Capitolo IV: Strambi ricordi

postato il 28 Nov 2010 in Giocoaperitivo
da Cerbs

Fu allora che Andrea iniziò a ricordare non poche cose.

Giacarta, 1619

«Boom!»
«I cannoni! Sono gli olandesi! Presto, dobbiamo muoverci!»
Il bisnonno di Andrea si era trovato in una situazione così scottante ben poche volte nella sua vita: forse l’unico momento peggiore era stato quella volta che aveva perso a «dadi pirata» tutto, comprese le mutande, nella bettola locale. Egli era per l’appunto un affermato pirata, di quelli con le spade e le bende sull’occhio: pertanto, quando la Compagnia delle Indie aveva ben pensato di espandere i suoi interessi nella sua zona preferita di scorribande, la sua presenza era diventata, diciamo, mal tollerata.
Seguì la sua banda di manigoldi in una fuga precipitosa per le strade della città, mentre tutt’intorno crollavano edifici e si sollevavano nel cielo i fumi delle distruzioni.
«Forza, per di qui!» gridò uno dei tagliagole. Si infilarono in un angusta viuzza lastricata, per poi svoltare in una ben più fangosa discesa.
«Da qui potremo arrivare alla nave, e fuggire!» continuò quello, con il classico tono speranzoso che taluni cacciano fuori nelle difficoltà.
Purtroppo, la vita non è un film, e le cose possono andare male: fu infatti in quel momento che la nostra amata ciurma fu sorpresa da un manipolo di soldati armati, intenti a dare fuoco agli edifici circostanti: «Non deve rimanere vivo nemmeno il più piccolo fiore, nemmeno il più orrendo scarafaggio! Bruciate questi schifosi!»
«Oh no! Cristo, dobbiamo darcela a gambe!» urlò il bisnonno.
«Ehi! Un branco di quegli stronzi! Pestiamoli!» fu la frase che sancì l’inizio di un aspro e violento combattimento.
Il nonno di Andrea, che in fondo alla pellaccia ci teneva, appena si disfece del suo avversario colse l’occasione per tagliare la corda: si lanciò verso un muretto lì vicino, lo scavalcò, attraversò una piazza (o quel che ne rimaneva) facendosi strada fra la gente che fuggiva e che urlava, salì una scala e si lanciò dalle mura della città, atterrando in un cespuglio.
«Devo lasciare subito questa zona…ma cosa faccio? Il mare è impraticabile, la nave è quasi sicuramente perduta….forse la cosa migliore da fare è cercare un luogo sicuro nei dintorni, e fuggire col favore dell’oscurità!» pensò, cosicchè iniziò a correre lontano e si diresse verso una infossatura del terreno, una sorta di caverna, che aveva intravisto. Vi entrò, si fece strada pian piano a tastoni, finchè non scivolò lungo un tunnel.
«Accident…ma cosa???»
Si trovava in una specie di grandissima sala, scavata all’interno della roccia, sulla cui parete più grande si ergeva un immenso portale dorato. Siccome l’insegnamento «non toccare», il primo che si fa ai bambini, è anche il primo che viene rimosso dai ragazzi e dagli adulti, il malconcio pirata vi si appropinquò e…..

«Non mi interessa cosa è successo prima che quel fetente del tuo bisnonno giungesse qui! Voglio sapere cosa è accaduto dopo!»  sbraitò irritatissima Zeugma.
«Quindi anche lui… è stato qui?»
«Sono io che faccio le domande!» urlò, mollandogli uno sganassone.
«Ahia!»
«Anzichè facilitare le cose con il siero della verità, avremmo potuto torturarti, solo per il nostro divertimento! Medita sulla mia clemenza, e sbrigati a dirmi ciò che voglio sapere!»

In effetti, il bello doveva ancora venire. A quanto sembrava dalle successive visioni, il bisnonno di Andrea aveva conosciuto, dopo essere stato proiettato nel suo mondo, una giovane e stupenda Zeugma, che, manco a farlo apposta, militava con degli altri lestofanti in una banda di corsari contrabbandieri. Poteva egli mai ripudiare la sua natura? Certo che no! Ritenendo infatti che fosse troppo pericoloso, ed anche inutile, tornare indietro nel suo mondo, decise di unirsi a loro. A quest’altra ciurma una mano in più non poteva che fare bene,e le sue referenze erano d’altronde buone (bandana piratesca, benda, segni di ferite, spada), quindi fu bene accetto.
Col tempo, iniziò sempre più ad essere affascinato da quel personaggio femminile, così bello e dolce nei lineamenti, eppure così forte e risoluto. Notò altresì che indossava una particolarissima collana, da cui non si separava mai, in cui era incastonato nel corpo centrale uno strano sigillo, una sorta di pietra rossa.

«Da quanto ricordo, mi sembra che mio nonno si fosse interessato a te parecchio!»
«Quell’infame mi sedusse, e quando gli parve più opportuno, se ne scappò rubando la mia collana! Magari pensava fosse solo preziosa…»
«E invece?» ribattè Andrea, cercando di indurre Zeugma a parlare, rivelando la verità, puntando sulla sua ira.
«E invece….??? Ancora non hai capito nulla, razza di idiota? Quella collana dona l’immortalità!»
«Ma cosa…?»
«Quell’imbroglione me l’ha rubata tempo fa, ed è per questo che ora sono una vecchia decrepita! Ha rubato la mia giovinezza e la mia vita stessa!»
«Continuo a non capire cosa c’entro io, e perchè sto vivendo i ricordi di mio nonno. Peraltro, se lui ha davvero rubato la collana, perchè è morto?»
«La collana dona l’immortalità dell’anima, l’eterna giovinezza, ma non l’invulnerabilità. Il tuo dannato bisnonno è morto in un incidente quando è tornato al tuo mondo, senza rivelare a nessuno dove avesse nascosto la collana! Noi l’abbiamo cercata per molto tempo, ma non siamo riusciti a cavare un ragno dal buco…»
«E perchè io vedo i suoi ricordi?»
«Perchè la collana può anche non riuscire ad impedire una tua morte accidentale, ma ti rende pur sempre immortale. Tu sei la reincarnazione di tuo nonno! La tua anima ed i suoi ricordi sono come impiantati in te!»
«Wow, proprio come in Assassin’s Creed!» pensò Andrea, ricordando uno dei suoi giochi preferiti.
«Motivo per cui tu adesso ci dirai dove è quel gioiello; dopodichè, io vi incastonerò sopra il Sigillo….»
«Sigillo…?»
«Una piccola aggiunta che il bastardo non è riuscito a rubarmi. E’ un manufatto che conferisce qualche potere in più, abbinato ad essa, ma non sono fatti tuoi! Io la rivoglio indietro, reimpossessarmi del suo potere, ed eliminarti per il mio gusto personale!»
«Cazzo!» pensò stavolta il nostro giovane (?) eroe. Ma la sorte ha voluto che questa storia non finisse in modo così miserevole qui.

«Crash!»
«Cosa è stato?»
«Ahahah! Guarda chi si vede! La piratessa Zeugma, l’impavida!» esclamò un uomo in alta uniforme, appena passato attraverso un buco causato da una esplosione.
«Tu? Che ci fai qua?»
«Che domande…faccio a pezzi la tua ridicola nave, arresto te e la tua misera ciurmaglia e mi prendo il ragazzo!»
«Mai! Uomini, alla riscossa!»
La confusione che ne seguì fu paragonabile solo a quella geniale rissa visibile alla fine del film «Lo chiamavano Trinità». La necessità aguzza l’ingegno, anche quello di una persona solitamente poco sveglia come Andrea, il quale afferrò una bottiglia da un tavolo e la fracassò sulla testa della vecchia, mentre tutt’intorno volavano pugnali, cazzotti, sedie e persone. Il valoroso fracassatore si rintanò sotto al suddetto tavolo, quando si accorse  di una particolare pietruzza rossa appesa al collo di Zeugma.
«Potrebbe servirmi per contrattare, in futuro!» pensò, per cui gliela tirò via, se la nascose nella scarpa (chissà come mai, tutti ritengono che sia l’ultimo posto dove i cattivi vadano a controllare qualora tu abbia qualcosa da celare) e cercò un modo per cavarsela.
«Prendetelo!» urlò il tizio in uniforme.
«Oh-oh!»
Non c’era più tempo per riflettere. Andrea si lanciò nel bel mezzo della confusione, sperando di seminare i suoi inseguitori; tuttavia, essi si dimostrarono più tenaci del previsto e non lo persero di vista. Accortosene, egli prese un corridoio, si lanciò nella prima porta che trovò e cercò di bloccarla alla bell’e meglio. Aprì dunque l’oblò, e, facendosi non poco coraggio, uscì in coperta: una volta lì, esaminò le varie opzioni:
1) Nascondersi. Equivaleva a ritardare la cattura.
2) Farsi strada combattendo. Sì, e con cosa?
3) Saltare!!!

Prese una bella rincorsa, e…via! Si lanciò dal Granchio sul «molo» a cui era attaccato, riuscendo ad aggrapparvisi per poco; si tirò su, e prese a scappare nel Mercato.
Ma, all’improvviso, fu tutto nero.

Andrea si risvegliò nel letto di casa sua, in pigiama. Si alzò con non poca fatica, andò in bagno, si recò in cucina a prendere dell’acqua, e poi fece per tornarsene a pisolare.
«Ma che sogno del menga!»
Stava già pregustando la morbidezza del suo piumone, quando udì, d’improvviso, un clamore impetuoso provenire dalla strada: corse quindi ad affacciarsi alla finestra. Era difficile descrivere che momento della giornata fosse, perchè c’era quella sorta di maltempo che rende le sette del mattino uguale alle 10 di sera; ma tutto questo entra in secondo piano nel momento in cui ti accorgi di una flotta di almeno 50 navi alate che veleggia sopra la tua città.
«Oh no, no, no!» gemette Andrea, prima di correre a controllare una cosa nelle sue scarpe.

*             *             *

Chiedo scusa sia per il mio ritardo nel postare sia per le eccessive fesserie che mi sono dovuto inventare, ma purtroppo ero in una situazione senza via di scampo :P Ad ogni modo, ecco gli argomenti per i prossimi eroi che si cimenteranno nel raccontare le gloriose gesta del nostro Andrea:

La corruzione

Le sbadatezze

Le alleanze

Per veri arditi – parole e digressioni:

Consenso

Fogna

Gelato

Menhir

Ritorno

Per coloro che vogliono eccedere in eroicità:

– Inserire almeno tre delle parole fornite nello stesso periodo

– Scrivere il post facendo sì che le lettere iniziali delle parole con cui farete iniziare ogni capoverso (o dialogo) compongano a loro volta, prese in ordine, una parola di senso compiuto (se lunga e buffa, come “turpiloquio”, è meglio.

Al solito, se ciò dovesse costituire una forzatura troppo eccessiva per il vostro racconto, fa niente, sarà per un’altra volta.

 

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