Post poco connesso e senza sforzi di un uomo molto assonnato

postato il 1 Apr 2012 in Main thread
da ad.6

Ore 5:18. Una cosa è certa: ho molto sonno. Direi che è uno status di vita, ma ora ne ho un po’ di più. Certo, me ne è venuto anche oggi, in auto, mentre andavamo con una tale onorevole parlamentare di sinistra a mangiare una pizza a Torre del Greco (credo) assieme ad un giovane prete che ha, fondamentalmente, sposato una prostituta (avventura positiva e commovente che non si può ridurre a questo), ma non potevo dormire. In effetti è brutto quando hai sonno e non puoi dormire, perché inizi a sconnettere, a vedere cose che si muovono, lampi qui e lì, esseri, essenzialmente a fallire tanto in più campi. La cosa dev’essere anche associata al fatto che di solito quando non dormo per tanto, tanto tempo succede che sto sveglio stancandomi in modi disparati, che spesso implicano me che giro su me stesso, più o meno vorticosamente. Davvero. Poi dicono “Nec in sommo quies” (citazioni dal dipartimento) ed è chiaro cosa vogliono dire (tanto più che l’immagine è corredata di una testa cubista o forse futurista con pensieri e ingranaggi e cose che le volano fuori, almeno credo), ma è proprio la quiete che cerchiamo nel sonno. Tanta quiete. Ma, ecco, cosa cerchiamo nel sonno? O, anche, cosa cerchiamo col sonno? Wikipedia darà una risposta concreta a questa domanda che nulla ha a che vedere con i nostri bisogni di risposte ai “perché” e ai “per come”.
Quindi metto qui qualche simpatica lista.

Italiano:
Bruxismo
Clinofobia
Sonnambulismo
Dissonnie
Insonnia
malattia del sonno o Tripanosomiasi africana
Sonnofilia parafilia sessuale riguardante il sonno
Polisonnografia
Shift work sleep disorder
Narcolessia

Inglese:
Cortisol awakening response
Microsleep
Morvan’s syndrome
National Sleep Foundation
Polyphasic sleep
Power nap
Sleep architecture
Sleep disorder
Sleep medicine
Somnology
Sudden infant death syndrome
Sudden unexpected death syndrome

Tedesco:
La pagina web non è disponibile

Ok. Mi è saltata la linea (ho provato, ma non risponde più niente). Peccato, perché stavo per entrare nel vivo, tra giapponese e islandese! Però questa è un’occasione ottima, che non posso perdere. Infatti questo è l’insegnamento migliore di oggi: anche questo è il sonno, ovvero perdere la voglia di vivere. La connessione ad internet (ma proprio la connessione generalizzata al sistema di input output biologico) è la vita ed io ho talmente tanto sonno che mi sto lasciando andare verso la non-vita, la non connessione. E non importa più niente. Sì, casomai lo faccio perché per vivere bisogna anche dormire e lo so (e, soprattutto, lo so a livello primordiale, “rettile” – immagino che la suddivisione tra rettile, mammifero e corteccia, inculcatami forse da Esplorando il Corpo Umano™, sia ormai superata, negata, denigrata, sempre che non lo fosse già al tempo -), ma però è anche un lasciarsi scivolare. Viene un po’ in mente, insomma, il “Resta sveglio! Resta sveglio! Manca poco! Non addormentarti!” degli scalatori agli amici morenti chi sa per quali dolorose ragioni tra le nevi eterne. I morituri (perché, sì, moriranno) hanno poche forze, sono stanchi e un po’ vorrebbero non pensare e non soffrire, un altro po’ vorrebbero usare quella panacea che è il sonno, lodassimo da chiunque. Credo che lo dicesse anche Rose a Leonardo Wilhelm DiCaprio (sì, certo, a lui, non a Jack).
Il che, d’altronde, fa pensare ad una curiosa analogia. Il sonno come gemello della morte, il sonno come cura e la morte come cura… Ok, detto così non sembra un’analogia molto solida, ma fino ad un attimo fa avevo in mente una cosa migliore, che in una serie di passaggi simpatici arrivava alla domanda “e allora la morte può essere una cura alla vita?”, che poi è un concetto che ha le sue radici nella concezione della vita come breve passaggio tra la morte e la morte, qualunque cosa sia (che poi, ancora una volta, è un modo per fantasticare sul nulla). Ma è tutto lasciato qui, tutto di getto, niente viene pensato due volte, perché altrimenti verrebbe sofisticata l’azione del sonno.
Compresa nella suddetta azione è anche l’improvvisa decisione che niente ha più importanza del mio sonno adesso, per cui, visto che il mondo continua ad essere disconnesso da me, credo che risponderò a tono disconnettendomi anch’io per un po’. Domani (ovvero almeno tra tre o quattro ore) copierò e incollerò il tutto as it is.
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2 commenti to “Post poco connesso e senza sforzi di un uomo molto assonnato”

  1. avatar Vobby ha detto:

    La divisione del cervello in rettile, mammifero e corteccia è citata anche in un libro di Piero Angela di alcuni anni fa, “Ti amerò per sempre”, che parlava delle meccaniche dell’amore a livello sia neurologico che comportamentale. Certo, considerando queste due fonti, probabilmente si tratta di una semplificazione divulgativa.
    Poi bè, saprai certamente che nell’Ade vivono insieme i fratelli Thanatos e Hypnos, figli della Notte e dell’Erebo, e che quindi la tua analogia fra le due cose non solo è legittima, ma è anche ben radicata nella nostra cultura.

  2. avatar ad.6 ha detto:

    Cercando in giro sembra ci siano varie confutazione dei “tre cervelli”.
    Poi l’analogia di cui parlavo aveva certamente le sue basi ataviche nella cultura greca, ma era centrata sul concetto di cura, non ricordo più in che modo. Per quello mi sembrava curiosa. Era una cosa vagamente simile a “Il sonno ristabilisce le forze in attesa della veglia e la morte è un riposo dalla vita? Oppure piuttosto la vita è sorella del sonno e così quando viviamo siamo nella nebbia, che si dirada solo con la morte?”

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