Il “no”, il “vaffanculo” e gli “antifa”

postato il 18 Giu 2011 in Main thread
da freeronin

Abbiamo riempito le piazze e, soprattutto, la rete, di “no” e di “vaffanculo”. Ci siamo dichiarati “antifa” sui muri della facoltà di lettere, abbiamo coniato questa stessa terribile parola.

Ma con questo abbiamo davvero detto “no”? E poi, dopo quel “no”, cosa resta? Esiste un Popolo Viola senza Berlusconi, un Grillo senza politica, un centro sociale senza un nemico?

Il Popolo Viola è un coacervo di diversissime posizioni (e non-posizioni) che si sono trovate per caso sullo stesso terreno pur avendo ben poco in comune; gli “antifa” sono disseminati in una serie di gruppi che non fanno che criticarsi l’un l’altro.

Entrambi adottano la strategia di un lottatore che voglia atterrare l’avversario con una proiezione, sfruttando la sua stessa forza: il risultato sarà migliore quanto più forte e più rozzo si dimostrerà l’avversario. Se il Popolo Viola dovesse vincere sarebbe perché Berlusconi si sarebbe abbattuto da solo, agendo troppo incautamente ed eccedendo nelle sue politiche egoistiche.

Non voglio contestare l’efficacia pratica di questa strategia, non, almeno, nel suo momento distruttivo: il problema è che il nostro lottatore, pur dopo aver atterrato il colosso, sarebbe incapace di far male a un bambino. Fino ad ora, infatti, non ha fatto altro che usare la forza di altri, e il suo poderoso “no” si è risolto in uno scimmiottamento del nemico.

Se per battere Berlusconi abbiamo avuto bisogno di trascinare folle a tutti i costi e poi di contarci, di assumere la sua stessa ossessione per la visibilità, di fingerci martiri, di diventare come lui per avere un successo pari e superiore al suo, dalle ceneri di Berlusconi non potrà nascere qualcosa di molto diverso da Berlusconi. Anche se faremo qualche riforma di diverso contenuto.

Più in generale, penso che il vero “no” risieda prima di tutto nella forma e nei termini con cui ci esprimiamo nel negare qualcosa. Arrivo al risultato, forse paradossale, di considerare come più sostanziale la forma che il contenuto, ma più che altro penso che il contenuto non possa mai essere isolato dalla forma.

Penso che un’opposizione vera non sia quella che nasce come un “no” per poi affermare qualcosa, bensì quella che nasce da subito, e cresce, come costruzione di una pratica diversa, traducendosi immediatamente in un diverso agire politico. Fermo restando che a un certo punto verrà il momento di dire “no”, rompere barriere, sabotare, manifestare e tutto il resto; ma a questo punto si potrà fare tutto questo, e poi molto altro, contando sulle proprie forze.

 

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