Diario di una caduta

postato il 5 Mar 2012 in Main thread
da ad.6

TEMPO PERCEPITO

Anno 0 Mese 0 Giorno 0 Ora 0 Minuto 0 Secondo 0 Millesimo 000

TEMPO REALE

Anno 0 Mese 0 Giorno 0 Ora 0 Minuto 0 Secondo 0 Millesimo 000

 

No!

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PERCEPITO

Anno 0 Mese 0 Giorno 0 Ora 0 Minuto 0 Secondo 1 Millesimo 000

REALE

Anno 0 Mese 0 Giorno 0 Ora 0 Minuto 0 Secondo 0 Millesimo 749

 

Madre, oggi sono caduto. Ecco su di me l’ira senza tempo di Themis, mia sorella, che è lì con le gambe aperte sulle nude rocce, fiera di essere nuovamente violentata dall’oltracotante Zeus. Gli arrise Nike fin da principio ed ora è a lui, non ad altri, che diede in pasto la tutt’altro che vergine Giustizia.

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PERCEPITO

Anno 0 Mese 0 Giorno 0 Ora 0 Minuto 0 Secondo 30 Millesimo 000

REALE

Anno 0 Mese 0 Giorno 0 Ora 0 Minuto 0 Secondo 22 Millesimo 499

 

Qui ed ora li maledico dall’alto delle mie divine origini (cosa sono quelle del caprino Signore, al confronto?), qui ed ora dal basso del pozzo senza fondo nel quale vengo schiantato che non mi è né madre né padre, ma solamente oscuro osservatore di quanto Ananke dispone. Fu dunque disposto che mio fratello Kronos, l’incrollabile dio che il Cielo sottomise alla Terra, una volta al suolo fosse toccato dalle affusolate mani di Bia, di Kratos e di Zelos l’effeminato e che fosse condotto dall’indegno figlio al suo destino. Ora, qui, abbattuto che fui dalle soverchie forze dell’olimpio tradimento, fui tratto lontano da Gaia, in alto, per la potente mano di Nike stessa con salda stretta sui miei capelli, sporchi di sangue e di terra. Mi ha guardato con gli occhi cerulei pieni di disprezzo, lei che un tempo mi sorrideva, e con scherno mi ha deriso. Quel ghigno di sdegno che aveva quando mi lasciò cadere nel baratro, che le era dipinto sul volto ancora e per sempre macchiato del limpido icore degli dei, il mio odio non lo dimenticherà mai.

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PERCEPITO

Anno 0 Mese 0 Giorno 0 Ora 0 Minuto 2 Secondo 53 Millesimo 000

REALE

Anno 0 Mese 0 Giorno 0 Ora 0 Minuto 2 Secondo 9 Millesimo 728

 

Vinto, fui trascinato alle radici del mondo, verso l’orrida voragine che porta a Tartaros, fin dall’inizio delle cose. Mi si è presentato come un’immane orizzonte oscuro, il profilo della lama di una falce (tale mi parve) troppo grande per essere distinto da una linea, un urlo del vuoto verso il vuoto udito da nessuno. Lì, non davanti alla miserabile furia di Zeus, non di fronte all’evirazione di mio padre, non di fronte allo sconforto di mia madre, ho provato paura. Ed ora è così poco il tempo trascorso dalla mia caduta e già quel cielo luminoso sopra di me è diventato un cerchio, poi, brevemente, un punto ed ora non più. Questa è Nyx, che compenetra Tartaros come lui compenetra lei, perché alcuno resti saldo dinnanzi ad un tale dispiegamento di nulla. E perché si ricordi che non da sempre e non per sempre è il Cosmo.

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PERCEPITO

Anno 0 Mese 0 Giorno 0 Ora 3 Minuto 27 Secondo 15 Millesimo 212

REALE

Anno 0 Mese 0 Giorno 0 Ora 2 Minuto 33 Secondo 35 Millesimo 875

Sono qui che fluttuo nel vuoto, senza aria, senza riferimenti nello spazio attorno. Cosa ne è stato della mia nobiltà di stirpe? Cosa più mi accomuna ai Pilastri del Mondo? Io, potente oltre misura, capace di odio quanto di intelletto senza limiti e di violenza, io che reggevo assieme ai miei fratelli le Assi del Cielo. I miei fratelli… Hyperion!

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PERCEPITO

Anno 0 Mese 0 Giorno 0 Ora 18 Minuto 11 Secondo 41 Millesimo 946

REALE

Anno 0 Mese 0 Giorno 0 Ora 12 Minuto 50 Secondo 7 Millesimo 224

 

Illimitata è la conoscenza degli dei antichi, uguale e pari solamente alla loro sete di vendetta, senza argini il loro furore ed incrollabile la resistenza. Tuttavia in questa oscurità ogni ricerca è vana. Sono immerso nella stasi totale, ove solo la percezione del tempo rimane intatta, perché ancora maggiormente se ne possa soffrire. Non vi è un sopra né un sotto, né più un io o un mondo.

Eppure precipito.

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PERCEPITO

Anno 0 Mese 0 Giorno 1 Ora 13 Minuto 53 Secondo 10 Millesimo 009

REALE

Anno 0 Mese 0 Giorno 1 Ora 1 Minuto 6 Secondo 40 Millesimo 421

 

Conoscerò dunque Tartaros l’innominabile, in cui Uranos, disgustato dall’abominio nato da Gaia, relegò i figli Centimani dalle braccia possenti perché il mondo più non li vedesse. Mostruosi esseri che levati furono dall’Abisso e dalle Tenebre per combattere la guerra dei figli contro i padri, dei fratelli contro i fratelli, degli dei contro gli dei. E Kronos stesso quivi relegò i Ciclopi e certo non diede la libertà a Briareos il vigoroso, per cui adesso ben ricorderà i trecento massi che scagliava assieme a Kottos e a Gyges che sempre ha fame di battaglia. Costoro poterono ribaltare le sorti della guerra che fece tremare il cielo stesso e Tartaros (quanto è tremendo il solo nominarlo!), come Nyx che tre e tre volte l’avvolge, non ne fu minimamente sfiorato.

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PERCEPITO

Anno 0 Mese 0 Giorno 4 Ora 9 Minuto 58 Secondo 52 Millesimo 308

REALE

Anno 0 Mese 0 Giorno 2 Ora 10 Minuto 6 Secondo 14 Millesimo 902

 

È come volare rinchiusi in un’armatura di freddo metallo che isola tutti i sensi, volare precipitando al fondo, alle radici del Cosmo. Il ripugnante Tartaros è lì e non attende, perché tutto vi torna, in ultimo; è lì, lontano dalla terra quanto la volta celeste lo è da questa ed è noto e vero che un’incudine di bronzo che cada giù dalla terra solo dopo nove giorni e nove notti arrivi a Tartaros. Quivi colui che precipitò verrà squassato dall’immane procella che costantemente percuote le sue tetre ed inospitali rive ed entrato che sia nell’inospitale landa, più non potrebbe uscire dal luogo dove Tenebra alberga e che direttamente a Kaos attinge le sue incommensurabili forze. Questa, ora, è l’attesa del peggio che arriverà; quello è il puro cambiar forma senza costanza né ragione, il Disordine primigenio, il luogo di ciò che non è, orrore, per questo, di tutto ciò che è. Questo immane spettacolo mi si presenterà ed io, assieme a chi dei miei fratelli vi rimane, come figlio del Padre Uranos e della Madre Gaia, resisterò.

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PERCEPITO

Anno 0 Mese 0 Giorno 8 Ora 6 Minuto 32 Secondo 2 Millesimo 093

REALE

Anno 0 Mese 0 Giorno 3 Ora 16 Minuto 8 Secondo 25 Millesimo 674

 

Giovane Eos dalle braccia color dell’oro, così saluti l’ultimo giorno dei tuoi fratelli nel nostro mondo? Non vedo la tua chioma fluente sparsa su tutto il limitare ultimo di Okeanos né le tue dita rosate spalancare le porte del Cielo perché Helios possa entrare e regnarvi, nuovamente.

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PERCEPITO

Anno 0 Mese 0 Giorno 8 Ora 23 Minuto 58 Secondo 12 Millesimo 628

REALE

Anno 0 Mese 0 Giorno 3 Ora 20 Minuto 33 Secondo 50 Millesimo 846

 

Prossimo allo schianto, l’animo del dio vacilla. A breve tutto muterà ed anzi l’impatto terribile che mi abbatterà nel fisico già mi falcia l’animo, che per la prima volta è preda di folli pensieri (forse addirittura di pensieri) e non già del puro ardore che da Ananke è mosso ad essere e a fare. Ora è in me il dubbio e il solo immaginare ciò che verrà mi fa fantasticare sull’assurda idea che il mio Daimon, Io, possa spegnersi per non accendersi più, in alcun luogo. E ciò mi fa conoscere la paura e ancora meglio il dubbio. Tuttavia è quanto deve accadere ed accadrà.

Eppure un senso di inquietudine mi assale, senza fondamento. È breve, perché subito viene sostituito dall’odio, dall’ira violenta che provo, che definisce tutto il mio essere, che coverò in me fino al giorno in cui tornerò al mondo per gridar vendetta contro gli usurpatori, contro l’Olimpo, che crollerà così come sorse, non per il volere di Zeus, infido uccisore della propria nutrice.

Ed ecco, forte per quando mi sarà dato l’appoggio di Nyx e della spaventosa figlia, l’inevitabile Nemesis, cosa avrò negli occhi quando mi schianterò: il riso beffardo di Nike.

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PERCEPITO

Anno 0 Mese 0 Giorno 9 Ora 0 Minuto 0 Secondo 1 Millesimo 000

REALE

Anno 0 Mese 0 Giorno 3 Ora 20 Minuto 34 Secondo 17 Millesimo 387

 

La conoscenza che un dio ha del mondo è infallibile, io sono figlio del Cielo e della Terra e in nove giorni l’Abisso viene raggiunto. La spaventosa conclusione è una: questa non è la via per Tartaros. È uno sterminato corridoio che non ha fiaccole alle pareti perché non ha pareti, ma solo un’oscurità più opprimente di mille muri e più densa della fanghiglia trascinata tra le paludi di Eridanos. Per la prima volta mi trovo veramente all’oscuro.

Non posso far altro che attendere saldamente che arrivi dove è necessario. Questo l’inevitabile, questo il fluire degli eventi.

Madre, non sono mai stato tanto lontano da te.

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PERCEPITO

Anno 0 Mese 3 Giorno 23 Ora 4 Minuto 30 Secondo 17 Millesimo 839

REALE

Anno 0 Mese 0 Giorno 8 Ora 3 Minuto 17 Secondo 17 Millesimo 512

 

La mia è un’ipotesi, una tremenda ipotesi. Quando fui gettato in ciò che pareva essere l’orrida voragine di Tartaros Nike sorrise perché in atto metteva la sua più grande rappresentazione, conscia che l’Abisso di Tenebra non l’avrebbe appieno soddisfatta. Così, mossa dalla smania di grandezza e in primo luogo da Zeus vorace di potere, ordì per i titani un fato che solo ad essere pensato scosse nel profondo le radici di Gaia, per cui ne soffrì indicibilmente. Essi sarebbero sprofondati in eterno nell’oscuro, sarebbero stati condannati alla pena definitiva, ovvero al non cambiamento, ad essere infine fuori dall’ordito del Destino. Quale l’essere mortale il cui filo venga sì preparato da Clotho, ma che, una volta arrivato nelle mani di Lachesis, le sfugga dalle dita scomparendo e che così non arrivi più alle ineluttabili cesoie di Atropos; tali ora noi siamo (forte è il mio timore in questo senso), senza più un destino, un fine, una speranza, devoti al non mutare oltre, che vuol dire, per gli immortali, ciò che mai ad alcuno accadde.

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PERCEPITO

Anno 1 Mese 11 Giorno 20 Ora 19 Minuto 3 Secondo 55 Millesimo 230

REALE

Anno 0 Mese 0 Giorno 8 Ora 20 Minuto 26 Secondo 18 Millesimo 796

 

Ora capisco. Tante e tante volte ho ripercorso, sprofondati nell’insanabile odio, gli eventi che mi portarono al declino e solo ora ho rivisto nel ricordo l’orlo di ciò che mi parve l’ingresso all’Abisso dei puniti. L’ho visto, ancora una volta, e quale fuggevole ombra abitante i tetidi fiumi mi è apparsa la figura di un lunghissimo falcetto.  Ora dunque capisco la crudeltà di Zeus Tiranno, di Zeus Traditore. Sul capo di Kronos, suo padre, precipitò una duplice pena: la primordiale di sprofondare in Tartaros e il contrappasso di ingurgitare tutti i titani che gli lottarono al fianco. Egli, infatti, deve, perché così proclamò Ananke, cadere fino al fondo di Tartaros, ma a noi fu prescritto di sprofondare infinitamente dentro di lui, così che lui, gonfio e dolente per la colpa commessa e per la quale viene punito, e noi, persi in lui come si ritenne (parzialità indegna di Themis) che fossero i nostri giudizi nel suo al tempo della Guerra, affoghiamo in Kronos, in Tartaros e in Chronos per sempre.

Questa è la consapevolezza dell’eterno, questa è la stasi e questa è la fine di tutte le speranze e la ripugnante coscienza di ciò. Prima era un futuro, ora non più. E vi fu in passato chi poté essere tratto da Tartaros e che ricolmo dell’astio giustamente covato in sé per ere indicibili esplodesse contro il Cosmo e gli dei; ma come può finanche un dio essere salvato dal Baratro se al Baratro non è mai giunto e mai giungerà?

Questa consapevolezza e l’ira di vendetta e del Daimon che è in me ed è me sono la base della mia divina resistenza.

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PERCEPITO

Anno 1513 Mese 1 Giorno 17 Ora 1 Minuto 29 Secondo 5 Millesimo 745

REALE

Anno 0 Mese 0 Giorno 8 Ora 23 Minuto 59 Secondo 43 Millesimo 104

 

Oggi la mia divina resistenza ha vacillato. Perché?

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PERCEPITO

Anno 21968 Mese 7 Giorno 21 Ora 14 Minuto 43 Secondo 0 Millesimo 192

REALE

Anno 0 Mese 0 Giorno 8 Ora 23 Minuto 59 Secondo 58 Millesimo 836

 

I ricordi si fanno ricordi di ricordi.

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PERCEPITO

Anno 20953104 Mese 2 Giorno 4 Ora 0 Minuto 1 Secondo 0 Millesimo 117

REALE

Anno 0 Mese 0 Giorno 8 Ora 23 Minuto 59 Secondo 59 Millesimo 998

 

Ricordo che per un tempo sterminato ricordai di essere disperato. So di essere intrappolato e tutto si fa lentamente indistinto e sbiadito. Tutto. Il dubbio si insinua e suggerisce che tutto quanto era il passato sia stato un sogno ed anzi così è. Dopo un tempo così sconfinato tutto diventa grigio e grigi diventano anche i personaggi dei miei sogni: Kronos diventa uguale ad Hades, il burattinaio al burattino, il dio all’animale. Ed io? Chi ero nel mio sogno? Il vincitore o il vinto? Il dio o la fiera? Come quando ci si sveglia dal torpore del sonno, ormai non ricordo più e resto, uguale a me stesso, per sempre, nell’oscuro lido che mi generò.

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Il corpo di Kronos, alla fine della nona sera, dopo il nono giorno, si schiantò contro il duro suolo di Tartaros col fragore del tuono che ve lo aveva gettato.

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Un anno o qualche ora di attesa

postato il 20 Nov 2011 in Main thread
da freeronin

Un anno o qualche ora di attesa è lo stesso, quando si è perduta l’illusione di essere eterno.

Questa è una frase che Sartre fa dire a un condannato a morte; mi colpì per come rende la disperazione, il sentimento di un uomo a cui non è più dato farsi illusioni e fare progetti dando per scontato che ci sia un domani. Non tanto l’estremo sconforto, quanto, appunto, l’assenza di ogni speranza di salvezza.

Eppure, nonostante tutto, nonostante il fatto che la vita sembri insensata, essendo comunque destinata a finire, il condannato non può fare a meno di temere la morte, vuole vivere.

Ma forse le due cose non si contraddicono: nulla ci impedisce di amare una vita che finirà domani.  È anche per tutto quello che essa ha di insensato che vogliamo vivere, per le piccole gioie dell’ora e del qui, per il fatto che un momento può essere bello anche se non ha un futuro in cui proiettarsi, anche se è un’esperienza che scopriamo per la prima volta, che non rivivremo mai e che non cambierà le nostre vite.

Forse non è indifferente un anno o qualche ora di attesa, soprattutto quando si è perduta l’illusione di essere eterno.

Azione disperata

postato il 17 Nov 2011 in Main thread
da Vobby

Si intende spesso l’espressione “azione disperata” come sinonimo di “azione certamente fallimentare”. Significa che non ci sono speranze di vittoria, che moriremo tutti, che la situazione che abbiamo di fronte è tale per cui non sono possibili esiti positivi.

Si riporti la disperazione dove le compete, cioè nella testa degli agenti: l’azione è disperata perchè loro sanno di non poter vincere. Cioè non hanno speranza di vittoria, non nel senso di possibilità oggettiva di vincere, bensì di situazione soggettiva di sperarlo.

Se l’azione in questione è davvero certamente fallimentare, allora la disperazione è lo spirito giusto! Questo perchè gli speranzosi davanti a un fallimento assicurato sono scemi prima e delusi dopo.

Forse cominciate a intravedere l’illusorio ossimoro che a me è sembrato di cogliere…

Il fatto che l’azione sia disperata, in quanto è azione, presuppone che si vada avanti lo stesso. E non che si provi lo stesso a vincere perchè l’azione è, dicevamo, disperata. Perciò si capisce che l’agire disperato è preceduto da una lucida analisi della realtà in base alla quale si è capito che non si potrà riuscire nei propri intenti e, soprattutto, da una motivazione per la quale si agisce comunque. Quindi, cosa è successo? Gli intenti, che altro non sono se non una costruzione mentale, una speranza (!), sono stati brutalmente uccisi dallo studio della situazione in cui ci si trova ad operare,per venire subito sostituiti dal contrario della speranza, la disperazione (!). Quindi, disperatamente, si abbassa il tiro: non posso realizzare i miei sogni, ma le motivazioni ideali per cui volevo realizzarli sono ancora valide, perciò non mi resta altro da fare che realizzare qualcosa di meno. E’ importante, perchè quel meno è l’unica cosa che poteva essere realizzata! Meglio scheggiare la dura roccia della realtà piuttosto che rompercisi inutilmente la testa contro!

L’agente disperato è un personaggio interessante: lui non prova a vincere tutto ma sa di vincere poco, perchè ha impiegato del tempo a capire come fare. Si trova in un mondo a lui ostile, lo sa benissimo e in virtù di questa consapevolezza vi si muove con disinvoltura. E’ assolutamente lucido, ma per nulla cinico: è probabilmente mosso da nobilissimi scopi, che certamente non vedrà realizzati. Non gli importa, perchè vuole avvicinare ad essi il mondo, non sè stesso. Ha capito che l’unica via breve è quella lunga.

Si è detto dell’ostilità che circonda questo grande altruista: alla sua destra si trovano i suoi innumerevoli nemici, i cinici e i codardi, gli egoisti. Alla sua sinistra si dibatte invece la folta schiera degli stupidi, narcisisti idealisti, che pretendono di agire senza capire e che non sanno neppure cosa dicono e perchè fanno. Egli disprezza la loro inadeguatezza nel perseguire scopi che spesso condivide. Li mette continuamente al muro con le sue superiori argomentazioni, venendo a sua volta accusato di apatia e conservatorismo da chi, fornendo nient’altro che scuse alla violenza della reazione, sta inconsapevolmente danneggiando la causa.

In ultima istanza, odia le sue stesse mancanze: ignoranza e debolezza. Allenamento e studio sono le sue principali occupazioni.

Cronistoria di un risveglio

postato il 15 Nov 2011 in Senza categoria
da ad.6

Stamattina, prima di tutto, dormivo ed ero lì, nella pace dei sensi. Ad un certo punto non meglio definito ecco che suona la prima sveglia, ma, sapete com’è, sono giovane, pieno di speranze e di buoni propositi: non l’ho neppure sentita ed ho continuato il mio sonno beato. Quattro minuti più in là la trama si infittisce perché sono lì, la sera prima, a programmare la mia stessa distruzione! Infatti ecco che il cellulare mi propone la seconda sveglia, un fastidiosissimo squillo di telefono vecchio stile accompagnato dal rullo della vibrazione sul legno. Lo sento, stavolta, mi sveglio, le coperte sono troppo calde per essere lasciate, so che devo, ma, no, sono un giovane virgulto di Zeus e non voglio! Allora aspetto tra il conscio e l’inconscio che il cellulare smetta (ricordo vagamente che nel mondo reale le cose finiscono sempre, anche se sembra che questa maledetta sveglia dovrà suonare in eterno) e così è. Scivolo così in una dolce e minimamente turbata inconsapevolezza… quando ecco, sedici minuti dopo, che è come dire un istante di sonno dopo, il mio piano di me contro me stesso giunge a conclusione. Avevo sperato, avevo creduto nel fatto che ogni cosa sia passeggera ed ora, lì, brusca come (e con) una breve rullata di tamburi nel silenzio, inizia l’odiata melodia che mi riporta alla realtà.
This is the end of all hope (“O_O”)

No will to wake for this morn (“Eh”)
To see another black rose born
Deathbed is slowly covered with snow (“Esagerato, non fa tanto freddo”)

Ed è proprio in questa maniera che vengo risvegliato in triplice modo. Il mio udito è scosso dal frastuono e non mi è permesso di riaddormentarmi, da una parte, e questo è il risveglio fisico. Il risveglio simbolico, perché il testo della canzone mi fa tornare alla mente che ogni speranza di rimanere inerti a letto è ormai vana ed è così che comincia la consapevolezza di una mente sveglia. E per ultimo il risveglio allegorico, che mi suggerisce con forza inoppugnabile che è finzione della mente e della notte una speranza senza fine e senza limiti, benché motore della felicità. E ciò sancisce, solo dopo il risveglio fisico, la mia programmata e dolorosa uscita dal mondo dei sogni.

Otototoi

postato il 19 Gen 2011 in Cazzi e mazzi personali
da VaMina

Questo sarà un post molto breve. Vi parlerò di una cosa che mi ha colpita/sconvolta/divertita (?) traducendo Eschilo. Ho annunciato la brevità di questo post perché ora non voglio dilungarmi su un argomento che può portare con sé tante parole, come Eschilo, e anche perché non ne ho nemmeno il tempo.

Ordunque , traducevo Eschilo, e per la precisione I Persiani, e mi sono imbattuta in MOLTE (e se dico molte intendo molte, altrimenti avrei usato poche, occasionali, e così via), molte espressioni di lamento e sconforto e  tristezza e dolore. Come il mio professore ha fatto notare, non c’è dubbio che negli ascoltatori provocassero grande impressione, ma noi siamo poveri studenti, e quando lui ha detto questa cosa, al decimo “ototototoi”, abbiamo pensato che in realtà nessuno avrebbe pianto sentendo “ototototoi”. Oltre che con “ototototoi”, il mio preferito, secondo nella classifica onomatopeica dopo il verso delle Erinni nelle Eumenidi (che se non mi sbaglio era “mumumumumu”), la sofferenza dei poveri Persiani era resa evidente da molti “aiai” e una cinquantina di parole diverse che significano tutte disgraziato, sventurato, infelice, e soprattutto da una cosa che ora vi illustrerò.  Infatti in tre versi vi era una concentrazione di ben tre parole che significavano tutte “grido”. So che vi interessano molto, quindi eccole: “boan”, “ian”, “iakhan”. No, non seguono riflessioni sulla natura di queste parole o sul dolore dei Persiani, ma ho detto tutto questo solo per dire che io amo queste cose, le studio, le rispetto, mi piace anche Eschilo, ma sapere che dovrò passare un altro paio di giorni a tradurre vari sinonimi di sventura, pianto e grido, inoltre non abbastanza in fretta, mi fa venire voglia di usarli, magari non tutti, ma alcuni, posizionati in momenti strategici di disperazione.

v 256 : “Cose dolorose, cose dolorose, mali inauditi e nemici”

v 909 : “Aimé, me sventurato, che mi sono imbattuto in questo destino odioso, impossibile da prevedere”

vv 935 e seguenti : ” Manderò manderò come saluto del ritorno a te il grido di cattivo augurio, l’urlo di cattivo destino, il grido dalle molte lacrime dell’intonatore Mariandino” (Pare che fossero bravi a lamentarsi)

vv 947 : “Piangerò il lamento lacrimosissimo del lamentatore” (Questo verso è meraviglioso)

 

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