Gobbintesi

postato il 14 Set 2010 in Main thread
da Azazello

[L’argomento corrente sono i gobbi, quindi parlerò dei malintesi. Ma non temete, non sarà una cosa campata in aria e casuale, no: spiegherò per bene come si arrivi dai gobbi ai malintesi, dai malintesi alla cosa di cui voglio parlare e anche la strada del ritorno (prevedendo una fermata in quell’autogrill che vi piace tanto per prendere un camoglio), in caso non abbiate il gps e vi risulti difficile muovervi nelle strade intricate del senso.]

La prima cosa a venirmi in mente (ma anche l’unica) quando si parla di gobbi è un particolare episodio che ha avuto grande rilevanza per la mia formazione personale e culturale. Nigredo era solito (è solito) frequentare un canale IRC sulla matematica (azzurra->#matematica), dove ha potuto conoscere e apprezzare una grande varietà di persone, nella fattispecie un certo brnocrist, il cui principale (se non unico) elemento caratterizzante ai miei occhi, almeno fino a qualche tempo dopo, è stato il suo viscerale (e inspiegabile) odio per i gobbi (visto? siamo in tema). L’idea che qualcuno potesse odiare i gobbi così, per partito preso, era davvero divertente: “brnocrist, ma perché odi i gobbi?” “Perché fanno schifo: puzzano” eccetera, così ci ha accompagnato in molte delle nostre scorribande ed è diventata un piccolo meme. Purtroppo, in seguito, siamo venuti a sapere che “i gobbi” tanto odiati da brnocrist non erano gli individui affetti da malformazione, ma una categoria molto più vasta di persone, molto più detestabili secondo qualsiasi logica¹, che corrisponde ai tifosi della Juventus.

Questo ci spinge a riflettere sulla natura dei malintesi, che in quanto tali presuppongono che almeno una delle due parti capisca una cosa diversa da quella detta. Precisiamo: concettualmente non c’è “la cosa detta”, visto che ciascuna parte è convinta di aver detto una cosa diversa, ma praticamente si tratta più spesso di due persone che si accordano sulla stessa cosa quando una delle due non ha tutti gli elementi per comprendere la cosa detta, mancanza di elementi che in ultima analisi può essere ricondotta a una di queste tre caratteristiche:

  1. Ignoranza, come nell’esempio sopracitato, madre di tutte le incomprensioni in buona fede: le persone sono convinte di sapere di cosa si sta parlando e si lasciano trascinare nel baratro del malinteso, finché i nodi non vengono al pettine e devono pagare per la loro insipienza con una pena che va dalla figuraccia alla MORTE ORRENDA E INCOMMENSURABILE (“Ah, quando dicevi ‘Ti sparo’ intendevi che sparavi un proiettile dentro di me e non me come proiettile. Vabe’, mi spiace per il malinteso… In fondo potevo immaginare che non si può infilare una persona intera nella canna di una pistola”)
  2. Disattenzione, capro espiatorio di tutte le incomprensioni giustificabili e inconsciamente in malafede², nonché causa più frequente di malinteso, che in fondo si può riassumere col concetto chiave di “io dico A, tu dici B, ma siccome io non ti ascolto perché penso che dici solo stronzate o perché sono troppo concentrato su una qualsiasi cosa che mi riguarda e che (giustamente, per carità) considero più importante delle cose che dici, capisco A, che in fondo è comunque molto più ragionevole di B essendo la cosa che fa comodo a me”.
  3. Disinteresse, che può sembrare la stessa cosa del punto di prima (e in effetti lo è), ma è più grave perché avviene a livello razionale e cosciente. Avete presente quando fate appuntamento il venerdì sera con qualcuno per le dieci di sabato, lui non si presenta ed è irraggiungibile fino a mezzogiorno, poi finalmente risponde a telefono e vi dice: “No, ma io sono a Tijuana”? sì, bravi, quello che poi voi dite “Scusa, ma non avevamo appuntamento oggi alle 10?” e lui vi risponde “Ma io pensavo che ci dovessimo sentire per una conferma”, esatto. Che poi non vi chiede nemmeno scusa (perché era un malinteso e non chiedendovi scusa ci tiene a evidenziarlo)

Insomma, i gobbi e i malintesi sono strettamente correlati. Ma ci sono tante altre cose da dire sui gobbi: ad esempio potremmo passare da una malformazione a un’altra e arrivare agli zoppi, pure molto bistrattati, al punto che la parola inglese per identificarli (“lame”) corrisponde anche ad un’argomentazione poco convincente, logicamente poco stabile. Un po’ come il filo conduttore che tiene insieme questo post, per capirci. Ma avevo promesso una sosta all’autogrill, quindi concluderò questo post parlandovi di un sogno che ho fatto l’altroieri, molto singolare e secondo me degno di essere riportato in un post meravigliosamente coerente come questo, soprattutto perché i gobbi sono un punto nodale della vicenda:

Sono in un albergo, dove alloggio in vacanza coi miei genitori, e sto fuggendo da una persona (col suo entourage) che io-protagonista ho ben presente, ma io-osservatore ne ignoro ancora l’identità. Per qualche ragione, ho le chiavi di ogni stanza e accesso a passaggi segreti, porte nascoste e vie traverse, che percorro puntualmente durante la mia fuga, sicuro di poter seminare i miei inseguitori. Una volta terminato il percorso che avevo stabilito, prendo l’ascensore ed esco all’ultimo piano (15, forse), sereno perché li ho seminati, quando vedo in fondo al corridoio (10, 15 metri al massimo) il mio inseguitore: un omino basso, magro, dal volto un po’ deformato, ingobbito dall’età e con dei grandi occhiali. Io-personaggio, per niente sorpreso, ma con un po’ di rassegnazione, gli vado incontro mentre io-osservatore noto (non senza stupore) che si tratta di Andreotti (o_O). Mentre cammino lo sento dire “Pensava davvero di sfuggirci?”, con aria quasi bonaria, per poi continuare con lo stesso tono “Sa, siamo molto delusi: il suo blog è pieno di riferimenti al nazismo. È caduto in basso”. Gli rispondo: “No, presidente (ricordo che non sapevo se chiamarlo presidente o onorevole), non dica così. Sa bene che io, anzi, sono una persona molto schierata e dalle idee precise. Quella è mera goliardia” e lui ha ben saputo confermare, cambiando atteggiamento e facendosi serio: “Certo, certo, lo sappiamo. È proprio per questo che siamo qui: Lei deve svolgere un compito per conto nostro…”

Poi mio padre mi ha svegliato, dopo tipo 4 ore di sonno, proponendomi di andare a fare colazione insieme. Mannaggia!

¹ Tanto per cominciare, è molto più probabile che si sviluppi l’odio per una squadra avversa in un contesto triviale ed emotivo, come può essere la tifoseria, piuttosto che nella quotidianità per delle creature che non hanno nessuna ragione di essere viste come avverse. Ma soprattutto, in generale ha molto più senso che si possa sviluppare l’odio verso qualcuno che ha scelto la propria condizione ripugnante (se tifare per la Juventus vi risulta ripugnante) piuttosto che per una creatura che non ha nessuna colpa se non quella di aver scelto i genitori, il momento e lo spermatozoo sbagliati da cui nascere. Anche se immagino che il soprannome derivi comunque da una sorta di insofferenza dell’inventore verso gli individui affetti dalla malformazione di cui sopra che lo avrà spinto a sovrapporli all’altrettanto odiata figura dei tifosi della Juventus. Ma non mi aspetto un particolare background culturale o un’educazione impeccabile dal fantomatico soggetto in questione, quindi siamo contenti così

² Non necessariamente: ad.6 saprà ben raccontarvi di mirabili dialoghi del tipo “Giovedì puoi?” “No” “Allora venerdì?” “No” “E sabato?” “Ma sabato devo fare x” “Ah, allora giovedì?” “No!” “Ok, allora restiamo per sabato, perfetto. Ciao!” (indovinate quale dei due è ad.6?), in cui è evidente che il motivo dell’incomprensione non sia da ricercarsi nella malafede (incosciente) dell’altro, ma solo nella sua idiozia

 

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