FASE NO.

postato il 29 Giu 2011 in Main thread
da Deluded Wiseman

Esiste questo filmato di repertorio nel quale è possibile osservare la mia versione primigenia, quella dell’annata 1994, tipo, dare prova di grande sfacciataggine e ribalderia. La sequenza vede un Me intento a rovesciare con cura un cestello di mollette sul pavimento del terrazzo del mio appartamento di Villaggio Coppola, all’epoca mia base operativa. Alla gentile ma  retorica domanda di mia madre (tra l’altro regista del corto) “Dopo le raccogliamo, vero?”, il Me del ’94 risponde, con la sfacciataggine e la ribalderia di cui sopra, alle quali aggiungiamo della giulività,  “No.”

Devo dire che la mi pigrizia mi spingerebbe a fermarmi qui. Del resto, quale post migliore, sul “No”, di uno il cui unico contenuto consiste in me che dico “no”? Autobiografico, intimo, conciso, sul tema..eppure, no, non basta. Vedete, come i più svegli, qualora ve ne siano, avranno notato, il mio comportamento è da ascrivere, più che alla mia ribalderia, ad un fenomeno tipico dei poppanti di quell’età: la cosiddetta  FASE DEL NO.

Si tratta, indovinate un po’, di quella fase in cui i bambini, avendo imparato a dire “no”, fanno largo uso del magico monosillabo, rifiutando  a spron battuto ogni tipo di proposta, da quelle storicamente invise ai mocciosi(bagno, pannolino, cos), a quelle che teoricamente dovrebbero stimolare i loro teneri cervelletti sottosviluppati(giochi, cartoni Disney, cos).  A prima vista è un po’ come la Fase Caccapupù, quella in cui i bambini iniziano a dire cacca e puzza, e non fanno altro che parlare di cacca e puzza(anche qui, c’è un filmato di repertorio sul tema , ma questa è un’altra storia). O la Fase Culotettefiga, quella in cui i ragazzini imparano i veri significati di queste parole, e non fanno che parlarne. E pensarvi. Molto intensamente. In bagno, spesso.

Ad ogni modo, no. Anche questa sarebbe una buona conclusione per il post. E invece stavo iniziando una frase: no, non è proprio come la Fase Caccapupù o la Fase Culotettefiga. La Fase del No, infatti, è un momento importante nello sviluppo dello scassaballe, in quanto è in quel periodo che per  la prima volta che inizia a manifestarsi un rigurgito di coscienza, dopo una sequela infinita di rigurgiti di vomito post-omogeneizzato. Certo, è troppo presto per dire che si comincia a intravedere un bozzolo di personalità, perché se è vero che dire “no” a qualcosa  definisce e delinea il tuo carattere e, è anche vero che i rifiuti del poppante sono distribuiti abbastanza a caso e, permettetemelo, dire no a Dumbo e Biancaneve , ai Bitols e ai Rolin Stons, alla pappa e alla nanna,  non delinea un granchè. Però è vero che, come dicevo, compare sulla scena un abbozzo di volontà: il coso si accorge che la propria “opinione” sulle faccende della sua vita può essere espressa in una maniera più intellegibile di una sequela di pianti e scorregge, in una maniera che, e immagino che il nano se ne accorga con gusto, riesce ad essere compresa dai Generalissimi Mamma e Papà, provocando evidenti reazioni nel loro contegno.  Anche se, ovviamente, non ottiene grandi risultati pratici(a uno che non vuole vedere Dumbo non lo si caga più di tanto), inconsciamente il mangiaplasmon realizza di esistere come entità autonoma, realizza di potersi esprimere sugli avvenimenti del mondo circostante, di potersi affermare nei confronti di quelle scelte che prima subiva passivamente essendo anche, se non esaudito, almeno considerato.  Solo dicendo no, inoltre, il cucciolo d’uomo può sviluppare la fondamentale concezione, tanto invisa ad alcuni, del”mio” e del tuo”. Visto che è tardi, e voglio finire, per dirvi sta cosa ricorrerò, un po’ come fa il Nostro Signore Sky, ad una parabola(perdonatemi, davvero, è tardi e ho sonno): tanto per cambiare, parla di me. Del resto che volete, sono figlio unico ed inimitabile, e non ho altre esperienza in fatto di creaturi. Ma farò finta che sia una vera parabola. Ordunque, c’era un bambino di poco più di un anno in quel di Villaggio Coppola, che chiameremo Sergio. Di fianco alla dimora di Sergio abitava un altro infante, che, con la madre e la sorella, soleva recarsi a trovarlo, per poi brutalizzare la sua proprietà giocando con i suoi balocchi, in particolare con una BELLISSIMA Ferrari a pedali che, incapace di difendersi, in quel periodo il padrone avrà usato un due volte.  Ebbene, per farla breve, anni dopo il pargolo della casa adiacente diventò il migliore amico di Sergio, eppure la prima frase che egli gli rivolse fu probabilmente “No, macchina no”, per diffidarlo dall’utilizzare quella cazzo di macchina a pedali che, in un vitale atto di riconoscimento del proprio ego(!!), Sergio aveva imparato a considerare sua e NON di altri.

Che momento glorioso, quindi! Quando morirò(grattatio pallorum) e mi scorrerà la vita davanti agli occhi, spero proprio di rivedere il momento in cui per la prima volta ho detto no a qualcosa. Dev’essere andato tipo così:

IL GIORNO PRIMA:

Mamma:”Allora, a questi Stati Generali la facciamo per ordini, mica per teste la votazione.”

Io: “Ughghu.”(Mia madre fa votare gli Stati per ordini, la situazione politica rimane invariata).

IL GIORNO STESSO(CHE COMUNQUE RISPETTO A QUELLO PRIMA E’ DOPO):

Mamma: “Bene, da oggi anche le colonie pagheranno un bollo aggiuntivo per  la carta stampata!”

Io: “Gno!”

M:”…evabè, vorrà dire che lo pagheranno sul tè..”

Io:”No!”(Col tempo le 13 colonie otterranno l’indipendenza dalla Gran Bretagna.)

Dev’essere stata una cosa così. Che soddisfazione.  Certo, però, che è importante anche la reazione dei vecchi, eh.

Io, se fossi un padre, penso che alla vista di mio figlio che, da un giorno all’altro, accoglie il pigiamino con un “no”, piuttosto che con il solito rutto o sbrodolamento,  potrei reagire in 3 modi:

LA UNO: “Il grintoso”

“Colbacco(ci sono dei bambini, NdS) che non ti metti il fottuto pigiamino!”,questa più o meno è la frase. Col passare del tempo, continui rifiuti e sgridate minano profondamente la psiche del giovane virgulto, il quale, orfano in seguito al suicidio dei genitori per eccessivi pianti, cresce senza personalità. A 30 anni pubblica sul Tubo video dove inveisce contro le donne, celando goffamente la sua inettitudine esistenziale dietro una patina di misantropo/oginia.

LA DUE: “Il genitore yeah che ha letto troppi articoli sul rispetto del bambino nei giornali che tiene di fianco al cesso”

Il genitore yeah accontenta senza meno il pargolo, più è più volte. Il pargolo cresce sporco, viziato, insonne, e, privo del fondamentale apporto dei film Disney, senza personalità. A 30 anni pubblica sul Tubo video dove inveisce contro le donne, celando goffamente la sua inettitudine esistenziale dietro una patina di  misantropo/oginia.

LA TRE: “La via del Buashido”

Eh, qua tarantelle. La “via del Bushido” è il traballante equilibrio fra il si e il no, fra la Forza e il suo Lato Oscuro. Essa la via giusta è, e solo il saggio conoscerla può. Quindi sinceramente non so che dirvi, è difficile decidere quando è il momento di far frignare il pupo a costo di uccidersi l’anima, e quando accontentarlo, a costo di trovarvelo viziato dieci anni dopo, e di certo non lo so io.

Adesso dovrei fare una considerazione generale del tutto, ma dovrei finire di studiare, quindi vi lascerò con un’utilissima pagina dove potrete apprendere massime del tipo “se il vostro bambino fa i capricci, fategli tagliare un piede dai chiodi, così poi impara a non mettersi le scarpe.”. http://quimamme.leiweb.it/bambino/news/articoli-2010/sfinente-epoca-no-20538633853.shtml

 

 

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