Egli

postato il 31 Gen 2011 in Main thread
da ad.6 e VaMina
Egli era immerso nella nebbia. Da sempre. Egli vagava come in sogno, non aveva meta e non ne cercava alcuna, perché Egli era felice. Da tutti nominato, spesso acclamato e ancor più spesso deriso, viveva molte vite e, per questo, nessuna. Facendosi strada tra la fitta coltre, percorreva, guidato dal destino (e perché non dal caso?), un sentiero indefinito, canticchiando un motivetto spensierato.


Dopo qualche tempo la strada lo condusse ad un bivio: ecco che la nebbia si fendeva in due parti, rivelando, con la sua assenza, due diverse possibilità. Ma ad Egli non importava, il fato avrebbe scelto per lui, come tante altre volte, passate e future. Egli si incamminò così per la strada di sinistra. Ma Egli, ci si perdoni l’inesattezza, provò per la prima volta incertezza e per la prima volta scelse, aprendo la propria vita al Caso, in contrasto con quanto deciso per lui, con quanto Egli era stato fino a quel momento.


Una volta scelto il sentiero, la via divenne presto più ripida e rocciosa, ma continuò ad avanzare, senza voltarsi indietro. Il percorso si faceva sempre più arduo e scosceso e più in alto arrivava, più la nebbia si diradava, lentamente. Ed ecco che nella foschia, improvvisamente, cominciò a delinearsi la figura indistinta di quello che ad Egli parve un felino. Curioso, le si avvicinò, ma rimase impietrito allorché distinse gli inconfondibili contorni di una lince. Non ebbe dubbi: si voltò indietro e corse. Ma la lince con un unico salto gli fu davanti, bloccandogli la via di fuga. A quel punto Egli, quasi irragionevolmente, seppe cosa fare e scelse ancora una volta: l’affrontò a viso aperto, saldo, guardandola negli occhi che rilucevano nel biancore. “Sono qui” disse e la nebbia, quasi governata dalle sue parole, si disfece, lasciando trasparire per la prima volta i raggi del sole. Negli occhi della lince fu il bagliore di un attimo e si avviò in alto verso la fine del sentiero.


Egli, accecato da quella luce nuova e accattivante, la seguì. Presto furono su un altopiano erboso, dal quale lo sguardo spaziava, finalmente. Lo sguardo di Egli, perso nei cieli e nei campi mai immaginati, non si accorse che la lince era scomparsa.





Era solo, per la prima volta, ed era una cosa straordinaria, non tanto perché fosse solo, ma perché era. E se ne stupì: “Chi sono?”. Egli. “Chi è Egli? È forse qualcuno, uno dei tanti, nessuno? Un nome cangiante che non si addice ad una persona sola quale io sono. Ma lo sono? Volete forse dire che non sono unico, che altri rispondono al mio nome e agiscono per conto mio, senza che io lo sappia o lo voglia?”. Sentite queste parole, il cielo iniziò a piovere di una pioggia leggera e insistente, pur essendo sgombro da nubi. E a chi avesse voluto scorgere le differenze tra il pianto dell’uomo, il pianto del mondo e il pianto degli dei che li avevano creati sarebbe stato impossibile, perché in quel momento era indistinguibile ed Egli piangeva per aver trovato se stesso, quelli per averlo perso.


Lambito dalla pioggia e smarrito tra tanti pensieri, avanzò a passo incerto sul terreno fangoso fino a quando non dovette arrestarsi davanti ad una pozzanghera d’acqua piovana. Allora, lo sguardo basso di chi è assorto nei propri tormenti, Egli intravide in quella la propria immagine e scoprì con spavento che stava guardando nient’altro che una sagoma d’argilla. Messo di fronte alla sua vera natura, Egli la comprese e parimenti comprese di non avere forma, di essere pronto ad assumerne di diverse secondo diversi stampi, di essere tanti e nessuno. Ma non più: ora Egli voleva un nome, un corpo, una forma.


Smise di piangere e la pioggia, ormai altra da lui, cominciò a detergere il suo viso, scavando nell’argilla, fino a trovare i lineamenti di un uomo. Egli, per la prima volta, sorrise e il suo sorriso si stagliò su un cielo limpido: ora finalmente sapeva chi era. Il sole, come partecipando alla sua gioia, brillò illuminando la punta di una lancia, conficcata nel terreno poco distante da Egli. Spinto da nuovo impeto, corse sulla terra bagnata ed afferrata la lancia ambo le mani Egli la divelse.





Voi! Assisi sui beati seggi, voi che dagli scranni eburnei tirate le fila delle mie sorti, novelle Moire, qualunque sia il filo del mio destino da voi ordito io lo recido”. Disse brandendo la lancia nel candido limbo nel quale adesso si trovava, conseguenza delle sue parole e delle sue azioni più che del nostro volere. E rivolgendosi nuovamente a noi Egli esclamò: “D’ora innante rigetto la molteplicità e l’ignavia che mi avete imposto nei tempi che furono, forti del vostro potere immane e della immane alterigia vostra. ” Di quale potere parli, Egli? Noi ti creammo vincolato ai nostri desideri e al tuo mondo, costretto tra i legami della felicità. Sei veramente sicuro di volerla abbandonare? Noi che forgiammo la tua terra da un pensiero e te da mera idea, noi apparteniamo al mondo cui tu vorresti appartenere. È libero, caotico e reale, privo d’un destino certo e certo solo nella morte. “ Benché le vostre parole altitonanti si riversino su di me come divine strali che con il loro bagliore nefasto lacerano la nera coltre della notte, esse sbiadiscono dinanzi alla mia determinazione. Assieme a ciò che dite, anche ciò che siete scompare. Io la luce, voi null’altro che ombre. E io, dall’ombra alla luce, vi dico che Egli è morto, mettendo al mondo me, Ilge .”





Svenni. Mi svegliai in un campo desolato, disteso nella neve, lo sguardo rivolto al cielo plumbeo. Il vento mi sferzava la pelle nuda e per la prima volta conoscevo il freddo che con il violento impeto della vita mi dava alla luce. Il mio corpo era indolenzito e il mio stomaco vuoto. Dopo che con grande sforzo mi fui alzato, tentai con tutte le mie forze di scorgere una figura all’orizzonte, sempre che di orizzonte si possa parlare, immerso com’ero nel turbine ghiacciato.


Spinto dalla fame e dalla disperazione cominciai a farmi strada nella tormenta, arrancando nella neve cedevole, senza una direzione precisa, cercando cose e persone che non avevo mai visto. Avanzando nella bianca distesa, ogni passo mi portava avanti e nel mio travagliato cammino e in nuove incertezze. Avevo fatto bene a scegliere il sentiero che mi ha condotto alla rivolta? Avevo fatto bene a impugnare la lancia della ribellione? Preso da quelle dei miei pensieri non mi accorsi delle asperità del percorso e caddi. In preda allo sconforto mi voltai indietro e vidi come il mio inesorabile incedere avesse creato un solco nella neve, benché doloroso e lento.


I miei passi avevano scoperto la terra a lungo rimasta celata, dalla quale spuntavano, timidi, dei piccoli fiori. Curioso, mi avvicinai loro, ricalcando le mie orme con i piedi ormai divenuti insensibili, e mi chinai sul terreno per osservarli. Erano scossi dal vento, colpiti dalla furia del cielo, esposti alle intemperie perché ormai spogliati del manto innevato che li proteggeva. Eppure resistevano, senza mostrare cedimenti, anzi quasi a proprio agio, dinanzi a una potenza tanto più grande di loro. E in un attimo, il bianco dei loro petali, così simile eppure così diverso dal violento bianco della neve in tempesta, mi si impresse nella mente con la chiarezza di un baleno. Quel bianco era la speranza, come i fiori che lo indossavano. I miei dubbi furono fugati da quella e compresi finalmente che desideravo di vivere davvero.


Gradualmente la bufera cominciò a placarsi e sottili raggi di sole filtravano tra le nubi. Guardai ancora i fiori e la striscia di terra che li accoglieva in grembo sembrò più nitida di quanto era parsa.





Dopo poco tempo il cielo si schiarì del tutto e l’aria, ormai sgombra dal nevischio, si fece tiepida e tersa. Finalmente vidi l’orizzonte e all’orizzonte vidi un paesello circondato da orti e campi, verso il quale mi diressi incespicando sulla neve soffice, sperando in un aiuto. Dopo che fui a lungo avanzato a passi doloranti, giunto ormai in prossimità del paese, mi mancarono le forze e caddi stremato al suolo. Troppo debole per parlare, sentii avvicinarsi dei passi, venni coperto e sollevato da braccia forti, che mi portarono al caldo, su di un morbido giaciglio. Mi offrirono del vino e del cibo per restituirmi le forze e l’ultima cosa che mi chiesero prima che piombassi in un sonno profondo fu il mio nome. “Fui nessuno, ora sono Ilge.” Il mio sonno fu sereno e sognai un uomo felice, solo in un nebbioso universo.


Aprii gli occhi e fui abbagliato dalla luce del sole che entrava dalla finestra. “Ti sei svegliato!” disse l’uomo che mi sedeva accanto. “È incredibile che tu sia vivo.” Mi fissava benevolo e senza farmi domande mi porse dei vestiti. “Dove mi trovo?” “In Provenza. E tu da dove vieni? Qual è la tua meta?” “Molta strada ho dovuto percorrere per arrivare fin qui, eppure solo qui comincerà il mio viaggio. Ora che sono pronto e determinato, che vedo in me un uomo quale tu sei, ora mi appresto a ringraziarti e a non arrecarti ulteriore disturbo. Non è più tempo che io dorma.”


Mi portai all’uscio e spalancai la porta: fuori il sole splendeva indifferente ma glorioso sul viavai di persone indaffarate, sulle strade polverose e sui tetti delle case. Sorrisi, raccogliendo la gloria del sole, e seppi cosa fare. Vivrò. Girerò il mondo, incontrerò genti diverse in luoghi diversi, vedrò le piramidi d’Egitto e sedrò sul trono dei faraoni, camminerò lungo la Grande Muraglia in Cina e mi schiererò a fianco dei guerrieri di terracotta, osserverò la Grecia che fu dalle colonne del Partenone e correrò da Maratona come Fidippide. Ed inizierò dalla Francia, questa Francia di cui mi accingo a calcare il suolo, che è la mia libertà, terra di rivoluzioni e di menti eccelse.
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7 commenti to “Egli”

  1. avatar Azazello ha detto:

    Come al solito, più è bello il post più non so cosa dire, per cui non dirò veramente NIENTE, per rendere meglio l’idea.

  2. avatar ad.6 ha detto:

    Eccoci qua. Dopo tempo, fatica, tempo, frustrazione ed esaltazione finalmente abbiamo terminato questo post, in cui ogni parola è scritta in due (da cui tutto ciò di cui sopra). Quello che ne è venuto fuori è uno scritto con più livelli narrativi, più livelli allegorici, rime concettuali, rime reali ed una serie di altre cose che è bene siano lasciate ai lettori, per sempre. Per fortuna non posso dire di non essermi divertito ed appassionato a tutto questo, cosa che sicuramente VaMina condividerà!
    Se l’avete letto, commentatelo! Così, giusto per farci capire come lo trovate (bello, brutto, serio, ridicolo, oddio) e, più che altro, per farci capire se lo trovate!

  3. avatar Vobby ha detto:

    Come ho già detto a VaMina, mi sembra di aver afferrato solo confusamente buona parte del post. Così, come prima impressione, trovo la prima parte bellissima, la seconda molto bella. Come Azazello, non mi sento di saper dire molto altro XD

  4. avatar ad.6 ha detto:

    Mi fa molto piacere, sia per la comprensione “parziale” sia per il gradimento! Devo solo dire che la seconda parte, dopo la prima e dopo quella centrale, è sicuramente meno immaginifica, meno astratta e meno onirica (queste ultime due cose scompaiono quasi del tutto lasciando spazio ai soli simboli e all’allegoria che continua) ed è proprio questa concretezza che dà senso a tutto. Anch’io sono stato restio ad accettarla, all’inizio, credo per una questione di gusti, ma la prima parte della storia, per come è stata scritta ed immaginata, richiede quella seconda parte, per una lunghissima serie di questioni concettuali (senza parlare di quelle pratiche)!
    Ah, avevo dimenticato di dire che il post, visto con qualunque altro browser che non sia IE, appare sicuramente migliore, soprattutto nella parte centrale.

  5. avatar Bread ha detto:

    In effetti sono convinto che mi sfuggano molte cose. Il post mi è piaciuto molto, e sono convinto di aver colto il senso generale; ma ci sono senza dubbio molte sfumature che non ho colto, o che ho colto ma non ho compreso appieno. In realtà mi è piaciuto molto anche per questo.
    Credo che lo leggerò ancora una volta cercando di cogliere ciò che mi sfugge..

  6. avatar VaMina ha detto:

    In effetti ci sono molte cose lì in mezzo, comprese citazioni volontarie o involontarie…
    E’ stato sicuramente divertente produrlo, anche perché questo post ha avuto una genesi lunghissima ma poco “seria”, se così si può dire!
    L’ultima parte più concreta era necessaria, anche per dare consistenza al tutto (ed era notte)..
    Cercate, cercate, troverete tante cose belle!!

  7. avatar Azazello ha detto:

    Con un po’ di aiuto credo di aver trovato tutto. Posso dire certe cose:
    Bello! Veramente! BELLO!
    :°D

    …:°°°DDDD
    …O_____O
    bah.
    Bello, davvero bello. Che assurdità!

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