Oggi, sabato 15 ottobre 2011

postato il 15 Ott 2011 in Cazzi e mazzi personali
da Vobby

“Avevano iniziato a considerare il governo degli USA come una mera appendice dei propri affari. Ora sappiamo che il governo esercitato dalla finanza organizzata è altrettanto pericoloso del governo della malavita organizzata”.

Michael Moore? Naomi Klein? Qualche manifestante di Occupy Wall Street? No, Franklin D. Roosevelt.
Argomentare oggi questa attualissima affermazione non è necessario, dal momento che la sua veridicità è immediatamente notata dal cittadino anche solo vagamente informato dell’attualità economica e politica.
Piuttosto, va aggiunta una seconda determinazione al governo della finanza: esso, prima e più che pericoloso, è assolutamente antidemocratico. E anche questo è immediatamente evidente, perché non ci vuol molto a capire che dove governano i finanzieri non governa il popolo.
Spostiamo lo sguardo dalla Grande Depressione per posarlo sull’attuale crisi del debito che si sta verificando in Europa.
Perché la finanza eserciti le sue funzioni di pericolosità e antidemocraticità deve innanzitutto farsi governo. E l’istituzione che naturalmente è portata a esprimere la volontà della finanza è certamente la banca, luogo di incrocio e base per le operazioni di borsa.
Se la banca è centrale, se la banca centrale è indipendente dallo Stato, cioè da qualsivoglia controllo pubblico sul suo operato, e quindi dipendente solo dai privati che attraverso essa operano, se la banca centrale indipendente ha il compito, scritto a chiare lettere nel suo statuto, di limitare l’inflazione, cioè di decidere la quantità di risorse che lo Stato può gestire per intervenire nell’economia e, infine, se questo già di per sè completo potere di controllo sulla moneta e sulla politica monetaria in generale è esercitato non già su uno Stato, ma su di un’organizzazione sovranazionale che di stati ne comprende 27, possiamo stare pur certi che il governo della finanza (pericoloso e antidemocratico, ripetiamolo) è assicurato.
Insomma, la Banca Centrale Europea è un portentoso organo di governo-ombra, per quanto dopo tutto eserciti questa sua funzione alla luce del sole, essendo decisamente maldestri e inutili i tentativi fatti dalla casta politica per nascondere questo fatto: le ricette anticrisi prescritte dalla BCE sono eseguite in tutti i paesi interessati con grande solerzia e senza alcun dialogo. Opposizione e maggioranza fanno fronte comune davanti agli ordini della finanza.
La più coraggiosa delle politiche potrebbe fare poco di fronte alla BCE, mancando gli strumenti istituzionali per controllarne l’operato. Tanto meno può agire la classe politica a cui siamo ormai assuefatti, politica debole, politica serva, che preferisce chinare la testa di fronte al denaro piuttosto che alzarla insieme alle grandi masse di persone.
Il fatto che a una banca (una banca!) sia sufficiente inviare una lettera al capo del governo per far scattare sull’attenti l’intero parlamento di fronte a proposte (ordini) francamente irricevili mi lascia disgustato. Indignato.
Una banca non può decidere la politica economica del mio paese, una banca non può mettere mano alla mia costituzione. Non glielo si deve permettere.
E quali sono poi questi ordini? Privatizzazioni, tagli della spesa, ovvero meno pensioni e riduzione degli stipendi, deregolamentazione dei contratti di lavoro e quindi, in sostanza, questo: ancora meno potere allo Stato, ulteriore trasferimento di risorse, quindi di potere, dalla sfera pubblica a quella privata. Abbiamo di fronte una tecnostruttura che perpetra sè stessa e il suo potere.
La civiltà, la legge, devono ritirarsi per lasciar crescere la giungla dell’economia incontrollata.
Oggi, sabato 15 ottobre 2011, folle di cittadini si stanno riunendo in diverse grandi città dall’oriente all’occidente. Il loro scopo è quello di rompere le catene che legano le mani della politica di fronte all’economia.
E’ quello di riaffermare una mutilata e offesa sovranità.
Di far riguadagnare terreno alla democrazia.
La manifestazione di oggi costituisce insieme il culmine di una grande stagione di mobilitazione e l’inizio di una lunga lotta sociale e politica.
Se non saranno le forze di questo movimento a costruire il futuro, a farlo sarà la banca, il governo della finanza.
Sappiamo tutti da che parte stare: “we are the 99%!”
Speriamo in bene, e muoviamoci per realizzarlo.

P.S.: dedico questo articolo a mia sorella Anna, ormai da qualche ora arrivata a Roma per la manifestazione. Se verrà anche solo sfiorata da una manganellata, mi toccherà dare alle fiamme la capitale.

 

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