Scelta ovvero dell’astensionismo

postato il 27 Dic 2010 in Main thread
da ad.6
Per favore, cercate di trascurare il numero incredibile di scelte che ho fatto per scrivere questo post, di quelle assunte per necessità, di quelle relative all’argomento, di quelle non attinenti, di quelle prese lettera per lettera, di quelle precedenti il post e di quelle successive. Non volevo scegliere talmente tanto, ma alla fine l’ho fatto.
Bene, si parlerà di una questione che personalmente detesto e non tanto per quello che è o che vuol rappresentare, ma per la classe di argomenti cui appartiene: la classe di argomenti che le persone d’accordo con me (nel novero delle quali posso vantare di avere anche me stesso) ritengono abbastanza banale da essere stupido e che, dall’altra parte, le persone in disaccordo con me ritengono abbastanza assurdo da ritenerla una questione stupida. Il risultato, come prevedibile, è quello di apparire stupido sempre e comunque, una volta intavolata la discussione.
Si parla quindi della non-scelta in ambito politico.
L’astensionismo in quanto non-scelta. Le persone che possono votare si dividono in chi vota e in chi non vota. Preoccupandoci di quest’ultima categoria, vediamo che si divide in chi non può e chi non vuol votare. Tra chi non può troviamo le persone che non vanno a votare per impedimenti fisici o psicologici (che comunque sono fisici, ma non mi interrompete su cose del genere!) e per cose come l’ignoranza, più o meno totale. Ecco, lasciamoli stare lì dove sono o al massimo, se vediamo che sono recuperabili (la gente pigra rientra in questa categoria di persone), diciamogli quattro parole. Avviciniamoci invece a chi può veramente votare e non lo fa. Costoro si suddividono in chi giustifica la propria azione e chi non lo fa. Questi ultimi, forse, rientrano nella categoria degli “impediti” e quindi, al massimo, se ne occuperanno le milizie dei votanti, di cui, comunque, non faccio parte. Allora focalizziamo la nostra attenzione su chi giustifica il proprio non votare. L’espediente più usato è quello di mascherare la propria non-scelta da scelta, di modo che in primo luogo risulti degna di essere presa ed in secondo luogo perché è più semplice spiegare perché fai qualcosa che non spiegare perché non lo fai. Causa di questo atteggiamento sono parole come “astensione”, “protesta” e “qualunquismo”, che, in questo caso e anche in altri, si travestono da parole “positive” quando sono semplici negazioni di qualcos’altro.
“Mi astengo perché sono tutti uguali” – Questa è una cosa che, a voler essere rigorosi, è sciocca anche solo da pensare; se invece vogliamo concedere una possibilità a chi l’ha detto, allora possiamo interpretare la frase come “Non voto perché sono tutti simili nel peggio”, che risulta comunque sbagliata, come tutte le generalizzazioni non ovvie; infatti la varietà di partiti è sufficiente a rendere falsa anche quest’affermazione.
“La mia è una forma di protesta” – Che ci sia qualcosa contro cui protestare è sempre vero, ma la protesta, perché abbia senso e sia un fatto (positivo, come prima), deve poter avere degli effetti e li deve avere su ciò contro cui si protesta. L’astensionismo come atto di protesta non ha assolutamente alcun effetto, poiché, anche ammesso il caso che il periodo passi alla storia come quello di maggiore astensione, questa sarà influenzata solamente, ai fini pratici, dal non-voto di chi nemmeno protesta. Tutto, insomma, potrà essere esemplificato da questa scenetta: “Per non farti parlare non ti ascolto” “Be’, grazie tante”, risponde pronto l’altro.
“Siamo in tanti” – Che non è mai stata una giustificazione valida per nulla.
A parte tutto ciò, chi crede di poter essere non dico fiero, perché si scadrebbe nel patologico, ma almeno un convinto sostenitore delle non-scelte dovrebbe rendersi conto di alcune importanti cose:
1) Essi rinunciano ad un diritto, sì, ma, parimenti, non compiono un loro preciso dovere di cittadini, denotando una scarsa conoscenza della logica e del buonsenso;
2) Essi si assumono tutte le colpe e declinano ogni merito di ciò che sarà, perché se accadrà qualcosa di sbagliato non avranno fatto niente per evitarlo, in qualunque caso, e se qualcosa di buono verrà fatto, essi non ne avranno in alcun modo merito;
3) Essi perdono, davanti agli altri, ogni credibilità nel momento in cui decidano di lamentarsi di scelte politiche singole, poiché gli si potrà sempre ricordare di aver rifiutato la politica in blocco e di non aver fatto nulla per impedirlo;
4) Essi dissestano la base democratica dello Stato rendendo se stessi e i concittadini succubi di una sovranità che meno rispecchia i bisogni e le volontà della maggioranza dei cittadini, in questo modo rendendosi comunque colpevoli di qualunque degenerazione della democrazia, senza essere, ovviamente, meritevoli di eventuali progressi;
E tanto altro.
Per finire lasciate che vi dia due sciocchi quanto giusti consigli: leggete anche il post qui sotto (di Deluded Wiseman che continua la storia del nostro sfortunato Andrea) ed, inoltre, fate la scelta di scrivere su questo bell’argomento (chi può, chiaramente)!

Un commento to “Scelta ovvero dell’astensionismo”

  1. avatar Azazello ha detto:

    Concordo copiosamente, al punto da non avere praticamente niente da aggiungere se non che nel tentativo di commentare ho clickato tre volte su “Modifica”, ma non prima di aver commentato DUE VOLTE un post diverso da questo, confondendomi. Sigh.

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