Il super-mito di Vamina

postato il 30 Apr 2011 in Main thread
da VaMina

Premetto che posto in ritardo perché ho pensato molto a questa cosa: qual è un personaggio che mi ha colpito molto, che potrei definire il mio mito?
Dopo un lungo scavo interiore nella mia anima e giorni di riflessione intensa, ho concluso che il mio mito, se esiste, è Dio, come creatore dell’universo. Ovviamente se esiste ma sono tanti, sono gli Dei tutti, sempre se hanno creato l’universo.
Credo che non ci sia nulla da aggiungere, a questo punto.

Restare indietro

postato il 28 Apr 2011 in Cazzi e mazzi personali
da Azazello

Non posso dire di essere scontento della mia vita. Faccio più o meno tutto quello che voglio, quando lo voglio, come lo voglio e quanto lo voglio, finché non mi scoccio e smetto, tutto questo senza che nessuno mi dica quasi niente; ho cibo in abbondanza, un comodo letto, ampi spazi e mezzi sufficienti a supportare le mie attività più assurde; ho delle cose da fare che non sono “sopravvivere”, e questo è già di per sé una grande fortuna.

Ciò nonostante, devo dire che qualcosa che mi turba c’è, e questo qualcosa si può riassumere in un vecchio detto: “I nodi vengono al pettine”. Non è che non sapessi cosa sarebbe successo di lì a qualche mese, quando mi sono reiscritto al secondo anno, così come non è che non sapessi dove sarei andato a finire durante i due semestri che ho passato senza fare nulla e negli altri due in cui ho dovuto appendere un esame per riuscire a fare l’altro. Lo sapevo bene, dove andavo a parare, ma vederlo succedere è comunque deprimente. D’altra parte non posso certo aspettarmi che il mondo stia lì, fermo, in attesa che io mi sbrighi a raggiungerlo, per cui eccoci qua: i miei coetanei, le persone con cui sono cresciuto e con cui ho iniziato la vita universitaria, vanno avanti con le loro vite, percorrono strade che non mi competono ancora, raggiungono gli obiettivi che ci eravamo posti insieme e che io non intravedo nemmeno all’orizzonte; e io sto qui, nella desolazione della mia inadempienza, a cercare di raggiungere chi è partito dopo di me.

Speriamo bene.

Binario 2

postato il 25 Apr 2011 in Cazzi e mazzi personali
da Deluded Wiseman

Non c’è posto più desolato e desolante di una stazione vuota. Solitamente, una stazione ferroviaria è un luogo che brulica di vita, di movimento. Anche in una stazione piccola di un piccolo paesino, basta guardarsi intorno, guardare qualche faccia, e sfido chiunque a non mettersi a pensare a come le vite di quelle persone siano diverse fra loro e dalle vostre, o come possano essere insospettabilmente simili, e come tutte, curiosamente, si intreccino per un attimo su quella banchina, per poi andare chissà dove e a fare cosa e non rincontrarsi mai più, o forse sì. Si ha la sensazione della vita, del movimento. Non è detto che sia sempre una cosa bella, magari guardi una persona negli occhi, per un attimo, e ti accorgi che è uno che scappa, che fugge, o uno che va, va, e non sa dove cazzo andare. Però, ad ogni modo, i binari sono le arterie e le vene di un paese, e per quanto ora ce ne siano altre forse migliori, per quanti possano essere care e scomode, guardare le persone che si muovono nei loro capillari è guardare la vita che scorre al suo interno. Quando ti ritrovi in una stazione deserta, per contrasto, hai l’impressione che il mondo sia fermo, un corpo morto e senza sangue; che tutto sia arenato su una banchina di cemento, che non ci sia nessun posto dove andare, e nessun modo per farlo e che forse in realtà nessuno ci vuole nemmeno provare. Come spiegare, altrimenti, quell’assurda assenza di vita? Dove sono le vite che fluiscono, le persone che scorrono? La risposta ce l’hai quando l’unico treno che passa è un enorme treno-merci, un verme di ruggine senza occhi che ti sfreccia accanto e ti ruggisce “Qui non c’è nessuno”. Tutto è fermo nella stazione, e ovunque guardi, la vita sembra essere d’accordo: anche il paesaggio, il mare e gli alberi, il rudere sulla collina, sembrano congelati, immobili nell’alba di un mattino di festa in cui è lecito dormire un po’ in più, e rifiutano di svegliarsi. Persino il tuo unico compagno, un cane nero e sonnacchioso che non riesce a scendere a patti con la luce del sole, rifiuta di svegliarsi. Pure io, quella mattina in stazione, rifiutavo di svegliarmi. L’ultima Chesterfield nel pacchetto sapeva di levataccia mattutina, e con lei  bruciava anche il breve intermezzo vacanziero che mi stavo lasciando alle spalle quella mattina. Si trattava di prendere un treno, e tornare alla routine, sulla strada mediamente ardua e un po’ ripetitiva che conduce in un posto che non si conosce, ma che comunque si deve, e si deve voler, raggiungere. E io, come si può fare solo dopo una pausa rigenerante, sapevo di dover tornare e di dover riprendere a camminare, e avevo la forza per farlo. Ma la stazione deserta sembrava dirmi che non potevo, che non c’era alcuna possibilità di andare per nessuno, che prendere quel treno e andare avanti non era cosa, e solo io al mondo, da solo davanti al binario in un mondo che sembrava felicemente statico, sembravo non averlo capito. Il cane fra il sonno e la veglia, il paesaggio fra la notte e l’alba, l’orizzonte nebbioso fra il mare e il cielo , io fra il piacere e il dovere; sembrava tutto fermo, congelato in un limbo,e se la vita non fluisce intorno a te, non puoi andare avanti da solo.

Poi pian piano la vita torna: dalle nebbie emerge il tuo amico con i biglietti in pugno, la casa dietro di te da segni di vita con rumori di sciacquoni e ciabatte. Alla  fine arriva anche il treno, e scopri che, incredibilmente, la gente che va e che viene c’è, che per fortuna il limbo e la solitudine erano solo lì e in quel momento, e ti basta la compagnia di qualche passeggero sconosciuto, di un calabrese che urla nel telefono e di una polacca che legge Moravia ma non spiccica una parola di italiano, per riprendere ad andare.

La breve, incredibile ed emozionante storia del vecchio muto

postato il 24 Apr 2011 in Cazzi e mazzi personali
da ad.6

[Se c’è un modo per attirare lettori e perderli immediatamente, allora questo è dare grande aspettativa e poi deluderla subito. Lo farò? Sì.]

L’altro giorno mi stavo dirigendo in auto verso lo studio del mio medico curante, per un paio di prescrizioni. Nel breve tragitto che separa il suddetto studio da casa mia passo davanti ad una scuola elementare e mi accorgo che alla fermata lì davanti è fermo un vecchietto con ombrello che mi fa un segno; allora mi fermo, lui si avvicina camminando proprio come si muoverebbe lui se l’acquistassi, davvero, apre la porta e sale in macchina.
“Vuole un passaggio?”
“…”
“Dov’è diretto?”
“…”(indica avanti)
Io parto.
“La porto alla metropolitana?”
“…” (Annuisce e muove le labbra senza emettere suono).
Lo porto alla metropolitana e lui scende facendo un segno di gratitudine molto contenuto. Si aiuta con l’ombrello, perché è l’opzione rimasta dopo aver scartato, per la di lui impossibilità fisica, un comunque raro aiuto di lui all’ombrello. Mi dirigo finalmente dal medico abbastanza lontano dalla stazione, parcheggio e faccio una corsetta per evitare più fila possibile. Entro nello studio.
“Dopo chi vengo?”, chiedo.
Non ricevo nessuna risposta.
“Scusate, chi è l’ultimo?”
“Il Sig. ***”, risponde la segretaria o quello che è. Ovviamente il Sig. *** è il vecchio muto, che dialoga animatamente muovendo solo le labbra con la segretaria.
(Qualche minuto)
“Sig. ***, è il suo turno”, dice urlando l’unica lei di questo racconto. Lui si alza assieme all’ombrello e si dirige come abbiamo detto sopra, mettendoci un minuto buono per fare 3 metri, nello studio del medico.
Mi metto a ridere in maniera meno appariscente possibile.
Mistero.

Il Duca

postato il 22 Apr 2011 in Main thread
da ad.6
Occhio ch’è nulla e all’infinito anela,
Bronzea città del cuore al suo mattino,
Si staglia eterna, il sole, il tempo cela,
Bianca beltà, sembiante adamantino.

Qual è l’incorruttibile e incorrotto
Demone che dal suo grandioso seggio
Poi che ‘l granito in carne ebbe ridotto
Forgiò costui, a voi celesti il chieggio,
Che ogni può svilir Bernini e Giotto
Di tal fattura indomita al dileggio?
Chi può? Non io, non voi, non altri puote
Capir questioni al noto cielo ignote.

Sicché ci si rivolga all’evo odierno,
Pronto a narrar di come all’orizzonte
Ei volga il guardo sciente dell’inferno
Ch’invase a torre l’anime non pronte
De’ suoi sodali, aprendolo all’interno.
Marchese e duca e poi barone e conte
D’allora fu nomea per lui e noi
Prostrati siamo a quei valenti eroi.

Ed eccolo che lì troneggia fiero,
Ai piedi suoi son pie Cariddi e Scilla,
Solingo dio nel vasto suo maniero,
Quando negl’occhi bui la lama brilla
Dell’arcinobiltà del mondo intero
Che all’ottimo la Terra dissigilla.
Se un posto trovi, nel tuo mondo spazio,
Non mancheremo di innalzarti dazio.

Occhio che nulla face omai paventa,
Bionda maestà d’un mondo al suo declino
Che sei lucerna all’uomo: l’ebbe spenta
All’albeggiar e in te v’è ‘l suo mattino.



Occhio ch'è nulla e...



Endeca perché non ho tempo, versi e linguaggio perché si adattino al meglio all’uomo e all’argomento. Spero sia di vostro gradimento.

:D Blog….

postato il 21 Apr 2011 in Cazzi e mazzi personali
da Lellida

Questo post nasce perchè oggi, solo oggi mi sono resa conto che non posto da molto, molto tempo… e per questo chiedo scusa agli altri autori se non sono molto presente… Farò le mie ricerche per il nuovo argomento, che spero verrà pubblicato dopo Pasqua, e pertanto vi auguro buon casatiello, buona pastiera, buone uova di cioccolato… e sopratutto buone Sorprese!

P.S. Qualcuno di voi ha trovato la meravigliosa sorpresa del Blog?!

Auguri!

Vostra,

Lellida xD

Uomini Illustri

postato il 17 Apr 2011 in Main thread
da Bread

Chiedo umilmente scusa ai lettori (agli autori no, puzzano) per il ritardo con cui cambio l’argomento corrente, purtroppo sono stato trattenuto da importanti impegni d’affari a Los Angeles (si legga: mi sono completamente dimenticato che era il mio turno di cambiare l’argomento).
Nel breve lasso di tempo che va da quando ho realizzato che dovevo cambiare l’argomento (vale a dire quando Azazello me l’ha fatto notare, altrimenti avevate voglia di aspettare) ad ora sono riuscito a pensare ad un argmento che mi sembrava interessante.Se vi piace, bene. Se non vi piace, mi dispiace per voi tanto per due settimane dovrete sorbirvelo comunque.

Ora parte l’introduzione, quella vera..

Gli esseri umani vantano diversi millenni di storia, questi anni, colmi di eventi memorabili che hanno cambiato drasticamente la vita dell’uomo e il corso della storia stessa, hanno visto susseguirsi sulla scena una pletora di personaggi di spicco. Quando a scuola studiavate la storia sarete stati certamente affascinati, incuriositi da alcuni personaggi o eroi (alcuni erano solo dei miti, altri invece erano reali). Orsù scoprite le carte: chi era il vostro preferito? Qual’è il personaggio storico che avete stimato di più (o di meno)? Parlateci un po’ di lui, usando la forma che preferite (ovviamente) raccontateci la sua vita, dialogateci, fate un po’ come vi pare pare insomma per raccontarci perchè siete stati colpiti da quel personaggio.

L’argomento ovviamente non ha nessun tipo di limitazione temporale (se il vostro preferisto è un australopiteco siete liberissimi di parlarne). Non ci sono neanche limitazioni riguardo alla fama del personaggio: se il vostro uomo non è illustre per davvero andrà bene lo stesso (ovvero se il vostro mito sin da piccoli era Tanino il salumiere va benissimo, ma fossi in voi mi preoccuperei).

PS: Se il post è scritto in maniera un po’ confusa e poco leggibile prendetevela con i Videomind :°D

L’Ignobile Ignoto!

postato il 15 Apr 2011 in Main thread
da Deluded Wiseman

Attualmente per me l’ignoto ha un nome. E un cognome. E una forma fisica. E un numero di pagine. E anche una copertina. Avrete capito che parlo di un….libro, sì! Dieci punti a Grifondoro! Non giudicatemi come un azzeccato, abbiate pietade. E’ che ero seduto qua a confrontarmi con la mia innioranza sul da scriversi sull’innioto, quando ho visto con la coda dell’occhio fare bella mostra di sé, nella sua vocabolarietà, il mio libro di Diritto Privato, Albertone Trabucchi, anche detto “O’bambiniell”. Automaticamente mi è sovvenuta la drammatica cifra della mia esistenza, che forse qualcuno di voi poveri studenti riconoscerà come essere anche propria: con tutte le belle cose ignote che ci sono nel mondo, e di cui si potrebbe parlare, e di cui si potrebbe voler conoscere la natura, attualmente il mio maggior problema riguardo l’ignoranza e l’ignoto è costituito dal fatto che di quelle milleduecento pagine delle quali io dovrei conoscere il contenuto, ho provato a conoscerne solo un terzo, e forse manco un terzo di questo terzo(un nono del totale!) mi è effettivamente noto. Come forse avrete intuito, vivo la cosa con una certa drammaticità,  che magari per ora somatizzo ridendoci e guasconandoci su, ma presto potrei arrivare ad esser fonte d’ispirazione per il miglior Sofocle. Già ora sono preoccupanti le somiglianze che ravviso fra il mio libro di cotale materia e l’idea stessa di Ignoto. Ecco, se dovessi immaginare proprio l’idea di Ignoto, ma proprio Plato-style, capite, sarebbe una palla nera, di un nero becero, impenetrabile; in mezzo a tutte le simpatiche idee fluttuanti(ricordo che nel mio sistema filosofico le idee delle cose sono delle palle con l’immagine più scontata della cosa in questione dentro. Es:l’idea della sedia è una palla con una sedia dell’Ikea, color fòrmica, dentro), c’è questa sfera nera come la pece. Impenetrabile, sì, ma non troppo: nel senso che, fondamentalmente, l’uomo nella sua storia non fa altro che cercare di guardarci dentro, spronato dai più vari motivi(necessità biologica, curiosità, ruota di femmine), e ogni tanto effettivamente riesce a illuminarne un pezzo e butta qualche occhiata dentro. Però per quante occhiatone anche ragguardevoli vi siano state buttate, c’è sempre il nucleo dell’Ignoto, il gustoso cuore di tenebra che rimarrà sempre, appunto, Ignoto, per quanto l’uomo gli rosicchi intorno. Per esempio, dopo anni abbiamo finalmente scoperto che è stato Obi-Wan a sfregiare mortalmente Anakin Skywalker, ma non potremo mai sapere cosa ha spinto il maestro Jedi a prendere i voti e diventare Padre Pio! Per dirne una. Scusate. Ed ecco, allo stesso modo, guardandomi intorno vedo un sacco di cose che, suppergiù, posso dire di conoscere: i miei fumetti, le mie casse, il mio accordatore, la home di Youporn, quei demo che girano su Fb, sempre loro, da quindici anni, e poi lui: questo parallelepipedo blu che, invece, ignoro nel profondo. Posso provare a gettarci occhiate dentro, sì. Un po’ l’ho fatto. Ma esso è sostanzialmente impenetrabile: se provo ad aprirlo, così, in una pagina a caso, sarà un po’ come gettare lo sguardo nell’abisso di pece dell’Ignoto stesso! Esso mi respinge, mi spaventa, e allo stesso tempo mi attrae, mi cattura, come l’Ignoto ha fatto per millenni con l’uomo, perché è proprio lì che c’è la conoscenza che ci serve! La devo pur pigliare sta laurea, mannaggia bìmbùmbàm. E potrò anche conoscerne un po’, per carità. Ma un po’. Per esempio, sicuramente potrò imparare che il matrimonio si può intendere in due sensi, come atto giuridico(matrimonium in fieri) e come rapporto giuridico “matrimonium in facto”. Ma potrò mai sapere chi cazzo se ne frega? Ignoto, ragazzi, ignoto.                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                      Però alla fine lo so, lo dicevo anche prima, che è un peccato che con tutto quel ben di dio che c’è nella suddetta palla nera, la mia attenzione, almeno mentre scrivo questo coso, sia focalizzata sulla quarantesima quarta(sic) edizione di “Istituzioni di Diritto Civile”. E dire che ci sono sicuramente molte cose di gran lunga più attraenti, che pure siano ascrivibili all’insieme delle cose “ignote”. La verità sull’origine dell’universo, su Dio e la vita dopo la morte e tutto,  il codice della carta di credito del nostro Premier, le fattezze ignude di Robin di How i met blabla, l’ubicazione del Graal, il vero trucco di Superman per non farsi riconoscere(il ricciolo non basta, dai), la cura per il cancro, la vera identità del Milite Ignoto, e via dicendo, per fare qualche esempio.                                                                                                                                                                       Magari fra dieci minuti mi passa, ma ora è così. Me ne dispiace, eh, altro che no, potrei perdere delle occasioni importanti; pensate se fossi stato Adamo, anzi Eva. Sarebbe potuta andare in questa squallida maniera:                                                                                                                                                                                                                                         Serpente: “Yo, Eva. Se mangi il frutto proibito, conoscerai il Bene e il Male.”                                                                                                                                                                                             Io: “Ah.”                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                       S.: “Conoscerai la verità sull’Universo che ti circonda, sulla vita, sulla morale, sul giusto e sullo sbagliato, sul Disegno di Dio, sul finale di Lost  e altre meraviglie sconosciute!”(ai tempi dell’Eden non era ancora finito, sapete)                                                                                                                                                                                                                        Io: “Ho capito.  E il Diritto Privato?”                                                                                                                                                                                                                                                                               S.: “Non lo so..penso si possa ricomprendere in “Male”, ma sinceramente non saprei..”                                                                                                                                                                       Io: “Vabbè, allora non so.”                                                                                                                                                                                                                                                                                                     S :”Però sarai padrona della tua vita, e della conoscenza! Non più cieca marionetta a spasso lungo il sentiero che Dio ha disegnato per te, ti ergerai, torreggiante, sull’Universo che ti circonda, travalicando gli angusti confini per te predisposti dal tuo tirannico Creatore!”                                                                                                                            Io: “E pensi che potrebbe fare buona impressione sul Professore?”

E tipo così. Tipo che se ero Socrate, che sapevo di non sapere,  se guardavo il Trabucchi mi facevo pigliare per pazzo e piangevo per giorni, che manco le ragazzine emo di Piazza Dante(che mo invece sono indie con la reflex. Mah. Ignoto.)Non son cose belle, no.                                                                                                                                                                Ma devo dire che ci sono cose peggiori…potrebbe piovere. Oppure potrei pensare al futuro, che è un po’ l’ignoto jolly, quello con la IGN maiuscola. Quello sul quale forse varrebbe la pena postare, e disquisire, dico io! Però mi sa che non è arte mia. Vi dico solo che se dovessi fare un post su quello che mi passa per la testa quando penso al mio futuro, le tag sarebbero “guerra e povertà globali”, “sventure letali e imprevedibili” “disoccupazione/insoddisfazione” ,“muoio solo”, “muoio in compagnia ma povero e un po’ troppo presto”, “forse era meglio morire subito dopo aver perso la verginità”, “vergogna”. Se, invece, tanto per rimanere in tema di grandi interrogativi, facessi un post sulle scelte della mia vita e su ciò che si cela dietro quelle proverbiali porte che non ho aperto, le tag sarebbero “era sicuramente meglio colì”, “ma chi me lo ha fatto fare” , “rimorso”, “vergogna”, “almeno non pioveva”. Ehi, e mo che ci penso, lo avevo davvero rimosso, un post sul futuro l’ho fatto! Chi lo ha letto ricorderà l’immagine di totale sconforto e pesantezza che trapelava da quello scritto! Ohohoh, pare proprio che non mi leggerà più nessuno!

No, non fatelo, è solo che certe volte mi deprimo. Se fate i bravi , sotto vi linko una barzelletta. La verità, ve ne sarete pur resi conto è che io ho una fottuta paura di sta roba. Probabilmente perché la conoscenza è potere, l’ignoranza è totale mancanza di controllo. E il sapere di essere totalmente impotente sulla cosa più importante, il mio stramaledettissimo futuro, mi riesce difficile da accettare. Mi è sempre riuscito difficile accettare le cose sulle quali sono impotente, come dicevo l’altra sera, fra le lacrime, mentre si parlava di sesso. Alla fine il problema di quella grossa palla nera è che ci viviamo dentro, immersi fino al collo nella pece e cosparsi, per sfregio, di piume. E io ho qualche problema con questo.                                                                                                                                                                                                                                                             A questo punto, che vado trovando, ci potrebbe chiedere? Di sapere dov’è che vado a parare con la vita, cosa mi aspetta dietro a ogni curva, e di cacciare l’ignobile ignoto dalla mia vita? No(al massimo vado trovando di sapere dove vado a parare con questo post), che sfizio ci sarebbe se no? Ci sono un tot di cose, un bel tot, che han da rimanere sconosciute, in primis il futuro. Altrimenti, ci pioverebbe addosso un esplosivo mix di perdita di voglia di vivere, di possibilità di trarre piacere da quei rari momenti felici,  e soprattutto una vagonata di ansia tremenda per i momenti brutti. Non c’è bisogno che ve lo dica io: li abbiamo visti quei film dove, per esempio, il tizio sa che la sbarba morirà cadendo dallo sgabello della cucina mentre cucina i Teneroni Rovagnati, e allora mette i pavimenti morbidosi e i puff ovunque, e lei si affoga proprio col Tenerone Rovagnati. Non dico che è il destino, ma sappiamo tutti che conoscere il futuro potrebbe provocare più problemi che altro. Va da sé che anche la conoscenza totale del presente non avrebbe giovato all’uomo come specie. Ma se qualcuno potesse fare qualcosa per il Diritto Privato, io non mi formalizzerei. Questi ultimi righi di ovvietà per dire? Che non so di cosa mi sto lamentando. Non ho niente da obiettare alla sana ed efficiente divisione dello spazio e del tempo in Noto/Ignoto. Fondamentale e sacrosanta. Però, io provo davvero un senso di sgomento la maggior parte delle volte che cerco di pensare a quello che sta al di la del patetico cerchio di luce che ho intorno, quello che sembra fatto da un Geomag fosforescente che non piglia sole da tre giorni. Alla fine, penso sia un problema comune un po’ a tutti, chi più chi meno.  Bè, mi congratulo coi “meno!”. C’è chi si preoccupa poco, e si guarda intorno con speranza e fiducia, e chi è come me, che si guarda intorno con speranza e fiducia(non è che passo il a piangere nell’oscurità!). Mi guardo intorno con fiducia, e dico :”Cazzo, và quante bellle cose che mi può riservare il domani! Và quante belle cose da conoscere ed imparare!” Vi giuro che lo faccio. Poi però penso: “Oh cazzo, potrebbe andare tutto a puttane! Oh cazzo, non so praticamente nulla di quello che mi gira intorno! Non so nemmeno cosa mi gira dentro!”. Da qui le vagonate di ansia che riverso su di voi allorquando un post me ne offre l’occasione.                                                 E lo sapete qual è un’altra grande cosa che veramente ignoravo quando ho iniziato a scrivere questo post? E’ che alla fine avrei concluso decidendo che il mio libro di Diritto Privato, come attuale raffigurazione e simbolo di quello che è per me l’Ignoto, è davvero la meno shockante fra le varie alternative papabili!

PS: La barzelletta di cui sopra.

Come andrà a finire?

postato il 10 Apr 2011 in Main thread
da freeronin

Ritornare dopo tanto tempo a un gesto prima consueto dà il senso di come dalla vita non possiamo aspettarci che scorra sempre allo stesso modo.

Casa al mare in Calabria dove vai tutti gli anni: scopri che i nonni stanno per venderla, ti rassegni e ti aspetti che magari un giorno tornerai e ritroverai le sensazioni dell’infanzia. Gara sui 300m di un evento in cui corri sempre quella distanza: ti trovi a non doverla più fare, ti rassegni e ti aspetti che prima o poi tornerai a farla e correrai più o meno la stessa gara, con un tempo, si spera, più basso.

Nel momento in cui i nonni vendono la casa, nel momento in cui scopri che probabilmente per parecchio tempo non farai più quella gara, ti trovi a chiederti come saranno le tue estati senza quel mare e quelle stradine assolate, come sarà gareggiare in quella manifestazione su altre specialità… In realtà non lo chiedi, ma, nel momento in cui realizzi che quella consuetudine si è completamente persa, senti un vuoto dentro che fa proprio le veci di quella domanda a cui non sai dare una risposta.

All’improvviso ti trovi davanti al fatto che ignoto è comunque il nostro futuro; anche se normalmente ci aspettiamo che una giornata scorrerà più o meno come quella precedente, in effetti non è che una finzione, perché non sappiamo davvero come andrà a finire.

Paradossalmente, l’ignoto va a insinuarsi molto di più proprio in quella stradina secca e piena di ciottoli percorsa ogni giorno per andare a mare, nella terrazza da cui ogni sera, con il nonno, guardavi il tramonto tra gli scogli, nella distanza di cui conoscevi ogni sensazione. La vertigine è tanto più forte quando, dopo qualche tempo, scopri che affacciarti a quella terrazza non ti restituisce nulla del modo in cui vedevi quel tramonto da bambino, che gareggiare dopo anni su quella distanza non è correre la stessa gara in un tempo più basso. Anche lì c’è tanto di ignoto, tanto da scoprire.

Consuetudini, riti e abitudini ci fanno in parte dimenticare di avere a che fare quotidianamente con l’ignoto. Quando all’improvviso ci viene sottratto qualcosa che per noi era consueto e abituale, ci viene sottratta una delle poche certezze che sentivamo di avere; ed ecco che dobbiamo cominciare a visitare posti nuovi e a prendere confidenza con altre specialità, trovandoci nella situazione un po’ inquietante, ma anche appassionante, di non sapere cosa accadrà, di non sapere in anticipo come quel vuoto sarà colmato.

Non siamo in condizione di fare troppi calcoli, ma, d’altra parte, ci è anche impossibile fare a meno di pensarci al di là del qui e dell’ora. Costretti a convivere con aspettative, scaramanzie, speranze, timori, scommesse, siamo spesso costretti a fare i conti, ogni giorno e nei modi più disparati, con l’ignoto.

Mai così in basso.

postato il 6 Apr 2011 in Senza categoria
da Vobby

Desidero che muoia, con tutto me stesso. Non me ne fotte niente se amato o odiato dalle folle o altre stronzate, deve solo sparire, lasciando dietro quei pochi litri di sangue sintetico pieno di viagra che gli scorre in corpo. Voglio gridare i versi di Alceo..

http://tv.repubblica.it/copertina/il-lato-b-della-mela-la-nuova-barzelletta-di-berlusconi/65420?video&ref=HRER1-1

 

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