Les grands initiés, 1899

postato il 8 Dic 2010 in Cazzi e mazzi personali
da Vobby

“Il più grande male del nostro tempo è che la scienza e la religione vi appaiono come due forze nemiche e irreducibili. Male intellettuale tanto più grave in quanto viene dall’alto e s’infiltra sordamente, ma sicuramente, in tutti gli spiriti, come un veleno sottile respirato con l’aria. E qualunque male dell’intelligenza, a lungo andare, si traduce in male dell’anima, e quindi in male sociale.

Finchè il cristianesimo si contentò di affermare ingenuamente la la fede cristiana in un’Europa ancora semibarbara, come nel Medioevo, esso fu la più grande delle forze morali e formò l’anima dell’uomo moderno. Finchè la scienza sperimentale, ricostituita nel XVI secolo, si limitò a rivendicare i diritti legittimi della ragione e la sua illimitata libertà, essa fu la più grande delle forze intellettuali e rinnovò l’aspetto del mondo: infranse le catene che da secoli legavano l’uomo e diede allo spirito umano il sostegno di indistruttibili basi.

Ma dacchè la Chiesa, non potendo più sostenere il suo dogma principale di fronte alle obiezioni della scienza, si è rinchiusa in esso come in una casa senza finestre, opponendo alla ragione il comando ed indiscutibile della fede; dacchè la scienza, inebriata delle sue scoperte nel mondo fisico e astraendo dal mondo psichico e intellettuale, si è resa agnostica nel metodo e materialista nei principi e nel fine; dacchè la filosofia , disorientata e impotente fra le due ha abdicato in qualche modo ai suoi diritti ed è caduta in uno scetticismo trascendente, una scissione profonda si è prodotta nell’anima della società umana ed in quella degli individui. Questo conflitto, dapprima necessario e utile (giacchè ha stabilito i diritto della ragione e della scienza) ha finito per farsi causa di impotenza e di aridità. La religione risponde ai bisogni del cuore, e da qui deriva il suo fascino eterno; la scienza da quelli dello spirito, e da ciò la sua forza invincibile. Ma già da molto tempo queste due potenze non vanno più d’accordo. La religione senza prove e la legge senza speranza stanno di fronte e si sfidano senza potersi vincere.

Sorge di là un disaccordo profondo, una guerra nascosta, non soltanto fra lo Stato e la Chiesa, ma in seno alla scienza, in seno alle Chiese, e perfino nella coscienza di tutti gli esseri pensanti. Poichè, indipendentemente dalla nostra individualità, dalla scuola filosofica, estetica e sociale apparteniamo, in noi stessi portiamo questi mondi nemici, irreconciliabili, all’apparenza, e che nascono da due bisogni indistruttibili dell’uomo : il bisogno scientifico e il bisogno religioso. Questa situazione, che dura da più di cento anni, ha contribuito senza dubbio in larga misura a allo sviluppo delle facoltà umane, disponendole le une contro le altre, ed ha ispirato alla poesia e alla musica accenti indicibilmente patetici e grandiosi. Ma oggi la tensione prolungata ed acutissima ha prodotto l’effetto contrario. Come nel malato l’abbattimento succede alla febbre, così la tensione si è cambiata in indifferenza, rifiuto ed impotenza. la scienza non s’occupa più che del mondo fisico e materiale; la filosofia morale ha perduta la direzione delle intelligenze; la religione governa ancora in qualche modo alle masse, ma non regna nelle alte sfere sociali (ndV: e meno male, per dio!): il principio di carità che la ispira è sempre grande, ma quello della fede non splende più. I duci intellettuali dei nostri tempi sono increduli o scettici, perfettamente sinceri e leali, ma essi dubitano dell’arte loro e si guardano sorridendo come àuguri romani. Pubblicamente, privatamente, essi prevedono le catastrofi sociali, senza trovarne il rimedio, o avvolgono i loro oscuri oracoli in eufemismi prudenti. Sotto tali auspici, la letteratura e l’arte hanno perso il senso del divino. Una grande parte dei giovani, perduti di vista gli orizzonti eterni, si è rivolta a quello che i nuovi maestri chiamano naturalismo, degradando così il bel nome della natura, giacchè ciò che essi ornano di questo vocabolo non è che l’apologia dei bassi istinti,il fango del vizio o la compiacente pittura delle nostre bassezze sociali, insomma la negazione sistematica dell’anima e dell’intelligenza (ndV: drogati!). E la povera psiche, perdute le sue ali, geme e sospira stranamente in fondo alla coscienza di quegli stessi che la insultano e la negano.

A forza di materialismo, di positivismo e di scetticismo, questa età nostra si è fatta un’idea semplicemente sbagliata della verità e del progresso.

I nostri scienziati, che con precisione meravigliosa e con risultati ammirevoli applicano il metodo di Bacone alle studio dell’universo visibile, si fanno un’idea assolutamente materiale ed esteriore della verità: essi credono di avvicinarsi ad essa accumulando fatti su fatti. Nel loro campo hanno ragione. Ma i nostri filosofi e i nostri moralisti hanno finito per credere la stessa cosa, e cioè veramente grave. In questo modo certamente le cause prime e i fini ultimi resteranno per sempre impenetrabili per lo spirito umano. Supponiamo infatti di sapete esattamente quanto avviene, materialmente parlando, in tutti i pianeti del sistema solare […]. Certamente sarebbe splendido conoscere tutto ciò, ma ci troveremmo poi più avanti nella conoscenza del nostro mondo stellare senza tener conto della nebulosa d’Andromeda e delle nube di Magellano? Ne viene che l’epoca nostra non può concepire lo sviluppo dell’umanità se non come una marcia eterna verso una verità indefinibile e inaccessibile sempre (ndV: e questo non è forse stimolante e affascinante?).

Ecco la concezione filosofia positivista di Aguste Comte e di Herbert Spencer che oggi ha prevalso.
Ma la verità era tutt’altra cosa per gli antichi sapienti dell’Oriente e della Grecia. Indubbiamente essi sapevano che non si può abbracciarla od equilibrarla senza una sommaria conoscenza del mondo fisico, ma sapevano che la verità è racchiusa innanzitutto in noi stessi, nei principi intellettuali e nella vita spirituale dell’anima. Per essi l’anima era l’unica, divina realtà; la chiave dell’universo. Raccogliendo la loro volontà nel suo centro, sviluppandone le facoltà latenti, raggiungevano quel focolare vivente, che essi chiamavano Dio, e senza la cui luce non può apparir chiara l’intelligenza degli uomini e degli esseri. Quello che noi chiamiamo progresso, cioè la storia del mondo e degli uomini, non era per essi che l’evoluzione di questa causa centrale, di questo supremo vertice del tempo e dello spazio. E credete voi forse che questi sapienti fossero soltanto dei contemplativi, dei sognatori impotenti, dei fachiri appollaiati sulle loro colonne? Errore grande sarebbe. Mai vi furono più grandi uomini d’azione, nel senso più estremo e fecondo della parola. Essi brillano come stelle di prima grandezza nel firmamento delle anime, e si chiamano Krishna, Buddha, Zarathustra, Ermete, Mosè, Pitagora, Gesù. Furono i più potenti modellatori di energie, i più formidabili risvegliatori di anime, i più salutari organizzatori di consorzi. Non vivendo che della loro idea, sempre pronti a morirne, sapendo che la morte per la verità rappresenta l’azione efficace e suprema, essi hanno creato le scienze e le religioni dapprima, poi le lettere e le arti, la cui essenza ci nutre ancor oggi e ci fa vivere. Dite: che cosa stanno per generare l’odierno positivismo e lo scetticismo dei nostri giorni? Una generazione arida, senza ideali, senza luce, senza fede, che non crede nè all’anima, nè a Dio, nè all’avvenire dell’umanità, nè a questa vita, nè all’altra futura, senza energia della volontà, senza fiducia in se stessa e nella libertà umana.

<<Voi li giudicherete da ciò che avranno prodotto>>, ha detto Gesù. Questo detto del maestro dei maestri s’applica alle dottrine come agli uomini. Sì, questo pensiero si impone: o la verità non sarà mai accessibile all’uomo, o i più grandi saggi e i primi iniziatori della terra l’hanno posseduta largamente. Essa forma dunque il fondo di tutte le grandi religioni e dei libri sacri di tutti i popoli; occorre soltanto sapervela trovare e trarla in luce.”

Edouard Schuré

Alcune considerazioni prima di andare a dormire (mi devo svegliare fra meno di 3 ore, haha): mi è sembrato che questo testo sia viziato dal fatto che si può considerare affine al genere del manifesto d’avanuardia artistico-letteraria. Specialmente all’inizio enuncia una serie di verità supportate solo in parte da dimostrazioni logiche o storiche, e il testo tutto è permeato da una sorta di manicheismo delle idee, che divide nettamente quelle giuste da quelle assolutamente errate. Ciò detto, però, questo scritto ( che è una prima parte dell’introduzione al libro “i grandi iniziati”, volume primo) mi sembra complessivamente efficace e ben costruito. Avrete notato che ho palesato il mio disaccordo con l’autore in alcuni punti, e certamente anche voi troverete alcune falle nel ragionamento, o delle considerazioni che riterrete assolutamente non condivisibili. E’ perfettamente legittimo. Il mio consiglio però è quello di aprirvi al dubbio, di ricordare che siete uomini di un’epoca e da quest’ultima plasmati, e che in fondo non potete sapere in nessun modo se qui è stato detto il vero o il falso. Se non altro potrebbe essere un salutare esercizio di umiltà e apertura mentale.

DIOCANE VECCHI DI MERDA

postato il 1 Lug 2010 in Senza categoria
da Bustaros

Allora partiamo da un presupposto la bestemmia nel titolo  serve a ricordarci che padre pio è un coglione coi baffi fosforescenti.

Ecco… non ricordo bene di cosa volevo parlare in effetti e quindi lascerò che la testa vaghi come al solito per… AH DIOCANE si  mi ricordo.

Allò! Vecchi di merda si, C’è una cosa di cui vorrei  lamentarmi/vorrei condividere, allora  per strada di solito amo camminare con le cuffie nelle orecchie (infatti non sento nessuno) e ho il passo veloce diciamo.

E’ comodo ok.. e mi trovo così da anni,  ma il pericolo è sempre in agguato.  Il vecchius immondus diolordus perchès non se lo prendes con ses   è  l’esemplare peggiore di persona che esista…  spesso mi ritrovo a camminare  in vicoli stretti ed oscuri e  su dei marciappiedi  stretti. Ad intralciare la DIOMADONNA DEL CRISTOCARMENIELLO DEL CAMMINO ci sono quei vecchi di merda che vanno a 1metro all’anno ed intralciano la strada.

Per i primi  8 millesimi di secondo li sopporto e tento di superarli agilmente ma  so che per superarli dovrei finire in strada ed essere arrotato, oppure  finire sulla bancarella di un povero nero e sentirmi urlare  ” CIEESSBRIEBR BRIUBIEBIEBEBDIEB”

E’ LA COSA PEGGIORE DEL MONDO DOPO I CAZZI FINTI CHE VENDONO I CINESI!

Cioè….  IO ODIO I VECCHI  allora faccio un ragionamento del genere.

SEI PENSIONATO!?!?! SEI UN FALLITO!?=!? hai 70 anni e ti pisci sotto solo a vedere una fontana? MA SOPRATUTTO CAMMINI ALLA VELOCITA’ DI UNO SCROTO SOTTOPELLE!?!?!

STA A CASA  A GUARDARTI LA SIGNORA IN GIALLO  a PREGA’ PADRE PIO E A INFILARTI LE PRUGNE  NEL CULO!

Io sono stufo di trovarti per strada  sopratutto quando come a via Luca Giordano  SIETE  LA VECCHIO LEAGUE  4 decerebrati ottantenni con  le braccia nel culo  E OCCUPATE TUTTO IL DIOCRISTO DI MARCIAPPIEDE  CHE E’ LARGO LA DIOPAPERA DI 3 FOTTUTI METRI.

Il discorso vale anche per: Coppiette che portano a pascolare i nani; Donne/Uomini Grassi SENZA BARBA ; Gobbi che chiedono soldi,  Enrico Papi, Gesù Cristo.

Aspetto commenti e scusate, sono ignorante e non so scrivere in italiano.

Burro a tutti

 

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