compagni dalle catene dell’ignoranza e dallo sfruttamento, che pure in certi casi affliggono i pokèmon, ad esempio nel Team Rocket.

Solo Mewtwo ha conosciuto l’esperienza dello sfruttamento, della prigionia, e si è messo alla testa della rivoluzione.

Alla fine del film, è possibile forse vederlo deluso, smarrito? Deluso dall’atteggiamento di quel Pikachu verso Ash, di quel topo giallo che tanto ama l’uomo che lo obbliga a combattere per nessun motivo?

Se ne va, con i suoi cloni, vola via, sperando, in cuor suo, di trovare in altre parti del mondo pokèmon un po’ meno deficienti.

Hasta siempre Mewtwo.

http://www.youtube.com/watch?v=rW9vQ4sxaX8

Due

postato il 10 Giu 2010 in Main thread
da Azazello

[Un’importante premessa: questo post, al momento della sua scrittura (le 06:14 del mattino, non più di quattro o cinque ore dopo la pubblicazione del precedente post, probabilmente uno dei momenti storici in cui è meno possibile supporre che qualcuno stia postando su un blog riferendosi al precedente articolo), aveva una discreta probabilità di essere il secondo sull’argomento “Due”, il che, come potete facilmente immaginare, è una bella responsabilità. Ho vagliato varie ipotesi su cosa sarebbe stato appropriato trattare, prima fra tutte quella di scrivere un post sul post precedente, una seconda opinione sull’argomento; ma, mi sono detto, perché non cogliere il suggerimento di chi mi ha preceduto sfruttando l’ambiguità duedue? o anche: perché non trarre ispirazione da wikipedia? e perché, a questo punto, non parlare della Dualità insita nel Principio (unico per sua stessa natura)? tra queste e tante altre opportunità che ho vagliato, per quanto forte fosse la tentazione di cogliere l’una o l’altra, ho scelto quella più onesta nei confronti dell’imponenza dell’argomento (“Due”) di questo mese, vale a dire la seconda a venirmi in mente in ordine cronologico dopo la lettura del precedente post (giuro che è vero)]

 

PKNA #2 cover

Ve l’aspettavate? Nemmeno io. Ma la vita è così, una sorpresa continua.

Pensando che niente si debba dare per scontato, ho ritenuto opportuno fornire una copia dell’opera in questione per chi non ha avuto la fortuna di leggerla (o di ricordarla). Vi consiglio di leggere PRIMA il fumetto e POI il post, che vi spoilera brutalmente il contenuto. Ma veniamo a noi!

PKNA#2, dal titolo “DUE”, è, come forse era facile immaginare, il quinto numero della serie PKNA (Paperinik New Adventures), fornitaci da Disney Italia tra il 1996 e il 2000 in 3 (numeri 0-0, 0-2, 0-3) + 49 (numeri regolari dall’1 al 49-50) + 4 (speciali estivi) = 56 pratici, comodi, ampi e soprattutto inconservabili albi nel formato dei comics americani (non so se sia una definizione assoluta, io la uso in contrapposizione al formato in volumetti dei manga giapponesi. Per chiarirci:  questo contro quest’altro).

Nei tre numeri zero vengono presentati i personaggi intorno a cui ruoteranno le tre (parallele) saghe principali della serie: gli Evroniani, alieni viola che si nutrono di emozioni e schiavizzano interi popoli una volta sottratto loro il bene dell’intelletto; il Razziatore, un predone del tempo che, come la dicitura “predone del tempo” vi ha suggerito, ha la facoltà di viaggiare (dicevo) nel tempo e la usa per depredare (appunto) le diverse epoche dei loro tesori, con la sua controparte legale, la Tempolizia, che, sempre in tema di nomi calzanti, è appunto una polizia con giurisdizione sul Tempo; Xadhoom, ex scienziata di Xerba (pianeta ormai sotto il controllo Evroniano) che ha dato una svolta alla propria carriera diventando energia pura in forma umanoide, abbandonando poi il campo di ricerca dell’energia ecosostenibile per dedicarsi a quello della vendetta violenta e spietata, i cui prerequisiti sono facilmente soddisfatti dalla possibilità di emettere energia sotto forma di raggi distruttivi ed esplosioni. Già da questo breve riassunto dovrebbe risultare chiaro che PKNA è denso di dualità (come, d’altra parte, qualunque storia che contenga dei buoni e dei cattivi, ma tutto fa brodo), ma per arrivare al punto devo introdurre un altro personaggio: Uno. Uno è un’intelligenza artificiale creata da Everett Ducklair, costruttore dell’omonima Ducklair Tower, quartier generale di PK, nonché genio assoluto dell’ingegneria (tutte, ma in particolare quelle volte a creare mostruose macchine da guerra assassine), marzialista, monaco tibetano e deus ex machina nel tempo libero. Come dicevo, invece, Uno è un’intelligenza artificiale estremamente perfezionata che funge da spalla per il protagonista, fornendogli intelligence, armi e compagnia quando serve. Naturalmente il rapporto tra i due (visto? due!) è profondo e sfaccettato, ma non siamo qui per parlare del rapporto che c’è tra Uno e PK. Ducklair, quando creò la Ducklair Tower (che, per la cronaca, è imbottita di ordigni portentosi e distruttivi) affidò a Uno il compito di gestirla, ma, tenendo giustamente presente che Uno è un computer, pensò bene di creare un’altra intelligenza artificiale che funzionasse in background, pronta a prendere il controllo in caso Uno si guastasse. La chiamò, per replicare la fantasia della prima occasione, Due. La storia ci porta a conoscere Due attraverso un percorso, forse, proprio del genere thriller: una serie di crimini informatici (che arriva a sfociare nel terrorismo) tormenta la città di Paperopoli e PK, insieme all’amico Uno, indaga sulla loro natura. Attraverso le diverse tappe dell’indagine il lettore, come il protagonista, viene portato a vedere un Uno (che, essendo una macchina, non dovrebbe essere in grado di “sbagliare”) prima meno efficace, poi indebolito, addirittura sbadato: viene instillato (e poi confermato) il sospetto, nel lettore avveduto, che forse l’avanzatissima IA non si sia guastata, ma che abbia per qualche ragione deciso di prendere una direzione, secondo i nostri canoni, “malvagia”. PK, dal canto suo, si convince che Uno stia dando di matto a causa dell’eccessiva stanchezza causatagli dalla sua precedente avventura e decide di fare qualcosa per fermarlo. La storia raggiunge il climax con Pikappa che, pur di fermare Uno prima che la situazione gli sfugga di mano, decide di spegnerlo staccando la corrente alla Ducklair Tower. Ma torniamo un attimo indietro. All’inizio dell’albo vediamo un personaggio incappucciato ricevere una brutta notizia, poi lo rivediamo all’aeroporto di Paperopoli e ancora nella Ducklair Tower, dove si rivela essere nientedimeno che l’inventore sul cui lavoro poggia l’intera saga di PKNA: Everett Ducklair, tornato a casa per scongiurare un orrendo pericolo. L’interazione di Uno con Everett è l’elemento di separazione tra le impressioni del lettore e quelle di Pikappa: il papero vede un Uno distratto, sbadato, disattento e conclude che il suo amico verde deve essere stanco; il lettore vede un Uno in pieno possesso delle sue facoltà “mentali”, eppure furtivo, bugiardo e talvolta iroso. L’intreccio di queste due linee si risolve a pagina 56: Uno viene presentato apertamente ostile al lettore e al protagonista, a conferma dei sospetti di entrambi, ma si rivela essere… Due! Una creatura dalle infinite potenzialità computazionali costretta a restare nell’ombra, a subire la tortura di un’attesa infinita, in compagnia dei suoi stessi pensieri, senza la possibilità di agire in alcun modo. C’è chi non lo sopporterebbe. Va da sé che questa situazione ha portato Due a vedere in Uno il proprio nemico naturale, sia in quanto oggettivo ostacolo tra se stesso e  la libertà di agire, sia, da un punto di vista molto più emotivo, in quanto elemento di concentrazione di ingiustizia divina (Ducklair-iana). Segue una simpatica scena di combattimento fra Everett e Due che culmina con l’arrivo di PK e la cancellazione di Due grazie alla prontezza del papero e all’intervento mistico dell’inventore. Due, tuttavia, ritornerà in PKNA#8 (“Silicio”) dove sarà approfondito maggiormente l’aspetto dell’odio verso Uno, poi in PKNA#30 (“Fase Due”) (insieme a un esercito di Evroniani intenzionati a disintegrare Paperopoli) e poi boh, non mi ricordo.

“Due” affronta (beh, ci presenta, forse a tratti inconsapevolmente) temi molto disparati: l’equivoco che sfocia nella paranoia (PK e Uno), la responsabilità dei propri errori passati (Everett), il valore della fiducia (PK e Uno, nella risoluzione), la tragedia dell’impossibilità di avere accesso alla realtà (in altre parole, una mente che non può agire, ovvero Due), l’invidia come causa di odio sproporzionato (…), l’ingerenza sempre maggiore che l’informatica ha nella vita a tutti i livelli e i rischi ad essa connessi. Il tutto nella leggera atmosfera tipica delle opere Disney, condito da scene di azione e inquadrato in un’indagine avvincente. Il maggior pregio di PK è proprio questo: riuscire a trattare temi profondi, anche duri, con l’innocenza di un fumetto per ragazzi, senza perdere in qualità o avventurosità.

E poi lo scudo Extransformer è proprio figo. E questa frase non serve a portare il numero totale di parole del post a esattamente 1337, per niente.

L’inizio delle giuste trattazioni derivanti dall’argomento mensile

postato il 10 Giu 2010 in Main thread
da ad.6

[Eccoci qui: il mondo è in rovina, le cose non sono sotto il nostro controllo e spesso non vanno come ci piacerebbe; TUTTAVIA questo mese è stato scelto proprio l’argomento che avrei voluto mettere io, quindi forse le cose non vanno proprio nel verso sbagliato, no?]

“L’autoreferenzialità può essere un grande male: non abusatene” (cit. Stendhal)

Iniziamo quindi parlando di “Due” che, come facilmente potrete concordare, è proprio l’argomento di questo mese. “Due” risulta proprio un’argomento interessante, di ampie vedute su vasti orizzonti (di tristezza), freddo numero per chi vuole cimentarsi nell’ardimentoso agone della dialettica, godendo nel trarne fuori le più colorite forme, e colorita immagine dai molteplici (…due) fronti da poter però sedare, sotto il potente giogo delle fredde argomentazioni della logica. Abbastanza astratto da suscitare sempre nuove idee in chi, novello Pitagora, se ne appresti alla descrizione ed, ancora, abbastanza astratto da rimandare ad una serie potenzialmente infinita di elementi reali del tutto tangibili e concreti. Bello, eh?

Calzante sotto molti aspetti. “Due” è, oramai, il vero inizio di ogni cosa dal momento che, da qualche miliardo di anni, perché si crei una vita ce ne vuole un’altra, perché, in effetti, solo pochi eletti hanno avuto il raro onore di sentir parlare di staffa senza incudine, di Gaspare senza Orazio e perché, diciamocelo chiaramente:

@cristiani: cos’è in verità l’Amore di Dio, manifestazione ed essenza del Signore stesso e del mondo, se non l’azione libera e transitiva, gratuita, del Nostro Padre su di noi, presenza seconda e necessaria alla teleologica lode della magnificenza dell’Altissimo, la quale sarà rinnovata, ancor più che dalla sua stessa autogenetica esistenza, dalla nostra gratitudine e fede nella sua immensa Grazia?

@ebrei: cos’è d’altronde la creazione del mondo per come trascritto nel libro delle cose, raccontato nel rotolo di Bereshit, trascritto dalla mano di Mosè, guidata dalla forza di Adonai stesso e tramandata fino a noi se non la separazione orizzontale dell’Uno caotico nel Due armonico, della Luce dalle Tenebre, della Terra dal Mare e così dell’Uomo dagli animali, frutto e fisiologica conseguenza di una verticale scissione inevitabilmente presente tra il divino e il terreno?

@atei: cos’è infatti Dio se non l’Eterno Secondo, colui o, per meglio dire, quell’idea che è perfetta illusione ed immobile soccorso alle pene che affliggono l’uomo, eccellente figura paterna, ideale effigie d’amore ma proprio per questo mera figura ed inconsistente effigie, la seconda parte di una mela già intera, ignara, inconscia creazione della Solitudine che è impensabile ed assurda, esattamente per questo creando Dio?

@agnostici: le scelte sono due: o credi o non credi.

“Uno” è un concetto troppo ambiguo, troppo difficile, quasi inaccettabile, l’intero e la parte, l’individuo e il mondo, perché un solo elemento non ha nessun senso, essendo composta da due elementi la realtà minima possibile: l’osservato e l’osservatore, l’uno conferendo realtà all’altro. È così come anche nessun post è la prima cosa ad essere scritto su un blog!

Così concludo questa più che esauriente trattazione, allegando una postilla che mi salvi dall’immancabile critica dei posteri: data la già citata immensa estensione dell’argomento di questo mese, non escludo che la sua semplicità possa avermi tratto in inganno, nell’eventualità in cui l’autore di turno abbia voluto di proposito introdurre la parola “due” per la sua ambivalenza anglo-italica in modo da suscitare seppure il minimo dubbio nello sventurato che vi avesse prestato attenzione, proprio a guisa di quanto accadutomi poc’anzi. Tuttavia escludo una così peregrina ipotesi.

 

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