Capitolo II?

postato il 10 Mag 2011 in Main thread
da ad.6

Ok, allora, io adesso sto postando questa cosa scritta in primo liceo (non dopo, comunque, e credo non prima), quindi ci sono tante cose che non ho scritto io, ecco. La cosa dell'”alfa e l’omega” non la riscriverei, temo, come anche il fatto del paradiso col conseguente messaggio propositivo, un po’ per pudore, temo. Ad ogni modo lo posto giusto per mettere una cosa che riesca a coniugare nel migliore dei modi la vecchiaia con la decenza e che abbia allo stesso tempo un senso ed una certa creatività. Perdonatemi, come io non mi perdono (infatti devo rivedere tutto, quando sarà), le imperfezioni e l’armoniosa monotonia del novenario e della rima alternata. Eccovi qui.

Il sacro, celeste Cammino
Che in alto trasporta chi ‘l trova
Non più vi è la sera o ‘l mattino
Per chi sorto è a vita nuova,

Che tutto com’è a noi rivela
Che tutto disfà ciò che appare
La curva più il mondo non cela,
Non linea tra il cielo ed il mare,

La verità ormai sembra tale
Da lì vi è ben altro orizzonte,
La gretta visione è regale
Dall’alto divino del Ponte.

Di certo lontano ci porta,
L’ingresso al Sentiero è nascosto,
Ma una è la via e non contorta
Per quel incredibile posto.

È lì, oltre i colli boscosi
E ancora più in là, dopo i passi
Dei monti, quelli alti e nevosi,
E dei lor fratelli più bassi;

Ben oltre quel mare cangiante
O la desolata radura,
Eppure è ben poco distante
Dalla più remota pianura.

Immensa ed invero invisibile
Per lui che nell’animo è tristo,
Ma ad altri mirare è possibile,
Visibile a chi mai ha visto.

Di un verde che splende di luce
È l’erba foltissima e rada
E un calmo brusio ti conduce
Alla prima amabile strada,

Dei ciottoli lucidi assai,
Due campi infiniti di fiori
Che non appassiscono mai
Tra i mille odorosi colori.

Lo spiazzo che in fondo alla via
Si trova non è gigantesco,
Ma chiuso dalla melodia
E dai rosa fiori di pesco

Che tutto circondano il prato
In tal sofficissima coltre
E tutto nell’uomo è saziato,
Ma non il desio di andar oltre!

E chi ascolterà il sentimento,
Al limite del gran giardino,
Vedrà cento alberi e cento
Viali alle piante vicino.

Accerchiano il campo fiorito,
Perfetto tassello nel coro,
D’un color argento squisito,
Ma son tutte uguali tra loro.

Prendendone una a piacere
Si entra e si han due boschi al fianco
E ‘l fresco delle ombre più nere
Lo spirito mai rende stanco

Così come il sole nel campo
Per nulla lo sguardo feriva
E, anche guardato ‘l suo lampo
Per niente era luce cattiva.

Lì dove ha divina fragranza
L’erbetta, è beato chi sente
Di uccelli bellissimi in danza
Il canto d’amore struggente.

E tutti ne sono rapiti
Talmente da non notar, tristi,
Che, ombre e fruscii percepiti,
di uccelli non ne hanno mai visti!

Uscendo dal viale assai tetro
Si torna nel regno del giorno
Identico a quello più indietro
Con mille viali a lui attorno

E l’ombra che tutti ricopre
In spiazzi dai petali avvolti
Ti porta e la mente non scopre,
Pensiero e ragion le son tolti

Dall’estasi che tutto muove
Quel luogo, i colori, i profumi,
Con lei vi è la vita e non piove,
Giammai lì si spengono i Lumi.

E l’uomo nell’immensa gioia,
Perché mai finisca l’ebbrezza,
Del dubbio non viene alla noia,
Non vuole notare stranezza.

All’uomo ne importa ben poco
Perché lì per sempre è felice,
Non muore il suo spirito fioco
In quella perfetta cornice!

Eppure non è il paradiso
Nel quale io, purtroppo, non credo
Poiché so che ‘l mondo è diviso
Tra il Bene ed il Male, ciò vedo.

Non qui e non ora discuto,
Ma il “corpo” del Bene lo nega
Ché al mondo è un po’ troppo minuto
Per esserne l’alfa e l’omega.

Per me, anche se è guerra persa,
Pel Bene combatter dobbiamo
Con spada che ‘l sangue non versa,
Ma al luogo splendente torniamo!

Quel luogo non è degli umani,
Bensì degli Dei a capo messi
E lì i nostri spiriti nani
Spessissimo perdon se stessi.

Ma l’inconsapevole e lieto
Vagare ad un punto finisce
E un colle bellissimo e quieto
Lo sguardo di ognuno rapisce;

Lì sopra, sull’alta sua vetta,
Vi è un’area, del mondo più vasta,
Dall’aura divina sì stretta
Che a dirlo ‘l mio verbo non basta:

Lì ciò che è divino risiede
E ciò che da sempre si ammira
Che al tempo non bada e non cede
E tutto ‘l vivente vi attira

E ognuno vi corre su in cima,
Lassù cogli Dei a godere…
Lì avrebbe incontrati già prima,
Ma ormai li riesce a vedere!

E giunto che è in quella zona,
Il luogo dei grandi misteri,
Ciascun dio sorride e gli dona
La sua verità e desideri.

Se a me si chiedesse il gentile
Bel luogo dov’è situato,
Direi: Su quel tratto sottile
Tra ‘l cielo e la terra segnato.

Così, chi vi è appena giunto,
Dagli occhi sparendo il bel velo,
Si accorge che non v’è alcun punto
Che ‘l mondo congiunga col cielo;

Da lì può vedere il complesso,
Di un sogno si vede all’interno
Sognante il più facile ingresso
Al mondo del bello e all’eterno.

Adesso vi è il mondo soltanto,
Lontana si fa quella terra,
Di uccelli il bellissimo canto
Il tempo nel cuore rinserra.

E poi se si dubita appena
Lì ogni ricordo è distrutto,
I prati lasciati alla schiena,
I fiori e gli Dei soprattutto,

Ciascuna fragranza che vi era
Forse era illusion della mente,
Ma come illusione era vera,
Stupenda, assoluta e potente.

Comunque varrebbe cercarla,
Non va esclusa la fantasia,
Ma quasi nessuno ne parla
E più non si trova la via:

Per chi al grande Ponte tornasse,
Il che è un’impossibile impresa,
Per chi al luogo sacro guardasse
Il nulla sarebbe in attesa;

Così anche chi al vero arriva
Non sente più il grande bisogno
Che la vita eterna gli offriva,
Di entrare per sempre nel sogno.

Così quel bambino, lì, forse
Immaginò quello splendore
Da quando gli Dei in cerca scorse
E attinse al divino sapore.

Così sogno tutto il bambino:
il tempo stupendo che ebbe
E ‘l sogno d’ogni esser divino
Che esister davvero vorrebbe.

Che sia nel gran regno del Sole
O sotto la luce lunare,
Soltanto sognare si vuole
E un sogno mi appresto a narrare.

 

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