Nemo turista in patria est

postato il 17 Mag 2012 in Main thread
da Lalla

L’altra mattina, assonnata e sfatta come al solito, trascinandomi una stracolma borsa e un giubbino ovviamente troppo caldo per la giornata di simil-agosto cittadino, salivo le scale dell’università. Guardavo a terra, verso i gradini, un po’ per controllare di non inciampare, un po’ perché lo sforzo di alzare la testa mi sarebbe stato fatale. Ma ecco. Quel momento. Il momento in cui perdi il conto delle rampe e che ti costringe a sollevare lo sguardo verso la targa del piano. A fatica compio l’erculeo sforzo, e nella mia visuale appare qualcosa di insolito: uomo e donna sui 40 anni e bambina sui 7. Una famiglia! In un università? Avrò sbagliato palazzo? (Non sottovalutate questo rischio solo perché il governo non ci ha fatto una campagna promozionale. Prevenire è meglio che curare.) Poi osservo meglio. Berretti, scarpe da tennis , cartina (non pensate a male!) e MACCHINE FOTOGRAFICHE. Turisti! Turisti sorridenti che ruotano il cranio a destra e sinistra lungo le scale che percorro ogni mattina. Fotografano le volte del soffitto, ammirano il panorama dalla finestra sul cortile, si lasciano estasiare dalle crepe, riflettono sulle influenze filosofiche che avranno portato l’architetto alla scelta di quel colore grigio topo e sulla possibilità che le macchie di umidità celino messaggi esoterici. Poi mi scorgono, mi guardano. E sorridono. Sembrano pensare :”Beata te che ogni giorno hai la fortuna di vedere un luogo del genere!” Ed hanno ragione. Quanti luoghi ogni giorno vediamo, percorriamo, abitiamo senza degnar loro della minima attenzione. Ormai ridotti a tappe mentali di un’automatica rotta. Palazzi storici, stazioni della metro, chiese e conventi e monumenti d’ogni tipo accompagnano il nostro percorso e la nostra giornata. Piazze e vicoli a volte meravigliosi, a volte un po’ meno, fanno da cornice ai nostri passi strascicati. Eppure ce ne rendiamo conto solo quando vediamo un giappotedespagnolandese puntarci contro un obiettivo.

Che cosa manca agli uomini affinché possano godere del piacere del tempo e del luogo?”

“Questo è quel che mi stupisce, fratello. Non sono forse dotati di mente e anima?”

(Nagib Mahfuz, Notti delle mille e una notte)

 

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