Cronistoria di un risveglio

postato il 15 Nov 2011 in Senza categoria
da ad.6

Stamattina, prima di tutto, dormivo ed ero lì, nella pace dei sensi. Ad un certo punto non meglio definito ecco che suona la prima sveglia, ma, sapete com’è, sono giovane, pieno di speranze e di buoni propositi: non l’ho neppure sentita ed ho continuato il mio sonno beato. Quattro minuti più in là la trama si infittisce perché sono lì, la sera prima, a programmare la mia stessa distruzione! Infatti ecco che il cellulare mi propone la seconda sveglia, un fastidiosissimo squillo di telefono vecchio stile accompagnato dal rullo della vibrazione sul legno. Lo sento, stavolta, mi sveglio, le coperte sono troppo calde per essere lasciate, so che devo, ma, no, sono un giovane virgulto di Zeus e non voglio! Allora aspetto tra il conscio e l’inconscio che il cellulare smetta (ricordo vagamente che nel mondo reale le cose finiscono sempre, anche se sembra che questa maledetta sveglia dovrà suonare in eterno) e così è. Scivolo così in una dolce e minimamente turbata inconsapevolezza… quando ecco, sedici minuti dopo, che è come dire un istante di sonno dopo, il mio piano di me contro me stesso giunge a conclusione. Avevo sperato, avevo creduto nel fatto che ogni cosa sia passeggera ed ora, lì, brusca come (e con) una breve rullata di tamburi nel silenzio, inizia l’odiata melodia che mi riporta alla realtà.
This is the end of all hope (“O_O”)

No will to wake for this morn (“Eh”)
To see another black rose born
Deathbed is slowly covered with snow (“Esagerato, non fa tanto freddo”)

Ed è proprio in questa maniera che vengo risvegliato in triplice modo. Il mio udito è scosso dal frastuono e non mi è permesso di riaddormentarmi, da una parte, e questo è il risveglio fisico. Il risveglio simbolico, perché il testo della canzone mi fa tornare alla mente che ogni speranza di rimanere inerti a letto è ormai vana ed è così che comincia la consapevolezza di una mente sveglia. E per ultimo il risveglio allegorico, che mi suggerisce con forza inoppugnabile che è finzione della mente e della notte una speranza senza fine e senza limiti, benché motore della felicità. E ciò sancisce, solo dopo il risveglio fisico, la mia programmata e dolorosa uscita dal mondo dei sogni.

 

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