Quando il mondo faceva sul serio!

postato il 31 Dic 2010 in Cazzi e mazzi personali
da Vobby

I paleontologi che hanno scavato fra la Mongolia e il nord della Cina si sono sempre trovati in difficoltà nel realizzare scoperte sensazionali, dal momento che, si, il territorio mongolo è disseminato di resti di dinosauri, ma questi resti hanno il difetto di appartenere al 99% alla specie del Protoceratops, animale decisamente meno significativo del suo pronipote Triceratops, dal momento che si trattava di un tizio non più alto di un metro, privo di qualsivoglia corna o speroni sul collare osseo.
Per la sua fastidiosa ubiquità, gli studiosi hanno soprannominato questa bestia “la pecora del Cretaceo”.
Il paragone è solo parzialmente accettabile, secondo me. La pecora è si un animale comune, scialbo, privo di qualsivoglia zanna o artiglio o corno o corazza o spuntone che lo renda interessante e utilizzabile in un film d’azione, e lo stesso vale certo per il protoceratops, ma fra i due c’è una fondamentale differenza: mentre il dinosauro in questione ha se non altro il merito di aver generato, resistendo a milioni di anni di selezione naturale, bestioni lunghi 9 metri e pesanti altrettante tonnellate, capaci di difendersi dai predatori caricando e infilzando con le loro micidiali corna, la pecora è COLPEVOLE della sua banalità, dal momento che questa specie è il frutto di un peggioramento durato eoni. Perchè dico questo? Ecco spiegato:

http://it.wikipedia.org/wiki/Andrewsarchus_mongoliensis

Questa belva, terribilmente simile a un lupo di sei metri, è considerato dagli studiosi un antenato degli ungulati attuali, fra cui appunto la pecora.

Ecco quel che intendo! Mentre i dinosauri, anche i più piccoli e insignificanti, portavano in sè stessi il germe della grandezza e della possenza, i mammiferi, per quanto abbiano prodotto dal 65000000 a.C. qualche specie interessante, portano invece in se stessi il germe del fallimento.
Facciamo alcuni ovvi paragoni per semplificare ancora di più il discorso:

Più grandi mammiferi predatori: tigre, leone, grizzly. Non più lunghi di 3 metri, volendo esagerare.
Più grandi dinosauri predatori: Tirannosaurus rex, Tarbosaurus, Spinosaurus, lunghi anche più di 15 metri, capaci di asportare un quintale di carne con un solo morso.

E vogliamo parlare del contronto fra il collo della giraffa, che è fra i più lunghi mai raggiunti dalla triste progenie mammifera, con il collo del Mamenchisauro, lungo 11 metri?

Del fatto che per difendersi da quei di per sè tristi carnivori i mammiferi non sappiano fare di meglio che dotarsi di un paio di corna, quando esistvano mostri come l’Euplocephalus, lungo come due suv, completamente corazzato sul dorso, zampe e testa, che aveva placche ossee pure sulle palpebre, e una enorme clava al posto della coda?

Viviamo in un epoca davvero scandalosa.

Intime indicazioni…

postato il 31 Dic 2010 in Senza categoria
da Spasko

Cari amici e lettori del blog, vorrei in questa sede condividere con voi qualcosa che mi ha lasciato tra l’allibito e il divertito: le indicazioni riportate sulla confezione di “EDIBLE UNDIES”, le mutande commestibili di cui mi è stato fatto dono di Natale da parte proprio di uno di voi.

Iniziamo:

1. Puoi assaporare l’indumento EDIBLE UNDIES nei modelli REGGISENO, CRAVATTA e SLIP per lui e per lei!

2. Il tuo EDIBLE UNDIES è confezionato affinchè mantenga il suo gusto e la sua freschezza, è quindi necessario lasciarlo sigillato nella sua busta fino al momento dell’uso.

(fin qui siamo ancora nella quasi-normalità)

3. Una volta indossato, la normale temperatura del vostro corpo lo renderà ancora più gustoso.

4. Più leccherai EDIBLE UNDIES e più sarà gustoso, ovviamente potrai assaporarlo ancora meglio se lo farai indossare ad un partner che ne sappia accentuare il gusto!

5. Ora che sai come utilizzare EDIBLE UNDIES prendi il tuo partner e Buon Divertimento!

ATTENZIONE! TENERE EDIBLE UNDIES FUORI DALLA PORTATA E DALLA VISTA DEI BAMBINI.

Nulla da aggiungere…

Metafora dell’ignavia

postato il 30 Dic 2010 in Main thread
da Azazello

[Attenzione: quello che segue è un post introspettivo, probabilmente noioso e di certo sconclusionato di cui non andrò fiero già dal momento della sua pubblicazione e di cui mi vergognerò proprio già fra un paio di settimane, pertanto la lettura ne è caldamente sconsigliata a chiunque ritenga il giudizio dell’autore su se stesso un buon indice del suo valore.

A.S.: ci sono state delle… ehm, difficoltà di carattere editoriale, per cui il post si vedeva una lota. Ringraziate Wordcess per iPhone]

In linea di massima la possibilità di scegliere è una cosa che le persone apprezzano. Più generalmente si può dire che le persone non sono contente quando viene negata loro la possibilità di scegliere, ma il succo della faccenda resta sempre: scegliere è meglio che non scegliere.

Fermo restando questo, la pressione della scelta non è cosa che tutti possono sopportare, tanto è vero che alcuni la rifuggono, credendo di preferire l’effimera quiete dell’inerzia alla responsabilità del cambiamento.

Di fronte alla scelta, questi individui deboli e codardi si rifugiano nelle piccole cose cercando una distrazione che giustifichi la loro inadempienza, trovano conforto e protezione nell’alienazione che può dar loro una canzone sofferta ascoltata al caldo delle coperte o la lettura di un giornale immersi nel mondo ovattato delle fragranze di un bar alle prime ore del mattino.

Sono persone che cercano di nascondere il mondo alla propria percezione attraverso la falda bucherellata di un cappello estivo o la ripetitiva certezza di uno schermo, persone che, troppo spaventate dalla quantità di realtà da cui sono circondate per affrontarla tutta insieme, cercano di non vedere ciò che potrebbero avere per non dover scegliere di prenderlo: meglio guardare il pavimento che rischiare di desiderare il cielo.

Può sembrare che si perdano, assordati dal tintinnare delle monete che contano assorti per appropriarsi di un altro momento di distacco, accecati dalle luci del carosello di finzione a cui si dedicano con tanta dedizione, insensibili al grido d’aiuto di un futuro sprecato eppure così accorti al benessere di un mondo stilizzato in cui non potrebbero comunque riconoscersi; in effetti spezzettano la propria esistenza, vivono ogni momento per se stesso, dedicandosi ad un’attività solo fintantoché non sono costretti a scegliere se continuarla; tra un accordo sporco ed un acuto strozzato si trascinano verso la sera e su quest’ultima si adagiano, distrutti, offrendosi al mondo in tutta la loro ignavia, nel triste vorticare di una porzione di spaghetti in brodo virtuale, traendo un sospiro di sollievo al pensiero di tutte le scelte che non hanno dovuto compiere.

Eppure, triste ma vero, in realtà sono ben consci di stare scegliendo con grande dovizia, un rinvio alla volta, la strada della loro disfatta.

La Donna dell’Apocalisse

postato il 29 Dic 2010 in Cazzi e mazzi personali
da Vobby

Io sono particolarmente ignorante in materia di esegesi biblica, quindi non oso scrivere alcuna osservazione, però mi sembra che ci siano delle somiglianze fra questo:

“Nel cielo apparve poi un segno grandioso: una donna vestita di sole, con la luna sotto i suoi piedi e sul suo capo una corona di dodici stelle.”
(la donna sta anche partorendo e c’è un serpente che vuole mangiare il bambino)

Che è la descrizione della donna dell’Apocalisse, e questo:

“Una corona di fiori variopinti le cingeva in
alto la testa e proprio in mezzo alla fronte un disco piatto, a guisa di
specchio ma che rappresentava la luna, mandava candidi barbagli di luce.
Ai lati, a destra e a sinistra, lo stringevano le spire irte e guizzanti
di serpenti e […] Quei lembi e tutto il tessuto erano disseminati di stelle scintillanti e
in mezzo ad esse una luna piena diffondeva la sua vivida luce”

Che invece è una piccola parte della descrizione di Iside Regine, nell’Asino d’oro di Apuleio.
Fra i due testi non dovrebbe correre più di un secolo di distanza, ed entrambi gli autori hanno scritto e sono vissuti principalmente nel Mediterraneo Orientale (Giovanni o chi per lui scrive di trovarsi a Patmos, nell’Egeo, mentre Apuleio scrisse il romanzo probabilmente a Cartagine, dopo essere stato iniziato a Rome ai misteri di Iside e Osiride), e chiaramente entrambi i testi sono influenzati da produzioni letterarie e non ben più antiche. Non vorrei fare il solito discorso banale per cui la madonna è un personaggio che deriva da divinità femminili ecc., magari qualcuno di voi ne sa più di me e ci dice qualcosa.

Metafora del determinismo parte 4° (stavolta su main thread!!! siete felici vero?)

postato il 28 Dic 2010 in Main thread
da Vobby

Mi è stato fatto notare poco tempo fa che le mie argomentazioni precedentemente addotte a sostegno del determinismo sono, nella quasi totalità, superflue.

Affermare che le scelte sono necessarie in quanto risultanti da una determinata combinazione di umore, carattere, cultura ecc. dalla quale,in un dato momento, può scaturire un solo effetto è vero, ma il rasoio di Ockham ci suggerisce di cercare una proposizione più breve e semplice: le scelte sono necessarie perchè sarebbe contraddittorio pensare di operarne di diverse, per il principio di non contraddizione.

Mi sembra piuttosto convincente: io sono chiaramente uguale a me stesso. Se una caratteristica di quel me stesso è proprio lo stare operando una scelta, sarebbe contraddittorio affermare che me stesso potrebbe non operarla.

Credo che questo sia il post più breve che abbia mai scritto, il che è coerente con ciò che ho detto all’inizio, sono soddisfatto.

Scelta ovvero dell’astensionismo

postato il 27 Dic 2010 in Main thread
da ad.6
Per favore, cercate di trascurare il numero incredibile di scelte che ho fatto per scrivere questo post, di quelle assunte per necessità, di quelle relative all’argomento, di quelle non attinenti, di quelle prese lettera per lettera, di quelle precedenti il post e di quelle successive. Non volevo scegliere talmente tanto, ma alla fine l’ho fatto.
Bene, si parlerà di una questione che personalmente detesto e non tanto per quello che è o che vuol rappresentare, ma per la classe di argomenti cui appartiene: la classe di argomenti che le persone d’accordo con me (nel novero delle quali posso vantare di avere anche me stesso) ritengono abbastanza banale da essere stupido e che, dall’altra parte, le persone in disaccordo con me ritengono abbastanza assurdo da ritenerla una questione stupida. Il risultato, come prevedibile, è quello di apparire stupido sempre e comunque, una volta intavolata la discussione.
Si parla quindi della non-scelta in ambito politico.
L’astensionismo in quanto non-scelta. Le persone che possono votare si dividono in chi vota e in chi non vota. Preoccupandoci di quest’ultima categoria, vediamo che si divide in chi non può e chi non vuol votare. Tra chi non può troviamo le persone che non vanno a votare per impedimenti fisici o psicologici (che comunque sono fisici, ma non mi interrompete su cose del genere!) e per cose come l’ignoranza, più o meno totale. Ecco, lasciamoli stare lì dove sono o al massimo, se vediamo che sono recuperabili (la gente pigra rientra in questa categoria di persone), diciamogli quattro parole. Avviciniamoci invece a chi può veramente votare e non lo fa. Costoro si suddividono in chi giustifica la propria azione e chi non lo fa. Questi ultimi, forse, rientrano nella categoria degli “impediti” e quindi, al massimo, se ne occuperanno le milizie dei votanti, di cui, comunque, non faccio parte. Allora focalizziamo la nostra attenzione su chi giustifica il proprio non votare. L’espediente più usato è quello di mascherare la propria non-scelta da scelta, di modo che in primo luogo risulti degna di essere presa ed in secondo luogo perché è più semplice spiegare perché fai qualcosa che non spiegare perché non lo fai. Causa di questo atteggiamento sono parole come “astensione”, “protesta” e “qualunquismo”, che, in questo caso e anche in altri, si travestono da parole “positive” quando sono semplici negazioni di qualcos’altro.
“Mi astengo perché sono tutti uguali” – Questa è una cosa che, a voler essere rigorosi, è sciocca anche solo da pensare; se invece vogliamo concedere una possibilità a chi l’ha detto, allora possiamo interpretare la frase come “Non voto perché sono tutti simili nel peggio”, che risulta comunque sbagliata, come tutte le generalizzazioni non ovvie; infatti la varietà di partiti è sufficiente a rendere falsa anche quest’affermazione.
“La mia è una forma di protesta” – Che ci sia qualcosa contro cui protestare è sempre vero, ma la protesta, perché abbia senso e sia un fatto (positivo, come prima), deve poter avere degli effetti e li deve avere su ciò contro cui si protesta. L’astensionismo come atto di protesta non ha assolutamente alcun effetto, poiché, anche ammesso il caso che il periodo passi alla storia come quello di maggiore astensione, questa sarà influenzata solamente, ai fini pratici, dal non-voto di chi nemmeno protesta. Tutto, insomma, potrà essere esemplificato da questa scenetta: “Per non farti parlare non ti ascolto” “Be’, grazie tante”, risponde pronto l’altro.
“Siamo in tanti” – Che non è mai stata una giustificazione valida per nulla.
A parte tutto ciò, chi crede di poter essere non dico fiero, perché si scadrebbe nel patologico, ma almeno un convinto sostenitore delle non-scelte dovrebbe rendersi conto di alcune importanti cose:
1) Essi rinunciano ad un diritto, sì, ma, parimenti, non compiono un loro preciso dovere di cittadini, denotando una scarsa conoscenza della logica e del buonsenso;
2) Essi si assumono tutte le colpe e declinano ogni merito di ciò che sarà, perché se accadrà qualcosa di sbagliato non avranno fatto niente per evitarlo, in qualunque caso, e se qualcosa di buono verrà fatto, essi non ne avranno in alcun modo merito;
3) Essi perdono, davanti agli altri, ogni credibilità nel momento in cui decidano di lamentarsi di scelte politiche singole, poiché gli si potrà sempre ricordare di aver rifiutato la politica in blocco e di non aver fatto nulla per impedirlo;
4) Essi dissestano la base democratica dello Stato rendendo se stessi e i concittadini succubi di una sovranità che meno rispecchia i bisogni e le volontà della maggioranza dei cittadini, in questo modo rendendosi comunque colpevoli di qualunque degenerazione della democrazia, senza essere, ovviamente, meritevoli di eventuali progressi;
E tanto altro.
Per finire lasciate che vi dia due sciocchi quanto giusti consigli: leggete anche il post qui sotto (di Deluded Wiseman che continua la storia del nostro sfortunato Andrea) ed, inoltre, fate la scelta di scrivere su questo bell’argomento (chi può, chiaramente)!

Capitolo V: Il terzo polo (no, niente Rutelli&co)

postato il 26 Dic 2010 in Giocoaperitivo
da Deluded Wiseman

Ci sono certe giornate in cui il mondo è davvero ingiusto. Decine e decine di volte Andrea si era svegliato triste, deluso dallo scoprire che i suoi sogni si erano frantumati con il suono della sveglia; decine di volte aveva iniziato la giornata col peggiore e più sbagliato di tutti i piedi, scoprendo che i giochi, i tesori,o le ragazze, o i superpoteri, che aveva trovato in sogno  erano rimasti nella dimensione onirica, lasciandolo andare da solo nel mondo della veglia. E proprio quando, una volta tanto, era contento di tornare alla realtà, una volta tanto che era felice di essere sveglio, sveglio in un mondo magari triste, magari grigio, ma privo di piratesse malvagie e gioielli dell’immortalità… ecco che si ritrovava una flotta di navi volanti sopra la testa.

E doveva anche pensare a un piano d’azione, rapidamente: di gente per strada ce n’era poca, ma dalle case vicine già si sentivano le urla di terrore, e già qualche schizzato iniziava a scattare foto esaltato, gridando all’apocalisse.

Che fare?

Che fare..?! Gli sembrava uno scherzo. “Che fare con le decine di navi volanti che fluttuano sul quartiere?”

“Aah!Oddio!!Andrea!!” Le urla della madre, come una speronata nel fianco, lo spinsero a scrollarsi di dosso lo sconforto e a scendere di corsa le scale, non prima di aver considerato rapidamente le possibili strategie da adottare e di aver scelto, con cura, la più folle. Doveva muoversi. Se si fosse fermato solo un attimo, la ragione lo avrebbe raggiunto, e visto ciò che pensava di fare, non era il caso. Si concesse solo un attimo di riflessione, proprio sull’uscio della porta, e dopo averlo liquidato con un “fanculo”, lo fece.

Era come in quei videogiochi in prima persona, quelli dove vedi solo le mani del personaggio. Teoricamente, aumenta l’immedesimazione del giocatore, ma in realtà non ti identifichi mai per davvero. Allo stesso modo, Andrea vedeva le sue braccia agitarsi verso il cielo, sentiva la sua voce urlare cose tipo “Ehi!Oh! Sono qui! Su, so che è me che volete!”, ma non si identificava davvero con le azioni che vedeva svolgersi, quasi al rallentatore, davanti ai suoi occhi. E funzionò: dopo poco fu individuato, e una nave si stacco dal gruppo, per scendere verso terra. Gli sembrava che la flotta non volasse molto alto, vedeva le navi a non più di cinquanta metri sopra i tetti delle palazzine e le loro selve di paraboliche. Fu solo quando, dopo qualche secondo, una nave fu davvero vicina che si rese conto di quanto prima fossero distanti, e di quanto fossero DAVVERO grandi le navi volanti. Adesso che poteva guardare il velivolo da sotto, dalla coltre ombrosa che aveva gettato sulla strada, adesso che vedeva quell’immenso scafo bombato incombergli addosso come una cupola di S.Pietro rovesciata(Andrea non dimenticò mai la questo lisergico  paragone, sintomo della follia che fu costretto a vivere in quei giorni), iniziava a rendersi conto che consegnarsi ad un mostro levitante di quelle dimensioni poteva dimostrarsi una scelta più spettacolare che utile. La gente per strada, con la sua improvvisa fuga, sembrava condividere le paure di Andrea, lo stesso dicasi per la volante della polizia, che, ferma ad un centinaio di metri da lui, non dimostrava di volersi avvicinare.  Solo la madre del temerario ragazzo sembrava aver avuto il coraggio di spingersi fino all’uscio, e lo guardava, fra le altre cose,(disperata, impauria, sul punto di convincersi della propria pazzia, ecc.) incredula. Probabilmente avrebbe voluto dire qualcosa, ma il suo cervello, poco kafkianamente, le impediva di reagire normalmente ad una situazione del genere. Quindi stava in ginocchio e fissava la scena a occhi sbarrati. Il figlio, mentre si avvicinava alla scala di corda che era stata calata dal ponte della nave(lui manco sapeva salirci, su una cazzo di scala di orda), le rivolse un sorriso rassicurante, che dovette apparire, più o meno, come una smorfia di pura follia. Poi si inerpicò, trepidante, e  giunse sul parapetto della nave, aiutato da qualcuno che tirava su la scala, solo dopo qualche minuto di vertigini e sofferenza, che è meglio non riportare per rispetto di Andrea, che non ne uscirebbe proprio da spavaldo, e dei grandi nomi della religione cristiana e non, che uscirono piuttosto malconci e feriti nel profondo da quella goffa ascesa.

Frattanto, in un altro luogo, in un altro tempo, Zeugma era scontenta. Scontenta perchè la sua nave era uscita a pezzidallo scontro con l’esercito; scontenta perchè aveva perso la via più semplice per l’immortalità; scontenta perchè questa se ne era scappata insieme alla Pietra del Ritorno; scontenta perchè, se non si sbrigava a ritrovare il moccioso, era sicura che sarebbe finito in mano di qualcun altro. In mano dei soldati o, peggio. Questa corsa aveva già abbastanza contendenti.  Per fortuna, sapeva dove andare a pescarlo:la Pietra del Ritorno, in situazioni di pericolo, poteva condurre chi la possedeva nel suo mondo d’origine; lei lo sapeva bene, ed era sicura che la paura del piccolo codardo avesse attivato l’incanto. Per sfortuna, la sua nave era troppo danneggiata per inseguirlo con tutta la ciurma. Fu per questo che ordinò a Maria e Anja di saltare in un portale e  seguire la scia del piccolo mollusco, fino al suo mondo e, se fossero arrivati tardi, oltre. Del resto, a Zeugma non interessava che Andrea la conducesse al gioiello, in caso di necessità si sarebbe accontentata di seguire lui e chiunque se lo fosse accaparrato e di impadronirsi delmanufatto al momento giusto. Che sarà mai un giorno in più quando lotti per la vita eterna?,

Un volta ripresosi, Andrea si guardò intorno. Qualcosa non andava. Niente nerboruti e selvaggi bucanieri; niente soldati in quella che aveva capito essere la divisa dello Stato; niente Zeugma; niente ufficiali; solo un gruppo di persone, sì, in tenuta da battaglia, ma non prive di un certo..boh, chiamatelo contegno, chiamatelo civiltà, chiamatelo no-urla-no-animalivaganti-no-sbronziaspassoperilponte, comunque quelli non erano pirati, e Andrea ne fu ancora più sicuro quando si sentì rivolgere da una voce cortese ma decisa le seguenti, stupefacenti, parole: “Salve”    “Salve..?!”   Praticamente scioccato, il ragazzo si girò a guardare chi lo aveva salutato così gentilmente. Era un uomo dalla pelle olivastra, vestito di nero e di bianco; indossava dei pantaloni, ricoperti fino al ginocchio da un paio di robusti stivali, e una casacca con mantello e cappuccio. Appesa al cinturone, una spada, e sul petto un medaglione con uno strano simbolo argentato. Dalla faccia, gli ricordava un pò quegli eroi malinconici, alla Verne o Salgari: aveva una lunga barba brizzolata che gli dava un aria un pò da professore d’altri tempi, e una fronte alta, segnata dal tempo, che sovrastava due folte sopracciglia. Al di sotto di esse erano incastonati due profondissimi occhi neri. Andrea era convinto che, se mai avesse avuto modo di gettare lo sguardo giù da una di quelle navi, in una notte senza luna, non sarebbe stato nulla in confronto allo sguardo di quell’uomo. Dall’aria che aveva sembrava, più che un guerriero, un uomo di cultura, un erudito o qualcosa del genere.  A conclusione di questo rapido(in mente sua lo era, ve lo assicuro) momento analitico, iniziò a suonargli un campanello in testa: la faccia di quell’uomo.. sì, la barba era ben curata, era pulito, ma..aggiungi un pò di lordume..vestiti da straccione..fiato mefitico..”L’uomo del porto! Il pazzo! Sei tu!” L’uomo annuì.” Ebbene sì. E’ un pò che ti stiamo cercando, e ho provato a contattarti in incognito, con scarso successo..ad ogni modo, ti sarà tutto spiegato, ora, però, non è il momento.”  Il ragazzo provò a protestare, a dire che, no, lui voleva sapere subito, ma poi dovette fermarsi, perchè il mondo iniziò a ripiegarsi su se stesso, e ad attorcigliarsi come lo stomaco di un tredicenne alla sua prima uscita con una ragazza. Per la seconda volta in  pochi giorni,Andrea si trovò immerso in un caleidoscopio di visioni e mondi, un insostenibilmente maestoso frappè di spazio-tempo. Si riprese solo dopo un pò, ritrovandosi, finalmente, fermo e con i piedi piantati per terra, in posizione privilegiata con vista su di una pozza di vomito che era magicamente apparsa sotto di lui.  Mentre cercava, sputando, di togliersi dalla bocca quel sapore di fogna, seguì l’uomo nella sua cabina.

Era qualcosa di assurdo, non pensava che in una nave potesse starci una roba del genere, sembrava qualcosa a metà fra un museo e una di quelle capsule del tempo, dove mettono le cose che qualcuno giudica importanti, in modo arrivino ai posteri; c’erano, stipati ed ammassati, ma non senza criterio, quadri, arazzi, armature, spade, menhir, statue, busti, gioielli, scrigni, ed una notevole quantità di strani marchignegni e ammenicoli che Andrea catalogò come Oggetti Misteriosi. Poi c’era una enorme scrivania di mogano, dietro alla quale si sedette l’uomo barbuto, facendo cenno al suo ospite di sedersi di fronte a lui. “Ora  che siamo tornati a casa,  è tempo di parlare. Chiedimi pure qualunque cosa.” “Pensavo che solo Zeugma potesse viaggiare fra i mondi..” , esordì Andrea   “E’ ben difficile che, in questo mondo, una magia o una tecnologia arrivi a qualsivoglia persona senza che parta da noi, fidati..anzi, i pirati dovrebbero sicuramente ringraziarci, se sono in grado di razziare il tempo.” Fu a quel punto che, scordandosi di voler chiedere come diamine era tornato a casa, il giovane ospite chiese: “Ecco, appunto, voi. Voi, chi cazzo siete, mi scusi?”

Quando iniziò a parlare, era evidente che l’uomo barbuto non aspettava che questa domanda.”Bene, mio giovane amico..hai incontrato Zeugma  la piratessa, l’hai vista combattere contro i difensori dello Stato, i “tutori dell’ordine”. Devi sapere che non hai visto che le due facce di una stessa, sconfortante moneta.” Anrea fu stupito da come il tono dell’uomo fosse calmo e pacato, ma allo stesso tempo deciso e, soprattutto, profondamente triste. “I vertici dello Stato, i nostri governanti, sono marci, marci di corruzione, e non hanno mai esitato a stringere accordi con i pirati. Li lasciano liberi di compiere le loro scorribande dove non possono nuocere realmente, in cambio di una percentuale sui bottini delle loro razzie..”  “Un secondo” lo interruppe in ragazzo “io li ho visti farsi a pezzi, Zeugma e quei soldati!” “Lei e quell’ ammiraglio, come tanti altri pirati e soldati, non sono che pedine, pedine di un gioco immondo e letale! Quelle scaramucce non sono che polvere, polvere gettata negli occhi delle persone innocenti di questo mondo, affinchè l’inganno possa continuare! Credi che il loro sordido patto potrebbe persistere, se la gente non li credesse in guerra? Come credi che il governo potrebbe stringere il suo cappio al collo del popolo, se non approfittando della sua paura, dello stato di emergenza costante che provocano queste finte battaglie? Il governo si presenta come difensore della società, combatte i pirati, e così facendo ottiene il consenso necessario per tenere a bada il popolo, in nome della “sicurezza”, certo, sfruttandolo ed opprimendolo almeno quanto fanno i pirati, capisci adesso?” Mentre parlava, andava inverforandosi sempre di più, e ormai era in piedi, che agitava il pugno tremante di fronte al viso di Andrea. “Addirittura noi, i filosofi, gli scienziati, i sacerdoti, ci siamo dovuti risvegliare e uscire dai monasteri e dalle biblioteche, per  mettere su con i nostri averi un esercito, noi che avevamo votato la nostra vita allo studio, per salvare questa civiltà! Io stesso, Aderbale, capo della Confraternita defli Astrologi, ho dovuto prendere il comando dei miei fratelli eruditi, e condurli in armi alla guerra; abbiamo dovuto caricare i nostri cimeli e i nostri libri su queste navi per salpare combattere il cancro che divora il mondo!” Poi, improvvisamente, si placò, ma si vedeva la rabbia continuare a fremere negli occhi neri: “Ma siamo pochi, troppo pochi per vincere questa guerra. A meno che, non troviamo qualcosa che ci permetta di rovesciare la situazione, un colpo vincente..questo qualcosa sei tu, il segreto che porti nella testa..quella collana, con i nostri mezzi magici e scientifici, potrebbe diventare un arma terribile, abbastanza da permetterci di vincere questa guerra..ci aiuterai a salvare il nostro mondo?” concluse, quasi implorante. Andrea ci pensò un pò, probabilmente meno di quanto avrebbe dovuto; il fatto è che era stato davvero catturato dalla forza e dalla passione di Aderbale e, inoltre, il fatto che gli avesse chiesto un aiuto, invece che estorcerglielo, come sicuramente era in grado di fare, lo aveva convinto della bontà e dell’onestà della causa. Sicchè, dopo pochi secondi di riflessione, accetto, e chiese cosa poteva fare. In tutta risposta, fu portato in uno stanzino scuro, illuminato solo da due altissime candele, e messo a sedere su una comodosissima poltrona. Lì, gli disse Aderbale, sarebbe stato sottoposto ad un rito di lettura mentale, ad opera di un confratello telepate di cui non poteva conoscere nome e volto; non ci sarebbe stato bisogno di rivivere i ricordi del suo antenato, il confratello telepate avrebbe estratto il dato dalla mente di Andrea. Stranamente, il ragazzo si sentiva tranquillo, e, mente sprofondava nella poltrona, pregustando il momento in cui, aiutati ‘sti simpatici tizi, sarebbe tornato a casa, nemmeno si accorse dell’uomo mascherato che entrava nello stanzino, e gli poggiava la mani sulle tempie, facendolo cadere in un sonno profondo. Quando si risveglio, nello studio di Aderbale, vide lui e alcuni suoi compagni, eruditissimi e barbutissimi anche loro, confabulare con aria preoccupata. “Mi dispiace, giovane amico, ma dovrai sottoporti al siero della verità, abbiamo bisogno di conoscere la storia del tuo antenato. Per capire come è possibile che ciò che il Confratello Telepate ha estratto dalla tua mente sia vero.” gli fu detto. “..ovvero?”  “Che la collana è in una cassaforte all’interno del Palazzo Centrale dello Stato. ”

Perdonate l’imperdonabile(wut?) ritardo, ma fra word che mi cancella il file quando ero a metà, studio, regali, coglionaggine, cos, è stata una gestazione travagliata. Ad ogni modem:

Argomenti:

il tradimento

il ricatto

l’infiltrazione

Per veri arditi – parole e digressioni:

Limone

clausura

Caducità

Dialettica

Solo per veri eroi(blabla, non necessario blabla):

Fate in modo che la seconda, la ventinovesima, la centesima, la duecentesima, la seicentosessantaseiesima lettera  compongano le parole “yo bro”

Costruire un  periodo di almeno 20 parole, delle quali almeno la metà abbia più di 5 sillabe

Hallelujah

postato il 22 Dic 2010 in Senza categoria
da Azazello

i heard there was a secret chord
that david played and it pleased the lord
but you don’t really care for music, do you
well it goes like this the fourth, the fifth
the minor fall and the major lift
the baffled king composing hallelujah

hallelujah…

well your faith was strong but you needed proof
you saw her bathing on the roof
her beauty and the moonlight overthrew you
she tied you to her kitchen chair
she broke your throne and she cut your hair
and from your lips she drew the hallelujah

hallelujah…

baby i’ve been here before
i’ve seen this room and i’ve walked this floor
i used to live alone before i knew you
i’ve seen your flag on the marble arch
but love is not a victory march
it’s a cold and it’s a broken hallelujah

hallelujah…

well there was a time when you let me know
what’s really going on below
but now you never show that to me do you
but remember when i moved in you
and the holy dove was moving too
and every breath we drew was hallelujah

well, maybe there’s a god above
but all i’ve ever learned from love
was how to shoot somebody who outdrew you
it’s not a cry that you hear at night
it’s not somebody who’s seen the light
it’s a cold and it’s a broken hallelujah

hallelujah…

VaMina, che ringrazio di avermela fatta conoscere, sostiene (se ho capito bene) che la versione di Jeff Buckley sia più bella. Io, sebbene concordi col fatto che è bella, preferisco questa.

La poesia della scienza

postato il 22 Dic 2010 in Cazzi e mazzi personali
da Azazello

[Non sono del tutto sicuro dell’evoluzione di ciò che sto per scrivere, quindi perdonatemi eventuali incoerenze e i probabili, drastici cambi di argomento in corso d’opera. Cercherò di rendere palese il succo della questione al meglio di quanto mi è possibile]

L’ispirazione per il post che state per leggere viene genericamente dalle numerose vignette di xkcd, ma ho deciso di postare solo quando ho riletto questa in particolare (che non c’entra tantissimo, ma…):

xkcd n. 836

La cosa che più amo dell’autore di xkcd è la sua capacità di essere rigorosamente scientifico avendo contemporaneamente l’espressività propria di un vero artista. Infatti sembra che la scienza moderna sia condannata a non far parte della tradizione artistica, in quanto necessariamente fredda e incapace di stuzzicare gli animi dei lettori, che la sua unica valenza risieda proprio nel contrasto che generano la sua complessità e il suo rigore al confronto con il mondo caldo e caotico delle emozioni. Credo sia dovuto al fatto che, soprattutto in poesia, viene ampiamente sfruttato l’alone di mistero che circonda gli oggetti nel mondo fenomenico, così, se viene meno il mistero, sembra debba per forza venire meno la poesia. Io, al contrario, credo che la profondità e la complessità dell’animo umano non sarebbero sviliti dall’incorporazione della scienza, ma che ne sarebbero esaltati: fenomeni strettamente fisici come la luce emessa dalle stelle, l’azzurro del mare, il susseguirsi delle stagioni o l’alternanza di giorno e notte sono tra le più grandi fonti di ispirazione per la lirica vecchia e nuova, e francamente il fatto che essi siano dovuti all’emissione di enormi quantità di energia da un corpo in perenne trasformazione, ad assorbimento e dispersione della luce o al ruotare di enormi corpi celesti in uno sconfinato nulla non mi sembra che possa togliere nulla alla loro suggestività. L’essere umano ha sempre dovuto adattare l’arte alla propria esperienza della realtà, cercando la poesia in ciò che è e che potrebbe essere, o nel loro contrasto con ciò che non potrebbe mai essere, per cui non capisco come mai ci ostiniamo a ignorare completamente la nuova realtà che abbiamo, adesso, sotto i nostri occhi. È troppo chiedere un’arte un po’ più colta, ma colta veramente, che si rifaccia più al reale che alla tradizione imposta dai propri, necessariamente più ignoranti, padri? Possibile che inverosimile, impossibile e completamente campato in aria siano trattati con tanta leggerezza, senza cognizione di causa? Siamo davvero arrivati al punto da considerare la ricerca della verità (una volta tanto che serve a qualcosa) come un difetto da nascondere dietro alla maschera di una pigra, stravista tradizione di insipienza? Io auspico una letteratura che apra le porte alla scienza – anzi, alla realtà – e che sia in grado attraverso questa di rinnovare la propria magia, abbandonando gli stereotipi anacronistici da cui, al momento, è frenata, ma soprattutto auspico un mondo che sappia vedere la profondità dell’impeto che muove la ricerca e l’epicità dell’arsenale che la scienza ci mette a disposizione per emozionarci, ogni giorno, un po’ di più.

Le coraggiose scelte del nostro eroe immaginario

postato il 21 Dic 2010 in Main thread
da Bread

Nonostante la mia totale mancanza di tempo, di voglia e di idee, ho scelto di fare un post sull’argomento corrente. Ho scelto di farlo perché trovo interessante l’argomento “scelta”, o potrei anche dire l’argomento scelto (da Spasko). E si.. ho scelto di fare mille giri di parole inutili e con ben poco senso per infilare le parole scelta/o e affini quante più volte possibile nel post.

Faccio presente ai lettori che possono scegliere di leggere questo post, oppure di non farlo. Bene se volete leggerlo continuate a leggere di sotto; se non volete farlo andate a cagare!!

Ma ora la si smetta con queste corbellerie, e si cominci con il post vero.

Meditando sull’argomento della scelta, e su cosa avrei potuto postare a riguardo, mi è tornato alla mente “un gioco” che amavo molto da fanciullo. A dire il vero non ero neanche tanto piccolo. Perdevo un sacco di tempo a giocare a questo gioco, dove per giocare intendo scegliere, dato che il gioco (nelle sue versioni più elementari) consisteva proprio nel fare delle scelte, niente di più.

Questo gioco, o meglio, questi giochi (che alcuni di voi sicuramente conosceranno) erano dei libri “interattivi” di una collana che si chiamava (non so se esiste ancora) “libroGAME”. I libri/giochi consistevano fondamentalmente nella narrazione di una storia più o meno elaborata e divertente, divisa in vari paragrafi alla fine dei quali il protagonista doveva fare una scelta.
Questa scelta era affidata al lettore. A seconda della scelta fatta bisognava proseguire leggendo un paragrafo od un altro.
Ne esistevano molti, ed erano diversi sia per genere che per struttura: andavano dalla fantascienza, al fantasy, all’horror; e ve ne erano alcuni in cui bisognava semplicemente scegliere, ed altri, più elaborati che erano una specie di gioco di ruolo in cui si poteva persino combattere tramite delle tabelle poste in appendice al libro. Il mio preferito era uno di questi ultimi: una collana chiamata: “lupo solitario”.
Sono convinto che lupo solitario abbia molto contribuito a minare la mia sanità mentale e a trascinarmi nel tunnel dei giochi di ruolo. Tuttavia era un passatempo molto divertente, ed inoltre mi permetteva di nerdare senza che mia madre urlasse perché passavo le ore al pc.
Purtroppo o per fortuna (dipende dai punti di vista) dopo un po’ abbandonai quei libri per tornare ai libri veri, ma qualcosa di quei libri mi è rimasto ancora, in particolare, i libri stessi. Sono ancora qui ad occupare spazio nella libreria e non so dove infilarli, d’altra parte mi dispiace buttarli XD.

PS: per curiosità… quanti di voi sono riusciti a non perdere leggendo il mio post?

 

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