Il villaggio del Teschio

postato il 31 Mag 2011 in Main thread
da ad.6

È triste che nel blog non si scriva per tanto tempo! Nessuno mi biasimerà, dunque, se faccio un altro post (senza alcuno sforzo), in prosa, su questo argomento. Quello di prima è stato letto da 4 persone: speriamo di raggiungere i 4 anche con questo :D!
È una cosa che ho trovato in un quaderno di Italiano delle medie (Quaderno di Produzione Scritta, I H), quindi il racconto risale o alla prima media o alla seconda (in terza abbiamo abbandonato la produzione scritta). Lo riporterò esattamente com’è scritto, prendendomi solamente la licenza di chiudere una parentesi lasciata aperta.
La traccia era una cosa del tipo: “Scrivi un racconto breve utilizzando i seguenti elementi: un villaggio pacifico, il crepuscolo, rose di macchia, senso di inquietitudine”.



Nel villaggio le ombre della sera si allungavano lentamente; era il crepuscolo e quindi gli abitanti del paesello si erano già ritirati nelle loro case per colpa del coprifuoco; ma comunque, anche se non vi fosse stato la gente si sarebbe nascosta lo stesso perché era a quell’ora che iniziavano ad accadere le cose strane dalle quali era meglio tenersi alla larga. Ovunque: nelle case e nei cascinali sul pendio si accendevano i lumi che, dicevano i paesani, servivano a tenere lontani gli spiriti maligni, o qualunque cosa fossero quelle ombre che si muovevano fra le case. Quando questi, per sbaglio andavano nella penombra si potevano vedere i loro occhi gialli che riflettevano la luce fioca delle luna e le sagome dei loro alti ma sottili corpi. Ritornando alle luci, queste erano molte ed anche disposte in modo vario. Se solo la tecnologia avesse già raggiunto il traguardo aereonautico* o qualche persona nel raggio di cento miglia avesse avuto il potere della levitazione si sarebbe potuto vedere dall’alto che le luci formavano la figura di un teschio ghignante. Forse era proprio quello a far sì che il male fosse presente più lì, sempre sotto forma di esseri delle tenebre, che altrove. Poteva anche darsi il contrario cioè che le luci fossero disposte a quel modo perché quel posto corrispondeva al luogo, in un’altra dimensione opposta alla nostra, dove il male risiedeva. A qualunque sventurato fosse capitato li (per sbaglio o di propria volontà) tutto sarebbe sembrato tranquillo e pieno di pace e anche la serata sembrava meravigliosa (come d’altronde era) ma ben presto il viaggiatore si sarebbe accorto che l’apparenza inganna venendo inghiottito dagli esseri delle tenebre (chiamiamoli così) nelle tenebre stesse. Al villaggio era già accaduto e degli sventurati non si era saputo più nulla.
Quella notte però era diversa: l’aria era stranamente piacevole da respirare e questo era già una cosa anomala dato che ogni sera l’aria odorava sempre di un odore di marcio. Il fatto venne subito risolto dagli esseri delle tenebre che, dato il brusco cambiamento, erano come impazzite. La luce di una sola casa era spenta ed il “Grande Teschio” per la prima volta dopo un milione di anni era incompleto. Pian piano tutte le luci si spensero e quando furono del tutto spente “gli esseri delle tenebre” che già si contorcevano ed emettevano delle urla tanto stridule da far gelare il sangue scomparvero nel nulla.
All’inizio vi fu qualche secondo di pace (che da molto tempo era assente da quel luogo) comunque turbata da molti rumori orrendi, ma poi iniziarono a crescere cespugli di rose di macchia dapprima lenti poi sempre più veloci sino a divenire delle dimensioni normali.
Una nuova specie di male era arrivata all’ex-paese del Teschio: un male più raffinato di quello precedente, ma sicuramente più potente. Le luci si accesero di nuovo ma in ordine diverso formando una rosa.
Il silenzio tornò di nuovo su quello che ormai si chiamava il villaggio della Grande Rosa

*qui la parola è sottolineata, forse dalla professoressa

2 commenti to “Il villaggio del Teschio”

  1. avatar Azazello ha detto:

    Da questo racconto emergono un paio di cose sopra le altre, secondo me: la prima, discretamente preoccupante, è l’eccezionale accuratezza delle descrizioni, la ricchezza del lessico e la fluidità del discorso. Dico “eccezionale” perché se ho capito bene stiamo parlando di una persona fra gli 11 e i 13 anni, ma comunque credo che sotto questo punto di vista meno del 10-20% delle persone adulte dotate di mezzi sufficienti per scrivere un testo simile sia effettivamente in grado di farlo; la seconda, più confortante, è che la la trama è abbastanza inconcludente, cosa che di per sé non è necessariamente sgradevole, e abbastanza arronzata. Sul finale, a mio avviso proprio perché introdotto così sbrigativamente, si perde tutta la suggestione creata nel resto del racconto. Comunque tanto di cappello al piccolo ad.3 (ohoho l’avete capita?) xD

    P.S. Quella cosa dell’aeronautico e della levitazione è davvero infelice xd

  2. avatar ad.6 ha detto:

    (Non ho linea, oddio, scrivo da un luogo remoto ed inaccessibile!)
    ad.3… Forse dovevo chiamarmi ad.7! Ahah!
    Sì, a parte qualche disfunzione logica come virgole e due punti come testo non è male. Il problema, a questo punto, è che sono migliorato meno di quanto abbiano fatto tanti altri! Il finale è probabilmente sbrigativo, ma a quanto ricordo il testo doveva essere descrittivo, io mi ero stancato di descrivere e così ho cercato di dare un senso alla descrizione (era una cosa da fare in classe in un’oretta, se ricordo bene).
    Lì, come concetto, mi piace la sfumatura nel concetto di male.
    E, sì, aeronautico e levitazione sono assolutamente infelici! “Traguardo aereonautico”, poi!

    (corretti gli errori da battitura veloce. Nessuno scriverebbe mai a penna “sarebeb” o “dimesnioni”!)

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