L’assurdo: discorso sul contesto e sull’attività critica

postato il 18 Set 2010 in Main thread
da Viandante Solitario

Partiamo da una nota personale. Da quando Bulbasaur è entrato nella mia e nelle vostre vita, mi è venuta una gran voglia di giocare a Pokèmon, cosa che per me è assurda. Tra poco sentirete domande assurde del tipo: “Esiste un emulatore per pc? Ho un Game Boy Color, qualcuno ha un gioco che non usa?” Non mi sarei mai aspettato che, con l’entrata nel vostro gruppo, mi sarei imbattuto in un altro mondo, un mondo dove vai da un tizio che ti da un non-so-cosa per picchiare altri non-so-cosa per saziare la tua voglia di sangue e potere. Per me questi sono fatti assurdi.

Ma torniamo a parlare dell’argomento corrente in modo ordinato. Etimologicamente “assurdo” deriva da ab, che indica un allontanamento, e sardus, da cui deriva il verbo surdare che significa “parlar saviamente”. In italiano “assurdo”, secondo il dizionario, ha due significati; 1) contrario al buon senso, alla ragione; 2) ciò che contravviene alle regole della logica. Il primo senso ha un carattere etico-sociale, il secondo di tipo logico, ma entrambi alludono ad un comportamento disarmonico con un contesto, con una legge, con un modo d’essere. Il criterio che ci spinge a giudicare assurdi un’affermazione o un comportamento sono più o meno relativi, poiché non bisogna dimenticare che l’assurdità dipende da un contesto. In un contesto assurdo l’assurdità non esiste, poiché non c’è dissonanza, ma armonia. Bisogna anche tener presente cos’è l’assurdo per noi, e forse qua le cose si complicano. In questo caso la legge contro cui si scontra l’assurdo è noi stessi, con il nostro bagaglio di esperienze, idee e sensazioni.

Come si pone il contesto nei confronti dell’assurdo? Solitamente ci si pone in modo negativo, come se l’assurdo fosse una minaccia, qualcosa che mira a infrangere l’equilibrio, a volte è visto come secondo me andrebbe visto, ovvero come un diverso modo di porsi rispetto a.

Anche le affermazioni assurde hanno la loro ragion d’essere. Chi di noi non ha mai detto cose assurde, un po’ per ridere un po’ perché convinti della non esattezza di un determinato contesto? A volte il porsi in modo assurdo, critico o anticonformista permette l’entrata nel contesto. Un esempio? Rileggete l’introduzione a questo post.

E con la parola “critico”, magico termine che non ho volontariamente usato fino ad ora, arrivo al punto cruciale del mio post, oltre che alla conclusione. Dietro all’assurdità di un comportamento o di un avvenimento vi è una doppia attività critica; sia chi giudica assurdo, contesto o singolo, sia chi agisce o parla in modo assurdo, svolgono la stessa attività critica, anche se in direzioni opposte. L’attività critica, in questo modo, diventa il ponte tra due mondi diversi e ciò che permette la nascita di un contesto più grande, una categoria più ampia, quella dell’uomo.

Si potrebbe parlare all’infinito del mondo dell’assurdo, poiché apre a temi molto vari. Io mi fermo qui, aspettando di leggere i vostri post.

Così parlò il viandante solitario

6 commenti to “L’assurdo: discorso sul contesto e sull’attività critica”

  1. avatar Nigredo ha detto:

    In realtà i due significati di assurdo, logico ed etico, sono molto simili. Mi hai dato l’occasione per parlare di una cosa sacrosanta: Molti hanno perso di vista il fatto che il buon senso sia fondato in massima parte sulla logica, aristotelica ed intuitiva. È il motivo per cui qualcuno può tradurre “Paulo post” come “Dopo Paolo” in una versione di Cicerone o scrivere “1/(a+b) = 1/a + 1/b”. Se in questi momenti non si perdesse totalmente di vista il buon senso (lo stesso che ti fa camminare mettendo avanti prima un piede e poi l’altro, o che ti fa fare la doccia DOPO esserti svestito) e ci si ricordasse che logica e buon senso sono totalmente collegati, ci si renderebbe conto che
    a) Ha ben poco senso che Cicerone, massimo esponente della latinità, scriva una cosa del genere: “Me ne andavo per i colli DOPO PAOLO quando incontrai…”
    b) Ha ben poco senso pensare che una torta divisa tra me, te e altre 3 persone equivalga ad una torta tra me e te più una torta divisa trai tre rimanenti. Anche un bambino capirebbe che nel secondo caso si mangia di più.
    Insomma, il buon senso, nella sua essenza, guida qualunque tipo di azione e la logica, almeno nella sua variante aristotelica, è fondata su di esso.

    “[…] In un contesto assurdo l’assurdità non esiste, poiché non c’è dissonanza, ma armonia. […]” Non sono d’accordo, perché il discorso non è bivalente. Tu stai considerando l’assurdo come qualcosa che sia non coerente, ma ci sono molti modi di esserlo. Ti faccio un esempio: Se io ti dico “I tori sono blu” questo per te è assurdo. Tuttavia, se vedo passare nel mio mondo di tori blu un cavallo rosa, questo sarà assurdo per entrambi. Voglio arrivare a dire che l’assurdo non sempre corrisponde al caos totale, la distinzione non è così netta: spesso l’assurdo viene recepito tale quando ci si misura con fenomeni che sottostanno ad una logica che non comprendiamo. Ma ciò non vuol dire che in quel tipo di assurdo, essendoci comunque una logica, tutto sia lecito. Questo è proprio (ricollegandomi ad un fatto che mi è successo ieri) ciò che mi fa arrabbiare della gente che parla a schiovere della meccanica quantistica: Poiché essa sottostà ad una modellizzazione che si rifà in buona parte a fattori casuali, essa pare – a buon diritto – assurda a tutti quelli che non l’hanno studiata e non se ne occupano. Da qui però, essi si sentono in diritto di dire, riguardo davvero qualunque stronzata (teletrasporti, viaggi nel tempo, attraversamento di muri, poteri psichici, levitazione) “Eh, ma per la meccanica quantistica è possibile.” Ora, vorrei dire, non è che poiché qualcosa è assurdo o pare tale ci possiamo infilare dentro tutte le assurdità del mondo. Spesso l’assurdo ha uno schema coerente al suo interno, ed è l’ignoranza altrui a blaterare assurdità.

  2. avatar Viandante Solitario ha detto:

    Sono d’accordo con te, il rapporto che vedi tra logica ed etica è molto interessante…voglio pensarci un po’ su. Sono d’accordo anche con la seconda parte, anche sulla fine. Per quanto riguarda la tua osservazione sul mio post volevo dire questo. La tua osservazione è corretta, ma va al di fuori di quello che volevo mostrare. Per quanto riguarda il tuo esempio, tu hai citato due argomenti diversi; i tori blu non ci mettono d’accordo, ma i cavalli rosa si. Per assurdo, in questo post, intendo l’assurdità dell’affermazione o del comportamento ma in modo puntuale, non in una serie di affermazioni. Quello che a me interessava in questo post era mostrare che rapporto c’è tra assurdo (colui che dice o agisce) ed un contesto (che giudica l’assurdità) nel singolo momento.

  3. avatar Nigredo ha detto:

    Certo, sono d’accordo che “dal di fuori” non ci sia differenza. Ciò che cambia è il “di dentro”. Il problema si pone nel momento in cui qualcuno l’ “assurdo” tenta di approfondirlo. In merito potrei dire che l’armonia può sembrare solo apparente, nella maggioranza delle situazioni.

  4. avatar ad.6 ha detto:

    Mettiamo da parte varie considerazioni che mi sono venute in mente.
    Volevo solo dire, quando non si parla di idiozia e quindi di errori durante i ragionamenti, che tutto dipende dagli assiomi del pensiero.
    L’assurdo logico discorda sì con un contesto, ma quel contesto è la Realtà e per fortuna di assiomi sulla Realtà ce ne sono di condivisi abbastanza da poter discutere in maniera normale.
    L’assurdo etico, morale o quello che volete discorda da un contesto culturale e se in un contesto culturale a caso Dio esiste e Dio ha inequivocabilmente mandato Maometto come suo ultimo profeta a proclamare dettami, eccetera, allora è chiaro che chi non accetta quelle premesse crederà di star parlando con un pazzo; non con un idiota, ma con un pazzo coerente. E, ci tenevo a far notare, chi parte da premesse diverse può anche essere il campione del suo buonsenso o del buonsenso di un popolo, pur non seguendo una logica stringente.

  5. avatar Nigredo ha detto:

    “L’assurdo logico discorda sì con un contesto, ma quel contesto è la Realtà e per fortuna di assiomi sulla Realtà ce ne sono di condivisi abbastanza da poter discutere in maniera normale.”
    È chiaro che un assurdo di tipo logico sia – generalmente – più semplice da evidenziare di un assurdo di tipo etico, che può essere soggetto ai vincoli del relativismo; tuttavia, la mia argomentazione partiva dal presupposto che la base è comune, quindi ha poco senso distinguere trai due tipi di assurdo se si fa un discorso di concetto. Per me assurdo è ciò che perde di buon senso, ovviamente ai miei occhi: Ovvero, non segue leggi, usanze, convenzioni che il buon senso, basato sull’esperienza, mi suggerisce. Dato che, come hai detto tu gli assiomi della realtà sono bene o male condivisi, almeno in ambito logico, è coerente parlare di “buon senso” anche in questo caso, dato che l’esperienza, più o meno, in quanto a logica da a tutti noi una visione simile e condivisa (l’uno viene prima del due, se ti pugnali muori ecc.) degli assiomi di base e delle regole di deduzione, utilizzate più o meno consciamente. Ora, a seconda di quanto oltre si spinga il buon senso di una persona, l’assurdo assume connotazioni diverse, specialmente in campo etico. Tuttavia considero questo secondario, mentre il punto dove volevo arrivare e che hai anticipato con il tuo commento, è che secondo me l’assurdo differisce dal caos, poiché mantiene al suo interno comunque una forma di coerenza, che però è all’osservatore incomprensibile. L’assurdo sottende la frustrazione sotto certi punti di vista, perché manifesta un’evidente “perché” che regola le cose e che non si riesce ad afferrare o, nel migliore dei casi, a condividere.

  6. avatar ANONIMO ha detto:

    PER ME è COMPLETAMENTE GIUSTO!

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