Una strana giornata

postato il 9 Set 2011 in Main thread
da Bread

[Ho deciso di scrivere una breve, stupida storia sulla carta. Niente di troppo originale, ma mi sembrava simpatica l’idea (ispirata dal post di Azazello)]

Ludovico si svegliò dolorante intorno alle cinque e trenta del mattino, era ancora presto, la sveglia sarebbe suonata ben trenta minuti più tardi. Tuttavia i dolori intestinali non gli permettevano di riaddormentarsi, pensò: “ecco, la diarrea”. Gli accadeva sempre quando era in ansia, e per l’appunto quel giorno avrebbe dovuto sostenere un esame. Scese dal letto tutto assonnato e si diresse al bagno; una volta liberatosi si accorse con sorpresa che mancava il rotolo di carta igienica. Cercò nel mobile dove teneva l’altra carta. Niente. Lavatosi come meglio poté uscì dal bagno stizzito dall’inconveniente, erano ormai le sei meno un quarto, fermò la sveglia, ormai inutile, ed accese la luce. Guardandosi intorno si accorse che sugli scaffali della sua libreria non era rimasto più niente se non i soprammobili che teneva davanti ai libri. Il resto era svanito, la scrivania era preoccupantemente sgombera da tutti quei fogli e cartacce che abitualmente la occupavano. Restò per un poco ad osservare la stanza inebetito… sebbene turbato nel profondo da quella strana situazione non si perse d’animo, pensò: ” farò tardi all’esame! quando torno cercherò di capire cosa sta succedendo”. Si vestì rapidamente e frugò nei cassetti alla ricerca del libretto (anche nei cassetti mancavano all’appello varie cose), del libretto trovò soltanto la copertina di plastica che in genere lo conteneva. Frugò nel suo portafogli per cercare i documenti; alla carta d’identità era toccata la stessa sorte del libretto: solo la fodera,
non notò l’assenza di contanti dato che il suo portafogli ne conteneva raramente. Scese e si affrettò alla fermata dell’autobus, giuntovi si cacciò una mano nella tasca per prendere una sigaretta, ma vi trovò solamente un ammasso di tabacco sparso e dei piccoli cilindri bianchi. Estrasse dalla tasca quel mucchio informe e lo gettò furioso in un cestino vicino alla fermata.

Quando Ludovico giunse all’Università in questa regnava il caos. Vide gente che correva a destra e a manca, vide gli addetti alla segreteria in preda al panico che litigavano tra di loro, vide professori fissare con sgomento l’interno delle loro borse. Restò al centro del salone d’ingresso per alcuni minuti a fissare incredulo quella situazione che mai nella vita avrebbe immaginato di vedere. Fu risvegliato dal suo stato di trance da un impiegato gobbo che correndo per la sala lo urtò e gli urlò: ” E’ scomparsa la carta!!”

Ludovico capì. In un attimo quelle parole pronunciate da quel bizarro figuro gli fecero collegare tutta la serie di strani avvenimenti di quella giornata. Era scomparsa la carta. Documenti, registri, incartamenti varii… tutto scomparso. Contanti, scomparsi (eccezion fatta per le monete). Uscì da quel luogo ove era ormai impossibile restare, ma la situazione che trovò al di fuori fu ancora peggiore. Risse ed aggressioni in ogni angolo della strada, nel disperato tentativo di accaparrarsi gli spiccioli altrui; le forze dell’ordine cercavano di ristabilire la calma arrestando ogni tanto qualche facinoroso ma la totale assenza di documenti rendeva difficile il loro lavoro. Ludovico cominciò a correre verso casa per mettersi in salvo, arrivatovi accese il televisore. Il telegiornale faceva il quadro della situazione: in tutto il mondo regnava il caos. La popolazione era nel panico per l’assurda sparizione, i ladri aggredivano i passanti, i predicatori annunciavano la fine del mondo!
Ludovico si sedette in terra in un angolo della stanza e crollò: pianse, pianse per ore finché non chiuse gli occhi credendo di morire.

La sveglia suonò impietosa alle sei del mattino. Ludovico si svegliò con ancora nel letto il libro dal quale aveva ripetuto fino a tarda notte. Scese dal letto e fissò la sua stanza, ancora turbato dal sogno fatto quella notte, ma non aveva tempo: avrebbe fatto tardi all’esame, afferò la borsa, prese il libretto dal cassetto e scese di corsa le scale verso la fermata dell’autobus.

 

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