Metafora del determinismo

postato il 23 Lug 2010 in Cazzi e mazzi personali
da Vobby

Mentre uscivo da casa di Roberta per recarmi all’appuntamento con mf e altri, mi è successa questa cosa: dovendo prendere la metropolitana, e mancando solo 10 minuti all’ora dell’appuntamento, non avevo la certezza di essere puntuale, quindi mi son detto “odio queste situazioni in cui il caso decide per me”.

Tuttavia, ho pensato subito dopo, la mia impressione era falsa. Il caso non decide proprio niente, a me sembrava che la mia puntualità sarebbe stata decisa dal caso solo perchè non conosco gli orari in cui la metropolitana arriva alla fermata di medaglie d’oro. Era quindi un’impressione dettata dall’ignoranza: in realtà, data la posizione della metro mentre io scendevo da casa di mirb, le varie distanze, la mia e la sua velocità, era sicuro che io sarei arrivato puntuale. Già determinato, insomma.

Esistono principalmente due argomentazioni adottate dagli avversari del determinismo. Esse sono l’esistenza del libero arbitrio e il principio di indeterminazione di Heisenberg. Sono due argomentazioni fallaci.

1) Per quanto riguarda il libero arbitrio, per adottarlo come argomentazione bisogna innanzitutto definire il concetto di libertà. L’uomo è certamente libero di agire autonomamente, perfino con una pistola puntata alla tempia. Tuttavia le sue libere scelte saranno in ogni caso determinate dalla sua educazione, dal suo temperamento, dal suo umore. In fondo l’uomo è una grossa reazione chimica, è un oggetto senz’anima al pari di un sasso. Il fatto che provi sentimenti e tutto il resto non cambia la sua natura fisica. L’agire dell’uomo è necessario esattamente come il movimento della Terra attorno al Sole. L’uomo agisce liberamento o meno, MA comunque necessariamente. Siamo un insieme di ingranaggi che reagisce alle sollecitazioni esterne in base a come siamo fatti, punto.

2) Il principio di indeterminazione di Heisenberg dice che se io cerco di scoprire la posizione di un elettrone (o di una particella in generale) insieme alla sua velocità, la mia ricerca cambierà questi dati. In senso più generale, dice che l’analisi di una cosa può mutare la cosa stessa e quindi il risultato della ricerca . Non si può dissentire, ma questo non c’entra niente col determinismo, dato che esso sostiene la necessarietà degli eventi ma non la loro assoluta conoscibilità. Anzi, Heisenberg dimostra che se cerco di determinare insieme la velocità e la posizione di un elettrone, NECESSARIAMENTE non potrò essere certo del risultato :D (io non sapevo se avrei preso la metro al momento giusto o meno, ma era già certo che sarei arrivato puntuale).

Ancora a proposito dell’agire umano: ho sentito spesso affermare che esso è assolutamente non necessario, dal momento che esso spesso è istintuale e arazionale. Meglio ancora: l’istinto rende le azioni dell’uomo più che mai necessarie, dato che esso è comune a ogni individuo.

Ancora a proposito dell’agire umano 2: sostenere la veridicità del determinismo non ha a che fare con la quieta rinuncia alla libertà, come affermavano ad esempio gli idealisti, nè mi condanna all’apatia: la mia ignoranza del futuro, i miei desideri, i miei istinti esistono indipendentemente dalla mia convinzione che il determinismo sia un’idea molto molto giusta. Anzi, la mia convinzione influenza positivamente il mio agire: io mi stimo, so in che modo agisco e reagisco, quindi davanti a un problema so già che andrà, necessariamente, tutto per il meglio.

5 commenti to “Metafora del determinismo”

  1. avatar Nigredo ha detto:

    “[…] 2) Il principio di indeterminazione di Heisenberg dice che se io cerco di scoprire la posizione di un elettrone (o di una particella in generale) insieme alla sua velocità, la mia ricerca cambierà questi dati. […]” No. l’ HPI dice che una maggiore accuratezza nella misura della velocità determina una minore accuratezza nella misura della posizione e viceversa. Di conseguenza, più conosco accuratamente una, meno conosco l’altra.
    Ad ogni modo, non mi piace che si confondano le idee in questo modo. Il principio di causa effetto a livello macroscopico resta valido su scale vicine al comune sentire umano. Quindi, scinderei il discorso a seconda della scala di grandezza in cui si parla.
    Se parliamo a livello microscopico, il determinismo semplicemente non esiste. Lo stato del moto delle particelle elementari segue il modello probabilistico della teoria delle distribuzioni e l’equazione d’onda di Schrödinger. Ovvero, prendendo come esempio l’orbitale di un atomo o il percorso di un fotone, le posizioni e le traiettorie non saranno continue e determinabili ma probabilistiche. In un orbitale gli elettroni compaiono e scompaiono a caso e senza alcun criterio che non sia casuale, appunto. La tesi è avvalorata dal fatto che qualunque criterio determinista (e per determinista intendo che comprenda il principio di causa-effetto trai suoi assiomi) è stato dimostrato discostarsi dai dati sperimentali e quindi essere fallimentare. A livello microscopico la materia e le leggi ad essa legate sono comandate dalla probabilità e basta, dal caso. Che poi tu non riesca a immaginarlo o concepirlo, è prettamente comprensibile, ma è un problema tuo. Il passo falso che quasi tutti i non addetti ai lavori fanno è che questo discorso si estenda logicamente ad un macrosistema: esempio classico: “Se un pezzo di legno è un aggregato di atomi regolato dalle leggi del caso, deduco che un falegname, se costruisce un tavolo, ci riesce per caso, e non perché è causa del determinato effetto che riscontriamo.” Falso. Questo problema, modellizzato quantisticamente, rivelerebbe che la probabilità che effetti quantistici del tipo “il tavolo scompare nel nulla” o “il tavolo percola oltre il pavimento” avvengano è una su molti miliardi di miliardi. Ovvero, un aggregato di atomi è sì comandato dal caso, ma quando gli atomi sono miliardi di miliardi e non poche decine, la probabilità che certi comportamenti quantistici noti e ben modellizzati avvengano nello stesso tempo per tutti gli atomi è pressoché nulla. Esempio banale: Effetto tunnel quantistico: un atomo può “passare” attraverso un muro spesso anche molti metri, per via dell’effetto tunnel quantistico. La probabilità che questo accada è 1/x. Quindi, se io sbatto la testa contro il muro, dopo quanti tentativi posso ritrovarmi dall’altra parte del muro? Beh, tutti gli atomi della mia testa dovrebbero essere “vittima” dell’effetto tunnel al tempo e momento giusto, ok? quindi la probabilità che ciò accada è tipo (1/x)^molti miliardi.
    Questo si traduce nel dire: “per avere una buona probabilità di riuscita, se sbattessi la testa nel muro una volta al secondo, ti ci vorrebbe un tempo pari a circa il quadrato della vita dell’universo.” Quindi, il problema della inesistenza della causa-effetto a livello microscopico non si estende al macroscopico, per via dell’aggregazione delle probabilità.
    Tuttavia, personalmente, ritengo che il determinismo e la causa-effetto non esistano neanche nel macroscopico, per altre ragioni: Del fatto che tutto sia “teoricamente” determinabile non me ne faccio nulla se ciò non si traduce in fatti. “[…] in realtà, data la posizione della metro mentre io scendevo da casa di mirb, le varie distanze, la mia e la sua velocità, era sicuro che io sarei arrivato puntuale. Già determinato, insomma. […]” Bellissimo. Mi stai dicendo che a conoscere tutto, tutte le variabili in gioco, nel macroscopico, tutto sarebbe determinato. Ovvero, che di tutte le entità che conosco, se esiste, solo Dio possiede il dono del determinismo. Ora spiegami che me ne faccio. È come quando mi dicono “quindi questo fenomeno è pienamente spiegato dalle soluzioni di questo sistema di equazioni.” Ok, le equazioni però sono venti milioni e risolvere richiede un tempo di circa venti miliardi di anni con la tecnologia corrente. Quindi? Pienamente spiegato e per nulla compreso, bel risultato. Classica assenza di vincolo teorico che si risolve nel vincolo pratico. Anche se non lo hai chiamato col suo nome, mi hai praticamente detto che il caso non decide proprio niente, e che si ha la spiegazione deterministica di tutto, A PATTO DI ESSERE DIO. Quindi, in pratica, “io non posso determinare niente perché non conosco tutte le variabili in gioco, ma un ipotetico Dio, che le conosce tutte, può. Dio vede e provvede.” È quasi una forma malsana di teologia. Questa mancanza di informazione nella sua totalità, che tu giudichi un problema estraneo al concetto teorico di determinismo io invece lo sento molto presente, dato che compenetra il determinismo in ogni sua manifestazione e quindi non è da esso scindibile, non per un essere umano. Quindi, presa coscienza della nostra condizione, dico che guardando ai fenomeni dalla prospettiva umana, la nostra, il determinismo non esiste. Sostenere il contrario sulla base del tuo discorso equivarrebbe a dire “Eh, ma se Annibale non si fosse fermato a canne…” Sì, ma lo ha fatto. È così. non puoi concludere che qualcosa non esista estraniandolo dal contesto in cui vive. Il determinismo a livello di umano vissuto non esiste, non universalmente, perché non universalmente esistono le condizioni in cui hai definito la possibilità della sua esistenza. Spero di aver spiegato dignitosamente la mia posizione. Perdonate la lungaggine.

  2. avatar Vobby ha detto:

    Non ho capito bene cosa hai detto da Annibale in poi. Io intendo dire che Annibale non poteva fare altro che fermarsi a Canne, perchè le premesse avrebbero portato necessariamente a questo effetto. Comunque, la critica principale che mi muovi mi sembra essere “visto che non sono dio, che me ne faccio?”
    Domanda assolutamente legittima. Credo che per rispondere a te , e per chiarire il mio pensiero, valga la pena scrivere un altro post sull’argomento.

  3. avatar ad.6 ha detto:

    È tutto così lungo! Anche se volessi scrivere una risposta adeguata a tutto ciò, come potrei? Ahah.

    Va be’, ad ogni modo, per quanto sia cosa triste o lieta, nel microscopico non esiste il determinismo perché le cose seguono leggi casuali e contro-intuitive: ci sono gli elettroni fisicamente presenti dovunque in un orbitale secondo la loro distribuzione di probabilità, che poi si “concretizzano” (collasso della funzione d’onda) una volta osservati; notiamo creazione ed annichilamento delle particelle virtuali in tempi brevissimi e tante altre cose mirabolanti. Tutto stando all’interpretazione di Copenhagen, ecc.

    Nel macroscopico, invece, è tutta una questione di approssimazioni, in modo che sia praticamente impossibile che la luna scompaia nel cielo. Quindi, per esempio, con un ottimo grado di approssimazione, poiché conosciamo lo stato dei corpi che potrebbero perturbare o che perturbano il sistema, possiamo dire che cose come il moto dei pianeti rispondono al principio del determinismo, perché tanto di tutte le variabili in gioco la maggior parte sono trascurabili. Così il sole prima è qua e poi là, tutto secondo le previsioni.

    Poi, per il Principio di Indeterminazione la questione potrebbe essere un po’ delicata, perché si potrebbe dire che il determinismo, pur non restando nella legge, rimanga comunque attinente alla legge, che sempre legge resta. Così, come anche l’equazione di Schrödinger, vengono dati dei limiti al non-determinismo, il quale si dovrà comunque “fermare” là dove inizierà a valere la legge (che è certamente valida).

    Per quanto concerne la nostra vita, siamo soliti chiamare Dio o caso quello che non sappiamo o non possiamo conoscere. Ciò non toglie, secondo me, che tutte le variabili (nel macroscopico) ci siano e continuino ad evolversi secondo leggi esatte, trascurabilmente perturbate, seppure non possiamo conoscerle. Il ragionamento servirebbe giusto per far notare o meno a qualcuno l’assenza o la presenza di una volontà umana che prescinde dalle leggi di natura, dalla cui presenza deve conseguire una sorta di “natura divina” dell’uomo e tante altre mirabili questioni trattate più approfonditamente nei corsi alla Facoltà di Teologia a Capodimonte!

    Buona frequentazione!

  4. avatar Nigredo ha detto:

    Beh, ad6, sei d’accordo con me sostanzialmente. Il problema è di prospettiva: quello che intendo dire è “che senso ha dire che tutto risponde a leggi esatte quando queste coinvolgono un numero di variabili inconoscibile per l’uomo?” per questo facevo l’esempio del sistema di equazioni. Per me “deterministico” non si legge come “osserva leggi esatte” ma come “possiamo prevedere con esattezza cosa accade qui o lì, ovvero, abbiamo SOLUZIONI ESATTE ALLE NOSTRE DOMANDE.” Che il modello teorico esista non ci serve a nulla, se l’esito delle previsioni, anche se a causa delle nostre potenzialità, non è comunque affidabile o deterministico. Inoltre, aggiungici (matematici, ignorate questa parte) che il 99% dei modelli sono mal condizionati e otterrai un bellissimo determinismo su carta che nella realtà percepita non serve a niente. La mia polemica era nel fatto che la tesi di Vobby veniva portata avanti in maniera “disumanizzata”, ovvero prescindendo da tutti i limiti IMPRESCINDIBILI dati dalla nostra umana condizione. E’ ovvio che “se fossi… potrei…” ma noi “non fossi quindi non potrei”. Che diciamo a fare che il determinismo esiste se nessuno l’ha mai (e non potrà mai) vederlo, se non con un’approssimazione che può sembrare “quasi buona” in modelli particolarmente semplici come il moto dei pianeti e “infinitamente inaffidabile” in tutti gli altri casi dell’esistenza, dai viaggi in metro alla previsione di quando dovrò andare al cesso a cagare oggi? Bah. Se poi avete bisogno di credere che le cose siano dominati da una causa effetto prevedibili perchè vi fa stare bene, direi che sono problemi più vostri che della filosofia :)

  5. avatar ad.6 ha detto:

    Sì, sì, ma infatti avevo capito la critica. E sono anche d’accordo! È chiaro che per avere un determinismo totale ed utile dovremmo conoscere più elementi di quanto sia fisicamente possibile!
    In realtà, dico solo che accettare il determinismo come valido, in buona approssimazione, nel il mondo di tutti i giorni può giusto servire ad agire come se davvero potessimo prevedere le cose e quindi farlo, anche se con le dovute limitazioni. È una sorta di giustificazione per le leggi macroscopiche (gravità, elettromagnetismo di Maxwell, ecc.) e per cose come le previsioni atmosferiche: tutte cose che, guardando più o meno in fondo, falliscono sempre!

Lascia un commento

 

Fatal error: Class 'AV\Telemetry\Error_Handler' not found in /membri/.dummy/apps/wordpress/wp-content/plugins/altervista/early.php on line 188